Ciao a tutti,
sono nuovo del forum ma vi leggo ormai da un po di tempo e oggi in occasione del mio compleanno ho deciso di "farmi un regalo" e raccontare a qualcuno quella che è un po la storia della mia vita, o perlomeno la parte che riesco a ricordare dato che inizio a ricordare gli eventi della mia vita all'incirca dalla seconda/terza media in avanti, per sfogarmi... perchè sono stufo e anche un po' rassegnato di quella che è attualmente la mia condizione. So di non essere un caso disperato e che i veri problemi della vita sono altri e per fortuna non ho ancora dovuto affrontarli ma specialmente in questi periodi estivi di spensieratezza è veramente difficile per me non pensare ai miei "problemi" e rimuginarci su fino a farli diventare grandi come montagne.
Vorrei cominciare parlando un po di quello che sono io... un ragazzo normale come tanti altri di 22 anni magari non il più carino e tanto meno quello con il fisico più atletico ma che è sempre stato un po in difficoltà nel relazionarsi con gli altri e creare rapporti d'amicizia che non fossero come quelli che si vedono nei film o nelle serie tv ma che perlomeno creassero dei legami veri tra le persone.
Al liceo ho vissuto (scolasticamente) in un ambiente estremamente competitivo in cui i miei "compagni" erano tutti grandi amici nella facciata ma pronti a scannarsi pur di dimostrare di essere l'uno più bravo dell'altra/o. in tutto ciò io ero uno di quelli meno bravi a scuola (diciamo pure che che me la battevo sempre per il titolo di peggior voto della verifica in alcune materie) e neanche il più apprezzato poichè considerato lo scemo della classe, quello un po' emarginato dalla poca vita sociale che c'era in classe e soprattutto abbastanza fragile da poterlo soprannominare tonno per 5 lunghissimi anni. La mia vita al liceo si riduce sostanzialmente a questo: 5 anni di prese in giro generalizzate da parte di tutti, nessuna persona con cui ho stretto Amicizia (notate la A maiuscola),fatti salvi due miei compagni che continuo a frequentare credo più per la passione comune della motocicletta che per una qualche altra evidente ragione, un rapporto durato 3 anni di friendzone con una mia compagna di classe (che nei 5 anni si era ripassata diversi miei compagni e ragazzi di altre classi) che alla fine sono riuscito a “conquistare” per poi scaricare in fretta e furia dopo 6 mesi perché non sapevo (o forse non volevo… a distanza di 3 anni ancora non l'ho capito) gestire una relazione durante il mese di agosto, ed infine la consapevolezza di non aver vissuto le esperienze medie che un adolescente medio vive durante la sua adolescenza come sbronze, vacanze con gli amici, feste e simili.
Durante quegli anni mi ripetevo come una filastrocca (quasi certamente per cercare di andare avanti e non pensare più al suicidio) che la vera vita sarebbe arrivata all'università, che avrei cominciato ad impegnarmi seriamente negli studi, che avrei cominciato ad uscire, a crearmi delle amicizie forti e durature come quelle che ho sempre visto negli altri quando ero al liceo, che sarei stato più sicuro con le ragazze e che finalmente avrei perso quei famosi 6/7 kg di peso che se non avessi mi renderebbero decisamente più attraente (sia ai miei occhi sia a quelli degli altri), che avrei fatto tutte quelle cose che durante il liceo sognavo di fare per cercare di addormentarmi la sera... perché pur non essendo uno che dorme molto, per me dormire era l'unico modo per non sentire più nulla.
Più della metà degli anni dell'università ormai sono conclusi (mi rimangono solo gli ultimi due della laurea specialistica) e la mia situazione non è cambiata… ho conosciuto delle altre persone, ma il legame che ho con loro è esattamente lo stesso che avevo con quelli del liceo… superficiale, occasionale e molto spesso esclusivamente basato sulla necessità di chiedere aiuto per degli appunti o per un esame… si contano sulle dita di una mano le occasioni in cui ci siamo visti tutti insieme… anche con le ragazze tutto è come prima… 2 anni fa ho avuto una breve storiella insignificante con un'amica di una mia compagna di corso che dopo esattamente 37 giorni dal giorno in cui l'ho incontrata mi ha scaricato per un non ben precisato motivo ma che penso sia la mia eccessiva fretta e coinvolgimento in una cosa che credevo in quel momento potesse dare una svolta alla mia vita.
L'anno scorso invece ho avuto un'altra relazione (naufragata per gli stessi esatti motivi per cui era finita con la mia ragazza del liceo ma questa volta mi ci è voluta metà del tempo che con la prima… ovvero soli 3 mesi) con quella che oggi è forse la persona più vicina che ho nel gruppo delle persone conosciute all'università e che quando la guardo mi chiedo come sarebbe finita se anziché farmi prendere dal panico e dalla “noia” avessi tirato fuori le palle e affrontato la questione. Dopo di lei più nulla.
Infine sull'argomento donne vorrei anche raccontarvi anche del fatto che forse la ragazza per cui veramente ho provato/provo un sentimento autentico e veramente forte (che oserei addirittura definire amore) è fidanzata da ormai 3 anni con uno stronzo che l'ha fatta e la sta facendo soffrire con i suoi comportamenti ed atteggiamenti e che io non sono in grado di conquistare perché primo mi vede solo come un amico, secondo perché quando avrei potuto fare sul serio e cercare di “strapparla” allo stronzo era agosto e soprattutto avevo una f*ttuta paura di prendere picche e confrontarmi per la prima volta veramente con il rifiuto della persona che amavo e che credo di amare tutt'ora.
Negli 8 anni della mia vita che ho appena raccontato mi sono dimenticato di parlare del ruolo dei miei genitori che credo siano stati importante nell'aiutare a crearmi tutta una serie di complessi che tutt'ora mi condizionano e che sono poi la il motivo di ciò che ho raccontato fino ad adesso. Il rapporto con i miei genitori è sempre stato molto conflittuale, specialmente con mio padre che ha sempre preteso il massimo da me specialmente scolasticamente: per lui la scuola è sempre venuta prima di tutto e tutto dipendeva dal fatto che io ottenessi degli ottimi risultati a scuola. Ho perso il conto di tutte le minacce e gli insulti di cui mi ha ricoperto durante il liceo per il fatto che ottenessi dei voti mediocri e anche delle lacrime versate in silenzio mordendo il cuscino cercando di non farmi sentire la notte. Tutto ciò è andato avanti per circa 3 anni quando i miei hanno deciso di mandarmi da una psicologa per cercare di “aggiustarmi” dato che non era possibile che non facessi nulla per impegnarmi nello studio. Da quel periodo (ero in 3 superiore) e per i successivi 3 anni (fino al primo semestre del primo anno di università) sono stato in terapia e la mia vita è cambiata in positivo fino sviluppare una piccola dose di autostima che deriva il 90% dal fatto che all'università i risultati scolastici sono sempre stati soddisfacenti ed alcuni eccellenti e che quindi mi ha “giustificato” qualche piccolo piacere dopo il dovere.
Ora con la fine di questo primo ciclo universitario mi rendo conto che la”vita vera” che sognavo di fare all'università non sono riuscito a costruirla perché ho comunque messo nei primi tre posti della classifica il dovere senza lasciare mai spazio a sufficienza per il resto.
Questo racconto l'ho riletto diverse volte e forse non è esattamente ordinato, lineare, comprensibile e consequenziale ma mi basta pensare che dopo averlo scritto qualcuno lo legga per farmi sentire un po' meno peggio di come mi sento in questo momento.