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milton erickson 19-10-2017 10:41

re: Una vita da disoccupati
 
Quote:

Originariamente inviata da claire (Messaggio 2013178)
Guarda,al mio paese ci sono due ragazze laureate in storia e archeologia che fanno il servizio civile in biblioteca.
Uno pensa a un lavoro taciturno noioso e ritirato...invece hanno fatto un progetto di guide turistiche per il paese ,parlando tantissimo a gruppi di 70 persone.
È vero,per gli umanisti l'estroversione è sempre dietro l'angolo.
Ma anche per gli scientifici,se in un'azienda informatica devi parlare a una riunione o presentare un progetto.
Non c'è scampo.

beh se hanno fatto sto progetto è probabilmente perchè tanto introverse non sono..e comunque ci sono gradi e gradi di avere a che fare con le persone...se sono in una biblioteca ad esempio avrò a che fare con le richieste di una persona alla volta, non è che dovrò parlare con un uditorio di 1000 persone..per l'informatica stessa cosa...una riunione non è detto che debba riguardare 100 persone..e comunque sono momenti limitati di un lavoro che di contatti con le persone non ne conta tantissimi..poi io non contesto che per lavorare un minimo di capacità relazionali ci vogliono..semmai mi sembra sbagliato pensare che questo sia più vero per chi ha una laurea umanistica

cancellato18523 19-10-2017 11:04

re: Una vita da disoccupati
 
Se pensate che fare gli informatici sia un lavoro per taciturni vi sbagliate anche perché si lavora come consulenti il che vuol dire parlare interloquire presentare soluzioni ecc ci sono parecchi contatti mica sei da solo davanti al computerino..in più sei quello con cui prendersela quando le cose non funzionano

claire 19-10-2017 11:12

re: Una vita da disoccupati
 
Quote:

Originariamente inviata da mirko.bianchi (Messaggio 2013203)
Se pensate che fare gli informatici sia un lavoro per taciturni vi sbagliate anche perché si lavora come consulenti il che vuol dire parlare interloquire presentare soluzioni ecc ci sono parecchi contattati mica sei da solo davanti al computerino..in più sei quello con cui prendersela quando le cose non funzionano

Infatti.brr.

cancellato18523 19-10-2017 12:57

re: Una vita da disoccupati
 
Poi c'è anche la parte in cui una tua foto corredata da immaginette buffe fatta con PS sul sito aziendale per testimoniare quanto è divertente e affiatato il team e l'azienda in cui lavori XD

cancellato18523 19-10-2017 15:23

re: Una vita da disoccupati
 
il tram del curriculum

muttley 19-10-2017 15:27

re: Una vita da disoccupati
 
Quote:

Originariamente inviata da milton erickson (Messaggio 2013176)
mica si puo fare solo la guida turistica..uno che si occupa di preparare una mostra o catalogare dei beni o preparare una brochure informativa avrà a che fare al massimo con qualche addetto...mica deve fare l'intrattenitore

L'obiettivo finale del suo lavoro sarà gestire cose e situazioni che implicano una fruizione finale da parte di persone (anche nel caso di un programma informatico può capitare, ma a volte i programmi informatici non hanno come fruitori finali persone in carne e ossa), quindi deve capire gusti e inclinazioni delle persone, deve conoscerle, saperci fare ed, eventualmente, averci a che fare. Se vuoi preparare una brochure informativa lo dovrai fare cercando di renderla interessante per gli utenti finali, cercando magari di indovinarne ed anticiparne le preferenze. Il catalogare beni è un compiti che non richiede necessariamente una laurea, ad ogni modo lavori di questo genere esistono già, ma la loro importanza non è così fondamentale, di conseguenza la domanda è sempre più alta della richiesta. Conosco fior fiori di ragazzotti che ambiscono a fare i copywriter, i webwriter o gli autori radiotelevisivi (io ci andai vicinissimo ma rinunciai per l'ansia), ma il mercato non è in grado di assorbire tutta la loro "buona volontà".
Concludo raccontando un episodio capitatomi qualche anno fa: ero arrivato ad occuparmi per hobby di un evento in lingua inglese, moderando un tavolo di conversazione. Ogni persona parlava di sé, raccontando fatti ed esperienze di vita, tra cui anche quelle lavorative. Un giorno capitarono, tra gli altri, due ragazze entrambe laureate in materie umanistiche: la prima, piuttosto timida, ma comunque provvista di una buona dialettica e, si presume, di una buona intelligenza emotiva e un'altra invece che pareva avere la testa di una bambina di dieci anni nel corpo di una trentenne. La prima svolgeva un interessante lavoro da web content editor (malgrado una semplice laurea in filosofia), la seconda (fornita di laurea in lingue) era disoccupata e senza contatti. Cos'avrà mai potuto fare la differenza tra le sorti delle due?

Equilibrium 19-10-2017 18:55

re: Una vita da disoccupati
 

milton erickson 19-10-2017 20:27

re: Una vita da disoccupati
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 2013276)
L'obiettivo finale del suo lavoro sarà gestire cose e situazioni che implicano una fruizione finale da parte di persone ... quindi deve capire gusti e inclinazioni delle persone, deve conoscerle, saperci fare ed, eventualmente, averci a che fare. Se vuoi preparare una brochure informativa lo dovrai fare cercando di renderla interessante per gli utenti finali, cercando magari di indovinarne ed anticiparne le preferenze.....

