![]() |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Quote:
|
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
In fin dei conti
Dov'è finito ciò che accadde e che fine ha fatto tanta gente? Via via che passa il tempo ci facciamo più sconosciuti. Degli amori non è rimasto nemmeno un segno tra gli alberi. E gli amici se ne vanno sempre. Sono viaggiatori sui binari. Anche se uno esiste per gli altri (senza di loro è inesistente), conta soltanto la solitudine per dirle tutto e fare i conti. José Emilio Pacheco |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Forse un mattino andando in un'aria di vetro
Forse un mattino andando in un'aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore di ubriaco. Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto alberi case colli per l'inganno consueto. Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto. Eugenio Montale |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Marburgo - Boris Pasternak
lo sussultavo. Divampavo e mi spegnevo. Trepidavo. Formulai allora la richiesta, ma tardi, tremavo tutto, e fu un rifiuto. Mi dispiacque delle sue lacrime! Ero più beato d'un santo. Uscii in piazza. Mi si poteva ritenere nato una seconda volta. Ogni nonnulla aveva vita e, non considerandomi, nel suo significato d'addio s'innalzava. Lo schisto si arroventava e della via la fronte era olivastra e il ciottolo guardava di traverso il cIelo e, quale barcaIolo, il vento fendeva i tigli. E era parvenza ogni cosa. Ma, comunque, io fuggivo i loro sguardi. Non rilevavo i loro saluti. Nulla volevo sapere di ricchezze. Ecco, mi svincolavo per non scoppiare in pianto. L'istinto innato, vecchio-piaggiatore, mi era insopportabile. Andava di soppiatto spalla a spalla e pensava: «Fiamma di ragazzo. Per disgrazia toccherà stargli dietro con tanto d'occhi». Dai un passo, e ancora un altro» - mi ripeteva l'istinto e saggio mi guidava, quale vecchio scolastico, per un folto intatto, impenetrabile, di alberi riscaldati, di lillà e passione. «Imparerai a dare i passi, poi a correre magari», - mi ripeteva e il nuovo sole allo zenit I guardava come insegnino daccapo a camminare I al nativo di un corpo celeste su un altro pianeta. Tutto questo alcuni li abbagliava. Per altri era come se fosse buio pesto. Razzolavano i pulcini tra i ciuffi di giorgine, I grilli e libellule ticchettavano come orologini. Veleggiava un embrice e il meriggio guardava i tetti, senza battere ciglio. E a Marburgo chi fabbricava una balestra, fischiando forte, chi tacendo si preparava alla fiera di Pentecoste. Ingialliva, divorando le nuvole, la sabbia. L'annuncio di tempesta luccicava con le ciglia dei cespugli. E il cielo si aggrumava caduto su un pezzo di amica che arresta il sangue. In quel giorno tutta, dai pettini ai piedi, quale attore tragico in provincia un dramma di Shakespeare, ti portavo con me e ti sapevo a memoria, gironzolavo per la città e ti ripassavo. Quando ti caddi dinnanzi, abbracciati questa nebbia, questo ghiaccio, questa superficie (come sei bella!) -questo vortice d'afa... Di che parli? Torna in te! Tutto è finito. Sei respinto. Qui viveva Martin Lutero. Là i fratelli Grimm. Tetti artigliati. Alberi. Lapidi. E tutto questo rammenta e si protende loro. Tutto è vivo. E tutto è pure parvenza. No, non andrò là domani. Il rifiuto è più assoluto dell'addio. Tutto è chiaro. Siamo pari. La confusione della stazione non è per noi. Che sarà di me, antiche lapidi? Ovunque collocherà la nebbia sacchi da viaggio, in entrambe le finestre sarà incorniciata una luna. Come una viaggiatrice scivolerà l'angoscia per i tomi e con un libro prenderà posto sull'ottomana. Di che ho paura? Come grammatica conosco l'insonnia. C'è con lei un'alleanza. Perché, come l'arrivo di un lunatico, la comparsa temo dei pensieri consueti? Ecco, le notti si siedono e giocano a scacchi con me sul parquet rischiarato dalla luna. Profumo d'acacia e finestre spalancate e, come testimone, la passione incanutisce in un angolo. E il pioppo è il re. lo gioco con l'insonnia. E la regina è l'usignolo. lo anelo all'usignolo. E vince la notte, i pezzi si mettono da parte, il bianco mattino nel volto riconosco. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Tanka
1 Alto lassù tutto il giardino è luna, luna di oro. Ma più dolce è sfiorare la tua bocca nell'ombra. 2 Nella penombra la voce dell'uccello è ammutolita. Vai per il tuo giardino e ti manca qualcosa. 3 La coppa altrui, la spada che fu spada in altra mano, la luna della strada, dimmi, forse non bastano? 4 Sotto la luna la tigre d'oro e d'ombra si guarda gli artigli. Non sa che al far del giorno hanno straziato un uomo 5 Triste la pioggia quando cade sul marmo, triste essere terra e non essere i giorni dell'uomo, il sonno, l'alba. 6 Non esser morto, come altri del mio sangue, in guerra. Essere colui che nella vana notte conta le sillabe (Jorge Luis Borges; L'oro delle tigri) |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Quote:
|
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Walt Whitman "Sussurri di morte celeste"
Sussurri di morte celeste odo sommessi, Labiali dicerie della notte, sibilanti corali, Passi che gentilmente salgono, mistiche brezze dall'alito mite e soave. Gorgoglii di fiumi invisibili, flussi d'una corrente che scorre, eternamente scorre (O è sciaguattìo di lacrime? le smisurate acque delle lacrime umane?) Vedo, vedo appena verso il cielo, grandi masse di nuvole. Malinconicamente lente ruotano, silenziose si espandono, si fondono Con qualche stella ogni tanto che mesta appare e scompare, Velata, lontanissima. (O forse un parto, qualche solenne nascita immortale; Ai confini impenetrabili alla vista, Un'anima che passa.) |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Spiaggia bretone
Riunito è tutto ciò che vedemmo, a prender congedo da te e da me: il mare, che scagliò notti alla nostra spiaggia, la sabbia, che con noi l’attraversò di volo, l’erica rugginosa lassú, tra cui ci accadde il mondo Paul Celan |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Non sono niente.
