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Vecchio 25-01-2013, 21:17   #1
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Roma, via del Tritone: -

Sono nella mia stanza, davanti al PC. Con le cuffie nelle orecchie ascolto in loop da due ore e mezza Falling Back in Fields of Rape dei Current 93. Mia madre entra in camera, recupera dei capi sporchi e fa per andarsene. Ma il pungono delll'aria viziata, malsana, irrespirabile, perché impregnata di cattivo odore, la costringe ad un ripiegamento. Inchioda sulla soglia e getta uno sguardo su di me: scuote la testa sconsolata; poi si avanza verso la finestra e spalanca le ante. Quindi scivola via dalla camera, lasciando financo la porta aperta (di modo da favorire il ricambio d'aria, a sentire in un secondo momento mia madre).
Adiacente la mia stanza c'è il bagno. Di qui esce mio padre per fare capolino da dietro il muro. Il volto accipigliato, i pantaloni sbracati sulle ginocchia, nella mano destra impugna lo scopettino del wc, del quale resta ormai integro solo il manico. Massimamente alterato richiama l'attenzione dell'amata consorte:

"AHOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!"

Immediatamente mia madre abbandona le sue mansioni e accorre sul posto. Il latrato improvviso riscuote anche me. O meglio, il sommesso brusio riscuote anche me; in parte. Mi tolgo le cuffie, allontano lo sguardo dallo schermo, ma tutto mi appare ovattato e lontano, come chi sia sotto l'effetto dell'anestesia; anzi no, come chi si sia testè risvegliato dal coma.
Dopo aver ripreso un accenno di confidenza con il mio circondario sfiorandolo con lo sguardo smarrito ed errabondo, sarà necessaria una mezz'oretta di tempo prima che il mio stato diventi effettivamente vigile. Tantè che vi perderete il liscebbusso operato da mio padre nei confronti di mia madre. Eh, ch'ha da fa'.

Vabbuò, lo ripropongo in differita, dacché in molti (tra gli utenti) avranno (saggiamente) abbandonato la lettura, e quindi il thread, anzitempo. A questi dico: bravi! vi siete guadagnati la mia stima imperitura! Mi raccomando: fate anche d' impiegare in maniera vieppiù proficua il vostro prezioso tempo. Ad maiora!
Vecchio 25-01-2013, 21:48   #2
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Infine, ai restanti -vale a dire i moderatori- :

"AHOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!"

D'un subito mia madre abbandonò le sue mansioni e corse sul posto.

"Che c'è?"

"Nun t'avevo detto d'arimedià no scrostammerda novo?

Portando lo scopettino smozzicato alla vista di mia madre ed agitandolo nervosamente.

"Toh, anvedi che fregno buffo! Me s'arinfacceno pure li peperoni!"

"Innanzitutto calmati"

"Sto cazzo"

"Stai manzo"

"Grunt!"

"Volevo dirti che proprio questa mattina sono andata al negozio di forniture idrauliche che mi segnalasti"

"Embè?"

"Al commesso, un giovinotto lindo e pinto, dissi che avevo bisogno di una tavoletta per il wc e di uno scopettino per la tazza. E ovviamente lo pregai di darmi i pezzi che costavano meno delle due cose"

"Mettece na toppa!"

"Per prima cosa mi portò la tavoletta"

"A quanto te l'ha arzata?"

"'Bbono. E dopo venne anche con lo scopettino. <Lo guardi e mi dica se le piace> mi disse"

"Se te piacesse lo scrostammerda?"

"<Ne riconoscerà l'indubbio valore estetico> aggiunse"

"Ma insomma: a quanto te l'ha arzati?"

"23 euro il sedile per il water"

"Bucio de culo aiutame te!"

"E 17 lo scopettino. In tutto 40 euro"

"40 euri?!!! Me pijasse 'n colpo!"

"D'altronde come diceva la bonanima di mio padre <a Roma Iddio nun è trino, ma quattrino>

"Grunt!"

"Comunque per la tavoletta ero anche intenzionata a cacciare li sordi, vista l'entità dell'oggetto, ma per lo scopettino, considerando l'uso che avremmo dovuto farne poi!"