Concludo raccontando un episodio capitatomi qualche anno fa: ero arrivato ad occuparmi per hobby di un evento in lingua inglese, moderando un tavolo di conversazione. Ogni persona parlava di sé, raccontando fatti ed esperienze di vita, tra cui anche quelle lavorative. Un giorno capitarono, tra gli altri, due ragazze entrambe laureate in materie umanistiche: la prima, piuttosto timida, ma comunque provvista di una buona dialettica e, si presume, di una buona intelligenza emotiva e un'altra invece che pareva avere la testa di una bambina di dieci anni nel corpo di una trentenne. La prima svolgeva un interessante lavoro da web content editor (malgrado una semplice laurea in filosofia), la seconda (fornita di laurea in lingue) era disoccupata e senza contatti. Cos'avrà mai potuto fare la differenza tra le sorti delle due?

Tradotto in poche parole: se sei timido ti attacchi anche se sei un genio con 3 lauree..

no non sono d'accordo. Mi sembra una sorta di scusa per non darsi da fare nel limite delle proprie possibilità, e magari per giustificare anche il sottile razzismo che vige verso le persone timide: della serie conta solo l'apparenza, e se sei simpatico vuol dire che vali altrimenti cavoli tuoi (effetto alone ecc.)

Tieni presente che anche io faccio un lavoro a contatto con le persone, e ho passato un adolescenza dove stavo sul cacchio a tutti, ma proprio tutti i miei compagni di classe...quindi secondo la tua teoria dovrei stare sotto un ponte a fare il barbone, o peggio: ok lavori ma togliendo il pane a chi lo meriterebbe di più, perchè ci sa fare a trattare le persone e tu invece nel tuo posto di lavoro ci stai come i cavoli a merenda..

il fatto è che si cresce proprio andando contro i propri limiti, anche se di questi bisogna tenerne conto.

Infine diciamocela tutta: ma dove stanno tutte ste persone esperte nel trattare con gli altri? se fossero esperte saprebbero trattare anche con i timidi, che invece hanno vita dura (e non ci sono neanche leggi anti discriminazione che li proteggano)

...ergo nella vita bisogna tentare, anche se si ha una deprezzata laurea umanistica e non si hanno neppure capacità relazionali molto elevate

Zenfone2 19-10-2017 21:27

re: Una vita da disoccupati
 
Settimana prossima dovrei andare ad aiutare un idraulico, domani mi da' la conferma. Mi sto cacando addosso e voglio schiattare.

muttley 20-10-2017 09:58

re: Una vita da disoccupati
 
Quote:

Originariamente inviata da milton erickson (Messaggio 2013360)
Tradotto in poche parole: se sei timido ti attacchi anche se sei un genio con 3 lauree..

Diciamo che le traduzioni non sono il tuo forte :D
Si era partiti dicendo che non si danno lavori alle persone con lauree umanistiche, e ora si è arrivati al solito discorso della discriminazione verso i timidi. Allora qual è il busillis? Non ci sono lavori per gli umanisti, o non ci sono lavori per i timidi?
I lavori per gli umanisti ci sono, ma sono pochi e prediligono le persone con buone capacità relazionali ed intelligenza emotiva, che non significa essere gradassi e strafottenti in ossequio a quella logica che va tanto per la maggiore qui dentro, per cui il timido sarebbe un soggetto fragile e pervaso di buoni sentimenti ostaggio di un mondo che lo avversa, mentre il non-timido sarebbe un cinico opportunista e prevaricatore.
Il timido è tale in quanto dubita di se stesso, si critica in maniera eccessiva e sproporzionata, poco importa da dove nasca (genetica o famiglia) quest'esagerata svalutazione di sé. Se egli pensa "non valgo niente", poco importa cosa pensino gli altri, visto che è il parere che lui ha di sé ad influenzare le sue scelte, il suo modo di comportarsi col prossimo e i suoi risultati. Gli altri potranno anche pensare "questo non ha fiducia in sé quindi lo scartiamo", ma il pensiero autosvalutativo parte in primis dal timido stesso ed è lui a doversi impegnare per cambiarlo.
L'aiuto degli altri può svolgere un ruolo chiave nella modifica di questi assunti autosvalutanti, ma spesso c'é una barriera troppo spessa di pregiudizi verso di sé e verso il mondo cinico e cattivo che non ci accetta, che deve essere prima abbattuta.

