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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Le ragazze, quelle che camminano
con stivali di occhi neri sui fiori del mio cuore. Le ragazze, che abbassano le lance sui laghi delle proprie ciglia. Le ragazze che lavano le gambe nel lago delle mie parole. Velimir Chlébnikov |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Un’ora alla pazzia e alla gioia! O furiosa! Oh, non imprigionatemi!
(Che cosa è mai che così mi libera nelle tempeste? E che mai vogliono dire i miei urli tra i lampi, tra i venti in procella?) Oh, bere i misteriosi deliri più profondamente di qualsiasi altro uomo! Selvagge e tenere pene! (A voi le trasmetto, miei figli, A voi le narro, e a buon motivo, o sposo e sposa). Oh, abbandonarmi a te, chiunque tu sia, e tu abbandonarti a me, a dispetto del mondo! Oh, ritornare al Paradiso! Oh, timida e femminile! Oh, attirarti a me e su te imprimere per la prima volta le labbra d’un uomo deciso. Oh, fuggire dove alla fine si trova lo spazio che basta, l’aria che basta! Svincolarsi da precedenti legami e convenzioni, io mai miei, tu dai tuoi! Trovarsi in un nuovo, impensato accordo con il meglio della Natura! Sentirsi il bavaglio cader dalla bocca! Avere il senso che in questo giorno, in qualsiasi giorno, basto così come sono. Oh, qualcosa di non provato! qualcosa in un’estasi! Completamente staccarsi dalle ancore, sganciarsi dagli altri! Procedere libero! libero amare! scagliarsi con furia violenta! Corteggiar la rovina con provocazioni e inviti! Ascendere, balzare ai cieli d’amore che mi son designati! Salire sin lassù con l’anima mia inebriata! Perdermi, se così mi tocca! Alimentare il resto della mia vita con un’ora di plenitudine e libertà! Con un’ora fugace di pazzia e di gioia! (“Un’ora alla pazzia e alla gioia”/FIGLI D’ADAMO – Foglie d’erba –*Walt Whitman) |
Fuori sta soffiando un vento impetuoso e freddo...
il suo dolce suono risveglia in me ricordi della mia giovinezza... il campeggio nei boschi ed il fruscio notturno della brezza fra i rami degli alberi... un po' spaventava e un po' cullava i miei sogni... quanto vorrei essere nuovamente quel ragazzo... felice, spensierato, ottimista, votato al futuro... se solo questo vento potesse spazzare via ogni segno delle mie paure... |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Alla povera mia fragilità
Alla povera mia fragilità tu guardi senza dire una parola. Tu sei di marmo, ma io canto, tu – statua, ma io – volo. So bene che una dolce primavera agli occhi dell’Eterno – è un niente. Ma sono un uccello, non te la prendere se è leggera la legge che mi governa. Marina Cvetaeva |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Non ho camminato nei tuoi sogni
Non ho camminato nei tuoi sogni, né mi sono mostrato in mezzo alla folla, non sono apparso nel cortile dove pioveva o meglio cominciava a piovere (questo verso lo cancello e non lo sostituirò), era allettante credere, come uno stupido, che ti avrei incontrato presto, eri tu che mi apparivi in sogno (e mi prendeva una dolce tenerezza), mi sistemavi i capelli sulle tempie. Quell’autunno perfino le poesie in parte mi riuscivano bene (però mancava sempre un verso o una rima per essere felice). Boris Ryžhy |
Ogni giorno dobbiamo combattere...
per sopravvivere... per dare tregua al tormento... per cercare di cambiare il futuro... ma il futuro si potrà cambiare?... nella nostra mente... nel nostro cuore... sappiamo che...sì...è possibile... se sappiamo vedere dentro di noi... nell'abisso del nostro io... più lontano di qualunque stella dell'universo... troveremo un nuovo uomo... per un nuovo inizio...finalmente... |
Finisce un altra estate...
le prime piogge, le serate fresche... la ruota del tempo gira inesorabile... mi assale la malinconia ma non voglio cedervi... sarò abbastanza forte?... osservo il cielo stellato e cerco la risposta nell'infinito... sale la speranza dentro di me ma domani sarà già svanita... la ruota continuerà a girare ed io...con essa...continuerò a sperare... |
Questo mio bacio accogli sulla fronte!