"'Mbertasse 17 euro pe' gnente! E che t'ho detto cotica? A cravattaro!"

"Quindi gli chiesi se avesse qualcosa che costasse ancora meno. Ma ciccia. <No no, ad un prezzo inferiore è impossibile> e rimase fermo nella sua posizione"

"Possino ammazzallo sto pezzo de...incarognisse così"

"Alla fine indicai il sedile per il water, pagai e me ne andai"

"<Ne riconoscerà l'indubbio valore estetico> pfui, sto lavannaro!"

"Per carità, era un pezzo di qualità, si vedeva ad occhio nudo, però..."

"...carcolanno che c'ha da smove a cacca"

"Appunto"

"Aràbbiate! li peperoni ancora me se rimpongono"

"Per forza, mangiasti in fretta e furia"

"A cena m' a so ntorzata, diompestato!"

Dopodiché mia madre abbassò lo sguardo e indugiò sulle gambe hairy, very hairy, di mio padre.

"Sono convinta che il tuo corpo potrebbe usare meglio le energie piuttosto che impiegarle nel far crescere peli"

"Eh?!!"

"Arzate le braghe!!!"

"Ah sì, uhm!"

"Che poi dico io, non sentivi freddo in mutande? c'è la finestra aperta"

Ma mio padre scosse il capo, sornione. Allora decisi di intevenire io, vuoi perché desideravo prendere parte alla converazione, vuoi perché effettivamente, a me battevano le brocchette. Con voce sommessa mi rivolsi a mia madre:

"ma', perché non chiudi la finestra? sento freddo".

Ma lei per tutta risposta:

"tu statte zitto, e piantalla de fa la lagna".

Ciò nondimeno insistetti:

"allora vado a chiuderla io? tira 'na gianna".

Intanto, in strada, una macchina bloccata iniziava a suonare il clacson forsennatamente.

"allora ti sei *BEEEEEEEEEEEEEEP* stancato di campare? E sti cazzi?"

"più o meno, *BEEEEEEEEP*sob"

"vatt' *BEEEEEEEEEEEEEEEEEEEP* a ripone".

Poi commentò assieme a mio padre, che però non le prestò ascolto, essendo assorto dallo strombazzare insistito proveniente dalla strada e risonante nella mia camera:

"dio quanto *BEEEEEEEEEEEEEEEEEE* odio i freddolosi! Gli augurei di bruciare tutti all'inferno...se *BEEEEEEEP* non sapessi che questo gli farebbe *BEEEEEEEEEEEEEEEEP* piacere!"

"Me possino cecamme se *BEEEEEEEEEEEEEEEEEP* sto fijo de *BEEEEEEEEEEEEEEEEEEEP* annà fori coll'accuso *BEEEEEEEEEEEEEEEEEEP* e poi so cazzi sua *BEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEP*

Messo alle corde mio padre strinse le labbra e gli occhi gli fiammeggiarono di collera. A denti stretti sentenziò:

"Mo m'ha popo popo rotto er *BEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEP*

Mai potrò dimenticare il passo spedito, il pugno serrato, gli occhi iniettati di sangue, la rabbia spasmodica impressa sul suo volto mentre in una vertigine di furore attraversava la stanza e il raptus ferino che gli arricciò il naso e gli contrasse il grugno allorché giunse alla finestra e ivi si sporse furente:

"A CORNUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!

Poggiando la mano di taglio sulla guancia con il palmo rivolto verso l'esterno per amplificare l'intensità del suono.

In strada i passanti si fermarono trattenendo il fiato. Un latrato gutturale si era levato alle loro spalle: si volsero temendo una rissa. No, ma quale rissa! Era un omone dal volto burbero che, dalla finestra, gridava a perdifiato in direzione di un'auto bloccata nel traffico. Tutto nella norma quindi. I passanti proseguirono respirando di sollievo.

"Se scenno de sotto te massacro!!!!"

In capo a pochi secondi una bella biondina scese dalla vettura. Gli occhi dilatati in un'espressione di scusa:

"......m'hanno incastrata!!!"

Al che mio padre, rabbonitosi alla vista della ragazza, con la sicumera di chi la sa lunga:

"ah........hai provato a daje n colpo de clacson?"

