Ciao a tutti, sono GiorgioM e grazie a un po' di coraggio e voglia sono riuscito a scrivere qui per potermi un po' sfogare e trovare anche consigli utili per la mia situazione.
Sono un ragazzo di 23 anni, appena laureato in scienze politiche. Ho una storia famigliare con madre altamente nevrotica - ci tengo a dirlo - la quale mi ha portato a numerosi guai nel corsi della vita. Il mio problema più grande sta nell'aver trascinato fino a questa età problemi che dovrebbero risolversi nella prima adolescenza come: aver avuto un buon numero di partner sessuali (nel mio caso una), aver avuto un buon bagaglio emotivo e sociale. Come Kalsched (nel libro, "Il trauma e l'anima") sarei un ottimo candidato come 'Orfano del reale', in cui quindi aspirazioni e sogni vengono subito messi da parte dalle paure e dai continui modelli che si autoreplicano dal passato. Sono pienamente consapevole di aver una grande ansia prestazionale nelle situazioni sociali in generale, così come nelle pochi relazioni che ho avuto, ma ci sono aspetti comunque irrisolti a cui devo lavorare. Uno fra i più grandi:
Vorrei poter - come molti studenti - non sentirmi congelato e nel panico al solo pensiero di trovare casa insieme a sconosciuti di cui non conosco nemmeno il nome. Eppure, sento che se non riesco a superar questa paura dell'ignoto non posso godermi appieno una parte della vita universitaria (e quindi anche di relazioni) che sarebbero poi motivo di rimpianto con l'età adulta.
Tuttavia, mi ritengo fortunato visto che ho amici su cui contare (di lunga data) ma per il resto se una situazione o una persona non mi convince tendo a evitare oppure a lasciare perdere.
Per ora è tutto, buona domenica!