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Originariamente inviata da Artemis_90
(Messaggio 2782137)
Sto studiando un'argomento particolarmente doloroso, il suicidio, "tizio caio ha notato che il tasso di suicidi è più basso tra gli individui che hanno legami sociali forti" dovrò ripete queste parole alla docente e lei forse non immaginerà che io sono dolorosamente consapevole di quello che significano perchè le vivo (anche frequentando questo forum) e non sono solo teoria per me... comunque consoliamoci, anche chi è ben inserito in società ha una probabilità più alta di suicidarsi, proprio per la pressione sociale che subisce, il non sentirsi più un individuo a se stante ma solo un'ingranaggio di un sistema più grande senza più una volontà propria è lo stesso che sentirsi tagliato fuori da tutto... un'esempio è la società giapponese.
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I miei colleghi che si sono suicidati lo hanno fatto perchè erano ubriachi, avevano famiglie e la loro relazione andava male, a parte uno che non aveva vizi era fidanzato e sembrava una persona felice, di lui non si è mai saputo il motivo.
Dai casi a me noti ho notato lo fa chi ha qualcosa e lo perde, tipo lavoro famiglia, alcuni per debiti di gioco, casi di persone palesemente tristi o sfigate che abbiano compiuto suicidio un signore che abitava di fronte al mio palazzo da bambino e si buttò dalla finestra, sempre da bambino un mio zio che era la persona a cui ero più legato si suicidò, anche se ero piccolo mi accorgevo che era un tipo malinconico.
Qualche anno fa andai dal mio medico dicendo che volevo spararmi in bocca(qualche giorno prima stavo andando ad impiccarmi ma per cause di lavoro fui costretto a stare impegnato tutto il giorno con diverse beghe e non potei) ma che non volevo arrecare questo dolore ai miei parenti se mi poteva aiutare, ci rimase di sale perchè quasi non mi conosceva essendo sano e mai avendo chiesto visita o medicine o malattia, parlando con gli psichiatri saltò fuori che non avevo particolari problemi o almeno niente di drastico, ma tuttavia mi dissero che la gente spesso si suicida per piccoli problemi che vengono ingigantiti da chi tiene tutto per sè e non ha confronto sulle sue sofferenze, che quindi non dovevo sottovalutare il mio stato.
Un reduce dai campi di sterminio sosteneva che i suicidi durante la prigionia erano relativamente pochi anche se bastava buttarsi sul filo spinato, e si trovavano in condizioni di sofferenza inimmaginabili, ma che aumentarono dopo la liberazione a causa della solitudine dovuta a casa comunità e parenti persi.
Alla fine non credo si possa fare una casistica sulle cause, c'e' gente sposata e separata 3 volte che se la vive bene e chi suicida per una ragazza che magari non ha mai baciato, ma che conti in modo decisivo un modo di dire di uno psicologo che cito spesso, Viktor Frankl,
Tutto può essere tolto ad un uomo ad eccezione di una cosa: l'ultima delle libertà umane - poter scegliere il proprio atteggiamento in ogni determinata situazione, anche se solo per pochi secondi.
Che relativo al suicidio per me significa è legato alla nostra interpretazione del nostro stato, non alla sua gravità.