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Vecchio 23-01-2015, 02:01   #1
Esperto
L'avatar di _Diana_
 

(Scusatemi se ho scelto questa sezione poco visibile, ma è la mia natura a richiedermelo, evitando così troppe attenzioni.)

Desidero aprire un dialogo per capire se sono la sola persona a tenere certi comportamenti passivi ed evitanti quando sono in mezzo alle persone, anche con quelle che conosco e mi fanno sentire a mio agio. Mi farebbe piacere leggere i vostri pensieri a tal proposito e le vostre esperienze, sempre se ve la sentite, grazie.

Quote:
Originariamente inviata da Pensieri...

Posso dire che quando vengo ignorata mi va bene così, sembrerà strano ma lo penso veramente, nel senso che mi fa sentire tranquilla e senza ansie; mentre quando non vengo ignorata tendo a scappare, anche se, per fortuna, nella mia vita riesco a tenere un profilo decisamente basso e le persone rispettano gli spazi altrui. Questo è chiaramente il mio meccanismo di difesa in azione e non va a periodi, anzi è sempre stato così. Non so i motivi di questa dannata paura, ma so bene che sono esagerati. Poi ovviamente dentro di me desidererei vivere con serenità la socializzazione, prendendo la iniziativa e cercando le persone che mi fanno stare bene, senza farmi tanti pensieri, esattamente come succede per alcune persone* che conosco. Forse è chiedere la Luna...?


* tipo mio padre che è un estroversone (eh sì, esistono esistono)
Vecchio 23-01-2015, 16:27   #2
Esperto
L'avatar di Blur
 

Quote:
Originariamente inviata da _Diana_ Visualizza il messaggio
(Scusatemi se ho scelto questa sezione poco visibile, ma è la mia natura a richiedermelo, evitando così troppe attenzioni.)

Desidero aprire un dialogo per capire se sono la sola persona a tenere certi comportamenti passivi ed evitanti quando sono in mezzo alle persone, anche con quelle che conosco e mi fanno sentire a mio agio. Mi farebbe piacere leggere i vostri pensieri a tal proposito e le vostre esperienze, sempre se ve la sentite, grazie.
A me non piace essere ignorato però alla fine spesso mi ritrovo a sperare di esserlo

Quindi in teoria la fobia lotta contro il mio io e vince 5 a 0

Nel tuo caso invece, pensi che il tuo vero io vorrebbe tenere un profilo basso ed essere ignorato? come pensi che sia il tuo vero io?

Domanda alla marzullo
Vecchio 23-01-2015, 16:44   #3
Esperto
L'avatar di Blue Sky
 

Mi ritrovo molto nelle frasi riportate tra i "pensieri"
Penso però che la cosa positiva sia che tu hai capito che si tratta di meccanismi di difesa, e di una paura che definisci esagerata. Potrebbe essere il primo passo per mettere in discussione i tuoi (anche i miei) comportamenti evitanti.
In fondo avere un basso profilo altro non è che un comportamento vagamente evitante.
Non che si debba essere prepotenti o esibizionisti, però si deve essere se stessi, e se si vuole dire o fare una cosa bisogna sentirsi liberi di farla.
Se penso alla mia vita, io sono educato per paura di offendere le persone, ero un secchione per paura di deludere la maestra, curo l'immagine per paura di essere deriso, non impongo le mie idee per paura di litigare, non pretendo quanto mi spetta per paura di essere odiato.
Alla lunga queste cose hanno permeato la mia personalità, e insomma questo mio basso profilo è tutt'altro che una mia scelta "ideologica", è un meccanismo di difesa dalle mie paure.
Ringraziamenti da
cancellato8738 (24-01-2015)
Vecchio 23-01-2015, 19:28   #4
Principiante
L'avatar di camilla86
 

Ammetto di avere un basso profilo come meccanismo involontario di difesa...è stato sempre così fino a quando sono entrata nel mondo del lavoro, in cui mi si chiede continuamente di prendere posizione, di esprimere le mie opinioni, di assumermi responsabilità. È uno scenario a cui non ero abituata e che mi ha destabilizzata un po'...
Vecchio 23-01-2015, 20:47   #5
Esperto
L'avatar di _Diana_
 

A Blur:
Mi sembra che il mio vero "io" sia una bimba fobica che preferisce continuare a giocare a nascondino, come fosse traumatizzata, ma non dovrebbe averne alcun motivo.

