Originariamente inviata da Dedalus
(Messaggio 1438746)
Uno dei problemi di internet è che può venir piegato a strumento di legittimazione delle teorie più strampalate e retrive in giro per il mondo.
Ad esempio, sei un povero razzista a cui nessuno dà ascolto. Nei tempi bui in cui la rete era solo qualcosa per andarci a pesca, uscivi di casa e ti si chiudevano le porte in faccia, cercavi allora di pubblicare articoli ma questi, messi alla prova, stranamente non reggevano neanche alle analisi più frettolose, grossolani errori inferenziali, strafalcioni logici, tutto avvistabile alla prima occhiata, come l'alunno delle elementari che scrive Aqua.
Poi, la svolta. I forum, i blog, Facebook, il diritto di parola — alleluja! Finalmente tutto può sembrare più valido quanto più se ne parla. Se non fosse per i censori.
Ma il nostro razzista ora s'è fatto furbo. Sa che il suo atteggiamento provocatorio fa sorgere sospetti, sa che non può enunciare chiaramente, deve dire e non dire; sa che gli occorre soltanto seminare il dubbio prima di sparire.
Perché?
Perché i suoi argomenti non li sviluppa nel confronto. Non li può sviluppare nel confronto. Non c'è nulla da sviluppare.
Una volta che i dubbi son stati disseminati, i ban comminati, ci sarà chi si affiderà al fedele motore di ricerca per approfondire il discorso e gli si spalancherà un mondo: Siti, forum, tutti dedicati alla questione razziale; documentatissimi, saturi di verità mai dette, isole di libera ricerca nel mare dell'uniforme squalificazione.
Perché lì il nostro razzista, il nostro antisemita, il nostro complottista, ha quello che ha sempre desiderato: il potere di decidere il criterio di selezione delle verità.
|