Edera 20-10-2017 10:34

re: Una vita da disoccupati
 
io vedo che proprio contattano poco per fare colloqui..su 8 cv mandati mi han contattato in 2

claire 20-10-2017 10:44

re: Una vita da disoccupati
 
Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 2013556)
Diciamo che le traduzioni non sono il tuo forte :D
Si era partiti dicendo che non si danno lavori alle persone con lauree umanistiche, e ora si è arrivati al solito discorso della discriminazione verso i timidi. Allora qual è il busillis? Non ci sono lavori per gli umanisti, o non ci sono lavori per i timidi?
I lavori per gli umanisti ci sono, ma sono pochi e prediligono le persone con buone capacità relazionali ed intelligenza emotiva, che non significa essere gradassi e strafottenti in ossequio a quella logica che va tanto per la maggiore qui dentro, per cui il timido sarebbe un soggetto fragile e pervaso di buoni sentimenti ostaggio di un mondo che lo avversa, mentre il non-timido sarebbe un cinico opportunista e prevaricatore.
Il timido è tale in quanto dubita di se stesso, si critica in maniera eccessiva e sproporzionata, poco importa da dove nasca (genetica o famiglia) quest'esagerata svalutazione di sé. Se egli pensa "non valgo niente", poco importa cosa pensino gli altri, visto che è il parere che lui ha di sé ad influenzare le sue scelte, il suo modo di comportarsi col prossimo e i suoi risultati. Gli altri potranno anche pensare "questo non ha fiducia in sé quindi lo scartiamo", ma il pensiero autosvalutativo parte in primis dal timido stesso ed è lui a doversi impegnare per cambiarlo.
L'aiuto degli altri può svolgere un ruolo chiave nella modifica di questi assunti autosvalutanti, ma spesso c'é una barriera troppo spessa di pregiudizi verso di sé e verso il mondo cinico e cattivo che non ci accetta, che deve essere prima abbattuta.

Comunque il timido non fa nulla di male.Già si sente sbagliato di suo,in piú si deve sentire sbagliato per il suo essere timido che,ripeto,non è un crimine .
Se la società fosse empatica ci sarebbe un posto per tutti,uno potrebbe presentarsi ai colloqui dichiarando la sua timidezza senza vergognarsene.Ma la società non integra ,senza la bella spigliatezzina ti lasciano a piedi,siamo minoranze che ci dobbiamo adattare,curare,e soccombere.

tonna12 20-10-2017 11:06

re: Una vita da disoccupati
 
In 4 anni, dal 2012 che sono rimasta disoccupata e ho iniziato a cercare lavoro fino al' inizio di questo anno che poi ho iniziato questo mio attuale lavoro ho fatto in tutto 5 colloqui per lavori seri

- uno a leroy marlin che poi non mi hanno assunto , e' stato solo uno stage ma io ci ho sofferto tantissimo perche' mi ero illusa .

- uno in un posto come impiegata che non avevano nessun interesse ad assumermi perchè cercavano una al centralino e io sono troppo timida x stare al centralino , non so nemmeno perchè sono andata a quel colloquio , forse perchè ero disperata e le stavo provando tutte

- poi ho fatto un colloquio a Emergency - una batosta di colloquio , mi hanno tenuto lì 4 ore , prima ho fatto un colloquio di gruppo poi singolo , avevano comunicato all'agenzia che io ero la candidata ideale e che mi avrebbero chiamata in tempi brevi , li ho aspettati tantissimo perchè era un posto a cui aspiravo tanto e poi anche lì ho preso un 'inculata perchè mi hanno bidonata , poi hanno detto che chi mi aveva fatto il colloquio aveva dato le dimissioni e io sono stata veramente sfortunata a capitare in quel momento , sti cazz , batoste su batoste .

- Poi ho trovato un lavoro alla Scala di milano , anche li colloquio va benissimo inizio a lavorare , era un posto come guardarobiera al Museo della Scala , i primi tempi mi piaceva ma poi c'era da ammazzarsi la vita era stancante al massimo , arrivavo a casa morta ammazzata , non facevo in tempo a riprendermi per il giorno dopo , poi mi facevano stare in piedi dei giorni come guardia del museo , madonna santa ... tutta la vita cosiì mi sarei ammazzata .

Dopo la scala sono entrata in depressione perchè ho rinunciato a un posto sicuro perchè non ce la facevo fisicamente a sopportare tutto quello sforzo e mi sono buttata tantissimo giù ho iniziato veramente a vedere zero opportunità perchè lavori pesanti fisicamente io non ho il fisico per farli mi stanco troppo , lavori come impiegata non sapevo dove e come cercarli perchè cercano tutti ragionieri o laureati ..

E poi dopo che ormai ci avevo perso tutte le mie speranze , ormai mi ero data per persa , è uscito questo posto ma in 4 anni da disoccupata 4 colloqui , c'era veramente da deprimersi , non sapevo più dove sbattere la testa . Lavori buoni non ce ne sono tutta fuffa , tutte cose che dopo pochi mesi ti lasciano a casa , non hanno nessuna intenzione di assumere, vogliono solo sfruttare .

Ormai le aziende serie sono veramente poche .

alien boy 20-10-2017 12:03

re: Una vita da disoccupati
 
Quote:

Originariamente inviata da vero82 (Messaggio 2013566)
io vedo che proprio contattano poco per fare colloqui..su 8 cv mandati mi han contattato in 2

Non mi sembra male come media. Per far capire, la mia media sarebbe tipo qualche unità su diverse centinaia di candidature inviate.

