Vi ringrazio per le vostre risposte, inaspettate perché già mi immaginavo un sacco di "non hai voglia di fare niente" e simili. Mi dispiace per chi si trova o si è trovato nella mia stessa situazione. È uno schifo.
Alcuni hanno risposto che per gli altri è più facile perché si preoccupano meno, ma io mi chiedo quale delle due cose sia venuta prima: cioè, gli altri vivono meglio perché si preoccupano meno oppure si preoccupano meno perché vivono meglio? Se ogni singola cosa, piccola o grande che sia, va male in qualche modo allora diventa normale preoccuparsi per tutto, credo.
La mia vita è fatta solo di problemi e fallimenti. Capisco che si possa avere voglia di reagire, di andare avanti quando le difficoltà sono poche o comunque limitate a pochi aspetti della vita, ma se ci sono solo quelle allora ne vale davvero la pena? È come cercare di svuotare il mare (di fallimenti appunto) con il cucchiaio o il secchiello. Ben presto mandi tutto a quel paese, butti cucchiaio e secchiello e te ne torni a casa.
Mi sembra che i problemi degli altri siano più compresi e accettati, in generale. Vedo persone che fanno la morale a tutti su questioni di scarsa importanza perché "ognuno ha la sua sensibilità e va rispettata" e poi dicono e scrivono cose tipo "se non hai la patente dopo i 20 anni sei chiaramente ritardato" (di questi ne ho visti uno di recente sul cui profilo figurava anche la laurea in psicologia) o "se non studi e non lavori sei un fallito e non tieni a te stesso e se avessi un amico così smetterei di sentirlo". Mi pare che in generale la gente sia disgustata dalla debolezza altrui, come se fosse contagiosa.
Il problema di cui parlavo l'ho sempre avuto, già da bambina prendevo malissimo la scuola... La mia famiglia ha sempre voluto che continuassi a studiare, ma non ne sono mai stata capace. Da quando ho mollato l'università ho proprio il rifiuto per lo studio, non ce la faccio nemmeno se mi sforzo.
Non sopporto di passare 40 ore a settimana a lezione adesso e non so come farò a lavorare, ogni mattina quando vado là è come se entrassi in un incubo, ho voglia di tornare indietro e di chiudermi in casa per sempre. Sento gli altri che parlano di andare al mare, in piscina, alle feste, che sembrano sempre felici mentre io mi sento soffocare nella mia incapacità di affrontare ogni giornata. A me non interessano né feste né vacanze, tanto non esiste qualcosa che mi entusiasmi, avrei solo bisogno di un po' di pace.
La patente purtroppo mi occorre perché temo che altrimenti non mi vorranno mai a lavoro. Quando feci l'ammissione per il corso che frequento dissi che l'avrei presa a breve e davvero ne avevo l'intenzione, ma alla fine non l'ho mai fatto.
Gli insegnanti non fanno che dirci che dobbiamo abituarci a lavorare molto e sotto pressione e solo il pensiero mi fa venire voglia di prendere corda e sgabello. Ci sono anche tante altre attività che mi fanno questo effetto, ad esempio socializzare con la gente, ma mi limito ad evitarle e basta. Il lavoro non si può evitare, ma non me la sento di affrontare un'intera vita di preoccupazioni continue mentre per gli altri sembra tutto così facile. Non mi sento adatta a vivere in questa società, né in qualsiasi altra società a dire il vero.
(Per favore, non quotare).
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