"Sì!" squittì lei a mezzo stralunata e a mezzo divertita. Poi proruppe in una breve risata ed il suo viso non conobbe più remore.

"Aspetta lì" le raccomandò in fin dei conti mio padre e rientrò dentro.

Corrucciato si appoggiò al mobile, riflettè per un attimo, poi il suo volto si distese ed in un baleno scattò in piedi.

"Dottò, lassa quella merda e viè co me" gridò stornando la mia attenzione dal PC.

"Eh?! Ma ce l'hai con me?"

"Tipo" fece eco mia madre, che nel frattempo se ne stava ciondolante sulla soglia e stava assistendo alla pantomima con curiosità intenta.

"Te lo frullo de sotto, quant'è vero idio!" incalzò nuovamente mio padre puntandomi uno sguardo di fuoco.

"Oh, ma che voj?" alzandomi dalla scrivania e balzandogli davanti; seppur sostenendo il suo sguardo a fatica.

"Noi mo' scennemo pe' strada"

"Ma per fare cosa?"

"Pare bbona"

"Chi?"

"E armiamo n casino"

"Ma Chi?! CHI PARE BBONA?!"

"Fra' cazzo da Velletri"

"Non ci sto capendo niente..."

"Ammazza oh, la ciumaca!"

"La ciumaca?!"

"La regazza! la regazza bionda! - Oh, ma che è caduto dal seggiolone er sor dottore, è inciampato col girello da piccolo?" chiese voltandosi verso mia madre.

"Nun m'arisurta" rispose lei, mordendosi le labbra.

"Ho capito! Ho capito che è la ragazza! Non mi hai detto PER FARE COSA però. Cioè: noi si scende dabbasso... MA A CHE PROPOSITO?!" rimbeccai.

"Dottò, noi se scegne de sotto p' aiutalla. La regazza dice che l'hanno incastrata!!"

"Ma aiutarla in che modo? Io poi cosa potrei fare?"

"Ce devi da sgrugnacce!!!"

"Cioè? certo che ce vo na scienza pe capitte..."

"Dottò, ce stai a marcià!"

Mia madre intanto se la rideva di gusto. Ma s'interruppe quando piantai su di lei due occhioni interrogativi e le domandai lumi circa il significato delle parole di suo marito.

"Praticamente vuole che ti guadagni i favori della ragazza"

"Io guadagnarmi i suoi favori?! N par de cojoni. Che se dovemo dì poi?"

"Daje, 'nnamo" intervenne esortivo mio padre, scalpitando come un purosangue dopato.

"Di regola le donne amano l'uomo che sappia farle ridere"

"E quindi? Avrei dovuto dapprima studiarmi a memoria un libro di barzellette?"

"E' molto importante per suscitare l'altrui sollazzo saper imitare alla perfezione il verso della somara che gode"

"Aridaje co' sto verso della somara che gode!"

"Che tuo padre ti caldeggiò di imparare in tempi non sospetti"

"Seh, vabbeh. sicché adesso io, secondo voi, scendo di casa, avvicino la ragazza, mi presento e poi, non trovando più nulla da dirle, mi metto ad imitare il verso della somara che gode?!! Ma... cioè... ci siete o ci fate?!"

"E' così che me so ingarellato tu madre" fece notare mio padre.

"Davvero ti ha conquistata adottando questo sistema?"

"Sì" annuì lei, storcendo la bocca e mal celando un sogghigno ilare.

"Insomma, me state a sfotte, eh? Ed io che sto anche ad appizzavve le recchie!"

"Venghi dottò, venghi" incalzò ancora una volta mio padre, biascicando una risata tra sé e sé.

"A pa', procura d'annattene a fa 'n culo!!"

E mi sedetti alla scrivania.

"E comunque la ragazza ormai se n'è ita, quindi attaccate" aggiunsi voltato di spalle.

