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15-12-2008, 18:32
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#1
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
Messaggi: 1,051
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Il tipo di perfezionismo che prendo in considerazione ora non è il pensiero disfunzionale comune a tutti o quasi i sociofobici del "devo essere perfetto per piacere/avere successo",mi vorrei piuttosto soffermare su come viviamo e quanta importanza attribuiamo al desiderio di perfezione fine a se stesso,quindi non immediatamente collegabile con l'ansia e l'auto-disistima.
A me riesce molto difficile intraprendere un qualsivoglia tipo di attività anche solo vagamente complessa e strutturata,perchè il livello di perfezione a cui aspiro non mi sembra mai raggiungibile per vari motivi:incapacità,ignoranza,insufficienza mia o degli altri...quindi ogni volta mi sento schiacciata dal peso di tutti queste mancanze e lascio correre,non mi riesce proprio di buttarmi e poi come va va.
Però per me il problema vero sta nel fatto che io il perfezionismo lo vedo non come appunto una disfunzione,ma come un giusto stile di vita(per quanto mi riguarda):credo che tutto abbia un suo senso e un proprio posto nell'ordine delle cose,credo che anche le cose più infinitesimali che ci toccano siano importanti e dunque degne di cura e attenzione,odio il pressappochismo,credo che se si tiene a qualcosa,allora o la si fa bene o non la si fa per nulla.
Voi avete questo tipo di problema e come credete che possa essere risolto?E inoltre:in che modo può essere collegato con la sociofobia,è giusto considerare il desiderio di perfezione come un "sintomo" da eliminare?
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15-12-2008, 19:02
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#2
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Esperto
Qui dal: Jul 2008
Messaggi: 4,959
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Io penso che il perfezionismo nel senso in cui lo intendi te non è strettamente collegato alla fobia, si può essere perfezionisti senza essere fobici. Non saprei nemmeno dire se peggiora o migliora la fobia, anche se di sicuro il troppo perfezionismo peggiora la vita.
Non so che tipo di perfezionismo intendi: io sono perfezionista nelle attività, non nei rapporti sociali...magari te aspetti, per intraprendere una situazione sociale, di avere le condizioni "perfette"?
Io più che altro lo sono nelle cose concrete: molte volte non ho fatto le cose perché nel mio intendimento andavano fatte troppo bene....e finivo per metterci troppo tempo, o non mi riuscivano, anche se il problema principale è che sfocio in una lentezza eccessiva...e poi mollo tutto.
Un esempio tipico, nello studio.
A te capita mai, poi, di avere la camera nel caos perché la vorresti mettere perfettamente in ordine(non accontentandoti di un ordine sommario), e poi finisci per non farlo mai?
Come risolverlo? Io mi aiuto così: mi concentro sull'obbiettivo. Cioè cerco di concentrarmi su quello che è veramente importante, sullo scopo, focalizzando il "nucleo" più importante...così riesco a far perdere d'importanza i tanti "dettagli" a cui i perfezionisti dedicano tanta attenzione.
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15-12-2008, 19:25
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#3
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Avanzato
Qui dal: Aug 2008
Messaggi: 333
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Puntare sempre alla perfezione può essere un trucco per arrendersi fin dall'inizio. I motivi per cui questo avviene possono essere tanti: bassa autostima, pigrizia, paura di riuscire (e di dover riuscire sempre), paura della competizione, tentativo di compensare un fallimento che si crede inevitabile...
Un metodo per sbloccarsi un pò da questa cosa è...fare, senza pensarci troppo. I risultati, anche se non perfetti, potrebbero soddisfarci e farci capire che il nostro lavoro non è stato comunque tempo sprecato. Da li in poi, se si vuole veramente cercare di raggiungere la perfezione, ci si dovra impegnare opportunatamente....certo non si può raggiungerla senza dedicarci il giusto tempo e, eventualmente, sbagliando spesso.
...non penso quindi che debba essere un sintomo da eliminare. Se lo è, una volta superatolo si può non pensarci più, e via. Altrimenti, la si può prendere come un sfida e cercare di migliorarsi e migliorarsi sempre più secondo il criterio che si ritene più opportuno (...e che sulla strada, ovviamente, potrà anche variare).
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15-12-2008, 23:23
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#4
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Intermedio
Qui dal: Oct 2008
Messaggi: 157
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Secondo me il perfezionismo è sempre un sintomo della bassa autostima, e idealizzarlo come un "modo di essere" è solo una scusa per sentirci meglio con noi stessi...in fondo qual'è realmente l'essere perfetto...? E' una cosa relativa la perfezione.... semplicemente noi non ci sentiamo a proprio agio con noi stessi, e quindi ci rappresentiamo mentalmente la persona che vogliamo essere o raggiungere, e ci illudiamo che sia solo voglia di perfezione...in realtà se ci amiamo realmente per come siamo senza condizioni, la perfezione sparisce e rimane solo la voglia di vivere e di gioire...
