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re: Una vita da disoccupati
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Io ho sempre lavorato in aziende agricole, una volta in ristorante e una in pizzeria come cameriere, poi tuttofare saltuariamente, giardiniere per una stagione dietro un giardiniere ubriacone mezzo matto e saltuariamente ancora faccio pulizia giardini e siepi. Adesso ogni tanto vado a pulire il cortile a una signora dalle foglie con il soffiatore.
Due colloqui nella mia vita andati tutti e due di merda, ho pensato spesso di emigrare ma a prendere e andare da solo....senza qualifiche I lavori che trovi sono questi. Per fare qualcosa di serio serve la laurea, mettetevelo in testa. Lavori Seri? Finiti in Italia se non hai diverse qualifiche o raccomandazioni. Lavori di merda? Quanti ne volete, 6 su 7, 10 ore al giorno 800 massimo 1200 euro al mese. Ultimamente ho pensato di chiedere a qualche rimessa di barche per imparare a mettere le mani sulle barche e sui motori di queste, però non ti prende nessuno senza esperienza ma chi sa aggiustare e costruirle fa i soldi. |
re: Una vita da disoccupati
Dai, mi aggiungo pur'io al club.
Racconto un po' la mia storia a chi va di leggerla... (scusate il papiello) 37 anni, semplice laurea triennale in studi asiatici (sopratutto giapponese, anche cinese ma quest'ultimo praticamente non lo so) Comunque a 27 anni sono stato 1 anno in Giappone (a spese della mia famiglia però...) e là ho incontrato la mia futura moglie cinese che mi ha apprezzato per quello che sono. Dopo varie vicissitudini e la difficoltà a trovare qualcosa in Giappone (per la sponsorizzazione) non avendo speranze in Italia visti i 30 anni mi butto a Londra dove provo a cercare qualche lavoro d'ufficio ma in quel settore la concorrenza è tanta e nemmeno nei call center mi chiamavano. Alla fine ho trovato lavoro in un ristorante giapponese, semi-schiavizzato ma me la sono fatta andare bene. Dopo, tramite un'agenzia giapponese trovo lavoro, sempre in ristorazione ma in una catena internazionale (sempre giapponese). I primi tempi sono stati duri con un manager un po' pazzo e molto "giapponese" con un training da soldato. Ho retto (non potevo certo essere schizzinoso vista l'età) e piano piano sono cresciuto nell'azienda fino a diventare Assistant Kitchen manager con un sacco di responsabilità (fare l'orario/rota allo staff, ordinazioni, comunicazione col management giappo che parlava a stento inglese; aiuto nelle altre sedi. il tutto mentre stavo la maggior parte del tempo in cucina). Ero super-apprezzato dallo staff e dal management, con la floor manager che pianse quando me ne andai e con anche un "hoola" dallo staff XD Ma ad un certo punto non reggevo più, vivevo praticamente là dentro con turni massacranti che potevano raggiungere anche le 14 ore e con settimane senza giorni liberi , imprevisti continui con staff poco stabile e quindi con turni/buchi da coprire. (Seconda parte) La mia famiglia ha una casa di villeggiatura di mia nonna e ormai non ci va più nessuno (entrambi i nonni morti) e mia madre ha sempre avuto la mezza idea di trasformarla in B&B. Inizia a fare dei lavori in casa e chiede a me se avessi intenzione di gestire la cosa e anche se con qualche dubbio ho accettato volendo scappare da quella situazione, pensando che mal che vada tornavo a Londra tanto al ristorante mi avrebbero ripreso al volo. Il B&B i primi mesi va più che bene per essere all'inizio, essendo io pratico con internet e simili e con la conoscenza ottima dell'inglese. Ma ecco che i problemi di fobia sociale, e non solo, emergono. Per uno come me vivere nella stessa casa con altri 4-6 ospiti-sconosciuti non era l'ideale e alla fine rimanevo rintanato nella mia stanza appena sentivo ospiti in giro per la casa. E inoltre, il fatto di non essere casa mia pesava, con mia madre e un'altro fratello che ogni tanto venivano durante l'estate. Immaginate la casa con me, mia moglie, mia madre e fratello (disordinato) e altri ospiti.... Mia moglie stava avendo attacchi d’ansia e la cosa non poteva reggere a lungo… Mia madre anche per difficoltà tecniche (e altro) non ha diviso la casa.... Poi ci si è messo il covid e la voglia di continuare è scemata del tutto. Alla fine vista la mia età e con nessuna prospettiva mi sono messo a studiare per concorsi superandone uno grosso per Istruttore amministrativo a Roma, ma sono solo idoneo a metà classifica. Visto il profilo generico molto ricercato ed essendo a Roma c’è qualche possibilità di scorrimento di graduatoria. Ma anche se fosse se ne parla fra 2-3 anni se va di lusso… Per fortuna mia moglie ha trovato lavoro per una buona compagnia e pure in smart-working. Solo che il pensiero di essere “mantenuto” da mia moglie e da mia madre (per certi versi “occupo” una sua casa) mi pesa molto, portandomi ansie e depressioni. Avrei anche dei soldi e la voglia di fregarmene e scappare da tutto e tutti ma la “pressione sociale” da mia moglie e famiglia pure pesa molto. A cui si aggiungono dubbi atroci sul matrimonio (alla fine sono sempre stato abituato a farmi i cazzi miei e avere una persona sempre in giro anche se tranquilla è un bel problema. Col dubbio di aver fatto l’errore più grande della mia vita, ma questo è off-topic…) E ora mi ritrovo a 37 anni a non sapere nemmeno io quale lavoro cercare e con poca forza di continuare a studiare (ma probabilmente senza scelta). Ci sarebbe un concorso al ministero degli affari esteri adatto a me ma studio poco e male… Ed eccomi qua, grazie per chi ha letto fino a qua XD |
