10.000 days, oltre ad essere il titolo dato all'album, sono anche - approssimando - i giorni che la madre del cantante,
Judith Marie, ha passato paralizzata da un aneurisma prima di morire - circa 27 anni.
Anni in cui ha " abbandonato" il figlio al suo destino ed al dover convivere con tale situazione, affidandosi solo ed unicamente alla sua incrollabile fede.
Numerose sono le canzoni della band che riprendono il tema del rapporto con la madre, parlando della sua mancanza, ne criticano l'ottusità nel non mettere mai in dubbio ciò in cui credeva, nel suo vedere in questo un qualche segno divino.
Dimenticandosi del dolore provato dal figlio.
Ancora più numerose sono le critiche alla religione organizzata, ed in generale a qualsiasi "credere" irrazionale, cieco (ciao Scientology) portate avanti dalla band.
Insomma, il rapporto tra Maynard (cantante) e la madre pare essere una enorme, insanabile, frattura. Così come pare essere inconciliabile la visione della religione che hanno i due.
Poi, poi c'è questa canzone.
Un'ultima dedica alla madre, un atto di pace nei di lei confronti.
Maynard continua a non capire la sua cieca fede, continua a rammentarne l'assenza MA riconosce anche il
suo dolore, la sua incrollabile fermezza nello stesso.
La sua (di lui) arroganza nel mortificare l'unica ancora che la rendesse capace di sopportare tutto ciò che, senza un ben preciso perchè, nessuna particolare colpa, ha vissuto, continuando a credere nella bontà di un Creatore in grado di salvarla.
E forse lui mai potrà condividere questo punto di vista, ma se c'è una Fede e qualcuno che può farsene voce allora quella è Judith Marie.
Quindi, ora che è giunta nel suo Regno dei cieli tanto agognato, è ora abbia le sue ali.