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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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La settimana dopo andai alla seduta felice come uno scolaretto e raccontai tutto con orgoglio. Mi aspettavo che mi lodasse, ed invece ebbi un’altra prova della sua scaltrezza. Mi fece fare un esercizio di immaginazione guidata chiedendomi di visualizzare la situazione come se l’avessi vissuta da spettatore. Più o meno descrissi la cosa così: “Arriva uno sconosciuto, mai visto prima. Avvicina la ragazza più bella del locale, la porta a ballare, restano insieme, ridono, chiacchierano a lungo e si scambiano poco dopo i numeri di cellulare. Escono assieme e se ne allontanano entrambe con la macchina di lei”. Mi chiese poi di descrivere più esattamente possibile tutte le emozioni, al che raccontai che sarei infallibilmente rimasto a bocca aperta per lo stupore e l’invidia, dovute perlopiù al breve tempo trascorso dal primo informale contatto e la manifestazione di una così chiara intesa reciproca: nemmeno un paio d’ore. Non avrei resistito alla vergogna ed all’umiliazione, avrei dovuto scappare da quel posto e magari rimuginare per mesi cosa mai quella persona avesse che io non possedevo. Pausa di qualche secondo: “Quella stessa persona era lei” L’idea di aver scambiato le parti funzionò come una specie di anticorpo. In quella particolare seduta mi ero visto in una condizione che prima di allora apparteneva solo ai miei sogni. Il carico incredibile di emozioni, l’intensità che sperimentai in quel momento nello studio, il benefico disorientamento, la salutare distruzione di certezze, lo stesso fatto di avere di fronte a me una figura autorevole diedero un risultato che me sembrò incredibile: quella convinzione cominciò a consolidarsi dentro e non ne uscì mai più, anzi cominciò ad alimentarsi ed a crescere da sola. Io sono affezionatissimo a quell’episodio anche al di là del suo esito. Pensate che ancora adesso ho la sua foto in cornice sul tavolo, foto che fa pure la sua grande figura essendo senza dubbio una bellissima donna, che anzi cattura sempre l’attenzione di chiunque entri nella mia stanza. “Bella, complimenti! E’ la tua ragazza? mi chiedono tutti. A me piace rispondere: “No, è stata solo una persona molto importante per me” e poi che altri si divertano ad immaginare quel che gli pare :-) Per la cronaca, ciò che è stato scritto qui http://www.fobiasociale.com/se-una-t...2431/pagina-6/ è stato raccontato pensando proprio a quell’esperienza. Quote:
Sempre nello specifico sull’idea del rifiuto: una volta era uno scenario da incubo, il cui solo pensiero apriva prospettive apocalittiche. Non moltissimo tempo fa mi accadde una situazione simile, in cui trovai una persona che mi incuriosiva e le chiesi di poterla rivedere, domandandoglielo a viso aperto, in modo sì gentile ed educato ma con sicurezza e decisione, senza sotterfugi trucchi o vie traverse. Mi disse di no, tornai a casa molto scornato ma avevo anche un pensiero diverso. Mi divertii ed immaginare le sue reazioni e scoprii che poteva tranquillamente aver pensato qualcosa del tipo “Bah, non mi piaceva proprio. Però quello li aveva le palle, era deciso e sicuro di sé: me l’ha chiesto guardandomi negli occhi senza avere paura”. Ancora adesso, quando la incontro di nuovo, mi piace avvicinarla senza angosce, scherzare e ridere assieme quasi per il gusto di stupirla lanciandole un messaggio del tipo: “Non ti temevo allora come non ti temo adesso, non sono un cagnolino scodinzolante, il tuo rifiuto non mi ha prostrato”. Consuntivo: Se cambia il nostra stato interno (che è almeno in parte modificabile) cambiano le nostre possibile reazioni a ciò che ci accade. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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A me inoltre è stata insegnata la tecnica dell’album di fotografie. Immaginavo di avere un grande raccoglitore, di quelli su cui si incollano le foto dei matrimoni e di altre ricorrenze simili. Appena mi accadeva qualcosa di incoraggiante (anche piccola o addirittura minima) immaginavo di attaccare una foto che descriveva l’evento e di aggiungere qualche breve annotazione, ad esempio evidenziando che la cosa non era affatto successa per caso o per un banale fraintendimento altrui, ma perché me la meritassi senza riserve ed io ero il primo artefice di quel successo. Poi tornavo su quell’episodio con pensiero più e più volte, ne rivivevo le emozioni e le sensazioni, le facevo mie, le rendevo sempre più solide e vive. Appena accadeva qualcos’altro di bello, subito un’altra “fotografia” finché ho collezionato