E, da te ora separandomi, lascia che io ti dica che non sbagli se pensi che furono un sogno i miei giorni; e, tuttavia, se la speranza volo' via in una notte o in un giorno, in una visione o in nient' altro, e' forse per questo meno svanita? Tutto quello che vediamo, quel che sembriamo non e' che un sogno dentro un sogno. Edgar Allan Poe |
Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Poesia trovata per caso su fb scritta da un tale Andrew Faber, mi ha molto colpito:
"Avete mai visto una donna indossare un paio di collant? Chiudere un jeans. Tirare su una gonna. Sciogliersi i capelli. Sciacquarsi il viso. Indicare un qualsiasi punto della schiena. Stropicciare gli occhi la mattina. Prima di dire buongiorno. Ogni volta che una donna sfiora il suo corpo. Insegna ad un uomo come si fa l’amore." |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Mi perdo nella mia tristezza,
odendo quel silenzio assordante che mi pervade anima. Combatto i miei demoni, ieri, oggi e domani. A te che sei la mia tristezza, ti lancio un grido d'aiuto, disperato. Un grido che resterà tale, vienimi incontro, dammi un segnale. Ma tu, chi sei veramente? |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Non mi piacciono le poesie, poi quelle un po’ lunghe alla seconda riga mi perdo e non capisco più niente :D, mi sembrano dei “pipponi” allucinanti
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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A me per esempio piacciono alcuni componimenti (sarebbero rime) di Michelangelo: Sol io ardendo all’ombra mi rimango, quand’el sol de’ suo razzi el mondo spoglia: ogni altro per piacere, e io per doglia, prostrato in terra, mi lamento e piango |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Non ne dubitavo, data la passione che entrambi avete per la pizza :)
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Il verso giusto. L'angolo della poesia.
[canticchiato]
Sarà capitato anche a voi Di avere un casino in famiglia Il padre che scopa la figlia Il nonno finocchio Che incula il marmocchio |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Aldo Palazzeschi, geniale scrittore e poeta poco celebrato. Ecco una sua poesia che forse in questo forum ci sta tutta.
Poesia di Aldo Palazzeschi Chi sono? --------------------------------------------------------- Chi sono? Chi sono? Son forse un poeta? No certo. Non scrive che una parola, ben strana, la penna dell'anima mia: follia. Son dunque un pittore? Neanche. Non ha che un colore la tavolozza dell'anima mia: malinconia. Un musico allora? Nemmeno. Non c'è che una nota nella tastiera dell'anima mia: nostalgia. Son dunque...che cosa? Io metto una lente dinanzi al mio cuore per farlo vedere alla gente. Chi sono? Il saltimbanco dell'anima mia. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Tempo di collera
Voi, tombe che camminano insulti viventi alla vita assassini del vostro stesso pensiero manichini antropomorfi Voi che invidiate le bestie che offendete l'idea del Creato che chiedete rifugio all'ignoranza permettete alla Paura di farvi da guida Voi che avete dimenticato il Passato che vedete il Presente con occhi appannati che non avete interesse per il futuro che respirate solo per morire Voi che solo per gli applausi avete mani e che domani applaudirete più forte di tutti come sempre e come ieri, e come oggi Sappiate allora voi scuse viventi di ogni tirannia che i tiranni li odio tanto quanto ho nausea di voi Alekos Panagulis |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Forse un mattino
Forse un mattino andando in un’aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore di ubriaco. Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto alberi case colli per l’inganno consueto. Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto. Eugenio Montale |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
High Windows