La cosa più dura che sto cercando di raggiungere è l'amore incondizionato verso me stesso, e va al diavolo la "PERFEZIONE"
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16-12-2008, 00:18
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#5
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Intermedio
Qui dal: May 2008
Messaggi: 190
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Non è mica male come "malattia". Il tendere a un'ideale di perfezione, che non potrà essere raggiunto stimola a fare molto più del necessario e a raggiungere risultati che se non perfetti sono perlomeno più che mediocri.
JohnReds stesso discorso, non so te ma ciò che mi porta a identificarmi nell'estremo "negativo" è sempre la rabbia per non aver raggiunto l'obiettivo. Per ora abbasso le stanze semiordinate e il latte parzialmente scremato :)
Dal Cirano di Bergerac: "Io parto per strappare una stella al cielo e poi, per paura del ridicolo, mi chino a raccogliere un fiore"
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16-12-2008, 09:39
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#6
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Esperto
Qui dal: Nov 2007
Ubicazione: Ancona
Messaggi: 769
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Questione complicata, Chioccio, quella del perfezionismo. Le ragioni per cui si tende a possono essere molteplici, ma credo che cercare la perfezione sia sempre una cosa non positiva. Del resto, se è vero che può essere una scusa per non intraprendere un'attività è anche vero ti imprigiona in una condizione in cui sei costretto a dare, a essere sempre al massimo. E questo, secondo me, logora. Cercare di migliorarsi, ogni volta di più, è un altro discorso. Più sano, secondo me. E meno deleterio per l'autostima che di certo non guadagna cercando ad ogni posto il perfezionismo.
ciao
rob
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16-12-2008, 09:47
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#7
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 906
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ogniuno vive il perfezionismo in modo diverso..anke io sono un pò come te non cerco solo la perfezione nell'estetica :wink:
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16-12-2008, 12:58
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#8
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Esperto
Qui dal: Jan 2008
Messaggi: 4,864
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Ho messo in atto l'arte del perfezionismo a soli 11anni...x ambire a una forma di completezza su me stessa...e devo dire che ho fatto un ottimo lavoro....Anche se negli ultimi anni mi si è rivoltato tutto contro..Quindi nn saprei dire con certezza quanto il perfezionismo possa essere deleterio e quanto vantaggioso....Di certo quando si eccede in qualcosa...se ne pagano le conseguenze.
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16-12-2008, 14:21
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#9
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Esperto
Qui dal: Sep 2008
Ubicazione: Milano (hinterland)
Messaggi: 2,240
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Quote:
Originariamente inviata da Chioccioccolata
Voi avete questo tipo di problema e come credete che possa essere risolto?
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Anche io un tempo ero un aspirante perfezionista, ma credo di averlo risolto con una presa di coscienza e la "semplice" rassegnazione, semplice ma progressiva, che è andata costruendosi di fronte ad ogni inevitabile fallimento in cui mi scontravo quando cercavo di ottenere troppo da me stesso.
Quote:
Originariamente inviata da Chioccioccolata
in che modo può essere collegato con la sociofobia
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Io vedo la ricerca della perfezione come un rigurgito. Come un rifiuto ad accettare i nostri limiti e la nostra umana fragilità, prodotto da un ego eccessivamente stimolato. Ci sentiamo in un certo senso al centro dell'universo e conferiamo un'importanza eccessiva, esagerata ed esasperata al giudizio altrui (e al nostro stesso ipercritico giudizio), il che ci spinge a ricercare sempre il meglio, in ogni occasione, per riscattare i nostri insuccessi e la nostra condizione fallimentare, con una prova evidente e schiacciante. Ogni più piccolo e comprensibile errore può quindi essere frainteso come un grosso fallimento.
Ma sostanzialmente è un circolo vizioso: percepiamo un profondo bisogno di approvazione/ammirazione da parte del mondo esterno e di noi stessi (quoto Change e penso anche io che la ricerca della perfezione sia sempre da collegarsi in qualche modo ad una bassa autostima), pretendiamo troppo dalle nostre capacità e di fronte agli inevitabili fallimenti, ci sentiamo ancora più frustrati e desiderosi di riscatto. E così via...
Quote:
Originariamente inviata da Chioccioccolata
è giusto considerare il desiderio di perfezione come un "sintomo" da eliminare?
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Secondo me sì, il perfezionismo ci condanna ad una vita di rinunce, frustrante e tormentata. Dobbiamo imparare ad accettarci per quello che siamo: esseri effimeri, fragili, "perfettamente" in grado di sbagliare.
:arrow: come si suol dire, errare è umano :wink:
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16-12-2008, 17:16
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#10
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
Messaggi: 1,051
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Una cosa che non ho fatto recepire correttamente è che la perfezione per come la intendo io non è quella irraggiungibile e sottoposta a schemi rigidi che non sono i propri,ma un concetto mutabile a seconda delle contingenze esterne,basato sui miei gusti.
Io sono d'accordo con chi pensa che pretendere il top e,non facendocela,rinunciare,sia un modo per evitare un insuccesso;non concordo invece con chi pensa che questa visione della vita derivi appunto dalla paura e dalla carenza di autostima...credo che sia una distinzione caratteriale come qualunque altra che,come qualunque altra,possa essere esagerata ed avere dei lati negativi,ma questo è normale.
