Buongiorno a tutti,
sono un giovane adulto che conosce fobiasociale, almeno di fama, da parecchi anni, ma mi sono sempre limitato a lurkare occasionalmente il forum.
Gli eventi scatenanti la mia condizione credo siano stati due. Una famiglia disfunzionale con madre iperprotettiva e padre assente con cui è impossibile stabilire qualsiasi dialogo che vada oltre il "finiti i compiti? che vuoi mangiare oggi a pranzo?", e 5 anni di bullismo al liceo causa obesità. Pesavo 102 Kg.
E immaginate quanto può essere dura per un ragazzo che frequenta le scuole negli anni '90, andare ogni giorno in classe pesando 102 Kg. Oggi c'è una diversa sensibilità, ma a quei tempi espressioni come "body shaming" o "rispetto delle diversità" non esistevano. Eri solo un ciccione da dileggiare, e nulla più.
Da qui ho sviluppato una personalità molto riservata, riflessiva, timida, e per quanto negli anni abbia smussato questo lato di me, ho tutto'ora difficoltà a prendere la parola in situazioni di gruppo. E' come se sentissi la lente di ingrandimento costantemente puntata su di me.
Per quanto a 18 anni sia fortemente dimagrito arrivando a pesare 71Kg, per quanto abbia abbandonato quell'ambiente tossico, per quanto quelle facce facciano parte del mio passato, il peso dell'adolescenza non vissuta, gli anni di umiliazione e di solitudine (inutile sottolineare che mentre i miei coetanei facevano i primi limoni, io al massimo coltivavo gerani sul balcone), mi hanno segnato per sempre.
Ho sempre avuto enormi difficoltà a fare amicizie, di fatto le ultime risalgono all'ultimo anno di liceo, da allora nulla, e nelle poche relazioni che ho avuto ho sempre cercato una conferma del mio valore, dopo anni in cui ero stato svilito, piuttosto che una relazione che potesse farmi stare bene. Tra i 25 e i 28 anni sono arrivato a provarci anche con ragazze a cui non ero interessato chissà quanto, giusto per vedere se ci stavano o meno. Bulimia sentimentale e sessuale.
In passato ho a lungo sofferto di attacchi di ansia e di panico, un periodo che va dai 20 anni, quando finii al pronto soccorso tutto tremante con la pressione massima a 200, fino a circa 31-32 anni. Qualche anno di relativo sollievo, fino ad un aggravamento alcuni anni dopo.
Sono stato da una psicologa intorno ai 35-36 anni sperando di risolverli ma senza successo, anche se da allora, complice una maggiore maturità e consapevolezza di me stesso e del mondo che mi circonda, sono andati via via sparendo.
Per lasciare il posto alla depressione. Non ho una diagnosi fatta da un medico, ma sono abbastanza scafato per riconoscerne i sintomi. Quando hai scarsa motivazione nel fare le cose, quando l'unico momento piacevole della giornata è la sera perchè sai che stai andando a letto, quando ti alzi al mattino e rimani 30 minuti a fissare il soffitto pensando al tuo passato, quando hai una sfiducia totale nel prossimo e nel mondo esterno, quando il tuo futuro lo vedi uguale al tuo presente, sei clinicamente depresso. Non serve la dichiarazione nero su bianco di un medico per saperlo.
E' come se prima volessi in qualsiasi modo vivere la mia vita a 1000, recuperare la mia gioventù non vissuta, mettermi alla pari con gli altri. Vivevo una frenetica corsa contro me stesso e contro gli altri, perchè in fondo sapevo di essere in ritardissimo sulle tappe fondamentali dello sviluppo psicofisico e che si stavano avvicinando i 30 anni.
Gli attacchi di ansia cominciati a 20 anni erano un campanello di allarme, era come se avessi la consapevolezza che mi stavo bruciando gli anni migliori della mia vita, quelli più belli e che non tornano indietro, e volessi in tutti i modi non farmeli scappare.
In seguito mi sono messo l'animo in pace, e quella sensazione di ansia costante è sparita.
D'altronde, se hai passato i tuoi 20 anni da solo, emarginato, senza una ragazza, con 2 amici più sfigati di te, tra videogiochi e D&D, ottenendo al massimo brevi scampoli di felicità, non è che a 30 anni d'incanto ti svegli superestroverso, felice, piacione e pieno di approvazione sociale.
Il danno è fatto, e non si torna indietro.