Di Philip Larkin When I see a couple of kids And guess he’s fucking her and she’s Taking pills or wearing a diaphragm, I know this is paradise Everyone old has dreamed of all their lives— Bonds and gestures pushed to one side Like an outdated combine harvester, And everyone young going down the long slide To happiness, endlessly. I wonder if Anyone looked at me, forty years back, And thought, That’ll be the life; No God any more, or sweating in the dark About hell and that, or having to hide What you think of the priest. He And his lot will all go down the long slide Like free bloody birds. And immediately Rather than words comes the thought of high windows: The sun-comprehending glass, And beyond it, the deep blue air, that shows Nothing, and is nowhere, and is endless. - Quando vedo una coppia di ragazzi e penso che lui se la scopa e che lei prende la pillola o si mette il diaframma, so che questo è il paradiso che ogni vecchio ha sognato per tutta la vita – legami e gesti messi da parte come una mietitrebbia arrugginita, e ogni giovane che va giù per lo scivolo di una felicità senza fine. Chissà se qualcuno osservandomi, quarant’anni fa, ha pensato: Quella sarà la vita; non più Dio, non più sudore e paura la notte per l’inferno e per tutto il resto, non più il dovere di nascondere quello che pensi del prete. Lui e quelli come lui tutti giù per lo scivolo come maledetti uccelli liberi. E all’improvviso non una parola viene, ma il pensiero di finestre alte: il vetro che assorbe il sole, e, al di là, l’aria azzurra e profonda, che non mostra nulla, che non è da nessuna parte, che non ha fine. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
[QUOTE=Edwin;2917590][B]
- Quando vedo una coppia di ragazzi e penso che lui se la scopa e che lei prende la pillola o si mette il diaframma, so che questo è il paradiso Che cukold colossale!!!! |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
[quote=claire;2917591]
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
[quote=Edwin;2917599]
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Aubade
Di Philip Larkin spero si sia inuito mi stia prendendo questo autore I work all day, and get half-drunk at night. Waking at four to soundless dark, I stare. In time the curtain-edges will grow light. Till then I see what’s really always there: Unresting death, a whole day nearer now, Making all thought impossible but how And where and when I shall myself die. Arid interrogation: yet the dread Of dying, and being dead, Flashes afresh to hold and horrify. The mind blanks at the glare. Not in remorse —The good not done, the love not given, time Torn off unused—nor wretchedly because An only life can take so long to climb Clear of its wrong beginnings, and may never; But at the total emptiness for ever, The sure extinction that we travel to And shall be lost in always. Not to be here, Not to be anywhere, And soon; nothing more terrible, nothing more true. This is a special way of being afraid No trick dispels. Religion used to try, That vast moth-eaten musical brocade Created to pretend we never die, And specious stuff that says No rational being Can fear a thing it will not feel, not seeing That this is what we fear—no sight, no sound, No touch or taste or smell, nothing to think with, Nothing to love or link with, The anaesthetic from which none come round. And so it stays just on the edge of vision, A small unfocused blur, a standing chill That slows each impulse down to indecision. Most things may never happen: this one will, And realisation of it rages out In furnace-fear when we are caught without People or drink. Courage is no good: It means not scaring others. Being brave Lets no one off the grave. Death is no different whined at than withstood. Slowly light strengthens, and the room takes shape. It stands plain as a wardrobe, what we know, Have always known, know that we can’t escape, Yet can’t accept. One side will have to go. Meanwhile telephones crouch, getting ready to ring In locked-up offices, and all the uncaring Intricate rented world begins to rouse. The sky is white as clay, with no sun. Work has to be done. Postmen like doctors go from house to house. - Lavoro tutto il giorno, a sera sono brillo. Alle quattro sto sveglio nel buio muto, fisso. Gli orli delle tende via via schiariranno. Frattanto vedo quello che in realtà c’è sempre: la morte infaticabile, d’un giorno intero più vicina, che rende ogni pensiero impossibile tranne come dove e quando dovrò morire io stesso. Arido interrogarsi: eppure la paura di morire, d’essere già morto, lampeggia nuovamente, avvince e terrorizza. La mente sbianca all’abbaglio. Ma non di rimorso – il bene non fatto, l’amore non dato, il tempo strappato e non usato – né disgraziatamente perché una sola vita può spendersi tutta a riscattare i suoi inizi sbagliati, e non riuscirci mai; ma per il