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Originariamente inviata da Moonwatcher
(Messaggio 1503954)
Nì, sono convinto che, nelle nuove generazioni, un uomo di aspetto medio e con una buona vita sociale riceva un certo numero di approcci, molti di più di quanto si ripete qua dentro, ma non necessariamente che ci sia parità negli approcci. Le testimonianze delle persone maggiormente sociali, limitatamente al forum stesso, lo confermano.
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Ammesso e non concesso che le cose stiano così, non mi pare che, in buona sostanza, questo smentisca la penalizzazione unilaterale, in termini di opportunità di iniziare una relazione, degli uomini timidi nell'approccio alle donne.
E poi, se permetti, agli over 25 ci vogliamo pensare?
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Originariamente inviata da Moonwatcher
(Messaggio 1503954)
E, ancora, se dipende tutto dal dogma del doversi far avanti, è sufficiente che un timido maschio si faccia avanti esplicitamente per avere le stesse possibilità di un maschio non timido? A me sembra che ciò sia vero soltanto se si comporta in modo fortemente estroverso (e tutte le tecniche PUA non mirano nient'altro che a questo).
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Ovvio che conti
anche il modo in cui uno si fa avanti. Tuttavia, come detto anche da altri e soprattutto da altre su questo forum, mi pare sia preferibile farsi avanti, anche da imbranati, che non farsi avanti per nulla.
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Originariamente inviata da Moonwatcher
(Messaggio 1503954)
Quindi io la vedo diversamente: quel sistema di stereotipi, convinzioni, che denominate Vulgata, in parte esiste (anche se lo ritengo meno dogmatico di quanto lo intendiate voi), ma oggettivamente non credo influisca sulle possibilità di relazione più di quanto influisca per qualsiasi altro uomo (anche se capisco perfettamente le maggiori pressioni e difficoltà emotive del timido).
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Appunto, peccato che il timido abbia più difficoltà a conformarvisi(civici).
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Originariamente inviata da Moonwatcher
(Messaggio 1503954)
Personalmente credo che la questione sia molto più ampia e non limitata al PPI: la maggior parte delle ragazze ha preferenza per uomini "che sanno quello che vogliono", intraprendenti, sicuri di sé, ecc. Porre l'enfasi sul PPI lo trovo fuorviante, perché mi sembra che lasci intendere che se ci fosse parità negli approcci allora i timidi ne trarrerrebbero vantaggi, mentre per me non cambierebbe (quasi) nulla (correggetemi se ho capito male).
Insomma, mi sembra un confondere gli effetti con le cause... come quando si afferma che le donne non vogliono i vergini, mentre molto probabilmente non li hanno voluti neanche prima per altri motivi: non capisco se per negare la scarsa attrattiva del timido o per quale altro motivo.
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Diciamo che la parità degli approcci, se raggiungibile, dovrebbe essere frutto di un cambiamento culturale collettivo che metta in discussione i tradizionali ruoli "di genere" in maniera più estesa di quanto fatto sinora. Quindi è condivisibile la tua osservazione, nel senso che la parità degli approcci non provocherebbe una riduzione della penalizzazione dei timidi, ma sarebbe essa stessa un sintomo di quella riduzione. E' vero però che il PPI costituisce (o almeno così mi pare) parte integrante (e non secondaria, anzi) del "ruolo" di uomo, per cui mettere in discussione il fatto che lo debba fare per forza l'uomo è un inizio di decostruzione del ruolo di genere.
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Originariamente inviata da Moonwatcher
(Messaggio 1503954)
Detto questo: se le donne hanno delle preferenze, anche gli uomini ne hanno da parte loro o no? E perché le preferenze femminili debbono essere considerate immorali o frutto di difformità da estirpare mentre quelle maschili no? Soltanto perché vi (ci) toccano?
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Ho poi risposto a questo quesito, distinguendo tra preferenze personali e credenze collettive.
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Originariamente inviata da Moonwatcher
(Messaggio 1503954)
EDIT: anche la differenza nel numero di relazioni con l'altro sesso tra utenti maschi e femmine a mio avviso dipende dal fatto che il "target" delle femmine timide è più ampio di quello dei maschi, maggiormente invalidato dal proprio modo di essere.
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Ritengo che gli stereotipi di cui sopra giochino un ruolo anche in questo.
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Originariamente inviata da Moonwatcher
(Messaggio 1503954)
E' soggettiva ma ci sono convenzioni sociali... uhm, ma quindi non ho capito se in fin dei conti per te sarebbe moralmente giusto che le persone più belle e quelle meno belle (secondo i canoni ovviamente), ricevessero lo stesso numero di approcci.
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Moralmente sì, ma il punto non è tanto una questione morale (i gusti personali possono anche esserne svincolati), è che esistono dei "ruoli" più o meno codificati al di là dei gusti personali IMHO. Tante donne stanno facendo campagne contro gli stereotipi femminili presentati dai media, perché non si potrebbe fare lo stesso ragionamento per gli stereotipi maschili?
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Originariamente inviata da Moonwatcher
(Messaggio 1508795)
Per me è appunto questione di gusti personali: non è che le donne non potrebbero che essere attratte dagli uomini sicuri di sé, ma che la maggioranza delle donne di fatto lo è. E alla fine il nocciolo del diverbio consiste proprio in questa distinzione: sono i gusti personali (della maggioranza) a dettare gli stereotipi o sono gli stereotipi a dettare i gusti della maggioranza? E dal momento che la questione è a mio avviso irrisolvibile (e credo non abbia neppure una risposta univoca), tanto vale interrogarsi su quanto si siano interiorizzati in prima persona certi stereotipi, facendoli diventare diktat interiori.
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Sono completamente contrario ad abbandonare la questione "sociale", mi pare una resa stile "E' così, non possiamo farci nulla, amen, o ti adegui o ti attacchi".
Se si rinuncia anche a chiedersi se certi orientamenti dominanti possano essere un fenomeno intrinseco della biologia umana o dei modelli culturali variabili, di fatto è come se si propendesse per la prima ipotesi, scegliendo la strada migliore per perpetuare certe dinamiche forever and ever.
E poi scusa, io mi dovrei chiedere se ho interiorizzato dei diktat interiori e non potrei auspicare che anche gli altri facciano altrettanto? Perché assumere di
default che le scelte altrui siano completamente libere da influssi esterni, puri gusti personali, e invece mettere in discussione solo i miei comportamenti?
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Originariamente inviata da Moonwatcher
(Messaggio 1508795)
Magari si finisce con lo scoprire che si può anche essere insicuri, e che se si ricevono dei feedback negativi in tal senso, non è che il proprio sé vada in frantumi dalle fondamenta, ma che ci va soltanto nel momento in cui si soggiace in modo eccessivo al giudizio altrui.
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Risentire di una solitudine ultradecennale non mi pare un "soggiacere in modo
eccessivo al giudizio altrui".
Poi, OK l'autoanalisi e il rafforzamento delle proprie "difese caratteriali" (non se fatte "perché se no le donne non ti vogliono", però: potrebbe essere controproducente nel caso gli esiti non fossero quelli sperati), ma è proprio impossibile portare
anche in giro un granello di dubbio sul fatto che un uomo insicuro possa non essere una tragedia per una sua partner? E' proprio necessario che l'analisi debba essere effettuata solo su sé stessi? Le dinamiche sociali dominanti non vanno mai messe in discussione? Ogni volta che lo si fa qui, arriva puntuale la risposta "Eh, ma cosa ne vuoi sapere tu, pensa ai tuoi problemi", che francamente trovo inadeguata.