Ma mio padre anziché perdersi d'animo: guardandomi di sbieco borbottò un "tsk, cazzone" e corse giù, intonando un giro di Osteria mentre scendeva le scale:

Osteria presa in affitto

paraponziponzipò

Il mio cazzo sta sempre dritto

Paraponziponzipò

Se sta dritto co' na scrofa

Figuramose co' na topa

Dammela a me biondina

Dammela a me biondà
Vecchio 25-01-2013, 22:05   #3
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Quando giunse in strada, va da sé che non trovò nessuno ad attenderlo, men che meno la fantomatica biondina.

Tuttavia non se ne fece un cruccio:

"chissenefrega!".

L'animo che lo muoveva, il proposito che lo motivava era esattamente lo stesso che aveva prima, quando si apprestava a fiondarsi giù:

"dovemo svortà a serata".

Si incamminò allora giù per lo stradone, tirò dritto per un bel po', allo svincolo girò a destra, fece la rotatoria, al secondo semaforo si tenne sulla sinistra, svoltò l'angolo a destra e scarpinò sino a che non incocciò in un tombino aperto per la manutenzione:

"ARFIOOOOOOO!!!"

"Li mortacci tua, sto qua, no strillà"

"Ah, ecchite. Ha' finito co ste tubature?"

"Quasi, quasi. Dio sbudellato, so stanco sderenato"

"Daje, nnamo, che mica poi sta tutto 'l giorno ndrento sto tombino, pe du sordi che te danno"

"Mica se sa quanto cacano questi. Ste fogne sempre intasate so"

"Oh, bada che c'hai na sorca che te ciancica li stivali!"

"Eh, magara fosse na sorca come dico io che me ciancicasse quarch'antra cosa"

"Eheheh, daje che quest'anno ritornamo a Cuba. T'aricordi quanto avemo scopato du anni fa?"

"E come nun me ricordo...Capirai, du euri a ghitara. Qui nemmanco co le slave tumefatte"

"Qui pe du euri te piji al massimo na nigeriana co la diarrea e te lavora solo de mano"

"Invece lì è n'artra cosa..."

"J'emo dato giù, avoja si j'emo dato giù"

"Nun ce pensamo, va"

"Oh, me riccomando però, mi moje nun ha da sape' gnente... gnente!"

"Sta' a ruzzà?"

"Vabbuò. Daje, ammolla quer filtro pieno de piscio, riccatta 'e cose tue e 'nnamosene"


Mio padre e Alfio tornavano a casa, quando decisero di fermarsi al Bar di Tommaso, detto Er Truce, per un amaro e le ultime chiacchiere. In quel momento proprio davanti al loro tavolino sfilarono tutte imbellettate tre ragazze carinissime che parevano appena uscite dai provini per un reality show.

I due tacendo le guardarono prostrati, poi Alfio sentenziò:

"Lassa perde, queste non so il tipo nostro".

Alché mio padre:

"Eh no no, queste eccome se so' il tipo nostro, semo noi che nun semo i tipi loro!".

"Eheheh"

"Semo vecchi, Arfio"

"Parla pe' te"

"Eheh"
Vecchio 25-01-2013, 22:06   #4
Esperto
L'avatar di Oda Nobunaga
 

se muoio mi porti sulla coscienza, mi sto veramente sentendo male dalle risate
Vecchio 25-01-2013, 22:13   #5
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"Madre, cosa ho a che fare con te?" dice Gesù a Maria, e perché io, cosa ho a che fare con mio padre? Non gli rassomiglio per niente.

Guardatemi. Avete visto? Bene, ora guardate mio padre. Esatto: non c'entro un cazzo con lui.

<La genetica non mente> dicono. N' par de palle.

A me m'ha pijato per il *BEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEP*

L'uomo è una cratura singolare: è tanto sensibile da avvertire un granello di caffè rimasto sotto l'unghia, ma non abbastanza da capire CHE SUONANDO IL CLACSON ROMPE LE PALLE!

*Chiude la finestra*


Forse ho preso da mia madre per lo più.

<Dio quanto odio i freddolosi! Gli augurerei di bruciare tutti all'inferno...se non sapessi che questo gli farebbe piacere!>

Anzi no, nun c'ho niente a che spartì co' quell'essere.