vuoto totale ed eterno, la sicura estinzione alla quale andiamo incontro, dove saremo persi per sempre. Non essere qui, né in nessun altro luogo, e presto. Nulla di più terribile, nulla di più vero. Ecco un modo speciale di prendersi quella paura che nessun trucco scaccia. Provò la religione, quel logoro e vasto broccato musicale creato a farci credere che non morremo mai, tutte quelle sciocchezze del tipo Nessun essere pensante può temere una cosa che non sente, senza accorgersi che è questo a spaventarci: niente vista, niente suono, niente tatto o sapore, né odore, niente con cui pensare, niente da amare e niente a cui legarsi, l’anestesia dalla quale nessuno si risveglia. Così rimane ai margini della visione, una piccola fioca presenza, un freddo immobile che frena i nostri impulsi fino all’indecisione. Tante cose potrebbero non accadere mai: questa accadrà, e il capirlo deflagra furioso in bruciante paura se ci coglie senza niente da bere o compagnia. Il coraggio non serve: vale a non spaventare altri. L’essere forte non risparmia la tomba a nessuno. La morte non cambia se frigni o se l’affronti. Lentamente la luce cresce, la stanza prende forma. Certo come un armadio sta quello che sappiamo, che abbiamo sempre saputo, che non si può sfuggire, ma nemmeno accettare. Una parte dovrà cedere. Frattanto i telefoni vegliano, pronti a squillare in uffici ancora chiusi, e l’intero indifferente intricato mondo in affitto comincia a svegliarsi. Il cielo è bianco come calce, senza sole. Il lavoro va fatto. Postini come dottori vanno di casa in casa. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Prologo di La Nuvola in Calzoni
Vladimir Vladimirovič Majakovskij Il vostro pensiero, sognante sul cervello rammollito, come un lacche rimpinguato su un unto sofà stuzzicherò contro l’insanguinato brandello del cuore: mordace e impudente, schernirò a sazietà. Non c’è nel mio animo un solo capello canuto, e nemmeno senile tenerezza! Intronando l’universo con la possanza della mia voce, cammino – bello, ventiduenne. Teneri! Voi coricate l’amore sui violini. Il rozzo sui timballi corica l’amore. Ma come me non potete slogarvi, per essere labbra soltanto da capo a piedi! Venite a istruirvi dal salotto, vestita di batista, decente funzionaria dell’angelica lega, voi che sfogliate le labbra tranquillamente come una cuoca le pagine del libro di cucina. Se volete, sarò rabbioso a furia di carne, e, come il cielo mutando i toni, se volete, sarò tenero in modo inappuntabile, non uomo, ma nuvola in calzoni! Non credo che esista una Nizza floreale! Da me di nuovo sono esaltati uomini che a lungo hanno poltrito come un ospedale e donne logore come un proverbio. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Il Sole splende
Il cielo è blu Orco*** che vita di merda Fiorella Mannoia |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
My wife and I have asked a crowd of craps
To come and waste their time and ours: perhaps You’d care to join us? In a pig’s arse, friend. Day comes to an end. The gas fire breathes, the trees are darkly swayed. And so Dear Warlock-Williams: I’m afraid— Funny how hard it is to be alone. I could spend half my evenings, if I wanted, Holding a glass of washing sherry, canted Over to catch the drivel of some bitch Who’s read nothing but Which; Just think of all the spare time that has flown Straight into nothingness by being filled With forks and faces, rather than repaid Under a lamp, hearing the noise of wind, And looking out to see the moon thinned To an air-sharpened blade. A life, and yet how sternly it’s instilled All solitude is selfish. No one now Believes the hermit with his gown and dish Talking to God (who’s gone too); the big wish Is to have people nice to you, which means Doing it back somehow. Virtue is social. Are, then, these routines Playing at goodness, like going to church? Something that bores us, something we don’t do well (Asking that ass about his fool research) But try to feel, because, however crudely, It shows us what should be? Too subtle, that. Too decent, too. Oh hell, Only the young can be alone freely. The time is shorter now for company, And sitting by a lamp more often brings Not peace, but other things. Beyond the light stand failure and remorse Whispering Dear Warlock-Williams: Why, of course— |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Ma è aprile!
