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re: Una vita da disoccupati
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Io prima avevo un ansia pazzesca, adesso comincio a stare tranquillo( anche con l'aiuto dei farmaci, prendo 9mg di Invega, 10 mg di Abilify e 200 mg di Fevarin) e poi è come se avessi lavorato finora con gli investimenti realizzati da me.
Al massimo quando finirò la laurea metterò su un'attività di progettazione( il big if è da fobico e evitante ci riuscirò?) Questo è l'andamento previsto( non per vantarmi, c'è molto lavoro dietro) |
Ma cos'è quel bel grafico ? L'andamento dei tuoi investimenti nei prossimi decenni ?
Io per i prossimi trent'anni non sono così sicuro di cosa succederà a livello finanziario, metti che scoppia una nuova bolla immobiliare e finiamo di nuovo col culo all'aria. |
re: Una vita da disoccupati
Si è l'ansamem dei miei investimenti azionari, per me è quasi un lavoro, solo che finito di studiare penso metterò su uno studio di progettazione, è un business light dal punto di vista del capitale richiesto e che può dare buoni ritorni e potrei stare più tranquillo forse
Studio di progettazione elettrica e termotecnica. Gli investimenti non coinvolgo immobiliare |
re: Una vita da disoccupati
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Quindi che gli devo rispondere? Che continui a raccontarsela e a non rispettare chi vive questa condizione, se ciò lo fa sentire meglio e migliore di chi ogni mattina deve andare a lavorare perché non ha chi lo mantiene. Ma no, certo, la comprensione va solo a chi non lavora. Su una cosa hai ragione: no, non conosco la condizione di chi può farsi mantenere. Ma a differenza sua io la diversità la rispetto e non gli sto solo a dire "beato te che puoi farti mantenere". Ma pretendo altrettanto rispetto e non sentirmi dire che vado a lavorare perché sono felice di farlo, senza sapere tutto quello che devo affrontare a lavoro. E solo perché non ho alternativa, come molte altre persone. |
Più tardi si comincia e meglio è a lavorare perché quando inizi finisce tutto e un giorno libero ti sembra chissà cosa...
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re: Una vita da disoccupati
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Secondo me ritagliare i tuoi spazi te li fa godere molto di più, il contrario ti porta a non capire più niente, a non scandire il tempo, a farti pensare cose strane... |
re: Una vita da disoccupati
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Giusto per la cronaca, in risposta a me: Quote:
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re: Una vita da disoccupati
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re: Una vita da disoccupati
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Tu mi hai accusato di avergli scritto di muovere il culo e robe assimilabili. Di offensivo ha detto che non è vero quello che ho scritto: "io non ci credo". Stai montando un caso su cose che non ho mai detto. Rileggi la conversazione: Quote:
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Ma ti prego, citami dove gli ho detto di muovere il culo e che io sono superiore a lui perché io lavoro. |
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Siamo arrivati a un punto che uno stipendio non basta nemmeno per coprire le spese. |
re: Una vita da disoccupati
Io ho 50 anni..cosa credete mi diverta a non fare nulla tutto il giorno? Eppure per piu' di due anni mi ero messo a fare le pulizie (anche in luoghi poco carini...) per cooperative...solo che poi non ce l'ho fatta piu'...non e' che abbia provato due giorni eh...ma piu' di due anni....ma se uno non sta bene non puo' far piu' di tanto...e ad un certo punto si arriva al limite...dopo il quale si deve mollare :(:(
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Non per fare il suo avvocato, che non ne ha bisogno, ma Ortica non ha mica detto a FolleAnonimo che è un pappamolle che non ha voglia di lavorare ma solo che non tutti hanno la possibilità di essere mantenuti, una famiglia (che sia stronza o meno) alle spalle che offre loro un tetto sulla testa e un piatto da mangiare. Non ha escluso mica che uno mantenuto possa star male, non ha scritto mantenuto = felicità, ma soltanto che lui l'alternativa a "fare le pulizie per 50 cent l'ora" ce l'ha, una persona che è sola e vive grazie al suo lavoro magari no.
Per inciso: io lavoro ma non sono indipendente, non vivo da solo, non posso permetterlo. E non mi sono ritenuto offeso dalle sue parole. |
re: Una vita da disoccupati
Bho, uno che da praticamente del fesso e dell'ingenuo a chi lavora invece niente fa.
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re: Una vita da disoccupati
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Allora ve lo rispiego. Lui chiede: perché lavorate? Io rispondo: lavoro perché mi tocca, non ho nessuno che mi mantiene e sennò finisco sotto un ponte. Lui risponde: non è vero che lavori per quello, lavori perché ti piace. Io: raccontatela pure che la gente lavora sempre perché ti piace, e non esiste gente che lavora perché deve. Richiedo: dove ho scritto qualcosa di offensivo verso chi non lavora? In pratica lui mi accusa di mentire, io rispondo, la stronza sono io perché a quel punto rispondo piccata. Pazzesco. |
re: Una vita da disoccupati
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Non puoi dirmi che lavoro perché da mantenuta starei peggio. No, io lavoro perché non ho una famiglia che possa mantenermi, sono io che do soldi a loro. Non tutti hanno una famiglia, ho sempre vissuto di sussidi, per cui conosco benissimo questo mondo. Se dico che se non lavoro finisco in strada è perché non ci sono alternative. Che tu mi venga a dire che dico cazzate e che lo faccio perché mi piace, beh, mi permetti di dirti che mi fa girare ampiamente i coglioni visto che io per il lavoro soffro da morire? Poi arriva @spezzata che legge una risposta, gli attribuisce a vanvera un significato (ancora non ho capito sulla base di che visto che dallo scambio è più che evidente a che si riferisce alla sua accusa a me di mentire) e mi accusa di denigrare chi non lavora e di sentirmi superiore. Vabbé, lasciamo stare... |
re: Una vita da disoccupati
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Non posso dirgli raccontatela? Continua a raccontarsi che tutti quelli che lavorano lo fanno perché lo vogliono fare e non perché in alcuni casi si è costretti. È così difficile accettare che c'è chi è costretto? |
re: Una vita da disoccupati
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Più che altro è un'opera di convincimento di te stesso, che lavorare è più brutto della realtà che vivi, e anche questo lo posso capire. É che universalizzare la cosa può avere effetti negativi su coloro che hanno una storia personale diversa e stanno provando a farcela , e il lavoro ê un mezzo che cercano di usare. Leggere che è orribile e non dovrebbe essere così, che dovrebbero essere liberi di non fare pulizie e lavorare in catena di montaggio, non gli fa bene. Secondo me. Non perché non sia vero, ma perché proprio non è il caso di trattare da schiavi (anche se in buona fede) quelli che prima che del lavoro dipendente ,sono già schiavi dei propri problemi e vicende, per loro riuscire a "mantenersi" può essere la chiave di volta di una vita che non può reggersi altrimenti. E non solo per "i soldi". Lo trovo solo inopportuno e potenzialmente dannoso per i fragili, non giusto o sbagliato. Quelli che lavorano senza problemi particolari nel farlo, invece, credo possano sopravvivere alla tua critica al lavoro. E anzi in certi singoli casi non ci sta neanche male. Se si risentono pazienza. Probabilmente hanno anche le risorse emotive per sopravvivere all'eventuale disoccupazione. Ci sono persone che hanno iniziato a lavorare quando se la sono sentita, e poi se la cavano senza troppi drammi, che poi tuonino paternalisticamente verso i mantenuti che fino a ieri erano, amen. É per altri che le parole possono essere pietre. Imho. |
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