A Blue Sky:
Capisco alcune di quelle paure... ed a te (ma la domanda vale per tutti) sta bene di rimanere così, cioè è positivo? (Poi vorrei lasciare la parola a chi si sente esperto in materia: è normale avere questi meccanismi di difesa?)

Il punto è che io li ho sempre messi in discussione, ma non li ho mai realmente ascoltati (e le ansie ed altre somatizzazioni dovrebbero dirla lunga), come se non li accettassi.

Per fare un esempio concreto, la cosa che mi fa più arrabbiare è che con le amicizie (almeno io) non me la cavo per nulla bene, mi piacerebbe essere quella che cerca e dimostra di apprezzare la compagnia di quelle persone, perché è così. Quando trovo il coraggio e le cerco per sapere come va/invitandole a vederci, o mi rispondono positivamente e poi va a finire nel dimenticatoio, o non mi rispondono proprio per parecchio tempo (anche un mese); comunque sia non insisto in nessuna dei due casi, per me quelle sono persone corrette e piacevoli che hanno i loro buoni motivi per non apprezzare il mio (per loro miserevole) gesto che però potrebbero vedere molto probabilmente come sintomo di poco interesse, non so, boh. E così che si autoavvera la maledizione del "meglio evitare così nessuno ci rimane male".

A camilla86:
Eh, sì, con il lavoro mi sembra sempre di essere un'altra persona, ma quanto sono senza ruoli mi ritrovo come scritto sopra.

A caratteriale:
Io parto già con l'idea di non essere nessuno, ma non ho risolto nulla. Sì, sicuramente i pensieri vanno ridimensionati in qualche modo, a sapere come... :P

Grazie per le risposte.
Ringraziamenti da
cancellato8738 (24-01-2015)
Vecchio 23-01-2015, 22:59   #6
Esperto
L'avatar di Emil
 

Mi ci ritrovo.
Io vedo la cosa da due punti di vista solo apparentemente distanti, ma che in realtà si incontrano perfettamente.
Da una parte questa cosa che descrivi la vedo molto come una di zona di sicurezza costruita su misura per non farsi toccare da nessuno.
Come se si volesse, prima rimanendo nell'ombra e poi fuggendo l'attenzione altrui, proteggere la propria identità personale ritenuta "troppo" intima per sperperarla nella banalità quotidiana.
Insomma una grado di riservatezza e di pudore (che al giorno d'oggi dovrebbero essere, da chi li possiede naturalmente, motivo d'orgoglio e non di vergogna) fuori dal comune come difesa del proprio mondo interiore che, essendo così maledettamente importante, dev'essere mantenuto segreto.
Naturalmente eccezion fatta per chi se lo merita: cioè solo chi riesce a raggiunge con il nostro mondo interiore un alto grado di affinità.
E' una bella cosa.

La brutta notizia è che questa zona di sicurezza potrete essere costruita (in parte) a causa dello scarso riconoscimento sociale e del senso di inadeguatezza conseguente ma anche per i vissuti di disagio personale il tutto interiorizzato sotto forma di un'immagine interna negativa che non deve essere scoperta e quindi dece rimanere celata.
Tra l'altro la situazione si complica se percepiamo noi stessi e i nostri vissuti interiori in maniera nettamente distante rispetto alla nostra immagine sociale che (ricordiamolo una volta di piu' che non fa mai male) si basa sull'adesione esplicita di tutte quelle norme sociali che hanno come unico scopo quello di perpetuare l'omologazione, la norma e la normalità.
Più' la distanza è grande più cresce l'insicurezza perché ci si ritrova esclusi e soli poiché fuori dalla normalità di cui il gruppo ha bisogno per sopravvivere.

