28-03-2009, 19:59
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#5
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Qui dal: Sep 2008
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Vorrei tanto che un bel giorno tutti coloro che hanno un'occupazione o una missione da svolgere, uomini e donne, sposati o no, giovani e vecchi, seri o superficiali, tristi o allegri, abbandonassero le loro abitazioni e le loro incombenze, rinunciando a ogni dovere e obbligo, per uscire in strada e non fare più nulla. Tutti coloro che soffrono in silenzio senza avere il coraggio di esprimere la loro amarezza neppure col più debole dei sospiri urlerebbero allora in un coro di sinistra disarmonia, le cui grida sconvolgenti farebbero tremare la terra intera. Possano le acque scorrere più impetuose e le montagne scuotersi minacciose, gli alberi mostrare le loro radici a perenne e orrido ammonimento, gli uccelli gracchiare come corvi, e gli animali fuggire spaventati fino a cadere sfiniti. Tutti gli ideali siano dichiarati nulli, le credenze bazzecole; l'arte una menzogna, e la filosofia uno scherzo. Tutto sia un'elevazione o un crollo. Zolle di terra volino in aria per poi disperdersi portate dal vento; le piante descrivano sullo sfondo del cielo arabeschi bizzarri, contorsioni grottesche, figure deformi e spaventevoli. Turbini di fiamme si elevino in uno slancio selvaggio, e un baccano atroce invada il mondo, affinché anche la più piccola creatura sappia che la fine è prossima. Possano gli uomini, in questi momenti della fine, vivere a una tale temperatura che tutto ciò che l'umanità ha mai provato in fatto di rimpianti, aspirazioni, amore, odio e disperazione esploda in loro in una deflagrazione definitiva. In un simile momento, in cui quasi tutti gli uomini abbandonerebbero le proprie occupazioni, in cui più nessuno troverebbe un senso nella mediocrità del dovere, in cui l'esistenza sarebbe schiantata dalle sue contraddizioni interne, che cosa resterebbe, se non il trionfo del nulla e l'apoteosi finale del non essere?
- CIORAN
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