Non sarò mai niente. Non posso voler essere niente. A parte questo, ho dentro me tutti i sogni del mondo. Finestre della mia stanza, della stanza di uno dei milioni al mondo che nessuno sa chi è (e se sapessero chi è, cosa saprebbero?), vi affacciate sul mistero di una via costantemente attraversata da gente, su una via inaccessibile a tutti i pensieri, reale, impossibilmente reale, certa, sconosciutamente certa, con il mistero delle cose sotto le pietre e gli esseri, con la morte che porta umidità nelle pareti e capelli bianchi negli uomini, con il Destino che guida la carretta di tutto sulla via del nulla[...] Da Tabaccheria,Fernando Pessoa |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
I find no peace, and all my war is done.
I fear and hope. I burn and freeze like ice. I fly above the wind, yet can I not arise; And nought I have, and all the world I season. That loseth nor locketh holdeth me in prison And holdeth me not, yet can I scape no wise, Nor letteth me live nor die at my device, And yet of death it giveth me occasion. Without eyen I see, and without tongue I plain. I desire to perish, and yet I ask health. I love another, and thus I hate myself. I feed me in sorrow, and laugh in all my pain; Likewise displeaseth me both life and death, And my delight is causer of this strife. (I find no peace, Sir. Thomas Wyatt) |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
"Non c'è niente di più bello al mondo
del respirare Allora me ne sto qua spaparazzato sul divano a godermi la respirazione" (Mirco Stefanon) |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
"Ogni cosa, puoi dirlo, è assai più buia
di quanto avevi immaginato, in questa casa dove ti han detto di aspettare che tornino gli amici tumultuosi. Vai da una stanza all'altra e dunque aspetti. I muri sono stanchi, oscuri gli angoli. Torneranno gli amici appassionati. Non è dolore, non è ira o noia ma un rancore nel fondo della testa che ora sembra noia ora dolore. Fuori dei vetri vedi ancora i tetti. Dentro, dove sei tu, non vedi più. Se non, contro i soffitti, dai cortili qualche filo di lume o dalla bruma il chiaro della città verso cena. Puoi, quando vuoi, accendere la luce, leggere un libro, fumare, pensare ad altro, intanto che il tuo tempo passa." (un triste Franco Fortini) |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Di salmastro e di terra
Di salmastro e di terra è il tuo sguardo. Un giorno hai stillato di mare. Ci sono state piante al tuo fianco, calde, sanno ancora di te. L’agave e l’oleandro. Tutto chiudi negli occhi. Di salmastro e di terra hai le vene, il fiato. Bava di vento caldo, ombre di solleone − tutto chiudi in te. Sei la voce roca della campagna, il grido della quaglia nascosta, il tepore del sasso. La campagna è fatica, la campagna è dolore Con la notte il gesto del contadino tace. Sei la grande fatica e la notte che sazia. Come la roccia e l’erba, come terra, sei chiusa; ti sbatti come il mare. La parola non c’è che ti può possedere o fermare. Cogli come la terra gli urti, e ne fai vita, fiato che carezza, silenzio. Sei riarsa come il mare, come un frutto di scoglio, e non dici parole e nessuno ti parla. Cesare Pavese |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Io sono una forza del Passato. Solo nella tradizione è il mio amore. Vengo dai ruderi, dalle chiese, dalle pale d'altare, dai borghi dimenticati sugli Appennini o le Prealpi, dove sono vissuti i fratelli. Giro per la Tuscolana come un pazzo, per l'Appia come un cane senza padrone. O guardo i crepuscoli, le mattine su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo, come i primi atti del Dopostoria, cui io assisto, per privilegio d'anagrafe, dall'orlo estremo di qualche età sepolta. Mostruoso è chi è nato dalle viscere di una donna morta. E io, feto adulto, mi aggiro più moderno di ogni moderno a cercare fratelli che non sono più. P.P.P. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Una pietra
Vieni, che io ti dica a bassa voce di un bambino che ricordo, immobile come rimase a distanza dalle altre vite. Non ha raggiunto al mattino quelli che giocavano fra gli alberi a moltiplicare l'universo. Né per la spiaggia ha corso verso una luce più intensa. Tuttavia, guarda, ha proseguito la sua via ai piedi della duna, tracce di passi ne sono la prova tra i cardi e il mare. Lì accanto puoi vedere empirsi dell'acqua che raddoppia il cielo l'orma dei passi più grandi di una compagna sconosciuta. Yves Bonefoy |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Il sorriso