Aggiungo solo, per solidarietà, che mi capita spesso in situazioni particolarmente affollate di scegliere (inconsapevolmente?!) il posto o la posizione più vicina all'uscita principale...

Ultima modifica di Emil; 23-01-2015 a 23:03.
Ringraziamenti da
cancellato8738 (24-01-2015)
Vecchio 23-01-2015, 23:01   #7
Esperto
L'avatar di _Diana_
 

Quote:
Originariamente inviata da Joseph Visualizza il messaggio
Non sono un esperto, però risponderò comunque con qualche banalità.
Muhahaha... sei caduto nella mia trappola!

Quote:
Ognuno sviluppa i propri meccanismi di difesa in base all'ambiente in cui cresce.
Per quanto a volte anche al sociofobico medio questi meccanismi sembrano privi di ragione, ma questo suppongo sia perché non è ancora riuscito a capire fino in fondo in cosa l'accudimento ricevuto è stato errato.
Grazie. Non è sano, quindi, se questi ci perseguitano per tutta la vita, volevo avere questa conferma (magari mi stavo facendo io troppi problemi e invece no).

Quote:
Originariamente inviata da Emil Visualizza il messaggio
Mi ci ritrovo.
Io vedo la cosa da due punti di vista solo apparentemente distanti, ma che in realtà si incontrano perfettamente.
Da una parte questa cosa che descrivi la vedo molto come una di zona di sicurezza costruita su misura per non farsi toccare da nessuno.
Come se si volesse, prima rimanendo nell'ombra e poi fuggendo l'attenzione altrui, proteggere la propria identità personale ritenuta "troppo" intima per sperperarla nella banalità quotidiana.
Insomma una grado di riservatezza e di pudore (che al giorno d'oggi dovrebbero essere, da chi li possiede naturalmente, motivo d'orgoglio e non di vergogna) fuori dal comune come difesa del proprio mondo interiore che, essendo così maledettamente importante, dev'essere mantenuto segreto.
Naturalmente eccezion fatta per chi se lo merita: cioè solo chi riesce a raggiunge con il nostro mondo interiore un alto grado di affinità.
E' una bella cosa.

La brutta notizia è che questa zona di sicurezza potrete essere costruita (in parte) a causa dello scarso riconoscimento sociale e del senso di inadeguatezza conseguente ma anche per i vissuti di disagio personale il tutto interiorizzato sotto forma di un'immagine interna negativa che non deve essere scoperta e quindi dece rimanere celata.
Tra l'altro la situazione si complica se percepiamo noi stessi e i nostri vissuti interiori in maniera nettamente distante rispetto alla nostra immagine sociale che (ricordiamolo una volta di piu' che non fa mai male) si basa sull'adesione esplicita di tutte quelle norme sociali che hanno come unico scopo quello di perpetuare l'omologazione, la norma e la normalità.
Più' la distanza è grande più cresce l'insicurezza perché ci si ritrova esclusi e soli poiché fuori dalla normalità di cui il gruppo ha bisogno per sopravvivere.
Direi che mi riconosco bene in ciò che scrivi nella prima parte, mentre nella seconda mai ho osato scavare e credo di poterlo prendere come punto di riferimento per capire meglio. Grazie.


Ultima modifica di _Diana_; 23-01-2015 a 23:14.
Vecchio 23-01-2015, 23:40   #8
Esperto
L'avatar di Blue Sky
 

Quote:
Originariamente inviata da _Diana_ Visualizza il messaggio
A Blue Sky:
Capisco alcune di quelle paure... ed a te (ma la domanda vale per tutti) sta bene di rimanere così, cioè è positivo? (Poi vorrei lasciare la parola a chi si sente esperto in materia: è normale avere questi meccanismi di difesa?)

