Ciao a tutti,
mi scuso innanzitutto per il papiro che sto andando a scrivere, e spero che qualcuno di voi possa leggerlo fino alla fine. Ma complice questo periodo di chiusura forzata i momenti di sofferenza ultimamente si fanno ancora più frequenti e atroci. Non cerco compassione, ma forse alla soglia dei 40 anni è giusto il momento di condividere tutto quello che ho dentro, e capire se abbia un minimo di senso almeno provare ad andare avanti.
Tutto ha inizio, o almeno credo, quando a soli 4 anni sono rimasto orfano di padre, con tutto ciò che ne può conseguire nella vita di un bambino, poi ragazzo, e uomo. Rimasi solo con mia madre estremamente oppressiva e un fratello che mi ha bullizzato per anni. Fin da piccolo ho avuto problemi chiamiamoli di "genere", e ripensandoci ora credo che mia madre mi abbia cresciuto più come una bambina che non come un bambino. Ricordo uno dei primi giorni alla scuola materna, avrò avuto 5 anni, quando la maestra ci divise in due gruppi, i maschi e le femmine. Andai ovviamente in mezzo ai maschi, che mi scacciarono prepotentemente, e cercai rifugio nel gruppo delle femmine, che ebbero la stessa reazione. Mi misi da solo da una parte e non la smettevo di piangere, la maestra chiamo mia madre per provare a fare qualcosa, ma non la smettevo più. Non ricordo come andò a finire ma questo poco importa.
Non avevo una figura paterna da imitare. Frequentavo solo saltuariamente i parenti, ma era tutto fatto di zie, cugine, figure femminili che non potevamo certo aiutarmi nella mia crescita di maschio.
Alle elementari ero bullizzato, mi chiamavano femminuccia, gay, e soffrivo, piangevo alle volte senza riuscire a smettere. Il tutto mentre quando tornavo a casa ricevevo lo stesso trattamento da mio fratello, un "chad" di alcuni anni più grande di me che mi ha reso la vita impossibile fino credo ai miei 12 anni. Un incubo che non potete immaginare fatto alle volte anche di botte, oltre che di umiliazioni.
In tutto questo crescevo senza quelle esperienze che solo un padre può farti vivere. Chi vi ha insegnato ad andare in bicicletta? Chi vi portava in vacanza? Con chi avete vissuto tutte quelle cose che sono alla base della crescita di un uomo? Pensateci.
Nel frattempo mia madre mi opprimeva, mio fratello continuava a bullizzarmi, nessuno mi infondeva fiducia.
Crescendo le cose sono andate leggermente meglio, ma anche nelle scuole superiori mi sono portato dietro tutti i retaggi della mia infanzia. La vita di ciascuno di noi alla fine è fatta della somma delle esperienze che uno fa, ma se queste non ci sono è difficile crescere in maniera normale e poter aspirare a farne delle altre.
Posso farvi un altro esempio. Tutti voi o quasi avrete praticato uno sport da piccoli credo, a me non è stato permesso. Lo sport ti educa fisicamente e caratterialmente, ti permette di stare meglio in gruppo e di sviluppare quelle abilità sociali che sono alla base di ciascuno di noi. Io non ne ha avuto possibilità, e questa è una cosa che mancherà sempre nel mio bagaglio di esperienze umane.
Per cui provate a immaginarvi un ragazzo di 15-16 in questa condizione, in mezzo a tanti ragazzi che hanno fatto sport e le altre esperienze "normali" nelle loro famiglie e in altri circoli sociali, come poteva essere considerato dall'altro sesso.
Mi innamorai di una ragazza a 16 anni, ma lei mi rifiutò apertamente. A 18 però diedi il primo bacio, ma lei sparì dopo poco tempo perchè credo avesse intuito in me qualcosa di strano, che forse nemmeno io capivo. Mi piaceva stare con lei, baciarla, ma mi sentivo inadeguato, e alle volte le rifuggivo anche io.
Il punto è che non sono mai stato brutto. E paradossalmente è questo un aspetto che adesso mi fa soffrire ancora di più.
Nel frattempo, sempre intorno a quell'età, mi era fatto un piccolo gruppetto di amici, ma intorno ai 18 anni litigai con alcuni di loro e non avendo altri gruppi passavo molte delle mie sere a casa da solo.
Tutto questo mi portò ad essere escluso da tutto, al massimo riuscivo a legare a scuola con qualcuno singolarmente. Solo che mi trovavo nella situazione in cui ero escluso dai giri "fighi" e non mi andava, per orgoglio, di tampinare questa situazione frequentando sfigati quanto me. Perchè alla fine di tutto non ero nemmeno considerato uno sfigato, ero più uno che se ne stava per i cazzi suoi.
Questo mi portò a perdermi tutte quelle esperienze che si fanno a quell'età, comprese quelle con l'altro sesso.
Decisi quindi, una volta diplomato, di trasfermirmi in un'altra città.
