Ciao a tutti!
Vorrei innanzitutto complimentarmi con i moderatori per la gestione del forum. La ragione principale che mi ha convinta a registrarmi a questo sito è stato infatti il garbo con cui sono soliti discorrere gli utenti (per la mia esperienza è una cosa davvero mai vista ).
Sono una ragazza di 32 anni, lavoro da poco più di un anno, ho pochissime amicizie, sono single e non sono felice.
Non so se il mio problema si può definire fobia sociale, sicuramente ci si avvicina. Ci sono persone e situazioni sociali che mi danno un disagio anche molto forte. Innanzitutto, mi succede solo con i miei coetanei. Inoltre, ci sono categorie di persone con cui mi relaziono senza problemi, e precisamente si tratta di persone che mi sembrano subito molto intelligenti o molto stupide o molto empatiche o persone che hanno il mio stesso problema (me ne accorgo subito ). A volte non mi succede durante il primo incontro, ma al secondo sì. Spesso riesco a tollerare bene un gruppo di tre persone oltre me. Riconosco che questo disagio, che mi rende rigida, goffa, non mi lascia esprimere e a volte mi paralizza, è paura, una paura irrazionale come di “essere odiata” – non saprei definirla altrimenti. Però la differenza che ho notato tra la mia situazione e quelle descritte dagli altri utenti è che io non desidero essere come gli altri, avere tanti amici, non voglio essere o sembrare “normale”, non desidero la compagnia della gente “normale”. Vorrei semplicemente non soffrire nelle occasioni in cui sono costretta a stare con gli altri, poter ampliare la mia cerchia di persone speciali e ricevere più stimoli dal mondo esterno.
Ho un rapporto conflittuale con mia madre, durante la mia infanzia è stata una tiranna ed è ancora oggi una persona dura, perfezionista, egocentrica. Non ricordo di aver ricevuto un solo bacio o una carezza da mia madre, ricordo solo insofferenza, rimproveri o sermoni, il massimo di intimità che mi abbia concesso è stata un po’ di complicità.
Verso i dodici anni, dopo un episodio di mobbing molto duro subito a scuola, mi è preso un vizio orrendo di cui mi vergogno tantissimo: tricotillomania alle gambe. Ogni due giorni sono lì con pinzette e spilli, ho le gambe sempre piene di crosticine e cicatrici. Dopo che lo faccio mi sento una fallita ma non riesco a smettere, e per paura che qualcuno se ne accorga non scopro mai le gambe, neanche d’estate. Sempre in quel periodo mi è venuta l’iperidrosi alle ascelle, problema di cui credo di essermi liberata grazie ad un deodorante antitraspirante scoperto qualche mese fa (non ho notato sudorazione compensativa ma non voglio cantar vittoria troppo presto).
In passato, a seguito di una storia difficile con un tipo cattivissimo da cui ero ossessionata, ho avuto problemi di bulimia, ma senza vomito autoindotto, praticavo condotte espiatorie di vario tipo (digiuni, sport, camminate infinite). Problema felicemente risolto, senza un perché
Ho avuto anche, per diversi anni, problemi di sonno, in particolare risveglio precoce. Risolto anche questo.
Rimane questo disagio della compagnia degli altri, più sono normali più mi sento strana, detestabile, in pericolo. Il risultato è che ho solo cinque amiche, sparse in giro per l’Italia (mi sono trasferita molte volte, sempre con l’illusione che cambiando città avrei riformato anche me stessa), con cui faccio lunghe telefonate ma che vedo raramente.
Con i ragazzi, quando noto un interesse nei miei confronti, non sono timida. Così ho avuto molte storie, ma quasi sempre sono riuscita a tirare fuori il peggio di loro E’ un vero talento, il mio! Non sono mai stata lasciata, le mie storie sono stata costretta a chiuderle io, dolorosamente, a seguito di slealtà gravi, inaspettate e immotivate. Questo mi fa pensare che tutte le volte ci fosse, sotto l’amore, la fiducia, la confidenza, una vena sotterranea di ostilità, di insofferenza nei miei confronti. Ultimamente ho pensato questo: non sarà che a un certo punto della relazione queste persone che mi amano mi si rivoltano contro perché temono che un giorno io possa rifiutarli e scacciarli? E’ vero che sono molto rigida nei giudizi e che questo tratto del mio carattere emerge subito, ma è anche vero che ho un sacco di difetti e lacune e non ne faccio mistero, anzi. E non frequento, né cerco, persone perfette, ma semplicemente sensibili e gentili. E non idealizzo il mio compagno, ne vedo i difetti e le piccolezze le perdono, non sono vendicativa, non rivango mai episodi passati. Perché gli uomini dovrebbero avere questo timore? Le mia amiche non lo hanno mai avuto, e nessuna di loro ha una buona autostima. Non capisco.
Mi piacerebbe confrontarmi con voi sul rapporto che abbiamo con gli altri e spero di poter dare un contributo, malgrado il mio problema nelle relazioni sociali sia più lieve di quello di tanti utenti.