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10-07-2017, 20:57
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#1
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Banned
Qui dal: Dec 2016
Ubicazione: Terra dei cuochi
Messaggi: 4,333
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È un giovane filosofo su youtube, vi consiglio il suo canale.
Appena visto,un po' lunghetto lo so, ma ho pensato subito al forum.
Lo trovo un video pieno di spunti di riflessione, magari qualcuno di voi che ha già delle idee chiare in merito può dire la sua. Insomma vorrei incoraggiarvi a dire la vostra opinione, discutere e cose così. Io credo di trovarmi d'accordo con la visione di Spinoza da lui esposta nel finale, non riesco a formulare una contro teoria oppure non ho voglia, quindi potreste fare il lavoro al posto mio .
Ad un certo punto (non me lo aspettavo devo dire) parla anche di biochimica, cioè dell'infelicità che deriva da uno squilibrio chimico del cervello, sembra quasi prendere la piega di una pubblicità per antidepressivi .
A 20:02 sintetizza quale sarebbero i prezzi di questa eventuale felicità oggettiva e permanente secondo le varie teorie. Potreste essere d'accordo con queste condizioni? e le ritenete corrette? oppure sono definizioni fin troppo semplicistiche?
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Ultima modifica di SamueleMitomane; 10-07-2017 a 21:44.
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10-07-2017, 21:26
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#2
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Banned
Qui dal: Apr 2013
Ubicazione: Milano
Messaggi: 14,714
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Non sempre
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10-07-2017, 21:36
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#3
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,449
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Video molto interessante ed esposizione chiara. Ti ringrazio per questo contributo.
Per eventuali riflessioni mi prendo un po' di tempo e ti dirò.
Quote:
(non ho idea del perché non compaia l'anteprima ma vabè copiate e incollate)
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è un bug nel forum, quando apri un thread con un link poi fai "modifica" e salva la modifica, il link magicamente apparirà.
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10-07-2017, 21:37
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#4
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Banned
Qui dal: Apr 2013
Ubicazione: Milano
Messaggi: 14,714
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sinceramente se sapete come si fa a essere felici ditelo perchè ancora non l'ho capito, non è possibile. Io non mi sono mai sentita così
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10-07-2017, 21:41
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#5
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,449
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Quote:
Originariamente inviata da Joseph
Cumolo di sapere morto. (cit.)
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Beh mica tanto, finché genera click e impression.
(e in certi casi rosik, ma vabbé. Forse ci vorrebbe un secondo video sull'infelicità....)
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10-07-2017, 21:55
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#6
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Banned
Qui dal: Dec 2016
Ubicazione: Terra dei cuochi
Messaggi: 4,333
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Quote:
Originariamente inviata da Marco.Russo
è un bug nel forum, quando apri un thread con un link poi fai "modifica" e salva la modifica, il link magicamente apparirà.
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A posto, grazie .
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Ultima modifica di SamueleMitomane; 10-07-2017 a 22:11.
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10-07-2017, 23:12
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#7
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Banned
Qui dal: Dec 2016
Ubicazione: Terra dei cuochi
Messaggi: 4,333
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Quote:
Originariamente inviata da Joseph
Cumolo di sapere morto. (cit.)
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Quote:
Originariamente inviata da Joseph
Lo vedrei bene a fare video di filosofia asmr, il look c'è, deve solo lavorare sulla dizione alla Fabio De Luigi.
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Lo sapevo che saresti spuntato dicendo cose del genere , eh vabè a ognuno il suo immagino.
Comunque non lo sapevo mica cos'era sto asmr, ho trovato video di gente che sussurrava in modo inquietante
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11-07-2017, 00:08
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#8
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Esperto
Qui dal: Sep 2016
Ubicazione: Italia
Messaggi: 4,205
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Se vinco una ingente somma alla lotteria cerrrrto che sono felice anzi sarei il più felice del mondo e probabilmente guarisco dalle mie paranoie.
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11-07-2017, 06:55
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#9
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Banned
Qui dal: Dec 2016
Ubicazione: Terra dei cuochi
Messaggi: 4,333
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Quote:
Originariamente inviata da Joseph
Visto il topic è proprio il caso di dirlo.