Hazel Grace 20-10-2017 12:25

re: Una vita da disoccupati
 
comunque veramente uno che è timido viene considerato così meno di zero, uno sfigato, bah non ho più parole. Non tutti sono bravi nelle relazioni e allora? non vuol dire che si è handicappati o cosa

tonna12 20-10-2017 13:13

re: Una vita da disoccupati
 
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Originariamente inviata da Hazel Grace (Messaggio 2013595)
comunque veramente uno che è timido viene considerato così meno di zero, uno sfigato, bah non ho più parole. Non tutti sono bravi nelle relazioni e allora? non vuol dire che si è handicappati o cosa

peccato che a un colloquio o ti relazioni in modo maturo o sei fuori
l' unica cosa è adottare le strategie per passare , ansiolitico e altri svincoli per scamparla

Hazel Grace 20-10-2017 13:32

re: Una vita da disoccupati
 
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Originariamente inviata da tonna12 (Messaggio 2013613)
peccato che a un colloquio o ti relazioni in modo maturo o sei fuori
l' unica cosa è adottare le strategie per passare , ansiolitico e altri svincoli per scamparla

di solito mi va bene quando recito, fingo di essere estroversa, sono sempre molto sprintosa al colloquio.. il dramma poi è quando comincio, interagire bene con gli altri è un casino per me

claire 20-10-2017 13:50

re: Una vita da disoccupati
 
Quote:

Originariamente inviata da tonna12 (Messaggio 2013613)
peccato che a un colloquio o ti relazioni in modo maturo o sei fuori
l' unica cosa è adottare le strategie per passare , ansiolitico e altri svincoli per scamparla

Si ma poi quando sei preso devi lavorare.

Lory 20-10-2017 13:51

re: Una vita da disoccupati
 
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Originariamente inviata da Hazel Grace (Messaggio 2013595)
comunque veramente uno che è timido viene considerato così meno di zero, uno sfigato, bah non ho più parole. Non tutti sono bravi nelle relazioni e allora? non vuol dire che si è handicappati o cosa

Chi è timido non solo viene discriminato ma a livello sociale la discriminazione stessa non viene neanche riconosciuta ma piuttosto fomentata.
Per esempio al termine di uno stage lavorativo la mia timidezza è stata annotata come un difetto nel giudizio finale.

Hazel Grace 20-10-2017 14:01

re: Una vita da disoccupati
 
Quote:

Originariamente inviata da Lory (Messaggio 2013644)
Chi è timido non solo viene discriminato ma a livello sociale la discriminazione stessa non viene neanche riconosciuta ma piuttosto fomentata.
Per esempio al termine di uno stage lavorativo la mia timidezza è stata annotata come un difetto nel giudizio finale.

esatto, infatti anche io purtroppo ho terminato male delle esperienze lavorative per colpa del mio carattere sul lavoro, mancanza di integrazione ergo non svolgevo benissimo li compiti, mi rinchiudevo troppo in me stessa.. dovrebbero smetterla di creare lavori in team, ormai siamo così avanzati a livello tecnologico che si può benissimo lavorare da casa,dietro un pc

tonna12 20-10-2017 14:18

re: Una vita da disoccupati
 
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Originariamente inviata da claire (Messaggio 2013643)
Si ma poi quando sei preso devi lavorare.

e infatti lavori , il problema sta nel colloquio non dopo, se sta dopo è un altro problema , si parlava di colloquio

tonna12 20-10-2017 14:20

re: Una vita da disoccupati
 
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Originariamente inviata da Hazel Grace (Messaggio 2013651)
esatto, infatti anche io purtroppo ho terminato male delle esperienze lavorative per colpa del mio carattere sul lavoro, mancanza di integrazione ergo non svolgevo benissimo li compiti, mi rinchiudevo troppo in me stessa.. dovrebbero smetterla di creare lavori in team, ormai siamo così avanzati a livello tecnologico che si può benissimo lavorare da casa,dietro un pc

ma scusa cerca un lavoro che non sia in team , io ci sto sempre lontana dai lavori in team , vado sul back office che sono sicura che riesco a farlo

Winston_Smith 20-10-2017 14:21

re: Una vita da disoccupati
 
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Originariamente inviata da muttley (Messaggio 2013048)
Per me un laureato in materie umanistiche può fare tutto...la mia domanda era diversa: cosa può fare, nello specifico, un laureato in materie umanistiche per mettere in pratica quello che ha studiato?
La mia idea è che un laureato in materie umanistiche dovrebbe possedere una spiccata propensione per le relazioni umane, la gestione di team di lavoro, avere competenze in ambito HR o che dir si voglia...insomma, dovrebbe avere a che fare con l'aspetto umano, ovvero con le persone. Ma un laureato in materie umanistiche che ha problemi di relazione, insicurezza generale, disturbi d'ansia sociale, non è un po' un controsenso, per dirla terra-terra? Allora il problema non è che ti (ci) snobbano per il nostro percorso di studi, ma forse perché non sappiamo gestire la socialità quanto ci si aspetterebbe da noi.

