Non c'è davvero niente da dire. Sono un uomo che sta per farsi, ho poco più di vent'anni e la vita davanti, e nessuna voglia di viverla.
Non sono qui per caso: so che la radice di ogni mio disagio risiede fra gli altri, nel rapporto particolare che ho sempre avuto con gli altri. Ma stare sempre soli ha effetti distruttivi su ogni cosa: oggi sono un groviglio di tormenti, nuovi e antichi, un guscio vuoto, un nulla che ha perso le forze anche per alzarsi dal letto la mattina.
Non aver mai avuto amici, non essere mai scesi dalla torre dorata terribile della propria interiorità per stare con gli altri significa anche non essere cresciuti, vedere il mondo con occhi diversi e chissà quanto stupidamente, trascorrere la vita piangendo e trascinando i piedi. E fare tutto da soli.
Anche per questo sono qui: ho una gran voglia di parlare e di sfoghi e scaricare una parte del peso che ho sulla schiena.
Ma aver fatto della solitudine la cifra della propria vita significa anche altro: significa non aver mai avuto una ragazza o donna o femmina fra le braccia, nessuno che dice "ti amo" o "ti voglio bene" o "coraggio, passerà" quando sono triste. E io ormai sono sempre triste, e il mondo e la vita mi si rivelano per quello che sono veramente - inutilità dolore e insensatezza - e ormai è troppo tardi per tutto.
Oggi in me si rimescolano oscuri desideri antichi e dolori più moderni, vorrei toccare una donna ma anche - e in fondo soprattutto - guardarla negli occhi e vedere di annegare un po' il male che accompagna ogni cosa con lo stare insieme; progettare grandi cose e ridere del nulla. Ma un Dio giusto o beffardo ha stabilito diversamente per me: e oramai non mi resta altro da fare che disperarmi, o forse accettare serenamente il fatto che le cose sono andate così e prepararsi a partire verso nuovi mondi. Questo non mi piace più, ed è diventato tutto veramente insostenibile.
Va bene come presentazione? Spero di sì. Ciao.