un bel repertorio. Quando poi i successi sono diventati più grandi ho ignorato i primi timidi exploit e ho sgombrato le pagine per le vittorie più eclatanti finché tutto ha cominciato a sembrarmi perfettamente naturale. Per le cose negative, strategia opposta: gli insuccessi vanno velocemente studiati per capire come migliorare, ma una volta utilizzati per questo scopo vanno allontanati dalla mente, altrimenti costituiscono solo spazzatura interiore. Le mie energie mentali non sono illimitate: usarle per rimuginare cose passate è del tutto sterile, meglio quindi servirsene per scopi più utili e vantaggiosi. Sempre in tema di fotografie, io mi visualizzavo mentre ci stampavo sopra un grande timbro “Annullato”, dicevo fermamente a me stesso “Questa non fa testo” e gettavo tutto via in un immaginario cestino con grande soddisfazione. Così l’album restava pulito solo per le cose belle. Per la cronaca: la prima “foto” che appiccicai sulla prima “pagina” era: “Non ho abbassato gli occhi incrociando lo sguardo di una donna”, l’ultima, tantissime “pagine” dopo era: “Nello spazio di una sera sono passato dalla situazione di perfetti sconosciuti al contatto fisico”. Questa da sola valeva l’album intero. Poi smisi e archiviai tutto. Se ci si riflette, si tratta della stessa identica dinamica con cui si formano i traumi, solo indirizzata a scopi benefici. La buona psicoterapia, fatta da un professionista abile e competente, funziona più o meno in questo modo. Ricorda qualcosa? Credo di si: è infatti lo stesso meccanismo con cui si crea un’ossessione, si da vita ad un’idea fissa o un pensiero irrazionale su sé stessi (sono brutto, non piaccio alle donne, sono destinato alla solitudine ecc. ). Appena accade qualcosa che conferma questa posizione, viene subito notata e implacabilmente rimuginata per lunghissimo tempo. Si finisce così per rinforzarla finché diventa difficilissimo rigettarla. Se poi magari si tenta senza successo di cambiare le cose, parte un secondo pensiero diabolico del tipo “Ecco. Questa è l’ennesima volta che non riesco. Non ce la farò mai: ogni tentativo è inutile e ricado infallibilmente nella stessa condizione”. Siamo tornati al punto di partenza. Da qui in poi il discorso comincia diventare complesso e forse non basterebbe un forum intero. Se infatti un automatismo interiore è perfettamente conosciuto in tutti i suoi elementi è possibile non solo smontarlo è neutralizzarlo, ma anche rimontarlo in modo diverso e persino farlo funzionare al contrario, affinché cioè produca risultati utili, ad esempio rinforzando convinzioni utili e vantaggiose. Non mi stanchero mai di ripeterlo: si teme ciò che si ignora e ancora una volta sapere è potere. Occhio però che è una cosa che mi è stata insegnata durante la terapia con un percorso molto personalizzato. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Sono felice per te,ma bisogna dire che queste sono testimonianze assai rare perchè,a mio avviso,per cambiare in modo così radicale devi anche possedere un carattere più portato al cambiamento,non basta solamante andare dallo psicologo,perchè se non hai una forza interiore e una voglia di cambiare non c'è verso,questo significa,in buona sostanza,che tu hai avuto un carattere che ti ha trasmesso voglia di cambiare e non ti ha frenato.Comunque se uno possiede anche una buona dose di timideza/sociofobia mi risulta assai diffice mutare radicalmente evidentemente tu non eri poi così timido,in pratica eri tu che non volevi dialogare col mondo,ma se volevi ci riuscivi benissimo,il tuo era una specie di avversione per la società,mentre per molta gente del forum,me per primo il problema è quello di essere troppo fobici o timidi e di non riuscire ad esprimersi con la gente,in sostanza noi non possiamo ma non non vogliamo
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Grazie Clark Kent, sei sempre di aiuto e ispirazione! |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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La questione è più che altro limitare la timidezza o imparare a conviverci riuscendo a tirar fuori al contempo le nostre qualità positive, il che non esclude il rimanere per scelta un tipo introverso (ma al contempo sicuro di sè e interiormente tranquillo) che seleziona con chi parlare e di cosa parlare (e non necessariamente di sè)... |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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I miei interessi sono tipicamente quanto di meno attrattivo possa esserci per la stragrande maggioranza delle donne, e non posso imbarcarmi in qualcosa che non mi interessa davvero, solo per attirare la loro attenzione. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Sì. E' accaduto esattamente questo e perlopiù ne ho la conferma dai giudizi che gli altri danno su di me, in particolare le donne: vengo descritto come una persona capace di dare una calda sicurezza, ma che ha conservato una delicatezza interiore che è propria dei timidi. Non quindi una sostituzione, bensì un arricchimento. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
