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re: Una vita da disoccupati
Riscrivo qui dopo un po' di tempo, perché ho mandato trenta curriculum praticamente neanche considerati, fatto dei colloqui andati tutti al diavolo (portierato notturno in Caritas no, commesso magazziniere alla Upim non scelto in selezione, portierato notturno negli alberghi scelte altre persone, troppo vecchio per il cameriere), una brevissima esperienza nelle pulizie, nella quale il mio ritmo non era consono al loro. E allora che si fa? Si torna alla casa base, la cara vecchia croce Rossa che per luglio e agosto potrebbe garantirmi un posto come autista per persone disabili che vogliono andare al mare, siglando una convenzione con il mio comune di residenza per garantire tale servizio.....
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re: Una vita da disoccupati
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Ci resto solo per lo stipendio buono che percepisco, finché mi tengono. All'avvicinarsi della scadenza del contratto inizio a cercare lavoro da altre parti, perché sto perdendo i capelli dallo stress lì dentro |
re: Una vita da disoccupati
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Hai mai considerato l'idea di cambiare regione? Io ho dovuto farlo perché purtroppo la nostra Liguria (visto che sei ligure anche tu) non offre nessuna prospettiva in assoluto ed è una regione in decadimento totale da sempre. Una regione in cui tantissima gente farebbe carte false per viverci visto il clima e i paesaggi incredibili che abbiamo (soprattutto la tua zona) ma si tratta o di pensionati benestanti o gente che ha già un ottimo lavoro da remoto. Chi come me ha avuto la sfortuna di passarci 30 anni della propria vita, dopo gli studi si è arrabattato con esperienze stagionali massacranti o stage a 500 euro al supermercato. Sono andato a vivere in Lombardia e finalmente qui intravedo un futuro. |
re: Una vita da disoccupati
i liguri sono il male, davvero. ogni volta che ci sono stato non mi è mai sembrato di essere nel nord italia.
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Sinceramente quando sono stato a Imperia sono rimasto colpito dalla bellezza del centro storico, gli uliveti a picco sul mare e i borghi storici sulle colline . Di certo non trovi simili paesaggi in Piemonte e Lombardia. |
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re: Una vita da disoccupati
ok, palmiro ma coi paesaggi non ci campi. a meno che non hai un'attività alberghiera a livello pratico che te ne fai degli uliveti a strapiombo sul mare.
già il centro storico lo vivi di più, ammetto che è importante vivere in una città dove camminare per strada non ti faccia ribrezzo. bisogna considerare anche la vita d'inverno in queste località, che sicuramente è depressiva. |
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Io lavoro part time e già mi ruba un sacco di tempo, lavorare pure il sabato tutto il giorno e avere una sola giornata libera alla lunga fidati che ti rovinerà la vita. |
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Ho conosciuto uno che è stato 6 anni in Inghilterra, diploma alberghiero-sala, ha sempre lavorato la, è stato prima a Leicester e poi a Londra, mi ha detto che li anche i camerieri sono ben pagati ma devi lavorare anche 10 ore in molti posti ma ovviamente ti pagano.
Lui è partito che aveva un cugino li che faceva tipo il dj a Londra e gli trovò il primo lavoro a Leicester. Ora questo è tornato in Italia dal 2019 e fa il maitre in un agriturismo, li si guadagna e si sta "bene" ma il clima e il cibo sono pessimi e la vita sociale per uno straniero è ridotta all'osso. |
Comunque se uno non nasce nella casa giusta dovrà sempre farsi una parte di culo per campare...c'è poco da dire.
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Io ho conosciuto quattro inglesi in Italia e non mi sembravano molto puliti...
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Comunque si, per meno di 2.500 pounds al mese non ha senso trasferirsi, per vivere bene non devi stare sotto quello stipendio, il cameriere anche esperto arriverà massimo a 2.000 e vivrai sempre in case condivise. Molti inglesi pensionati per il problema affitti infatti vanno a vivere in Spagna, Grecia, anche Italia. |
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Un cameriere in un ristorante molto frequentato a 2000 ci arriva, se sali di livello si può arrivare anche a tremila se èun ristorante inn anche di più, però si bisogna lavorare molto... |
re: Una vita da disoccupati
Si ma scusate che aspettativa di vita e puntare a condividere la casa con estranei magari pure giargianesi o sporchi a oltre 30 anni suonati, mi sembra che più che cercare fortuna qui si punti ad un ribasso, devi lavorare di più, spendi di più e vivi peggio..il tutto x cosa esattamente... Fuggire dalle ragazze italiane? Dal sistema Italia?