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Davvero divertenti queste frecciatine , ancora non ne ho capito le motivazioni però.
Seriamente, si è capito che consideri banale il video e chi l'ha fatto, magari consideri banale pure me, però almeno fammi capire cosa vuoi dire, argomenta, in modo chiaro ed esplicito, non sempre con queste frasi ambigue o solo screditando (sempre in modo ambiguo). In alcuni (alcuni, non tutti) interventi che fai ho l'impressione che dici le cose come se te le ripetessi a te stesso, senza un tentativo di spiegare in maniera chiara e concisa cosa intendi dire, avvolte privilegiando la bellezza e la forma di una frase al suo contenuto. Magari sono scemo/paranoico io ed è un'impressione solo mia, ma comunque ritornando in tema, sembri avere un'opinione sull'argomento che evidentemente è in netto contrasto con qualsiasi cosa abbia detto il tizio (poveretto ), quindi perché non mi spieghi chiaramente che cosa ne pensi di questo video e i tuoi pensieri in merito? Se hai voglia eh...
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11-07-2017, 09:27
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#10
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Esperto
Qui dal: Sep 2010
Ubicazione: Lombardia
Messaggi: 1,858
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Solo a periodi, o a momenti.
Sempre sempre no
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11-07-2017, 12:30
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#11
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Esperto
Qui dal: Jun 2009
Ubicazione: Oceania, Pista Uno
Messaggi: 63,742
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Quote:
Originariamente inviata da vero82
Solo a periodi, o a momenti.
Sempre sempre no
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12-07-2017, 00:06
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#12
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,449
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Come promesso, condivido le mie opinioni in merito:
innanzitutto trovo che l'autore confonda un po' due concetti in realtà ben distinti, ovvero l'assenza di felicità e l'infelicità stessa. Forte delle mie esperienze come anedonico posso testimoniare che le due sensazioni sono estremamente differenti fra di loro, e non è facile stabilire quale delle due sia peggiore!
Poi credo che la domanda in sé sia potenzialmente foriera di frustrazione (e quindi infelicità). La felicità è la retribuzione attraverso cui il nostro cervello ci ripaga per dirci che abbiamo agito bene.
E' una sensazione. E' prodotta dal cervello. Dal rilascio di sostanze e stimoli che -salvo casi di patologie neurologiche- chiunque è almeno potenzialmente in grado di ricevere, senza bisogno di farmaci.
Il vero problema è capire cosa si intende per "agire bene", e ancor più, cosa intende il nostro cervello.
Questo si è evoluto nel corso di milioni di anni, accumulando strati su strati, partendo dai rettili e producendo il primo aggregato neuronale in grado di stimoli reattivi (paura, aggressività, golosità), passando poi dai protomammiferi e producendo quel superstrato in grado di mediare l'emotività più fine, indispensabile per le organizzazioni sociali complesse a cui la maggior parte dei mammiferi è votata, fino all'ultimo strato, esclusiva umana, in grado di logica, astrazione, autoconsapevolezza, senso di sé.
Tutti e tre i strati sono golosi di felicità, ma ciascuno riesce a guardare solo entro il proprio orizzonte degli eventi. Ridottissimo, limitato all'immediato, per quanto concerne la parte primitiva, ridotto e finalizzato al breve termine per la parte protomammifera, e relativamente vasto (a seconda della specifica profondità di pensiero) per quanto riguarda la parte più recente.
E' abbastanza intuitivo e pacifico da accettare che facendo litigare le tre parti del nostro cervello (o anche solo due contro una), questa si rivelerà un'autentica ricetta per l'infelicità. Può essere il rimandare lo studio per guardarsi la serie tv. O può essere negarsi costantemente un po' di svago per un eccesso di senso del dovere. Può essere trattenere la pipì per non voler andare nei bagni puzzolenti di un autogrill, o andarci e cercare di non badare al lezzo nauseabondo. Bleah!