I. The Burial of the Dead April is the cruellest month, breeding Lilacs out of the dead land, mixing Memory and desire, stirring Dull roots with spring rain. Winter kept us warm, covering Earth in forgetful snow, feeding A little life with dried tubers. Summer surprised us, coming over the Starnbergersee With a shower of rain; we stopped in the colonnade, And went on in sunlight, into the Hofgarten, And drank coffee, and talked for an hour. Bin gar keine Russin, stamm’ aus Litauen, echt deutsch. And when we were children, staying at the archduke’s, My cousin’s, he took me out on a sled, And I was frightened. He said, Marie, Marie, hold on tight. And down we went. In the mountains, there you feel free. I read, much of the night, and go south in the winter. What are the roots that clutch, what branches grow Out of this stony rubbish? Son of man, You cannot say, or guess, for you know only A heap of broken images, where the sun beats, And the dead tree gives no shelter, the cricket no relief, And the dry stone no sound of water. Only There is shadow under this red rock, (Come in under the shadow of this red rock), And I will show you something different from either Your shadow at morning striding behind you Or your shadow at evening rising to meet you; I will show you fear in a handful of dust. Frisch weht der Wind Der Heimat zu Mein Irisch Kind, Wo weilest du? ‘You gave me hyacinths first a year ago; ‘They called me the hyacinth girl.’ —Yet when we came back, late, from the Hyacinth garden, Your arms full, and your hair wet, I could not Speak, and my eyes failed, I was neither Living nor dead, and I knew nothing, Looking into the heart of light, the silence. Oed’ und leer das Meer. Madame Sosostris, famous clairvoyante, Had a bad cold, nevertheless Is known to be the wisest woman in Europe, With a wicked pack of cards. Here, said she, Is your card, the drowned Phoenician Sailor, (Those are pearls that were his eyes. Look!) Here is Belladonna, the Lady of the Rocks, The lady of situations. Here is the man with three staves, and here the Wheel, And here is the one-eyed merchant, and this card, Which is blank, is something he carries on his back, Which I am forbidden to see. I do not find The Hanged Man. Fear death by water. I see crowds of people, walking round in a ring. Thank you. If you see dear Mrs. Equitone, Tell her I bring the horoscope myself: One must be so careful these days. Unreal City, Under the brown fog of a winter dawn, A crowd flowed over London Bridge, so many, I had not thought death had undone so many. Sighs, short and infrequent, were exhaled, And each man fixed his eyes before his feet. Flowed up the hill and down King William Street, To where Saint Mary Woolnoth kept the hours With a dead sound on the final stroke of nine. There I saw one I knew, and stopped him, crying: 'Stetson! ‘You who were with me in the ships at Mylae! ‘That corpse you planted last year in your garden, ‘Has it begun to sprout? Will it bloom this year? ‘Or has the sudden frost disturbed its bed? ‘Oh keep the Dog far hence, that’s friend to men, ‘Or with his nails he’ll dig it up again! ‘You! hypocrite lecteur!—mon semblable,—mon frère!” --- Aprile è il più crudele dei mesi, genera Lillà da terra morta, confondendo Memoria e desiderio, risvegliando Le radici sopite con la pioggia della primavera. L’inverno ci mantenne al caldo, ottuse Con immemore neve la terra, nutrì Con secchi tuberi una vita misera. L’estate ci sorprese, giungendo sullo Starnbergersee Con uno scroscio di pioggia: noi ci fermammo sotto il colonnato, E proseguimmo alla luce del sole, nel Hofgarten, E bevemmo caffè, e parlammo un’ora intera. Bin gar keine Russin, stamm’ aus Litauen, echt deutsch. E quando eravamo bambini stavamo presso l’arciduca, Mio cugino, che mi condusse in slitta, E ne fui spaventata. Mi disse, Marie, Marie, tieniti forte. E ci lanciammo giù. Fra le montagne, là ci si sente liberi. Per la gran parte della notte leggo, d’inverno vado nel sud. Quali sono le radici che s’afferrano, quali i rami che crescono Da queste macerie di pietra? Figlio dell’uomo, Tu non puoi dire, né immaginare, perché conosci soltanto Un cumulo