Buongiorno, mi chiamo Alessandro e sono uno studente universitario di 24 anni. Abito in Lombardia. Mi iscrivo a questo forum perchè sento di avere difficoltà in campo sociale che non sono riuscito a calmierare significativamente con un percorso psicoanalitico intrapreso, poi interrotto nel settembre di quest'anno (dopo 3 anni) per incompatibilità abbastanza grave tra i modi dell'analista di condurre la terapia e la mia personale conformazione interiore. Mi sto recando da una psicoterapeuta da circa due mesi e per ora, sul piano umano, il rapporto è molto migliore di quello che avevo con lo psicoterapeuta precedente: spero che anche in termini di efficacia, il nuovo percorso terapeutico risulti assai più proficuo.
Le mie difficoltà in campo sociale sono dovute non soltanto a timidezza, introversione e ritrosia (che, pure, mi caratterizzano), ma anche ad una scarsa propensione a socializzare per il puro gusto di discettare del più e del meno; inoltre non sento sulla mia pelle la "naturale" (?) tendenza a non rimanere soli e conseguente impellenza di tenere più rapporti sociali possibili in modo da non scivolare nella solitudine. A scanso di equivoci, anche a me la solitudine coatta e continuativa non piace, altrimenti non sarei nemmeno iscritto qui e vivrei in pace con il mio disadattamento sociale; il problema è che sembra che se mi sporgo un pelo fuori dalla mia comfort zone, le persone che inizio anche solo sporadicamente a frequentare inizino a cercare la mia compagnia con modi, tempi e soprattutto un'assiduità che non sento mia. È come se per relazionarmi con qualcuno e passarci piacevolmente del tempo ogni tanto, dovessi accettare il "pacchetto completo" consistente in una relazione piuttosto stretta, in un'assiduità nella frequentazione e in una partecipazione ad attività di gruppo. Altrimenti sembra che io non ci tenga affatto e il rapporto si perde spontaneamente del tutto... così, quantomeno, ho sempre esperito in prima persona.
Ecco, appunto. Uscite in gruppo: questo non mi piace. Questo mi sovraccarica di stimoli sensoriali, concettuali, di pensiero, di movimento. Questo mi riempie di convenzioni socio-relazionali a cui mi rendo conto di dover aderire per non fare la parte dell'eccentrico, nella migliore delle ipotesi, e dello stupido-ingenuo-distaccato, nella peggiore. Se tutte le amicizie fossero rapporti a 2, o al massimo a 3 ma senza sconfinare nella situazione sociale del branco (perchè per me i gruppi sociali sono quasi inevitabilmente questo: branchi con "capi" e subalterni, e la cosa che mi sconvolge è che tanta gente subalterna è sinceramente contenta di esserlo!), i miei problemi sociali, benchè comunque presenti per via della mia indole introversa e anche piuttosto umbratile (non sono una persona particolarmente allegra, o che si fa scivolare le cose addosso), non sarebbero così gravi.
Relazioni sentimentali? Manco a parlarne. Devo ammettere che buona parte del mio malcontento per ciò che sono sul piano delle conoscenze e delle relazioni amicali è dovuto al fatto che, così facendo, non posso instaurare un legame sentimentale con una ragazza. Come si può conoscere una ragazza compatibile con me, senza allargare il proprio giro di conoscenze mediante uscite in gruppo, o comunque frequentazioni su numeri più grandi? Per ovvie ragioni culturali, e forse non solo, concepisco le relazioni amorose come inevitabilmente monogamiche (poi che qualcuno tradisca il/la partner è un altro discorso, ma non si parte con una poligamia "di prassi"). Ma giungere alla monogamia sentimentale passando per la "poligamia" delle amicizie (nessuno ha un solo amico e ne vuole inevitabilmente avere uno solo!), per il discorso che ho fatto prima, sarebbe decisamente difficile per me... oltre al fatto che concepire qualcosa come un mero strumento per ottenere altro è il primo, grande passo per NON farsi piacere quella cosa. Di conseguenza, se mi facessi violenza per uscire in gruppo solo ed esclusivamente per sondare il terreno alla ricerca di ragazze potenzialmente compatibili con me, non vivrei bene il "mentre", il presente, lo stare in gruppo in sè. E capisco che ne soffrirei, certamente.
Spero di non essere stato prolisso oltre misura. Saluti e grazie mille per aver letto fin qui!