Ultima modifica di Complessato; 25-01-2013 a 22:29.
Vecchio 25-01-2013, 22:32   #6
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Dopo una cena a base di junkfood, una coppia di fidanzati esce da un locale a caso e passeggia per le vie della città, fermandosi a guardare le vetrine dei negozi chiusi. I due passano davanti l'esercizio Fiorentini Materia S. r. l. ( sì, mi paga per fargli pubblicità, lo riconosco) e lei fa a lui, con aria trasognante:

"Ommioddio, amore, guarda che bello quello scopettino per scrostrare la merda!"

"Ma de che?"

"Ne ho sempre sognato uno così!"

Ebbene sì, stasera ho realizzato -tra le altre cose- che esiste tutta una branca di studi artistico-filosofici sull'Estetica delle spazzolette per grattare la cacca.
Vecchio 26-01-2013, 12:52   #7
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Quote:
Originariamente inviata da MeStessa93 Visualizza il messaggio
Pfui, questo racconto non è un granché...
...ma è pur sempre meglio di un aneddoto a caso di un ingegnere qualsiasi.
O no?

Quote:
Originariamente inviata da Oda Nobunaga Visualizza il messaggio
se muoio mi porti sulla coscienza, mi sto veramente sentendo male nel leggerlo
Ok, allora niente. E scusatemi. Scusami.
Vecchio 26-01-2013, 13:14   #8
Esperto
L'avatar di Pablo's way
 

Vecchio 26-01-2013, 14:04   #9
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Considerazioni pretenziose sulla figura di mio padre

Mio padre parla a voce alta, perché deve farsi sentire: la sua personalità benché semplice spicca sempre... oramai ne ha viste di cotte e di crude, e ci tiene a darti ad intendere che se la sa cavare in ogni situazione. Roma è una città difficile, lo ha messo a contatto da quando giocava a pallone per strada, con tante realtà diverse, tutte assieme, che da nessuna altra parte puoi trovare, e per questo si è fatto la pelle dura, la scorza, e anche se per vie traverse, sotterranee, fa di tutto per farlo capire, fa di tutto perché tu lo sappia...

Lui è un po' canaglia un po' bambino, perché è furbo, ma non lo è davvero, dal momento che non vuole sopravanzarti, non vuole fare mostra di ricchezza o di status symbol, non vuole gabbarti, perché forse non ne ha l’astuzia, forse non ne ha l’indole, ad ogni modo non lo fa...

La sua invidiabile -o detestabile, ad libidum- capacità esce fuori in un baleno: ha una frase pronta per ogni evenienza, la sua arma è l’ironia, continua, martellante, beffarda e giocosa. La "battuta pronta" è tutto, per lui.
Qualora tu, che vieni di fuori, che so, un paesano, o un arricchito del nord, passi una serata con lui, te lo ricorderai per mesi, e terrai il ricordo per molto tempo di quel gran giullare, che ha tenuto banco per tutta la sera, intrattenendo tante persone fra risate e goliardie... di contro, mio padre non si ricorderà di te, che sei stato solo cornice necessaria perché lui potesse esibire il suo estro consumato da vecchio teatrante, sei stato importante in quel momento, solo perché potesse fare sfogio del suo <io so stare al mondo> magari aiutandoti, facendosi in quattro per te, per dimostrare a tutti che lui ce l’ha er core de roma, e che tu gli sarai riconoscente, perché l’ha fatto, e avrebbe potuto non farlo, ma l’ha fatto lo stesso...

Lui se la sa cavare in ogni situazione, è scaltro, è abituato a tutto... peccato alla fine lo prenda nel culo: un po' per ignoranza, un po' per superficialità, un po' per distrattezza, un po' per ingenuità, insomma, di sòle ne ha prese in vita sua.
Vecchio 26-01-2013, 14:16   #10
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Mio padre è il tipico romano che un po' sola che al ristorante chiede, senza che ve ne sia alcun motivo, al cameriere: "Senti, come te chiami?" "Luca" "senti Luca, me porti n' bel...", giusto per entrare un po' in confidenza creando quel piccolo imbarazzo che ravviva la serata.