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Ci vuole lo UK visa che comprende diversi visti che dipendono da qualifiche o competenze richieste che uno ha e ti servono almeno 70 punti per entrare, il sistema ora è a punti. Devi pure pagare una tassa da 600 pounds fino a 1.400 a seconda del tipo di visto. Poi fino a sei mesi per andare in vacanza puoi stare ma per cercare lavoro. Mi sembra che per ogni professione richiedono un livello di inglese, nei lavori generici il minimo ma sempre che molto difficile entrare senza esperienza in un lavoro. Insomma è un bel casino, meglio l'Irlanda. Te a Londra sei andato da solo? |
@ezp: si
@barracrudo: allora non avevo una casa per me, quando si sta male convivendo con la famiglia si è disposti a fare queste scelte x andare via |
re: Una vita da disoccupati
https://www.huffingtonpost.it/blog/2...inta-12391035/
Cominciano ad accorgersene? A quasi nessuno piace lavorare, soprattutto considerando il rapporto ore/responsabilità con lo stipendio che viene propinato, il tutto condito da ambienti spesso tossici, tra colleghi insopportabili e soprattutto responsabili incompetenti/assenti (ne so qualcosa). Io mi rivedo nella categoria, oramai è un'anno e mezzo che ho tirato i remi in barca e faccio il minimo. Se non interessa ai vari responsabili/coordinatori/supervisori (c'è più gente che coordina/supervisiona di quella che lavora) perchè dovrebbe interessare a me? Non è mica la Svalvolato srl. |
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re: Una vita da disoccupati
Il concetto di "quiet quitter", cioè l'invenzione di un'espressione volta a criticare chi il lavoro LO SVOLGE ma non più di quanto gli venga chiesto (e direi anche giustamente), penso sia la cosa più imbarazzante che io abbia letto oggi.
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re: Una vita da disoccupati
Spero il prossimo anno di potermi licenziare
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re: Una vita da disoccupati
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Il forum le pien de statali
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re: Una vita da disoccupati
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re: Una vita da disoccupati
La maggior parte dei lavori (il mio compreso) sono inutili, non è solo un mio pensiero. Poi che ognuno si voglia sentire indispensabile è nella natura umana, la realtà è ben altra.
Si lavora perché il sistema economico così è ancora basato, e per mettere qualcosa nel piatto funziona in questo modo, nel concreto però il contributo che danno la stragrande maggior parte delle persone è assolutamente marginale, per non dire superfluo, e in alcuni casi pure dannoso. |
re: Una vita da disoccupati
Solo una volta ho lavorato facendo anche più del mio perché in quell'azienda mi trovavo bene ed avevo piacere a farla progredire. Quando ovviamente e fisiologicamente è finito l'idillio, ho iniziato a fare il mio.
Dopo quel lavoro, negli altri (ed in quello odierno) mi limito a fare il mio a meno che non mi venga chiesto esplicitamente qualcosa in più. basta inglesismi |
re: Una vita da disoccupati
Trova ciò che ti piace e non lavorerai un giorno della tua vita purtroppo molti sono troppo attaccati al denaro e a certi stili di vita x fare quello che gli piace, preferiscono lamentarsi e fare un lavoro che odiano ma con i loro soldini rimettendoci di salute mentale e nella vita privata, oppure quelli che fanno una vita un lavoro che odiano facendosi il sangue amaro per progettare qualche astruso piano di fuga di pensionamento in anticipo di 5-10 anni quando ormai saranno vecchie ciabatte e avranno fatto gran parte della loro vita qualcosa che in fondo odiavano...
X sopravvivere bisogna fare ahimè funziona così la realtà in cui siamo, sta a noi scegliere cosa fare e il modo in cui sopravvivere |
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