CK ma in questo momento sei fidanzato? E se la risposta fosse no, quante relazioni sentimentali importanti hai avuto? (e se vuoi anche quante avventure :D)
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Una volta che rianializziamo quei vissuti potrebbero venire alla luce anche queste cose, quindi l'episodio in se stesso verrebbe smontato nelle varie parti per poter essere fruito in modo più utile per noi stessi, ed a catena lo si potrebbe fare, in modo via via più facile per tutti gli eventi legati ad un unico filo conduttore che si scioglierebbe man mano, insieme ai vari traumi collegati. Esistono tecniche psicologiche, tipo quelle che hai citato, le quali spesso si rifanno in modo più o meno diretto ad altri sistemi , anche molto più antichi, presenti nelle varie culture, ad esempio c'è la tecnica della RICAPITOLAZIONE, di origine sudamericana, mentre il corrispettivo occidentale potrebbe rintracciarsi nella confessione, laddove fatta in modo corretto da ambo le parti, confessore e confessato. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Ironia a parte, è stata la prima volta in assoluto che ho sperimentato come il cambiamento di una convinzione limitante (e in genere il mutamento di uno stato interiore) possa influenzare notevolmente il mio comportamento e portare a risultati profondamente diversi. Vediamo con ordine. Per anni e anni mi sono logorato con ansia tormentosa su problemi del tipo “Come faccio a capire se gli piaccio?”, “Posso farmi avanti?”, “E’ questo il momento buono?”, “Sono il suo tipo” senza ovviamente combinare mai nulla di buono. Una delle mie fantasie preferite era quella di poter leggere nel pensiero delle donne. Il quella fase della mia vita, il mio dialogo interiore suonava più o meno così: “Non faccio nulla perché non ho alcun modo di sapere se le piaccio o meno. Quindi non posso fare altro che restarmene dove sono” In quel particolare episodio, che a posteriori riconosco come un eccezionale punto di svolta, per la prima volta in assoluto ho adottato uno schema diverso. All’epoca mi sembrò addirittura rivoluzionario ma ora lo giudico l’unico semplice, logico, sano e naturale: “Non ho modo di sapere se le piaccio o meno, quindi la cosa più naturale è semplicemente avvicinarla e vedere cosa succede. Finché non tento non lo saprò” Ovviamente questo è stato possibile solo perché con la terapia avevo già fatto un grosso lavoro per eliminare il terrore del rifiuto. Possedevo ormai una specie di “ginocchiera psicologica” che mi permetteva di espormi con qualche cautela e sperimentare abbastanza liberamente senza paura di farmi male, senza cioè che un eventuale insuccesso si trasformi in una brutale mazzata per il mio benessere interiore, che avrebbe pesato come un macigno sulla mia autostima. Il fiuto per le situazioni è stato poi costruito un po’per volta a furia di prove ed errori, con la pratica spicciola di ogni giorno, così da affinare progressivamente l’intuito. Un po’ come quelli che al primo assaggio trovano tutti i vini indistinguibili fra loro, e poi, dopo qualche tempo, colgono le più sottili sfumature nel bouquet come se fosse la cosa più naturale del mondo. Il tutto senza estremismi di nessun tipo, con leggerezza, educazione, buone maniere, senza dimenticare mai un sano buon senso e senza farsi abbattere dalle inevitabili difficoltà. Inutile scervellarsi su “Cosa dico?”, “Cosa faccio?”, “Come mi presento?” perché le possibili combinazioni di tanti fattori diversi sono così smisuratamente numerose da rendere inutili la ricerca di una soluzione standard. La cosa più sana è invece acquisire la capacità di verificare da se. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
io comincio a scervellarmi sono pensieri automatici,che partono,ora che le dico,cosa faccio e nel mentre mi sale l'ansia,e tutto un meccanismo radicato ci vorrebbe tempo per smontarlo...
cioe io devo imparare ad intergaire con le donne non ho dialogo,a parte qualke chiaccherata con mia madre e mia sorella.... parlo ogni tanto qualke cosa qualke frase,qualke intervento ma niente di che... |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
e qualke amica conoscente con cui ho un po' dic onfidenza ma e troppo poco...