Il punto è che io li ho sempre messi in discussione, ma non li ho mai realmente ascoltati (e le ansie ed altre somatizzazioni dovrebbero dirla lunga), come se non li accettassi.

Per fare un esempio concreto, la cosa che mi fa più arrabbiare è che con le amicizie (almeno io) non me la cavo per nulla bene, mi piacerebbe essere quella che cerca e dimostra di apprezzare la compagnia di quelle persone, perché è così. Quando trovo il coraggio e le cerco per sapere come va/invitandole a vederci, o mi rispondono positivamente e poi va a finire nel dimenticatoio, o non mi rispondono proprio per parecchio tempo (anche un mese); comunque sia non insisto in nessuna dei due casi, per me quelle sono persone corrette e piacevoli che hanno i loro buoni motivi per non apprezzare il mio (per loro miserevole) gesto che però potrebbero vedere molto probabilmente come sintomo di poco interesse, non so, boh. E così che si autoavvera la maledizione del "meglio evitare così nessuno ci rimane male".
Rispondo alla tua domanda: NO, non mi sta bene. Mi sono stancato di vivere con il freno a mano tirato, ogni passo che faccio comporta il doppio degli sforzi di quello che dovrebbe. Per anni mi sono autoilluso che i miei comportamenti fossero quelli di una persona pacata e rispettosa... in realtà questo era vero solo in parte: certo, sono un ragazzo educato e onesto, sono una brava persona, ma sono anche un gran pavido, che non sa dire "bè" senza aver paura di essere aggredito. Ho paura di tutti, dal gommista alla commessa del negozio a mio padre. Altro che educato ed equilibrato, sono timoroso. Non contraddico mai gli altri non perché li rispetto, ma perché non faccio in tempo a finire una frase che già mi spavento all'idea delle loro reazioni

Tornando a quello che racconti riguardo ai tuoi amici, in effetti, sembra di vedere la dimostrazione di quanto l'evitamento inneschi un circolo vizioso che va assolutamente spezzato. Come hai detto tu "si autoavvera la maledizione". Vivi un'esperienza negativa (un amico che non ti richiama, magari perché è sovrapensiero e si scorda del tuo messaggio), ti crei la convinzione di essere stata inopportuna, e poi via con l'evitamento, così non avrai mai la controprova.
L'evitamento è come una buona camomilla che ci tranquillizza di fronte alle nostre paure, però ha il brutto effetto collaterale di confermare le nostre convinzioni negative: ci diciamo "ho paura di non saper fare questa cosa, quindi la evito", e poi dopo averla evitata tante volte ci diciamo "lo vedi? è proprio vero che non son capace di fare questa cosa... prova ne è che non la faccio mai!".
Vecchio 24-01-2015, 14:09   #9
Esperto
L'avatar di _Diana_
 

Grazie.
Vecchio 24-01-2015, 15:16   #10
Esperto
L'avatar di Emil
 

L'autismo non credo c'entri molto con le considerazioni fatte in quanto è caratterizzato per prima cosa da un mal funzionamento delle capacità cognitive del soggetto che si manifesta in particolare nella mancanza di empatia (se non sbaglio gli autistici hanno proprio difetti o comunque un mal funzionamento dei neuroni a specchio).
E non mi pare sia\no questo\i il caso\i.

Per quanto riguarda il narcisismo potrebbe anche essere vero, ma potrebbe essere altrettanto vero che si possa considerare un narcisismo "più nobile" rispetto alla media dove il riconoscimento del proprio status (personale e sociale) viene perseguito anche a costo di distorcere la propria personalità per piegarla alle regole del conformismo, dei condizionamenti sociali e quindi ricondursi alla normalità.
Chi non vuole sottostare alle regole (per propria volontà o per una "istintiva" mancanza di tolleranza) ne paga il prezzo in termini di solitudine e di esclusione sociale. L'importante è sapere che anche l'integrità ha un prezzo...
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