d’immagini infrante, dove batte il sole, E l’albero morto non dà riparo, nessun conforto lo stridere del grillo, L’arida pietra nessun suono d’acque. C’è solo ombra sotto questa roccia rossa, (Venite all’ombra di questa roccia rossa), E io vi mostrerò qualcosa di diverso Dall’ombra vostra che al mattino vi segue a lunghi passi, o dall’ombra Vostra che a sera incontro a voi si leva; In una manciata di polvere vi mostrerò la paura. Frisch weht der Wind Der Heimat zu Mein Iriscb Kind, Wo weilest du? “Mi chiamarono la ragazza dei giacinti.” – Eppure quando tornammo, a ora tarda, dal giardino dei giacinti, Tu con le braccia cariche, con i capelli madidi, io non potevo Parlare, mi si annebbiavano gli occhi, non ero Né vivo né morto, e non sapevo nulla, mentre guardavo il silenzio, Il cuore della luce. Oed’ und leer das Meer. Madame Sosostris, chiaroveggente famosa, Aveva preso un brutto raffreddore, ciononostante E’ nota come la donna più saggia d’Europa, Con un diabolico mazzo di carte. Ecco qui, disse, La vostra carta, il Marinaio Fenicio Annegato (Quelle sono le perle che furono i suoi occhi. Guardate!) E qui è la Belladonna, la Dama delle Rocce, La Dama delle situazioni. Ecco qui l’uomo con le tre aste, ecco la Ruota, E qui il mercante con un occhio solo, e questa carta, Che non ha figura, è qualcosa che porta sul dorso, E che a me non è dato vedere. Non trovo L’Impiccato. Temete la morte per acqua. Vedo turbe di gente che cammina in cerchio. Grazie. Se vedete la cara Mrs. Equitone, Ditele che le porterò l’oroscopo io stessa: Bisogna essere così prudenti in questi giorni. Città irreale, Sotto la nebbia bruna di un’alba d’inverno, Una gran folla fluiva sopra il London Bridge, così tanta, Ch’io non avrei mai creduto che morte tanta n’avesse disfatta. Sospiri, brevi e infrequenti, se ne esalavano, E ognuno procedeva con gli occhi fissi ai piedi. Affluivano Su per il colle e giù per la King William Street, Fino a dove Saint Mary Woolnoth segnava le ore Con morto suono sull’ultimo tocco delle nove. Là vidi uno ch e conoscevo, e lo fermai, gridando: « Stetson! Tu che eri con me , sulle navi a Milazzo! Quel cadavere che l’anno scorso piantasti nel giardino, Ha cominciato a germogliare? Fiorirà quest’anno? Oppure il gelo improvviso ne ha danneggiato l’aiola? Oh, tieni il Cane a distanza, che è amico dell’uomo, Se non vuoi che con l’unghie, di nuovo, lo metta allo scoperto! Tu, hypocrite lecteur! – mon semblable, – mon frère! |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Banchieri, pizzicagnoli, notai,
coi ventri obesi e le mani sudate coi cuori a forma di salvadanai noi che invochiam pietà fummo traviate. Navigammo su fragili vascelli per affrontar del mondo la burrasca ed avevamo gli occhi troppo belli: che la pietà non vi rimanga in tasca. Giudici eletti, uomini di legge noi che danziam nei vostri sogni ancora siamo l'umano desolato gregge di chi morì con il nodo alla gola. Quanti innocenti all'orrenda agonia votaste decidendone la sorte e quanto giusta pensate che siauna sentenza che decreta morte? Uomini cui pietà non convien sempre male accettando il destino comune, andate, nelle sere di novembre, a spiar delle stelle al fioco lume, la morte e il vento, in mezzo ai camposanti, muover le tombe e metterle vicine come fossero tessere giganti di un domino che non avrà mai fine. Uomini, poiché all'ultimo minuto non vi assalga il rimorso ormai tardivo per non aver pietà giammai avuto e non diventi rantolo il respiro: sappiate che la morte vi sorveglia gioir nei prati o fra i muri di calce, come crescere il gran guarda il villano finché non sia maturo per la falce. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
CATULLO
Mi chiedi, Lesbia, quanti tuoi baci bastino per saziare la mia voglia di te. Quanti sono i granelli di sabbia africana che è sparsa in cirene ricca di silfio, tra l'oracolo torrido di giove e il sacro sepolcro dell'antico batto; o quante stelle nella notte silente spiano gli amori furtivi degli uomini: questo è il numero di baci che vuole Catullo, pazzo di te. Che i curiosi non possono contarli né una lingua maligna maledirli. |
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