Accettare idealmente la ciabatteria come unico stile possibile sarebbe come arrendersi alla frustrazione e allo squallore della vita.
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16-12-2008, 18:36
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#11
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
Messaggi: 1,051
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Quote:
Originariamente inviata da -Lilly-
Questo tipo di problema, secondo me, si risolve attraverso le esperienze lavorative.
Al lavoro hai un numero determinato di ore x svolgere i tuoi compiti, i tempi sono stretti, quindi dai il meglio che puoi (che non raggiunge mai i nostri standard così elevati) e impari ad accettare che le cose possono anche uscir non nel migliore dei modi, ma vanno cmq fatte.
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In parte credo che sia utile perchè in tal modo il perfezionista,non potendo rinunciare,è costretto a valutare cosa può concretamente fare per potersi quantomeno avvicinare al proprio standard di eccellenza;d'altro canto se ti trovi faccia a faccia con l'impossibilità di attuare certe cose ci sta che tu sviluppi solo disillusione e disgusto.
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16-12-2008, 18:48
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#12
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Esperto
Qui dal: Jul 2008
Messaggi: 4,959
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Quote:
Originariamente inviata da Chioccioccolata
Quote:
Originariamente inviata da -Lilly-
Questo tipo di problema, secondo me, si risolve attraverso le esperienze lavorative.
Al lavoro hai un numero determinato di ore x svolgere i tuoi compiti, i tempi sono stretti, quindi dai il meglio che puoi (che non raggiunge mai i nostri standard così elevati) e impari ad accettare che le cose possono anche uscir non nel migliore dei modi, ma vanno cmq fatte.
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In parte credo che sia utile perchè in tal modo il perfezionista,non potendo rinunciare,è costretto a valutare cosa può concretamente fare per potersi quantomeno avvicinare al proprio standard di eccellenza;d'altro canto se ti trovi faccia a faccia con l'impossibilità di attuare certe cose ci sta che tu sviluppi solo disillusione e disgusto.
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Te parli di disillusione e discgusto: ma, da perfezionista a perfezionista, ti voglio far notare che a volte giungere a compromesso non è poi così brutto.
Anch'io, come Lilly, ho imparato ad essere più approssimativo lavorando e dovendomi confrontare con tempi ristretti.
Guarda che il dover approssimare così brutto perché vuol dire concludere, e l'inconcludenza e l'immobilismo a volte possono portare a una stagnazione che alla lunga peggiora(almeno nel mio caso) autostima e fobie.
Secondo me l'ambizione a perfezionarsi sempre più va tenuta ed è importante, ma bisogna sempre, nel breve periodo, almeno fare qualcosa: tipo chessò, oggi faccio approssimativo, ma domani vedo di fare la stessa cosa ma meglio impiegando in modo più efficiente il tempo a mia disposizione.
Il trucco è infatti concentrarsi sull'obbiettivo: io voglio fare una cosa? e allora, alla fine, starò meglio se non la faccio o se la faccio ma non come vorrei?
La prima risposta sinceramente mi deprime perché mi obbliga all'immobilità(cosa che ho fatto per tanto tempo).
Credo quindi che, alla fin fine, la risposta sia: la faccio come mi viene, ma nella prospettiva(che per me è fondamentale, perché mi da la voglia di continuare a fare seppur approssimativamente) di farla sempre meglio. :wink:
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16-12-2008, 19:45
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#13
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Esperto
Qui dal: Aug 2008
Messaggi: 859
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Quote:
Originariamente inviata da Chioccioccolata
non mi riesce proprio di buttarmi e poi come va va.
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io devo essere sicura che otterrò un certo risultato (totalmente positivo o comunque sopra una certa soglia) prima di fare qualcosa, altrimenti agire diventa triste e privo di senso. Mi sento totalmente demotivata.
Questo però non lo applico a tutte le situazioni, ma solo alle attività cui tengo. Per quelle meno importanti invece accetto anche risultati "deludenti"/sufficienti/quello che capita...
E' un ragionamento che ho sempre applicato allo studio... se avevo poco tempo, troppe pagine arretrate, e magari l'argomento era anche complesso... non iniziavo nemmeno a studiare. Mi sembrava inutile studiare per un 6 stiracchiato
così in pagella avevo splendidi 8, 9 e disastrosi 2, 3, NC...
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16-12-2008, 20:25
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#14
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Esperto
Qui dal: Dec 2007
Ubicazione: nella vera capitale d'Italia
Messaggi: 10,358
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8O
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16-12-2008, 23:30
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#15
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Esperto
Qui dal: Mar 2008
Messaggi: 1,051
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Quote:
Originariamente inviata da calinero
8O
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8O what?
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17-12-2008, 00:33
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#16
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Esperto
Qui dal: Aug 2008
Messaggi: 987
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Quote:
Originariamente inviata da Chioccioccolata
Quote:
Originariamente inviata da calinero
8O
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8O what?
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ok mi hai beccato, ti stavo x risfottere, non lo faccio più
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