Quote:

Originariamente inviata da muttley (Messaggio 2013556)
Diciamo che le traduzioni non sono il tuo forte :D
Si era partiti dicendo che non si danno lavori alle persone con lauree umanistiche, e ora si è arrivati al solito discorso della discriminazione verso i timidi. Allora qual è il busillis? Non ci sono lavori per gli umanisti, o non ci sono lavori per i timidi?
I lavori per gli umanisti ci sono, ma sono pochi e prediligono le persone con buone capacità relazionali ed intelligenza emotiva, che non significa essere gradassi e strafottenti in ossequio a quella logica che va tanto per la maggiore qui dentro, per cui il timido sarebbe un soggetto fragile e pervaso di buoni sentimenti ostaggio di un mondo che lo avversa, mentre il non-timido sarebbe un cinico opportunista e prevaricatore.
Il timido è tale in quanto dubita di se stesso, si critica in maniera eccessiva e sproporzionata, poco importa da dove nasca (genetica o famiglia) quest'esagerata svalutazione di sé. Se egli pensa "non valgo niente", poco importa cosa pensino gli altri, visto che è il parere che lui ha di sé ad influenzare le sue scelte, il suo modo di comportarsi col prossimo e i suoi risultati. Gli altri potranno anche pensare "questo non ha fiducia in sé quindi lo scartiamo", ma il pensiero autosvalutativo parte in primis dal timido stesso ed è lui a doversi impegnare per cambiarlo.
L'aiuto degli altri può svolgere un ruolo chiave nella modifica di questi assunti autosvalutanti, ma spesso c'é una barriera troppo spessa di pregiudizi verso di sé e verso il mondo cinico e cattivo che non ci accetta, che deve essere prima abbattuta.

Mi pare che il secondo post sconfessi in (buona?) parte il primo.
Nel senso che nel secondo si afferma che poco importa cosa pensano gli altri del timido, mentre nel primo si afferma che ci sono delle aspettative sul modo di gestire la socialità e che chi non riesce a soddisfarle viene scartato (quindi il giudizio altrui incide eccome).
Nel secondo post si critica l'idea che esista un mondo che non accetta i timidi, si dice che è un pregiudizio, e nel primo si dice invece papale papale che tale rifiuto esiste eccome e che i timidi probabilmente vengono snobbati sul lavoro perché non sanno gestire la socialità secondo le aspetattive più comuni (e discorsi analoghi, aggiungo, si potrebbero fare in altri ambiti).
E così via... in più ovviamente alla fine della fiera la colpa ricade sul timido che si autosvaluta (così, dal nulla, per divertimento, perché gli piace farlo, senza un vero perché e senza alcun legame con vissuti ed esperienze problematiche familiari e/o sociali) e non sulle suddette aspettative che in quanto in linea col pensiero della maggioranza sono scolpite nel marmo del Sinai e non vanno mai messe in discussione, pena la comparsa dei quattro cavalieri dell'Apocalisse.

Tipostrano89 20-10-2017 14:41

re: Una vita da disoccupati
 
Nel lavoro purtroppo la fobia sociale e l'insicurezza sono veramente limitanti....per un fobico è difficile trovare e mantenere un lavoro, nonostante i vari sforzi

lone 73 20-10-2017 14:44

re: Una vita da disoccupati
 
Ho letto un annuncio di lavoro in cui cercano operai da inquadrare come stagisti con rimborse spese che significa comunque lavorare gratis,non sapevo che anche gli operai potessero essere assunti come stagisti,se sia impiegati che commessi che operai possono essere inquadrati come stagisti ne consegue che andremo sempre di più a lavorare gratis.

Tipostrano89 20-10-2017 14:46

re: Una vita da disoccupati
 
pazzesco, ormai ci vuole esperienza e la laurea anche per fare lo spazzino! :D

Ansiaboy 20-10-2017 14:58

re: Una vita da disoccupati
 
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Originariamente inviata da alien boy (Messaggio 2013587)
Non mi sembra male come media. Per far capire, la mia media sarebbe tipo qualche unità su diverse centinaia di candidature inviate.

dipende chi si contatta, se contatti promoter vari ti contattano quasi tutti per un colloquio

alien boy 20-10-2017 15:08

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Originariamente inviata da Ansiaboy (Messaggio 2013692)
dipende chi si contatta, se contatti promoter vari ti contattano quasi tutti per un colloquio

Quelli sono io a scartarli, anche perché non è lavoro per sociofobici (maggiormente rispetto ad altri lavori).

muttley 20-10-2017 15:22

re: Una vita da disoccupati
 
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Originariamente inviata da claire (Messaggio 2013570)
Comunque il timido non fa nulla di male.Già si sente sbagliato di suo,in piú si deve sentire sbagliato per il suo essere timido che,ripeto,non è un crimine .
Se la società fosse empatica ci sarebbe un posto per tutti,uno potrebbe presentarsi ai colloqui dichiarando la sua timidezza senza vergognarsene.Ma la società non integra ,senza la bella spigliatezzina ti lasciano a piedi,siamo minoranze che ci dobbiamo adattare,curare,e soccombere.

Se ti senti sbagliato, sei tu a sentirti tale in primis, indipendentemente da ciò che penseranno gli altri di te. Sarà pur vero che sei diventato timido in seguito a traumi perpetrati da altri (sapete che non credo all'ipotesi genetica) ma la responsabilità di continuare a sentirti sbagliato dipende da te. Anche lo xenofobo sarà diventato tale in seguito ad una serie di brutte esperienze con gli stranieri, ma la responsabilità di continuare ad essere xenofobo è sua.
Per quanto riguarda la società direi che ci troviamo di fronte ad una società più empatica di un tempo (i timidi una volta potevano a malapena sperare di sopravvivere), e se non riconosciamo i progressi fatti non potremo farne di ulteriori. E' un po' come quando costruisci una casa: non puoi arrivare al tetto se non ti basi sulle fondamenta, idem per i progressi sociali relativi all'empatia.


