Originariamente inviata da The_Sleeper
(Messaggio 1831286)
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A me pare invece che, come ha fatto notare Antonius, ci sia questa equazione per cui se si esprime un desiderio sessuale, la voglia di poter fare sesso, avere partner sessuali, si passa subito per quelli che mettono questa dimensione al centro della loro vita, pensano solo a quello, sono convinti che risolverà tutti i loro problemi.
Si tralascia proprio che non è nemmeno tanto il discorso del sesso fine a sè stesso quello sottostante, ma quello riguardante il sentirsi castrati nell'impossibilità di esprimere una propria parte di sè, negati la possibilità di vivere la propria sessualità, costretti a dover sempre sublimare un bisogno naturale ed istintivo.
Individui a cui manca sempre una parte della propria vita affettiva.
Credo che questo confronto che avviene spesso tra le possibilità in ambito sessuale femminile e maschile sia principalmente atto a far capire che sono condizioni molto diverse quella in cui non si riesce a vivere la propria sessualità.
In una l'impossibilità è più che altro dettata da blocchi interni che portano a non mettersi in gioco, ad avere difficoltà nel farlo ( e ripeto, non sono argomenti da meno o meno degni di nota); ma c'è la consapevolezza che se lo si facesse i partner li si potrebbe anche trovare. Una possibilità di scelta ci sarebbe.
Nell'altra situazione oltre alle proprie difficoltà c'è anche la consapevolezza che è il proprio sesso di appartenenza, la propria condizione esistenziale, a limitare le possibilità di vivere liberamente la propria sessualità. Che mettersi in gioco equivale molto facilmente ad ottenere solo indifferenza, o a dover competere aspramente per un qualcosa che invece dovrebbe essere spontaneo, una parte della vita di ciascuno.
Ed invece diviene una gara per poter vivere una parte di sè.
Poi sulla gradevolezza dei partner si può aprire una parentesi, ma da un lato la possibilità di scelta c'è, dall'altro no.
Poco importa dire " eh ma son tutti disperati", " eh ma nessuno mi piacerà" - la frustrazione sessuale maschile deriva principalmente dal fatto di essere consci in ogni singolo fottuto momento della propria esistenza che quella possibilità di scelta, per la maggioranza, non c'è.
Che in questo contesto sociale si è limitati in funzione del proprio sesso, da qualcosa su cui non si può intervenire (salvo interventi drastici).
Su questo aspetto putroppo credo ci sia una specie di incomunicabilità tra i sessi; perchè la condizione femminile porta a sentirsi sempre viste un po' come possibili oggetti, persone che esitono solo per far svuotare le palle di qualcuno. Il proprio sesso è visto come un ostacolo al poter essre conosciute come persona, perchè si ha la sensazione l'altro si rapporti solo in funzione di esso ( "se non fossi donna/se fossi un uomo non mi cagherebbe di striscio")
Non penso si possa mettersi facilmente nell'ottica di sapere cosa vuole dire invece costantemente sapere che la tua sessualità la dovrai vivere sempre come competizione con altri; salvo casi fortuiti. La possibilità di voler semplicemente fare sesso, manifestarlo e trovare una ( o più) persona che condivida questo desiderio, senza doversi sempre dimostrare " forti", poter vivere spontaneamente questa dimensione... per la maggioranza degli uomini è pura utopia.
( chiaro valga anche il contrario, per un uomo è difficile capire cosa possa voler dire essere considerati " oggetti" sessuali e basta, perchè quando sei abituato a non venire considerato proprio quello potrebbe già sembrarti un passo avanti notevole).
Però della frustrazione sessuale maschile, che è un fenomeno sociale rilevante e dilagante, pare che nessuno voglia prendersi il carico di affrontare l'argomento senza liquidarlo come un essere ossessionati dal sesso, voler solo scopare.
Quando invece è qualcosa che permea così tanto il tessuto sociale, i rapporti tra persone, che farsi domande e chiedersi se c'è qualcosa che non va a livello generale dovrebbe essere la risposta immediata.
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