Beh un po' di guerra è inevitabile che se la facciano. Ma non deve degenerare.
Ecco, secondo me la cosa che più di tutto può avvicinarci ad uno stato se non di felicità permanente, per lo meno ad una sua approssimazione, è il possesso di una buona narrativa di sé. Cosa sto facendo? Dove sto andando? Perché sono interessato a questo?
Se lavoro per prender soldi e comprarmi l'ultimo iphogn, chiaro che non appena il lavoro diventerà frustrante oppure odioso, mi verrà in odio anche il consumismo a cui mi voto per convincersi che sia necessario guadagnare.
Ma se lavoro perché la mia storia, quella che mi sto scrivendo, è quella di una persona che guadagna dei soldi per potersi permettere un appartamento, per poterci vivere con una compagna, per poter vivere avventure assieme, o magari decidere di mettere al mondo un bimbo, oppure chennesò, dedicarsi al volontariato: quello che sto facendo è parte di un percorso, e quindi è un tratto di strada.
Allora non ci penserò neanche alla felicità. Non ci sarà bisogno di inseguirla, perché verrà da sé nei momenti in cui "sto agendo bene", così come verrà della costruttiva infelicità qualora "sto agendo male". Ma sul lungo termine, quando ripenserò nel complesso, vedrò la strada che ho percorso e la storia che si è dipanata, e potrò dire che è una bella storia. E questo sì che potrebbe farmi pensare di esser stato per lo più felice. E' un po' un illusione; ma è così che funzioniamo.
Quindi, tl;dr. Per essere felici ciascuno di noi deve trovare qual è la sua storia, e impegnarsi a scriverla, attraverso le azioni di ogni giorno.
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13-07-2017, 19:25
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#13
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Banned
Qui dal: Dec 2016
Ubicazione: Terra dei cuochi
Messaggi: 4,333
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Quote:
Originariamente inviata da Marco.Russo
Come promesso, condivido le mie opinioni in merito:
innanzitutto trovo che l'autore confonda un po' due concetti in realtà ben distinti, ovvero l'assenza di felicità e l'infelicità stessa. Forte delle mie esperienze come anedonico posso testimoniare che le due sensazioni sono estremamente differenti fra di loro, e non è facile stabilire quale delle due sia peggiore!
Poi credo che la domanda in sé sia potenzialmente foriera di frustrazione (e quindi infelicità). La felicità è la retribuzione attraverso cui il nostro cervello ci ripaga per dirci che abbiamo agito bene.
E' una sensazione. E' prodotta dal cervello. Dal rilascio di sostanze e stimoli che -salvo casi di patologie neurologiche- chiunque è almeno potenzialmente in grado di ricevere, senza bisogno di farmaci.
Il vero problema è capire cosa si intende per "agire bene", e ancor più, cosa intende il nostro cervello.
Questo si è evoluto nel corso di milioni di anni, accumulando strati su strati, partendo dai rettili e producendo il primo aggregato neuronale in grado di stimoli reattivi (paura, aggressività, golosità), passando poi dai protomammiferi e producendo quel superstrato in grado di mediare l'emotività più fine, indispensabile per le organizzazioni sociali complesse a cui la maggior parte dei mammiferi è votata, fino all'ultimo strato, esclusiva umana, in grado di logica, astrazione, autoconsapevolezza, senso di sé.
Tutti e tre i strati sono golosi di felicità, ma ciascuno riesce a guardare solo entro il proprio orizzonte degli eventi. Ridottissimo, limitato all'immediato, per quanto concerne la parte primitiva, ridotto e finalizzato al breve termine per la parte protomammifera, e relativamente vasto (a seconda della specifica profondità di pensiero) per quanto riguarda la parte più recente.
E' abbastanza intuitivo e pacifico da accettare che facendo litigare le tre parti del nostro cervello (o anche solo due contro una), questa si rivelerà un'autentica ricetta per l'infelicità. Può essere il rimandare lo studio per guardarsi la serie tv. O può essere negarsi costantemente un po' di svago per un eccesso di senso del dovere. Può essere trattenere la pipì per non voler andare nei bagni puzzolenti di un autogrill, o andarci e cercare di non badare al lezzo nauseabondo. Bleah!