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Originariamente inviata da Winston_Smith (Messaggio 2013666)
Mi pare che il secondo post sconfessi in (buona?) parte il primo.
Nel senso che nel secondo si afferma che poco importa cosa pensano gli altri del timido, mentre nel primo si afferma che ci sono delle aspettative sul modo di gestire la socialità e che chi non riesce a soddisfarle viene scartato (quindi il giudizio altrui incide eccome).
Nel secondo post si critica l'idea che esista un mondo che non accetta i timidi, si dice che è un pregiudizio, e nel primo si dice invece papale papale che tale rifiuto esiste eccome e che i timidi probabilmente vengono snobbati sul lavoro perché non sanno gestire la socialità secondo le aspetattive più comuni (e discorsi analoghi, aggiungo, si potrebbero fare in altri ambiti).
E così via... in più ovviamente alla fine della fiera la colpa ricade sul timido che si autosvaluta (così, dal nulla, per divertimento, perché gli piace farlo, senza un vero perché e senza alcun legame con vissuti ed esperienze problematiche familiari e/o sociali) e non sulle suddette aspettative che in quanto in linea col pensiero della maggioranza sono scolpite nel marmo del Sinai e non vanno mai messe in discussione, pena la comparsa dei quattro cavalieri dell'Apocalisse.

Nessuna contraddizione: se vuoi fare un lavoro dove è richiesta una capacità, sarai sottoposto al giudizio dell'esterno che ti reputerà più o meno idoneo. Ma se non credi in te stesso, pregiudicandoti quindi le possibilità di riuscita, quella stessa sfiducia dipende da te.
Se volessi fare il centometrista e mi scartassero perché non ho abbastanza fiducia nelle mie capacità di correre veloce, quella mancanza di fiducia dipende da me.
Importa poco cosa pensano gli altri di me quindi, se io continuo a pensare di me il peggio possibile. Se io pensassi di essere brutto e inguardabile (come certi utenti), importa poco se gli altri siano o meno d'accordo: finché continuerò a giudicarmi repellente, non vi sarà santo che tenga.

Lory 20-10-2017 17:00

re: Una vita da disoccupati
 
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Originariamente inviata da muttley (Messaggio 2013696)
Nessuna contraddizione: se vuoi fare un lavoro dove è richiesta una capacità, sarai sottoposto al giudizio dell'esterno che ti reputerà più o meno idoneo. Ma se non credi in te stesso, pregiudicandoti quindi le possibilità di riuscita, quella stessa sfiducia dipende da te.
Se volessi fare il centometrista e mi scartassero perché non ho abbastanza fiducia nelle mie capacità di correre veloce, quella mancanza di fiducia dipende da me.
Importa poco cosa pensano gli altri di me quindi, se io continuo a pensare di me il peggio possibile. Se io pensassi di essere brutto e inguardabile (come certi utenti), importa poco se gli altri siano o meno d'accordo: finché continuerò a giudicarmi repellente, non vi sarà santo che tenga.

Esistono comunque dei limiti individuali insormontabili a prescindere dalla fiducia che uno può avere in se stesso. Per esempio se uno ha 90 anni difficilmente potrà fare il centometrista a prescindere dalla sua fiducia in se stesso.

Hazel Grace 20-10-2017 17:03

re: Una vita da disoccupati
 
comunque non ho mai capito perchè negli annunci su indeed o infojobs ci sono solo posizioni di customer care.. ergo call center.. ma boh e le agenzie cercano solo per queste posizioni qui, tutti gli altri lavori non esistono

claire 20-10-2017 17:41

re: Una vita da disoccupati
 
Quote:

Originariamente inviata da Lory (Messaggio 2013714)
Esistono comunque dei limiti individuali insormontabili a prescindere dalla fiducia che uno può avere in se stesso. Per esempio se uno ha 90 anni difficilmente potrà fare il centometrista a prescindere dalla sua fiducia in se stesso.

Già.
Ma per muttley tutto ciò che è psichico si può e si deve superare grazie al grande potere della mente.
Io dico che spetterebbe alla società anzichè al singolo includere tutti,visto che sei insegnante(muttley)saprai come nelle ultime linee guida si vada verso la personalizzazione e la centralità della persona come unica.
Certo sentirsi adeguati spetta a noi,ma se ti scartano sempre perchè sei timido ,se subisci umiliazioni e brutte situazioni a causa di tue caratteristiche personali avoja a darti fiducia comunque.Già non ce l'hai di tuo.Vai nel mondo,e quello ti demolisce.Tipo fai mille colloqui e tutti ti dicono di no per il carattere.E tu in tutto questo devi non solo mantenere la stima di te stesso ma anche auto curarti dalla fs.Insomma.Una società piú empatica e contesti non svalutanti sarebbero auspicabili .Perchè ripeto chi giudica male un fobico in quanto tale è lui che sbaglia,non il fobico.Essere fobici non è un delitto, si hanno degli handicap in certe cose ma si può essere bravi in altre,non si stanno facendo azioni scorrette e deprecabili nel manifestare timidezza.Pertanto chi denigra e giudica il timido è in errore.Altrimenti giustifichiamo pure anche le offese agli handicappati ,li pestino pure sotto ai piedi che tanto,è compito loro inserirsi,mica della società!

