Ovvero la loro interdipendenza e che ogni azione è conseguenza di uno o più stati d'animo applicati in un contesto sociale fatto di scambi interpersonali diretti o indiretti... indiretti significa appunto l'utilizzo di emozioni che divengono azioni che, oltre a centrare l'obbiettivo della loro espletazione, di riflesso si ripercuotono al resto del sistema o gruppo sociale in cui si è, anche qui direttamente o meno, immersi. Questo è il motivo per il quale culture e abitudini di una particolare società vengono considerati "inusuali" da un'altra avente differenti modi di vivere e quindi differenti modi nel considerare cosa sia la normalità.
Ma questo svia leggermente dal tipo di argomento preso in esame.
Caro utente, rimaniamo saldi sul senso di tutto questo discorso senza perderci.
A fine post troverai condensato, in un video, il fulcro principale su cui si basa questo scambio di opinioni che, magari per colpa mia, ti portano a conclusioni di per sé condivisibili ma che risultano fuori luogo.
Mi riallaccerò a quanto da te scritto tra non molto, giusto per "tenere il segno".
L'esempio da te esplicitato dovrebbe darti tutto l'occorrente per osservarne la nascita delle sue dinamiche. Essendo l'ecosistema umano una rete di interazioni, ognuno è sensibile al feedback esterno che gli viene consegnato, esso genera un cambiamento interiore e questo si ripercuote inevitabilmente alla creazione di un nuovo input da rivolgere al nostro esterno. A prescindere della natura distruttiva o costruttiva delle proprie emozioni esse si relazioneranno, direttamente e indirettamente, di conseguenza ai vari rapporti ai quali si è esposti. Essendo che l'essere umano ha sempre avuto possibilità di scelta se confrontarsi positivamente o negativamente in quanto individuo "neutro" (e matematicamente una vastissima fetta delle persone, nel corso della propria vita, si approccerà verso sé e verso gli altri in ambo i modi), ecco che al mondo venne reso edotto del bipolarismo di questo essere enormemente intelligente quanto capriccioso ed egocentrico. Ma proseguiamo...
Bravissimo. Ma cosa ha dato possibilità a quei "fattori" di nascere se non, a loro volta, la negatività emozionale dai quali provengono? E bene tenere presente che le situazioni, i fatti, sono proiezioni di idee e stati d'animo altrui divenuti tangibili e interconnessi nel tempo. In poche parole siamo immersi in un sistema ad effetto domino, nutrito fin dall'alba dei tempi dalla medesima "materia prima", e nessuno può considerarsi un outsider.
E sei andato fuori traccia...
Comunque:
- Emozione negativa, e di carattere distruttivo, è tutto ciò che volge alla creazione di attriti e difficoltà in un ecosistema e sue relazioni.
- Emozione positiva, e di carattere costruttivo, è tutto ciò che volge alla creazione di pace e collaborazione reciproca in un ecosistema e sue relazioni.
Quindi, negli esempi da te esplicitati, cos'è e cosa non è accostabile col termine di "emozione negativa"?
Lo ripeto per renderlo ancor più semplice: l'appellativo di "emozione negativa" è tutto ciò che lede la propria e/o altrui individualità in un contesto sociale in cui il protagonista non è il singolo individuo ma l'insieme dei singoli; in un contesto "positivo", invece, la paura per un evento catastrofico non causerebbe l'atrofizzarsi del buon senso ma catalizzerebbe la sua reazione divenendo
coraggio nell'affrontarlo ignorando, nell'attimo, l'occasione di pensare solo a sé stessi (e lo ripeto: dall'altra parte vi si renderebbe la pariglia).
Riposizionandoci al senso e al contesto da cui è nato questo discorso, eliminare le prime significherebbe far pendere l'ago della bilancia verso le seconde assecondandone il loro effetto; va da sé che non dev'essere prerogativa di qualcuno anziché di un altro.
In merito ai rapporti umani non posso adirarmi se non v'è nulla che possa provocarmi poiché mancherebbe, a rigor di logica, la possibilità (quindi volontà) all'altro di esercitarla a sua volta. E siccome si è immersi in un sistema, come ho già detto, ove tutto si ripercuote su tutto allora vi sarebbe una privazione a monte di potenziali difficoltà in ambito relazionale.
Perdona se non ho riportato il resto del tuo commento, ma ciò che si legge subito dopo è un ripetere di quanto già scritto.
Qui mi ricollego a quanto da me annunciato qualche riga più sopra, e il collegamento, che è il senso intrinseco del discorso, viene definito e conosciuto da molti col termine di:
Legge Morale.