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Poi mi dicono che ce l'ho su con i vecchi, ma come si fa a non capire che i loro interessi sono in conflitto con i nostri! |
re: Una vita da disoccupati
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Altrimenti, ti consiglio di iscriverti in tutte le agenzie del lavoro della tua zona (soprattutto Adecco che è la migliore in assoluto) . Ti basta anche un contratto di un solo mese con loro per avere diritto a agevolazioni, sempre per famiglie, che eroga il fondo Ebitemp (quello che finanzia le agenzie) ma solo per gli iscritti in A.dL. |
re: Una vita da disoccupati
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re: Una vita da disoccupati
Uno stato completamente ripiegato su se stesso, una società malata e depressa quella italiana, un boom economico non lo vedremo mai noi altri. L’unica preoccupazione è mantenere la facciata di un paese civile, ma la spinta propulsiva è inesistente, manca vitalità, entusiasmo, quella voglia di fare che sembrava pervadere il nostro paese fino agli anni 90/00
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re: Una vita da disoccupati
Anche oggi mi hanno dato del parassita, sono un parassita ok, ho scelto io di essere nato così? Non mi pare... E io che mi ci sbatto ancora a cercare di migliorarmi, vedendo certi atteggiamenti dei lavoratori mi pare che sia sempre più ostile questo mondo, ma come si fa, voglio sentire l'esperienza di un fobico totale che sia riuscito ad inserirsi in un lavoro stando in mezzo alle persone, sono curioso.
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re: Una vita da disoccupati
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So che non è facile non lasciarsi influenzare da questi giudizi, ma devi proseguire per la tua strada, cercando il meglio PER TE. Lo devi a te stesso, perché purtroppo la rabbia che provi a loro non nuoce minimamente, mentre nuoce solo a te. Mi spiace molto. |
re: Una vita da disoccupati
Io lavoro perché altrimenti finisco sotto un ponte.
Non tutti hanno la possibilità di essere mantenuti. |
re: Una vita da disoccupati
Per me è diventata una sfida con me stesso, @FA…ho scelto di proposito un lavoro in cui non mi identificherò mai, ho scelto un lavoro che odio per darmi la motivazione a non finire schiavo delle abitudini, passo ogni singolo giorno sveglio fino a tardi a studiare alternative al lavoro.
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re: Una vita da disoccupati
Sì certo. Raccontatela così. Se ti fa stare meglio.
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re: Una vita da disoccupati
Comunque non è normale lavorare full time e stare con le pezze al culo, adesso aumenterà tutto ancora e già è aumentata parecchio la benzina e l’energia, c’è qualcosa che non va…quelle case che ci sono nelle nostre città sono state comprate da gente che lavorava meno di noi.
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re: Una vita da disoccupati
C'è gente a cui piacciono un sacco di cose che a me fanno schifo, dal mangiare agli hobby e divertimenti. Come penso a tutti.
O che comunque fanno un sacco di cose che io non farei nemmeno sotto tortura, o frequentano persone che io non vorrei nemmeno incrociare per strada. So gusti. É così difficile credere che a qualcuno possa non fare vomitare il lavoro? Magari gli piace proprio, perché ha studiato per anni in quell'ambito e ha passione di fare quella roba lì nelle sue giornate invece di altro. O magari semplicemente gli fa più schifo l'alternativa di chiuso in camera tutti i giorni; e alzarsi vestirsi e andare in mezzo alla gente a fare qualcosa e pensare a qualcosa di diverso dal rimuginare su se stesso, lo preferisce. É proprio così surreale e malato? Io mi stupisco di più che la gente paghi per fare ginnastica :D |
re: Una vita da disoccupati
Per i pigri lavorare è un toccasana!
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re: Una vita da disoccupati
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Dopo alcune cose successe in ambito lavorativo tra mobbing ecc ad un certo punto si è come rotto qualcosa dentro di me a livello mentale, non ho più l'entusiasmo e la voglia di sopportare acidità scazzi e rotture di palle, che avevo prima. Sono in una situazione, in cui posso permettermi di campare di lavori saltuari e risparmi messi da parte. Per alcuni sono fortunato, in parte sarà vero, ma la cosa va vista da diverse prospettive, perché per altri sarebbe inaccettabile vivere come vivo io. A un certo punto un bel chissenefrega ci sta tutto, quando sto bene io di quello che possono pensare gli altri sono arrivato a fregarmene abbastanza. Inviato dal mio SM-J510FN utilizzando Tapatalk |
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