muttley 20-10-2017 18:05

re: Una vita da disoccupati
 
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Originariamente inviata da claire (Messaggio 2013728)
Già.
Ma per muttley tutto ciò che è psichico si può e si deve superare grazie al grande potere della mente.
Io dico che spetterebbe alla società anzichè al singolo includere tutti,visto che sei insegnante(muttley)saprai come nelle ultime linee guida si vada verso la personalizzazione e la centralità della persona come unica.
Certo sentirsi adeguati spetta a noi,ma se ti scartano sempre perchè sei timido ,se subisci umiliazioni e brutte situazioni a causa di tue caratteristiche personali avoja a darti fiducia comunque.Già non ce l'hai di tuo.Vai nel mondo,e quello ti demolisce.Tipo fai mille colloqui e tutti ti dicono di no per il carattere.E tu in tutto questo devi non solo mantenere la stima di te stesso ma anche auto curarti dalla fs.Insomma.Una società piú empatica e contesti non svalutanti sarebbero auspicabili .Perchè ripeto chi giudica male un fobico in quanto tale è lui che sbaglia,non il fobico.Essere fobici non è un delitto, si hanno degli handicap in certe cose ma si può essere bravi in altre,non si stanno facendo azioni scorrette e deprecabili nel manifestare timidezza.Pertanto chi denigra e giudica il timido è in errore.Altrimenti giustifichiamo pure anche le offese agli handicappati ,li pestino pure sotto ai piedi che tanto,è compito loro inserirsi,mica della società!

Se vuoi una società diversa, devi impegnarti tu per prima a cambiarla.
Non puoi delegare sempre tutto. Punto primo.
Se hai l'impressione che il mondo ti demolisca, non sarà anche per la fragilità e convizioni tue estremamente radicate? Sei stata tu a scrivere che, nonostante i continui complimenti e congratulazioni dei colleghi, continuavi comunque a sentirti incapace e inadeguata. Come vedi c'è una coltre di autopregiudizi che spetta a noi demolire. Se pensiamo che basti l'aiuto esterno a cambiare le nostre convizioni interne, allora è come se ci rimettessimo all'idea di essere destinati ad vitam alla "carità" altrui. Magari anche il più agguerrito esponente del forum dei brutti potrà convincersi di non essere brutto o che non esista la bruttezza oggettiva™ se un cospicuo numero di fighe facesse la fila per dargliela.
Oppure il più agguerrito dei razzisti potrebbe mitigare la sua xenofobia se tutti gli appartenenti ad etnie non caucasiche smettessero improvvisamente di commettere il minimo crimine...

Zenfone2 20-10-2017 18:29

re: Una vita da disoccupati
 
Ma voi non avete ansia forte quando dovete iniziare un nuovo lavoro? No perché ieri ho detto a una mia conoscente, dopo essermi lamentato della mia forte ansia, che spero di non essere chiamato a lavorare e mi è stato risposto che "dovrei baciare il terreno anche solo per aver la possibilità di un lavoro, indipendentemente dalla mia fobia". Per carità ha ragione eh, però ci sono rimasto male. Speravo in un po' di comprensione, ma non ce l'hanno neanche le persone di questo forum a quanto pare...

Equilibrium 20-10-2017 18:30

re: Una vita da disoccupati
 

Hazel Grace 20-10-2017 18:32

re: Una vita da disoccupati
 
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Originariamente inviata da Zenfone2 (Messaggio 2013751)
Ma voi non avete ansia forte quando dovete iniziare un nuovo lavoro? No perché ieri ho detto a una mia conoscente, dopo essermi lamentato della mia forte ansia, che spero di non essere chiamato a lavorare e mi è stato risposto che "dovrei baciare il terreno anche solo per aver la possibilità di un lavoro, indipendentemente dalla mia fobia". Per carità ha ragione eh, però ci sono rimasto male. Speravo in un po' di comprensione, ma non ce l'hanno neanche le persone di questo forum a quanto pare...

io pure sono come te, ho sempre una paura del diavolo ogni volta che devo cominciare e cosi per i primi giorni, sento proprio il cuore che mi salta e sto male fisicamente.. sento che potrei morire dalla paura. Tutte le volte che comincio così, per ogni lavoro.. non riesco nemmeno a parlare da quanto son terrorizzata.. mi serve parecchio tempo per ingranare e capire le cose e ciò danneggia la mia gia scarsa autostima

Zenfone2 20-10-2017 18:38

re: Una vita da disoccupati
 
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Originariamente inviata da Hazel Grace (Messaggio 2013754)
io pure sono come te, ho sempre una paura del diavolo ogni volta che devo cominciare e cosi per i primi giorni, sento proprio il cuore che mi salta e sto male fisicamente.. sento che potrei morire dalla paura. Tutte le volte che comincio così, per ogni lavoro.. non riesco nemmeno a parlare da quanto son terrorizzata.. mi serve parecchio tempo per ingranare e capire le cose e ciò danneggia la mia gia scarsa autostima

