Ciao, sono un… uomo di 33 anni, questo dice la carta d’identità; in realtà sono una femminuccia di 17 (sia inteso con rispetto per le ragazze, è un modo di dire). Non lo dico per autocommiserarmi, semplicemente è quello che sento. Penso comunque di poter aspirare ad una dignità. Ci sto lavorando.
Allo stesso tempo mi chiedevo se non fossi troppo vecchio per frequentare un posto come questo… una rapida occhiata in giro mi ha fatto capire che probabilmente sono ancora in tempo.
La mia fobia sociale ha sempre viaggiato parallelamente al disturbo bipolare (tipo 3). Ho grandi difficoltà di socializzazione dalle scuole medie, salvo in parte durante gli episodi ipomaniacali (da non confondere con i maniacali), per un verso la mia salvezza. Mi hanno permesso di trascinarmi oltre, di costruirmi una parvenza di vita sociale, di partecipare attivamente anche ad alcuni eventi che magari un sociofobico classico (ipotizzando che esista) non potrebbe aspirare a fare (parlo di feste eh, non di… boh, karaoke in un locale pubblico).
Ma la vera salvezza sarebbe stata la normalizzazione dell’umore, l’obbiettivo da eliminare il terribile down, durante i quali riuscivo a comunicare a malapena con due, tre persone, ma solo perché in qualche modo costretto. Per il resto terrore e buio assoluto. Ero obbligato a bigiare spesso la scuola, non occorreva vi fosse un’interrogazione, ma certo aiutava (e ovviamente non perché non avessi studiato, ma perché avrei dovuto parlare in pubblico)
Normalizzare l’umore significava rinunciare agli up come li conoscevo. Sembrava valerne la pena, ma in pratica ciò non accadeva. Così nel 2009 mi è stato prescritto un antipsicotico (non sono psicotico) a cui ho reagito molto male. Ah ma funzionare ha funzionato: il mio umore è stato piallato (pare) per sempre, con lui la mia vitalità. Gli up li vedo col binocolo. Risultato: la vita sociale già scarna si è sgretolata (potrei dire di avere attualmente mez… un quarto d’amico), studio finito, lavoro sì nei sogni, anedonia, sessualità devastata… lo scopo della mia vita è diventato la semplice sopravvivenza, praticamente come un vecchio (di 17 anni). C’ho messo un po’ ad accettarlo, sono stato vicino al baratro, sono finito pure all’ospedale. Ora che sono un po’ più stabile, e già grato di questo, mi sono chiesto “possibile debba finire così? Possibile che in mezzo a questo schifo non ci sia nemmeno un po’ di bellezza da qualche parte? Possibile che debba morire solo?” Così ho aperto un blog e sono entrato qui.
Non so se sono ancora in grado di socializzare davvero. Per farlo devo riceverne gratificazione, e in questi ultimi anni, nei miei miseri tentativi, non è accaduto. Non accade in nessun campo. E la conseguenza non è: niente gratificazione? Pazienza, vivrò una vita asociale. No, la conseguenza è la paura di intraprendere le iniziative più semplici come fare la spesa, accogliere ospiti in casa (vivo con genitori e nonni) o… lasciare un commento su youtube.
Ma perché non sperare ancora? E con chi altri potrei tentare di avere a che fare se non con persone col mio stesso problema? Certo ci sono anche i bipolari, ma sono un mondo a parte. Il disturbo bipolare non penso si possa definire un malessere esistenziale. O quanto meno non allo stesso modo.
Che mi aspetto dal forum? Mah io sono uno che sogna in grande ma che allo stesso tempo ha imparato ad accontentarsi. Suppongo di dovermi ritenere soddisfatto di passare qualche ora in “compagnia”, di condividere in qualche modo la mia vita con qualcuno, di sentirmi più compreso e libero. Quando parlo di “accontentarsi” non intendo certo sminuire il forum, ci mancherebbe. Non dipende tanto dal forum, ma da me. Se poi cambierà radicalmente la mia vita, in meglio, tanto di guadagnato.
Scusate la prolissità e grazie a chi è arrivato in fondo… nessun rancore per gli altri
(che lo scrivo a fare) Ciao, a presto.
p.s.: dimenticavo, ho fatto anche parecchia psicoterapia. Preferisco questo approccio a quello farmacologico: non serve (quasi) a nulla, ma almeno non fa troppi danni. Detto questo, continuo a prendere farmaci e non vedo alcun terapeuta. Così è più utile (relativamente al mio caso. Non ho dubbi che in qualche circostanza lo sia davvero).