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re: Una vita da disoccupati
Per noradrenalin:penso che l'epilessia non ci sia in elenco perché rientra nelle patologie fisiche, e quindi sta in altro elenco.
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re: Una vita da disoccupati
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Anch'io da quello che ho capito non ne avrei diritto, abitando coi miei, ma una persona che si occupa di queste pratiche mi ha detto che forse si può fare qualcosa lo stesso e che il fatto di abitare coi miei non è, di per sé, determinante. Boh... Inviato dal mio SM-J510FN utilizzando Tapatalk |
re: Una vita da disoccupati
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Anzi, le grandi multinazionali hanno pure sistemi di referenza ufficiali e strutturati, con tanto di "premio" per il dipendente che ha segnalato un possibile candidato poi assunto. Chiaramente poi i vari test e colloqui te li fanno comunque, come ad ogni candidato. Però la referenza può dare qualche vantaggio nella scrematura iniziale e nel caso di indecisione tra candidati considerati ugualmente meritevoli di avere il posto. |
Io sto provando anche come lavapiatti con vitto e alloggio...ma ho paura di uscire dalla comfort zone.
Non credo comunque ci possa essere pericolo in quanto per fare quel lavoro prendono rumeni/indiani/polacchi nel 99% dei casi. |
re: Una vita da disoccupati
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se un tot di candidati ad una posizione sa che ci sono tra loro persone referenziate, ovviamente non fa piacere, anzi, sanno già che partono in svantaggio a prescindere dal loro CV. un'azienda di certo non va sbandierare il fatto che tiene in considerazione le referenze, in quanto potrebbe passare per l'azienda non oggettiva o che parte prevenuta. ma in realtà le referente le aziende le guardano eccome.. anzi, a volte le referenze ed il soggetto che le segnala sono più considerati di altri. e per come la vedo io, non è il massimo essere consapevoli di questo, perchè se non parti già con la referenza, non ti metti neppure a sperare che tu possa essere considerato. ci vuole tanta fortuna al giorno d'oggi a trovare lavoro. chi lo dice che il referenziato è meglio di quelle centinaia/migliaia di persone che stanno dietro ai CV inviati? spero ora sia più chiaro cosa volevo dire :) |
re: Una vita da disoccupati
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re: Una vita da disoccupati
Sinceramente mi vedo molto molto male per il futuro..sarebbe stato il massimo vivere una quarantina di anni fa..e lavorare in un ufficietto alle poste appena diplomati..altro che sfottere Fantozzi,pagherei per una vita così..
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E ovviamente nella misera schifosa paga è compreso il pacchetto strilli in faccia ogni due per tre con relativo alito cattivo che devi sorbirti oltre agli insulti da parte del capo di turno piu’ lavorare in ambienti poco sicuri. |
re: Una vita da disoccupati
Qui nessuno l'ho mai sentito parlare di emigrare, eppure continuare a marcire nello stagno italico è una condanna a morte
eppure, finita la pandemia, per chi ha delle qualifiche di alto livello, sarebbe la cosa più sensata da fare, un po' di anni all'estero, in qualche paese che premia davvero il merito ..Germania, Canada, ecc .. il lavoro lo si può cercare da casa su Linkedin o direttamente sui siti delle grandi aziende tech per chi è specializzato in quel settore (IBM, ecc)..anche le grandi piattaforme come Airbnb cercano sempre personale del ramo IT di certo nel 2021 non ha più senso partire per fare i camerieri, anche perchè in Inghilterra non è più possibile L'Italia è un paese che non ti permette, SE SEI QUALIFICATO, di iniziare a costruirti esperienze valide, perchè quasi tutti vogliono lo stagista under 29 appena laureato o il super senior con 15 anni di esperienza.. i ruoli intermedi non esistono in Italia, fatevene una ragione Se sei abbastanza qualificato devi fare solo una cosa: ora che ci sono le restrizioni, studia, studia e studia; finite le restrizioni di viaggio, fai le valigie e fatti qualche annetto di esperienza di alto livello all'estero..dopo che ne hai accumulata un po' e sarai diventato competitivo, torni in Italia e ti metti a cercare altre strade valide sinceramente non le vedo..forse i concorsi? Per chi non è qualificato..la "terza strada" indicata da Labirinto è quella giusta.. corsi di formazione (VALIDI!) con tirocinio e poi speranza di assunzione.. inutile ricordare che è essenziale essere almeno diplomati e sapere l'inglese |
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Se avessi avuto 23 anni 10 anni fa’ come tanti facevano me ne partivo per il regno unito a fare un paio di anni come cameriere pure con la terza media, poi magari facevo qualche corso o passavo di grado cominciando come aiuto cuoco e mi sarei potuto fare un futuro li’. Oggi le frontiere sono semichiuse. In uk ci sono troppi stranieri e si sono stufati giustamente. |
re: Una vita da disoccupati
Ma a volte basta semplicemente cambiare regione, ad esempio in Lombardia e a Milano c'è sempre richiesta di lavoro anche per lavori "umili"...infatti molta gente si sposta per questo motivo
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re: Una vita da disoccupati
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re: Una vita da disoccupati
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Dimmi se in un altro paese ci sono tutte queste barriere in ingresso per i lavoratori |
re: Una vita da disoccupati
Bisogna essere dei geni per trovare un lavoro decente, al giorno d'oggi.
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re: Una vita da disoccupati
Sarebbe bello se ci fosse qualche pregiudizio/vissuto fobico di esclusione e indegnità relativo alla povertà e alla disoccupazione. E' un tormento gratuito, che non fa che aggiungere sfiga a sfiga.
Povero non significa privo di valore. Disoccupato non significa indegno, perdente, inutile, destinato al fallimento nella vita. Così è la corsa del topo nel labirinto, e no, non è facile retorica. |
re: Una vita da disoccupati
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re: Una vita da disoccupati
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La fobia sociale limita moltissimo nel trovare un lavoro. |
re: Una vita da disoccupati
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Purtroppo si tratta di caratteristiche personali Che si possono smussare, ma fino a un certo punto. Pensa che fregatura, anni e anni a studiare come pazzi per compensare la propria inettitudine sociale e piazzarti in un lavoro anche umile per poi scoprire questa verita'. Molto spesso si usano I propri presunti limiti caratteriali per giustificare una situazione e rimanere nella propria zona comfort e non impegnarsi a cambiare in minimo le cose. Vi giuro, non mi sento di essere il caso perche' ci sto provando e riprovando, ma ogni maledettissima volta si ripete un'esperienza di fallimento, lavoretto dopo lavoretto, non c'e' verso di riuscire a trovarmi un minimo all'altezza di una posizione lavorativa. E purtroppo non e' una percezione mia, ma oggettivamente fallisco e non piaccio. Una volta avevo almeno la motivatione a provarci e impegnarmi per cambiare le cose anche cercando di violentarmi, ora sto perdendo la speranza. Vale la legge della selezione naturale: o ti adatti o soccombi. Io, da evitante, penso di non rientrare nelle possibilita' di adattamento alla vita sociale e professionale. L'unico infimo barlume di speranza rapprsenta la possibilita' di costruirmi un lavoretto tutto mio da libero professionista, ma sono esausta. E' come se corressi macinando chilometri per raggiungere qualcosa e impegnarmi e crederci davvero, ma senza capire di star correndo su un tapis roulant, sempre ferma al solito punto, mentre il mondo si allontana sempre di piu'. |
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