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Originariamente inviata da Winston_Smith
Se vuoi socializzare è inevitabile farsi influenzare almeno in parte
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Ma infatti.
E' paradossale come certi utenti del forum arrivino a sostenere che il fobico, per un verso, dovrebbe relazionarsi con gli altri per riuscire a superare le proprie problematiche (e fin qui non è difficile concordare), ma al tempo stesso, per un altro verso, dovrebbe porsi nella relazione in maniera assolutamente impermeabile nei confronti delle persone in essa coinvolte...ma di che razza di relazione si sta parlando? E' una concezione assurda.
La cosa buffa, poi, è che molto spesso coloro che sostengono questa posizione hanno pure il coraggio di atteggiarsi a grandi maestri di vita, proponendosi cioè come persone che grazie a tale approccio pretenderebbero di aver superato del tutto (o quasi) i loro precedenti problemi da fobico e per questo ritengono di poter giudicare chi invece ne è ancora invischiato (dunque giudicano gli altri senza gradire che gli altri giudichino loro...però, decisamente comodo
).
Senza rendersi conto, peraltro, che proprio l'esistenza della contraddizione sopra descritta gettà più di una luce sulla realtà della situazione: ovvero che, se il fobico viene rimproverato perché evita di relazionarsi con gli altri (a causa di tutta una serie di problemi ben noti: pessima stima di sé, scarsa capacità di argomentazione e comunicazione, attacchi d'ansia e altri disagi psico-fisici...), il fobico pseudo-"estroversizzato" da parte sua si relaziona con gli altri soltanto all'apparenza, giacchè comunque innalza questa cortina di impermeabilità al giudizio altrui dietro la quale trincera il proprio ego per metterlo al riparo da quelle opinioni che giungono dall'esterno e che egli continua a percepire come un pericolo, un attacco al quale deve assolutamente sottrarsi per non vedere sconvolto il proprio fragile equilibrio interiore.
Dunque si tratta, in entrambi i casi, di due esempi di NON-relazione.
Con la differenza che, per quanto riguarda il primo, il soggetto fobico se non altro è più o meno consapevole dell'esistenza del suo problema (a prescindere che faccia o meno qualcosa per affrontarlo), mentre invece, per quanto riguarda il secondo, il soggetto fobico apparentemente "estroversizzato" ritiene (troppo spesso a torto) di aver superato i suoi problemi e nemmeno si rende conto che il contatto autentico con gli altri rimane per lui sempre una questione critica (resa ancora più difficile da fronteggiare a causa appunto del pregiudizio che lo conduce a ritenersi ormai "guarito").
?