Mi dispiace davvero leggere queste cose :(
Però ti ammiro perché hai le palle di provarci, io invece sono un fallito totale e tendo sempre a tirarmi indietro.
Un abbraccio, anche se solo virtuale...

varykino 20-10-2017 18:38

re: Una vita da disoccupati
 
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Originariamente inviata da Zenfone2 (Messaggio 2013751)
Ma voi non avete ansia forte quando dovete iniziare un nuovo lavoro? No perché ieri ho detto a una mia conoscente, dopo essermi lamentato della mia forte ansia, che spero di non essere chiamato a lavorare e mi è stato risposto che "dovrei baciare il terreno anche solo per aver la possibilità di un lavoro, indipendentemente dalla mia fobia". Per carità ha ragione eh, però ci sono rimasto male. Speravo in un po' di comprensione, ma non ce l'hanno neanche le persone di questo forum a quanto pare...

infatti questa è la peggio cosa dei lavori , questa e cercarlo .

milton erickson 20-10-2017 19:25

re: Una vita da disoccupati
 
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Originariamente inviata da muttley (Messaggio 2013556)
Diciamo che le traduzioni non sono il tuo forte :D
Si era partiti dicendo che non si danno lavori alle persone con lauree umanistiche, e ora si è arrivati al solito discorso della discriminazione verso i timidi. Allora qual è il busillis? Non ci sono lavori per gli umanisti, o non ci sono lavori per i timidi?
I lavori per gli umanisti ci sono, ma sono pochi e prediligono le persone con buone capacità relazionali ed intelligenza emotiva, che non significa essere gradassi e strafottenti in ossequio a quella logica che va tanto per la maggiore qui dentro, per cui il timido sarebbe un soggetto fragile e pervaso di buoni sentimenti ostaggio di un mondo che lo avversa, mentre il non-timido sarebbe un cinico opportunista e prevaricatore.
Il timido è tale in quanto dubita di se stesso, si critica in maniera eccessiva e sproporzionata, poco importa da dove nasca (genetica o famiglia) quest'esagerata svalutazione di sé. Se egli pensa "non valgo niente", poco importa cosa pensino gli altri, visto che è il parere che lui ha di sé ad influenzare le sue scelte, il suo modo di comportarsi col prossimo e i suoi risultati. Gli altri potranno anche pensare "questo non ha fiducia in sé quindi lo scartiamo", ma il pensiero autosvalutativo parte in primis dal timido stesso ed è lui a doversi impegnare per cambiarlo.
L'aiuto degli altri può svolgere un ruolo chiave nella modifica di questi assunti autosvalutanti, ma spesso c'é una barriera troppo spessa di pregiudizi verso di sé e verso il mondo cinico e cattivo che non ci accetta, che deve essere prima abbattuta.

A me pare che il fattore timidezza l'abbia inserito tu (rispondendo ad hazel grace che si lamentava che una laurea umanistica sul mercato del lavoro non era considerata niente), asserendo che un laureato in scienze umane senza capacità relazionali era un controsenso ..non io.

In quanto al mettersi in discussione, anzichè aspettarsi che sia il mondo (cattivo o buono poco importa) a cambiare, bisogna vedere cosa si intende . Perchè se mettersi in discussione significa diventare estroversi da timidi che si era mi sembra molto improbabile riuscirci (il che non significa che sia sbagliato cercare di migliorare).

Se invece mettersi in discussione significa abbandonare l'idea autocastrante secondo cui con la timidezza non si va lontano siamo d'accordo . Ma tu mi pare sia il primo a non metterti in discussione, iNFATTI SCRIVI: "Conosco fior fiori di ragazzotti che ambiscono a fare i copywriter, i webwriter o gli autori radiotelevisivi (io ci andai vicinissimo ma rinunciai per l'ansia), ma il mercato non è in grado di assorbire tutta la loro "buona volontà".

Magari senza questa idea preconcetta (secondo cui con la tua ansia quel lavoro non lo potevi fare) ai tuoi sogni non ci rinunciavi.

A me il realismo va benissimo. Ed è vero che sul mercato certe lauree valgono meno, il mercato non vuole certe figure, ecc. ecc.

Il problema è che spesso si rinuncia al primo fallimento, senza cercare la strada b, c, d. O magari ancor prima di fallire, perchè tanto sono timido, ci ho l'ansia, ecc.

claire 20-10-2017 19:37

re: Una vita da disoccupati
 
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Originariamente inviata da Zenfone2 (Messaggio 2013751)
Ma voi non avete ansia forte quando dovete iniziare un nuovo lavoro? No perché ieri ho detto a una mia conoscente, dopo essermi lamentato della mia forte ansia, che spero di non essere chiamato a lavorare e mi è stato risposto che "dovrei baciare il terreno anche solo per aver la possibilità di un lavoro, indipendentemente dalla mia fobia". Per carità ha ragione eh, però ci sono rimasto male. Speravo in un po' di comprensione, ma non ce l'hanno neanche le persone di questo forum a quanto pare...

Io non direi mai una frase simile!Spero sempre che non mi chiamino e quando devo accettare un posto sto malissimo,tipo lutto,finchè che non finisce.Mai stata felice di prendere lavori.Ti capisco benissimo.La gente non sa,non capisce,è inutile,non te la prendere.


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