Trovandomi in una città completamente diversa e iniziando a conoscere ragazzi e ragazze della mia età dal background completamente diverso l'impatto fu devastante. Mi trovavo a rapportarmi con persone molto più vissute di me. Pensavo a quanto mi fossi perso, al perchè me lo fossi perso, perchè a quel tempo non sarei stato in grado di pensare a quello che avete letto finora e a scriverlo. Per me era stata la mia vita "normale", difettavo completamente di auto-consapevolezza (non avevo mai avuto una guida, mio padre?), e forse intorno ai 20 anni ci fu per me una prima fase di "risveglio" e di presa di coscienza della mia situazione. Comprai dei libri sulla depressione e sull'autostima, e iniziai a scavare nei primi anni della mia vita per tirare fuori una parte di quanto avete letto fino a adesso.
Nel frattempo studiavo e lavoravo per mantenermi. Il malessere che covavo dentro influiva un po' su tutto, ma almeno l'Università andava avanti. Mi ero anche fatto un gruppetto di amici, uscivo e conoscevo anche delle ragazze, ma mi sentivo inadeguato. Ripeto, non brutto, ma inadeguato. E questo le ragazze lo percepivano e dopo un po' scappavano o mi friendzonavano. Il fatto è che non mi interessava più di tanto, iniziavo ad avere paura di rapportarmi con le donne, e iniziava a rimbombare nella mia testa la voce di mio fratello e dei bulli che per anni mi hanno dato del gay e della femminiuccia. Iniziai a scavare dentro di me per capire cosa realmente mi piacesse a livello sessuale, fino al punto di fare la doccia in palestra con altri maschi per capire cosa effettivamente provavo stando nudo in mezzo a loro. Nulla, nessuna "attivazione" di carattere sessuale. Ma lo stesso avveniva con le donne, stavo attraversando una fase, acuita con il corso del tempo, in cui dentro di me sentivo una forte paura di rapportarmi con una ragazza e di finirci magari a letto insieme.
Ci andai vicino in Erasmus, quando una ragazza con la quale ero uscito un paio di volte e con la quale mi ero baciato mi fece palesemente capire che voleva venire a casa mia. Scappai con una scusa, e fu quello uno dei momenti più "contorti" della mia vita. Mentre nel frattempo in quel periodo sentivo i miei co-inquilini che facevano sesso e avrei tanto voluto essere come loro, mi eccitavo e volevo fare le cose che facevano loro con le ragazze, ma io, ed è una sensazione che provo tutt'ora, pensavo fosse impossibile per me. Come se qualcosa mi fosse negata, ma me la negavo, e me la nego, solamente io. Non so cosa fosse, non so cosa sia tutt'ora.
E i bulli, compreso sempre mio fratello, continuavano a rimbombarmi nel cervello.
Gli anni passano, però senza lo straccio di un rapporto d'amore. Non ci provavo, tornavo a casa e guardavo un po' di porno e stavo bene. O pensavo di stare bene. In mezzo a me coppie che si formavano e si lasciavano, gente che si godeva la vita, e io che pensavo solo a lavorare, vedere amici e coltivare i hobbies.
E nel frattempo, la cosa più brutta e deprimente, fantasticavo su inesistenti storie d'amore che esistevano solo nella mia testa. Ero un pazzo, forse lo sono tutt'ora.
In tutto questo, la vocina "gay gay gay" di mio fratello e degli altri bulli continuava sommessamente a girare nella mia testa. Pensavo fossi un omosessuale che non aveva il coraggio di guardare in faccia la realtà, e ogni tanto a questa cosa ci penso tutt'ora, ma se solo provo a pensare di avere un rapporto sessuale con un uomo, o guardare un porno con due uomini, non ho nessuna eccitazione.
Passano ancora gli anni, nel frattempo nel lavoro le cose vanno alla grande, e mi ritrovo adesso a quasi 40 anni con uno stipendio alto e un lavoro da remoto che tutti si sognano. Lavoro da qualsiasi parte del mondo. Ricordo che da piccolo, mentre venivo tenuto chiudo in casa, sfogliavo gli atlanti e sapevo tutto di geografia, pensate a quanta voglia avessi di scappare via.
Ma il lavoro è l'unico aspetto positivo della mia vita. Nel corso di questi ultimi anni mi è capitato di baciare altre due ragazze, una in realtà non mi piaceva, lo feci solo per provare nuovamente, ma se una non ti piace e inutile andare avanti. Con un'altra invece sarei stato felice almeno di provare ad andare fino in fondo, ma lei non me lo ha permesso. Avrà trovato qualcosa di strano in me. Si perchè io sono sempre stato quello strano. Per tutti.
Mi ritrovo quindi a 40 anni a vivere fuori casa da 20. Sento mia madre al massimo una volta a settimana. Credo che se morisse non me ne fregherebbe più di tanto. Mio fratello non lo odio, ma lo ignoro. Forse si è reso conto anche lui del male che mi ha fatto e adesso mi tratta benissimo. Da poco è stato da uno psicologo anche lui, e per me è una piccola vittoria.
Provo ormai la sensazione che tutto mi sia sfuggito via, in parte per colpa mia, in parte per il retaggio in mezzo al quale purtroppo sono cresciuto. Quando vedo le coppie felici soffro come un cane, penso a come si sono conosciuti, alla prima volta che sono stati insieme. Tutte cose che a me sono state negate, o che io mi sono negato. O entrambe le cose.
E mi chiedo il perchè tutto questo proprio a me, mi chiedo solamente il perchè. Ma anche se ci fosse un perchè non cambierebbe nulla.