![]() |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
La casa dei doganieri,Eugenio Montale
Tu non ricordi la casa dei doganieri sul rialzo a strapiombo sulla scogliera: desolata t’attende dalla sera in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri e vi sostò irrequieto. Libeccio sferza da anni le vecchie mura e il suono del tuo riso non è più lieto: la bussola va impazzita all’avventura e il calcolo dei dadi più non torna. Tu non ricordi; altro tempo frastorna la tua memoria; un filo s’addipana. Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana la casa e in cima al tetto la banderuola affumicata gira senza pietà. Ne tengo un capo; ma tu resti sola né qui respiri nell’oscurità. Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende rara la luce della petroliera! Il varco è qui? (Ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende ...) Tu non ricordi la casa di questa mia sera. Ed io non so chi va e chi resta. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Mario De Sa-Carneiro,da Dispersione
“Mi cade nell’anima il crepuscolo;/ io fui qualcuno che passò”; un povero e grande giovane, troppo lucido per non perdersi: “Ho smarrito morte e vita,/ e, pazzo, non impazzisco”. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
|
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
-
|
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Mare
M'affaccio alla finestra, e vedo il mare: vanno le stelle, tremolano l'onde. Vedo stelle passare, onde passare: un guizzo chiama, un palpito risponde. Ecco sospira l'acqua, alita il vento: sul mare è apparso un bel ponte d'argento. Ponte gettato sui laghi sereni, per chi dunque sei fatto e dove meni? Giovanni Pascoli |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
--
|
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Da un gorgo cattivo e vischioso
sono emerso, giunco frusciante e ardente e languido e tenero, respirando vita proibita. E m'abbasso, non visto da nessuno, nel rifugio freddo e limaccioso salutato dal fruscio dell'incontro con fugaci istanti autunnali. Sono felice dell'offesa crudele e in una vita, simile a un sogno, tutti invidio di nascosto e di tutti di nascosto m'innamoro. Osip Mandel'stam |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
-
|
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
La curva dei tuoi occhi intorno al cuore
La curva dei tuoi occhi intorno al cuore ruota un moto di danza e di dolcezza, aureola di tempo, arca notturna e fida e se non so più quello che ho vissuto è perchè non sempre i tuoi occhi mi hanno visto. Foglie di luce e spuma di rugiada canne del vento, risa profumate, ali che il mondo coprono di luce, navi che il cielo recano ed il mare, caccia dei suoni e fonti dei colori, profumi schiusi da una cova di aurore sempre posata su paglia degli astri, come il giorno vive di innocenza, così il mondo vive dei tuoi occhi puri e va tutto il mio sangue in quegli sguardi. Paul Eluard |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
|
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
"M'illumino d'immenso"
G.Ungaretti |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
|
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
|
Quote:
|
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Quote:
Va beh direi che glielo si può concedere :mrgreen: |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Corona
L'autunno mi bruca dalla mano la sua foglia: siamo amici. Noi sgusciamo il tempo dalle noci e gli apprendiamo a camminare: lui ritorna nel guscio. Nello specchio è domenica, nel sogno si dorme, la bocca fa profezia. Il mio occhio scende al sesso dell'amata: noi ci guardiamo, noi ci diciamo cose oscure, noi ci amiamo come papavero e memoria, noi dormiamo come vino nelle conchiglie, come il mare nel raggio sanguigno della luna. Noi stiamo allacciati alla finestra, dalla strada ci guardano: è tempo che si sappia! E' tempo che la pietra accetti di fiorire, che l'affanno abbia un cuore che batte. E' tempo che sia tempo. E' tempo. Paul Celan |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Arsenij Tarkovskij, Primi incontri
“Ogni istante dei nostri incontri lo festeggiavamo come un’epifania, soli a questo mondo. Tu eri più ardita e lieve di un’ala di uccello, scendevi come una vertigine saltando gli scalini, e mi conducevi oltre l’umido lillà nei tuoi possedimenti al di là dello specchio. Quando giunse la notte mi fu fatta la grazia, le porte dell’iconostasi furono aperte, e nell’oscurità in cui luceva e lenta si chinava la nudità nel destarmi: “Tu sia benedetta”, dissi, conscio di quanto irriverente fosse la mia benedizione: tu dormivi, e il lillà si tendeva dal tavolo a sfiorarti con l’azzurro della galassia le palpebre, e sfiorate dall’azzurro le palpebre stavano quiete, e la mano era calda. Nel cristallo pulsavano i fiumi, fumigavano i monti, rilucevano i mari, mentre assopita sul trono tenevi in mano la sfera di cristallo, e – Dio mio! – tu eri mia. Ti destasti e cangiasti il vocabolario quotidiano degli umani, e i discorsi s’empirono veramente di senso, e la parola tu svelò il proprio nuovo significato: zar. Alla luce tutto si trasfigurò, perfino gli oggetti più semplici – il catino, la brocca – quando, come a guardia, stava tra noi l’acqua ghiacciata, a strati. Fummo condotti chissà dove. Si aprivano al nostro sguardo, come miraggi, città sorte per incantesimo, la menta si stendeva da sé sotto i piedi, e gli uccelli c’erano compagni di strada, e i pesci risalivano il fiume, e il cielo si schiudeva al nostro sguardo… Quando il destino ci seguiva passo a passo, come un pazzo con il rasoio in mano. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Ieri cadeva l'ottantesimo anniversario della morte di Gabriele d'Annunzio: gli avete dedicato un pensiero?
|
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Primi versi dell'Elegia sopra un un cimitero di campagna
secondo la celebre traduzione del Cesarotti: Parte languido il giorno: odine il segno Che ’l cavo bronzo copritor del foco Al consueto rintoccar diffonde: Va passo passo il mugolante armento Per la piaggia avviandosi: dal solco Move all’albergo l’arator traendo L’affaticato fianco, e lascia il mondo Alle tenebre e a me. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
"Infinito fu il tempo, uomo, prima
che tu venissi alla luce, e infinito sarà quello dell’Ade. E quale parte di vita qui ti spetta, se non quanto un punto, o, se c’è, qualcosa più piccola d'un punto? Così breve la tua vita e chiusa, e poi non solo non è lieta, ma assai più triste dell’odiosa morte. Con una simile struttura d’ossa tenti di sollevarti fra le nubi nell’aria! Tu vedi, uomo, come tutto è vano: all’estremo del filo già c’è un verme sulla trama non tessuta dalla spola. Il tuo scheletro è più tetro di quello d'un ragno. Ma tu, che giorno dopo giorno cerchi in te stesso, vivi con lievi pensieri, e ricorda solo di che paglia sei fatto." ·Leonida di Taranto A.P. VII 472 |
Tutti gli orari sono GMT +2. Attualmente sono le 12:07. |
Powered by vBulletin versione 3.8.8
Copyright ©: 2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.