C'è un sorriso d'amore, E c'è un sorriso della seduzione, Un sorriso c'è dei sorrisi Dove s'incontrano quei due sorrisi. C'è un aggrottamento dell'odio, E c'è un aggrottamento di disdegno, Ed un aggrottamento c'è degli aggrottamenti Di cui invano tentate di scordarvi, Poiché a fondo nel profondo del cuore penetra, E affonda nelle midolla delle ossa - E mai nessun sorriso fu sorriso, Ma solo quel sorriso solo, Sorriso che dalla culla alla fossa Sorridere si può una volta sola; Quando è sorriso, Ha fine ogni miseria. William Blake |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
La scarogna
Per sollevare un sasso così greve, ci vuole, Sisifo, la tua possanza, alla mia impresa mi do con costanza, ma lunga è l'Opera, il tempo assai breve. Lungi dai cippi di uomini celebri, nei pressi di un cimitero isolato, come un tamburo che a lutto è velato, percuote il cuore una sua marcia funebre. Quanti gioielli dormono sepolti, nelle tenebre e nell'oblio avvolti, mai rivelati da piccone o sonda! Quanti fiori vanno esalando invano un profumo dolce come l'arcano in una solitudine profonda! (I fiori del male; Charles Baudelaire) |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Qui giacciono i miei cani
Qui giacciono i miei cani gli inutili miei cani, stupidi ed impudichi, novi sempre et antichi, fedeli et infedeli all'Ozio lor signore, non a me uom da nulla. Rosicchiano sotterra nel buio senza fine rodon gli ossi i lor ossi, non cessano di rodere i lor ossi vuotati di medulla et io potrei farne la fistola di Pan come di sette canne i' potrei senza cera e senza lino farne il flauto di Pan se Pan è il tutto e se la morte è il tutto. Ogni uomo nella culla succia e sbava il suo dito, ogni uomo seppellito è il cane del suo nulla. (D'annunzio) |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
You, wind of march
Sei la vita e la morte. Sei venuta di marzo sulla terra nuda ‒ il tuo brivido dura. Sangue di primavera ‒ anemone o nube ‒ il tuo passo leggero ha violato la terra. Ricomincia il dolore. Il tuo passo leggero ha riaperto il dolore. Era fredda la terra sotto povero cielo, era immobile e chiusa in un torpido sogno, come chi più non soffre. Anche il gelo era dolce dentro il cuore profondo. Tra la vita e la morte la speranza taceva. Ora ha una voce e un sangue ogni cosa che vive. Ora la terra e il cielo sono un brivido forte, la speranza li torce, li sconvolge il mattino, li sommerge il tuo passo, il tuo fiato d’aurora. Sangue di primavera, tutta la terra trema di un antico tremore. Hai riaperto il dolore. Sei la vita e la morte. Sopra la terra nuda sei passata leggera come rondine o nube, il torrente del cuore si è ridestato e irrompe e si specchia nel cielo e rispecchia le cose ‒ e le cose, nel cielo e nel cuore soffrono e si contorcono nell’attesa di te. È il mattino, è l’aurora, sangue di primavera, tu hai violato la terra. La speranza si torce, e ti attende ti chiama. Sei la vita e la morte. Il tuo passo è leggero. Cesare Pavese |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
E allora mi sono guardato negli occhi.
Raramente ci si guarda, con se stessi, negli occhi, e pare che in certi casi questo valga per un esercizio estremo. Dicono che, immergendosi allo specchio nei propri occhi – con attenzione cruciale e al tempo stesso con abbandono – si arrivi a distinguere finalmente in fondo alla pupilla l’ultimo Altro, anzi l’unico e vero Se stesso, il centro di ogni esistenza e della nostra, insomma quel punto che avrebbe nome Dio. Invece, nello stagno acquoso dei miei occhi, io non ho scorto altro che la piccola ombra diluita (quasi naufraga) di quel solito niño tardivo che vegeta segregato dentro di me. Sempre il medesimo, con la sua domanda d’amore ormai scaduta e inservibile, ma ostinata fino all’indecenza. Elsa Morante |
Tutti gli orari sono GMT +2. Attualmente sono le 21:31. |
Powered by vBulletin versione 3.8.8
Copyright ©: 2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.