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
Lo so che non ci sono soluzioni standard per tutti, Clark, ma se tu non mi fai l'esempio concreto e abbastanza dettagliato di ciò che hai detto/fatto quella volta, io da solo non riesco ad immaginare nulla di lontanamente simile a quella situazione (perché non mi ci sono mai trovato), e le tue argomentazioni sulla predisposizione mentale, pur ampiamente condivisibili, rimangono teoriche e non rispondono alla domanda: "OK, bene, non sono destinato a perdere e anche se succede non è una catastrofe, vado...ma poi cosa faccio?".
Non è una domanda retorica, in una situazione del genere a me non verrebbe in mente praticamente nulla. Soprattutto se si trattasse di dover dimostrare un mio interesse per lei o di capire se ne ha lei per me. Magari tu sei una persona che ha più probabilità di riuscire interessante per una donna rispetto a me (già solo il fatto che ti piaccia il ballo la dice lunga, io ho ben altri interessi :D, e poi hai detto tu stesso che non hai dovuto fare alcun cambiamento o sostituzione nella tua personalità, ma solo liberarti di certi blocchi), quindi è bastato che tu ti sciogliessi dalla paura di parlare per avere buona probabilità di successo. Io invece avrei anche problemi nel tener desto l'interesse durante la conversazione, perché non credo di avere granché da dire, o almeno di non avere granché di abbastanza interessante per lei da dire. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Inframmezzate a queste, altre situazioni delle più svariate. Perlopiù contatti iniziati bene che poi sono conclusi con un nulla di fatto dopo una serie di uscite inconcludenti, ma a queste aggiungerei una manciata di situazioni con precipitose ritirate della mia controparte se si accorgeva che non ero proprio in cerca di avventure, oppure miei decisi “no grazie” quando sentivo che lei cercava di portarmi su un terreno a me non congeniale: ad esempio una storia di puro sesso, oppure una tresca o una relazione clandestina con una donna non libera. Come scrivevo di recente ad un utente in privato, mi sono goduto e mi godo tutt’ora una specie di adolescenza-bis, piena di novità, scoperte, emozioni mai provate prima, situazioni avventurose, anche se non mancano certo i lati negativi: ansie, casini, paure, equivoci, gelosie, turbamenti, baruffe, litigate, notti senza dormire ecc. ecc. Di certo non mi annoio e la mia vita si è riempita di fatti, eventi e situazioni come non ne avevo mai provati in tutti gli anni precedenti, a volte anche troppi. Fra momenti belli e brutti, me ne sono accaduti più in qualche mese che non in un quarto di secolo, e non è uno scherzo! Meglio comunque sopportare ogni tanto qualche momento no (che poi comunque prima o poi passa) che tornare alle situazioni di prima, quando alla sera mordeva disperata l'angosciante percezione di inutilità, ero tormentato da un paralizzante senso di vuoto, e l'angoscia di una situazione immutabile da cui temevo di non riuscire mai a sfuggire mi lasciava alle prese con la disperata ricerca di senso a cui non riuscivo a dare risposta. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Questa però è una situazione molto particolare perché le regole sociali di questo particolare ballo permettono di avvicinare qualcuno anche senza aprir assolutamente bocca - se uno non desidera farlo -, ed anzi il troppo chiacchiericcio è considerato maleducato poiché distoglie entrambi dall’energia e dal sentimento che si mettono nella danza. |
Re: La mia vittoria: una testimonianza. La storia completa.
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Quando aprii la mia discussione sullo small talk intuivo quella che in realtà non è solo un problema, ma una vera e propria voragine. E' come se ci fosse uno scoglio enorme, megagalattico, che vedono solo alcuni e che per altri non esiste. E non è solo la timidezza, non è solo un "blocco mentale". @Clark Kent: capisco tutte le tue argomentazioni, io probabilmente saprei fare quello che hai fatto tu. Però non saprei fare il resto, a partire dalla parte evidenziata in neretto..c'è proprio un vuoto pneumatico.. |
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