Riporto un mio post scritto non molto tempo fa, nella speranza che possa servire a qualche nuovo utente, anche uno solo, che non l'ha letto.
Tengo a precisare che è scritto senza presunzione, ma solo sulla base della mia esperienza di sociofobico, sociofobico che forse è riuscito ad imboccare la strada giusta.
Premetto che non mi addentrerò nel campo farmacologico in relazione al quale nè io, nè penso nessun altro utente di questo forum, è in grado di esprimere giudizi o dare consigli non avendo la necessaria competenza.
I miei consigli sono sostanzialmente questi:
1) Sfogarsi fa bene, cercare aiuto altrettanto, commiserarsi no, quindi il lamento deve avere un limite.
2) Coinvolgete nel vs. problema chi vi sta intorno e vi vuole bene, anche la stessa famiglia , sempre però tenendo presente il primo punto; la persona alla quale vi confiderete potrà non capire appieno il vostro problema, non vivendolo in prima persona, ma vi permetterà di non sentirvi soli.
3) Non ignorate il ricorso a specialisti, la natura psicologica della malattia richiede il più delle volte il supporto di farmaci specifici.
4) Datevi obiettivi non troppo pretenziosi e che siano raggiungibili nel breve periodo, il successo legato a questi piccoli obiettivi vi darà l’entusiasmo e la forza per raggiungere quelli più ambiziosi.
5) Tenete sempre presente che internet, soprattutto per i sociofobici, è un’arma a doppio taglio, salva dalla solitudine e nel contempo ingabbia in una realtà virtuale, che appunto non e’ vita; utilizzatelo in maniera intelligente.
6) La socializzazione e’ il vero antidoto contro la fobia sociale. Cercate pertanto forme di socializzazione, “compatibili” con il vs. problema, iniziando quindi dalle forme di vita sociale che comportino reazioni negative “sopportabili”; l’amicizia, quella reale e non virtuale, con un altro sociofobico (eventualmente di questo forum) è un ottimo punto di partenza per passare a forme di socializzazione piu' complete ad esempio con amici di amici, “normali”.
7) Il volontariato può risultare un impegno altruistico ed “egoistico” allo stesso tempo; permette difatti di socializzare con altri volontari non sociofobici (vedi punto 6) e ad imparare le reazioni talvolta “eroiche” di chi meglio di noi sa affrontare le difficoltà che la vita ci pone senza lagnarsi, ed eventualmente sfruttandole intelligentemente per irrobustire il proprio carattere o rendendole addirittura un’esperienza di vita che servirà in futuro una volta guariti.
Mi fermo qui, al punto 7, perché si fa forte la tentazione di riscrivere i dieci comandamenti. :wink:
Vivete , bene o male, ma vivete…. questo è il mio consiglio......buona fortuna!