Gli piace il centro dell’attenzione, gli piace mangiare, gli piace bere, e poi è un po' solo e un po' qualunquista, capisce un po' di tutto, e praticamente niente, gli piace guidarti per la città, ti prende per mano, e poi se ne va, ha avuto le donne, ma un po' per caso, incontra gli amici e fa molto schiamazzo, passa intere sere solo a ricordare, è un po' fanfarone, molto spavaldo, un po' timido e un po' compagnone.

Roma...
...Roma è sua mamma, Roma è la balia, se se ne andasse starebbe meglio, poi morirebbe di nostalgia. Lui ha viaggiato poco, perché il confronto con la sua città di origine è troppo forte, troppo stridente, troppo oppressivo... dacché roma è roma, der core de roma, roma che nun piove e che nun fa freddo, roma che c’è er sole pe' nove mesi all'anno, roma che quanno fa i goccioloni dei temporali che li fa solo qui, ma statte tranquillo che fra dieci minuti a riesce er sole.
Vecchio 26-01-2013, 14:37   #11
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Mio padre è malinconico: laddove per malinconia s'intende quel sentimento che nasce nell'uomo dal confronto della situazione presente con una situazione passata o ideale, comunque migliore. E quale sarà mai questa situazione passata, che infonde questa dolce tristezza nel suo cuore? egli va a prendere il pane, e passa sotto un arco di trionfo, fiancheggia un teatro, e si siede su un capitello per massaggiarsi i piedi... egli, lavoretto rimediato, va a scaricare ferraglia per il palazzinaro, scende dallo stradone e passa a fianco al colosseo, e con occhio distratto, fin da quando è un ragazzino, vede i fori, le quattro colonne ancora in piedi, enormi regine delle macerie, che restano come uno spettro... una spettrale testimonianza di un passato pieno di fasti, di dominazione imposta con puntualità.

Mio padre ti risponde ad ogni domanda ripetendo la parte finale, per enfatizzare tutto... questo forse non te lo ammetterebbe... perché roma ha dominato, ha vinto, è stata eterna... e poi è morta. Oppressi e imprigionati, invasi e saccheggiati, messi in carcere, messi alla gogna, calpestati dai giochi di poteri, da arroganti stranieri, che agivano in nome di dio, con una mano sulla tovaglia e l’altra mano sui coglioni... il papa re, un clero ingiusto, arrogante, la sporcizia, le imposte, i divieti, la pena di morte... e poi ancora, la presa di roma, le invasioni barbariche, la roma marciata dalla cialtroneria fascista, i francesi, gli spagnoli, i tedeschi, i barberini e napoleone, e la peste e ciceruacchio e la repubblica romana, e roma città aperta, e roma bombardata....

Non crede in dio, non crede a papi e vescovi, non crede ai monsignori, non crede ai politici, non crede ai colonna o ai farnese, non crede nemmeno a Giordano Bruno e ai sovversivi, non gli interessano. Mio padre, come ogni vero romano, è rassegnato, è fatalista, se ne tira fuori, ma col sorriso... lui gioca, gioca sempre, perché niente vale la pena di essere preso sul serio, e tutto è gioco, tutto è battuta, tutto è dissacrare, con un gesto della mano... lui, in mezzo ad altri romani, non è mai serio, e ne fa una gara: una battuta, cui si risponde con una battuta, e poi un'altra, e un'altra ancora...
Vecchio 26-01-2013, 14:43   #12
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Il cielo, mio padre, lo vuole vuoto, lo vuole terso, senza nuvole e senza dei, e magari ha poco, e vorrebbe di più, ma non gli va di arrabattarsi troppo, e si prende i suoi lunghi tempi morti, in sfregio alla vita frenetica dell'arrivato, lui si mette sulla soglia della bottega del suo compare, e guarda le cose passare, e con il suo sorrisetto furbo e beffardo lancia commenti, con le mani poggiate sul ventre abbondante, e con una battuta è come se desse la sua laica benedizione.. perché se la vita è una tragedia, allora è meglio sdrammatizzare, e sorriderne, con un po' di distacco, e un po' di partecipazione.
Vecchio 26-01-2013, 15:29   #13
Esperto
 

Uno dei più bei thread che ho letto qui fino ad oggi. C'e'tutto...molto molto bravo!
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