Salve a tutti, sono un ragazzo di 19 anni che non si sente adatto alla vita. Ho avuto successi sportivi e fino a poche settimane fa anche successi universitari. Amo lo studio. Il problema è che non ho le mezze misure, esagero, vado in esaurimento e mi deprimo. Le altre persone che cercano di aiutarmi nei momenti peggiori non mi aiutano per niente. Non riesco a parlarne con i miei genitori perché non mi capiscono e sono troppo orgoglioso pure per parlarne con gli amici. Il risultato è che alterno periodi in cui mi chiudo in casa (settimane!) senza vedere nessuno a periodi in cui sono allegro e felice...come una doppia personalità. Tuttavia conservo una spiccata sensibilità in entrambe le situazioni e mi piacerebbe entrare in questo forum per condividere le mie esperienze con gli altri e offrire il mio aiuto, anche perché mi ritengo abbastanza saggio (predico bene ma razzolo male) e molto acculturato. Ritengo che il mio disagio tragga la sua origine nell'ambiente familiare: mio babbo ha lasciato mia mamma quando ancora ero nella sua pancia e mi sono preso inconsciamente tutto il suo dolore. Ero in braccio a lei quando piangeva. Come risultato sono diventato una persona sensibile, troppo! La mia sensibilità è la mia condanna, perché molte persone non sono affatto sensibili e sfruttano i più buoni. La sfortuna è che mia sorella è una di queste persone ed influenza i miei genitori che non mi prendono sul serio quando mostro il mio lato sensibile. Molte volte sono stato deriso, ecco perché non mi apro facilmente agli altri e mi isolo. Sono stato trattato anche con psicofarmaci ma li ho abbandonati per effetti collaterali. La mia psichiatra, l'unica con cui mi sono aperto, non può curarmi perché ha già curato mia sorella. Non mi suicido perché sono uno schifosissimo codardo. Ma voglio aiutare gli altri, se sono più forti di me, ad uscire dal tunnel della fobia sociale, come ho già fatto con molti amici. Non voglio dilungarmi e concludo citando il mio amato Leopardi ''Amaro e noia la vita, altro mai nulla. E fango è il mondo.'' (A se stesso) Sta a noi addobbare la nostra vita per renderla accettabile; la sofferenza è tuttavia parte dei giochi, è la molla propulsiva delle nostre azioni, ineliminabile.