Beh un po' di guerra è inevitabile che se la facciano. Ma non deve degenerare.
Ecco, secondo me la cosa che più di tutto può avvicinarci ad uno stato se non di felicità permanente, per lo meno ad una sua approssimazione, è il possesso di una buona narrativa di sé. Cosa sto facendo? Dove sto andando? Perché sono interessato a questo?
Se lavoro per prender soldi e comprarmi l'ultimo iphogn, chiaro che non appena il lavoro diventerà frustrante oppure odioso, mi verrà in odio anche il consumismo a cui mi voto per convincersi che sia necessario guadagnare.
Ma se lavoro perché la mia storia, quella che mi sto scrivendo, è quella di una persona che guadagna dei soldi per potersi permettere un appartamento, per poterci vivere con una compagna, per poter vivere avventure assieme, o magari decidere di mettere al mondo un bimbo, oppure chennesò, dedicarsi al volontariato: quello che sto facendo è parte di un percorso, e quindi è un tratto di strada.
Allora non ci penserò neanche alla felicità. Non ci sarà bisogno di inseguirla, perché verrà da sé nei momenti in cui "sto agendo bene", così come verrà della costruttiva infelicità qualora "sto agendo male". Ma sul lungo termine, quando ripenserò nel complesso, vedrò la strada che ho percorso e la storia che si è dipanata, e potrò dire che è una bella storia. E questo sì che potrebbe farmi pensare di esser stato per lo più felice. E' un po' un illusione; ma è così che funzioniamo.
Quindi, tl;dr. Per essere felici ciascuno di noi deve trovare qual è la sua storia, e impegnarsi a scriverla, attraverso le azioni di ogni giorno.
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Mi piace la tripartizione a "strati" del nostro cervello e mi sembra sensato dire che l'armonia tra le tre parti può essere fonte di gioia interiore, però si dovrebbe spostare il discorso anche verso le cose al di fuori di noi, e inoltre l'agire bene si tratta di qualcosa di molto personale (come dice lui stesso, se il mio agire bene e quindi la mia felicità comprendesse privare la felicità altrui?). Il concetto secondo il quale bisogna trovare una via di mezzo a mio parere non solo si basa sul fatto che l'eccesso è comunque una strada sbagliata che porterà ad un inevitabile regresso, ma anche sul compromesso che siamo costretti a fare quando altrettanto inevitabilmente concludiamo che spesso non siamo nelle condizioni di agire bene per noi. Siamo naturalmente vittime di molte agenti esterni,mi verrebbe da dire per lo più dalla gente attorno a noi, con la stessa ambizione ma con modi differenti di raggiungerla, ma anche vittime di noi stessi, o dei propri malanni, e quando ciò che ci renderebbe felice non lo possiamo raggiungere per cause al di fuori del nostro controllo, col tempo viene la frustrazione, il senso di smarrimento e confusione.
Voglio dire che l'infelicità ( e credo anche l'assenza di questa, che come hai detto tu sono entrambi tremende) avviene nel momento in cui non si riesce nemmeno a stabilire questo compromesso tra noi e il mondo esterno. È per questo che alcuni filosofi decidono razionalmente di sedare i propri desideri ed impulsi, modificandoli e ambire ad un obiettivo più semplice così da raggiungerlo più facilmente. Ma sono sicuro che non vale per tutti questo metodo
Secondo me il termine felicità non è molto efficace se associata alla sua permanenza, piuttosto userei il termine serenità, simile all'atarassia di Epicuro, però ancora, non siamo tutti uguali e il mondo circostante non si adatta a noi, ma siamo noi a doverci adattare. Soprattutto tra gli uomini,gli interessi differentisi scontrano e qualcuno resta sotto, un egoismo crudele e inaccettabile ma che in fondo non voglio biasimare, e lungi da me dire che tutto lì fuori è "brutto e cattivo".
Sembra tutto una battaglia continua per qualsiasi cosa avvolte.
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