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Vecchio 20-04-2011, 16:40   #21
Principiante
 

In teoria l'esposizione allo stressor dovrebbe desensibilizzarci, io ci provo e anche spesso, ad esempio, ieri ho fatto una riunione per lavoro, mentre il collega ha nominato il mio nome per un esposizione su di un argomento, il cuore mi è salito in gola, il senso di offuscamento mentale è arrivato a limite del panico, nonostante mi concentrassi sul respiro non riuscivo a calmarmi, e avevo preso 30 gocce di valeriana pura....

Parlavo, ma ero intontito, succube del panico, hai voglia che pensi che tutto va bene e non c'è niente da temere, la testa risponde sempre allo stesso modo.

avvolte mi capita anche tra i colleghi, quando devo spiegare qualcosa mi sale il panico, eppure i miei colleghi più stretti conoscono il problema, quindi non dovrei temere.

Comunque, sfido qualunque psicologo a trovarsi con i nostri stessi sintomi, nella nostra stessa situazione ed agire come loro dicono....

e come se stessi parlando in santa pace, e qualcuno cerca di picchiarti, rifilandoti calci e pugni, ovviamente noi su cosa ci concentriamo sul discorso che stiamo facendo o sul tipo (ansia/panico) che cerca di farci male??
Vecchio 20-04-2011, 16:57   #22
Banned
 

esporsi con regolarità e frequenza, evitare alcuni atteggiamenti protettivi, riconsiderare le opinioni negative e cercare di volgerle in positivo...
serve tutto questo e serve, soprattutto, molto tempo... non ci si può aspettare un miglioramento netto dall'oggi al domani, ci vuole pazienza e fiducia
non c'è veramente nessun altra strada
Vecchio 20-04-2011, 17:55   #23
Banned
 

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Originariamente inviata da sciren Visualizza il messaggio
Cari amici, ciao.
Oggi vorrei parlare di un argomento che mi sta particolarmente a cuore, visto che per me, in alcune occasioni, è quasi praticamente impossibile.
La domanda è: come desensibilizzarsi dalla situazione fobica temuta? Alcuni di voi ci sono riusciti? E se si, come? Attraverso l'esposizione graduale? Facendo da soli o attraverso la psicoterapia' O ai farmaci?

Spesso la mia psicologa mi dice che nel caso della situazione fobica da me temuta devo riuscire a restarci. Io le spiego che è uno scherzo del cervello. ho piena consapevolezza di non morire, ma il cervello ed il corpo attivano meccanismmi, ormai automatici, che praticamente dicono il contrario. Le reazioni sono sudorazione, tremori, ansia, difficolta' a star fermo etc etc.
Ovviamente tutto questo non avviene quando sto da solo. Ma se ci sono persone davanti, colleghi o persone che frequento, puo' partire la reazione alla fobia che, a causa di un sentimento assimilabile alla vergogna di farmi vedere in quello stato, mi costringe ad alzarmi e scappare. E' come se, stando seduto, hai la sedia sotto al culo che ti va in fiamme. Senti la necessita' di alzarti dalla sedia e fuggire. Ora io non so se la psicologa mi sta dando il consiglio giusto. Le ho detto che non mi sento ancora dotato di quegli strumenti idonei a contrastare tali stati di forte disagio. Lei dice che risolvero' il problema quando, per tornare all'esempio, non mi alzero' dalla sedia, e me ne infischiero' del rossore/sudorazione/tremarella etc etc.
Voi come la pensate sul punto?
Grazie in anticipo per le risposte
Secondo me devi fare da autodidatta.
Ma non è che ti debba desensibilizzare. O meglio, sì lo devi fare ma con coscienza. Cioè.. non devi abbandonare la tua sensibilità, devi acquisire la capacità di switchiare da un profilo ad un altro, controllando la cosa, scegliendo quale mettere in campo.
Quindi agirei così:
1)sperimentare: prendere a picconate il proprio cervello facendo tutte le cose di cui si hanno paura per scoprirle.
2)mettere in campo le abilità acquisite in modalità - vuoto a perdere - nel senso, ti cerchi una serie di situazioni in cui poter liberare le cose di cui hai paura senza che, in caso di errore, possa portarti a presso strasciti negativi sulla tua "reputazioni" (o cmq quella che reputi tale). Ma, allo stesso tempo, impari a decifrarne il rapporto causa-effetto e quindi sai quando ti "conviene" usare un profilo o un altro.
3) immagina di essere un timoniere di una nave che legge le stelle(la vita) grazie all'esperienza e alla conoscenza della natura(data dalle proprie avventure).
4) pronfoda consocenza di se stessi - che passa anche attraverso la sofferenza - e capire cosa si vuole davvero.
5)Individuazione dei propri limiti/caratteristiche e valutazione se vale la pena davvero o no soffrire -> esperienziare per andare vero il cambiamento.

Così facendo scoprirai che alcune cose che pensavi fossero determinanti alla tua condizione di disagio interiore in realtà erano sbagliate.. altre invece erano giuste. Le individui e ti ci concentri.

La verità è che tutte sono inutili, non esiste la formula magica, per NESSUNO.
L'unica maniera per vivere bene nonostante questa consapevolezza è quella di passare attraverso i tantativi.

Se tu dai per scontato che tutto è inutile (come poi in effetti è) ma non passi attraverso i tentativi reali di cambiare la tua condizione, bypassando la fase dell'esperienza.. vivrai sempre col rimpianto, con il dubbio e l'inutilità sarà per te più un peso, un macigno insopportabile che una condizione esistenziale assodata e per certi versi anche buffa e utilizzabile in maniera propositiva.

Ciao!
Vecchio 07-05-2011, 11:33   #24
Intermedio
 

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Originariamente inviata da sciren Visualizza il messaggio
La domanda è: come desensibilizzarsi dalla situazione fobica temuta? Alcuni di voi ci sono riusciti? E se si, come? Attraverso l'esposizione graduale? Facendo da soli o attraverso la psicoterapia' O ai farmaci?
L'esposizione graduale, se praticabile nelle situazioni temute, è sicuramente una procedura che può dare ottimi risultati, se praticata nel modo corretto.
Diversamente, si può ricorrere anche ad altre procedure tra le quali la desensibilizzazione sistematica.
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Originariamente inviata da sciren Visualizza il messaggio
Spesso la mia psicologa mi dice che nel caso della situazione fobica da me temuta devo riuscire a restarci. Io le spiego che è uno scherzo del cervello. ho piena consapevolezza di non morire, ma il cervello ed il corpo attivano meccanismmi, ormai automatici, che praticamente dicono il contrario. Le reazioni sono sudorazione, tremori, ansia, difficolta' a star fermo etc etc.
Il rimanere nella situazione temuta fino alla totale scomparsa dell'ansia rientra nella procedure dell'esposizione graduale. L'esposizione sistematica alle situazioni, eseguita in questo modo, porterà ad una progressiva desensibilizzazione dell'ansia. In altri termini, man mano che si procede l'intensità e i sintomi dell'ansia si ridurranno e decadranno più velocemente.
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Originariamente inviata da sciren Visualizza il messaggio
Ovviamente tutto questo non avviene quando sto da solo. Ma se ci sono persone davanti, colleghi o persone che frequento, puo' partire la reazione alla fobia che, a causa di un sentimento assimilabile alla vergogna di farmi vedere in quello stato, mi costringe ad alzarmi e scappare. E' come se, stando seduto, hai la sedia sotto al culo che ti va in fiamme. Senti la necessita' di alzarti dalla sedia e fuggire. Ora io non so se la psicologa mi sta dando il consiglio giusto. Le ho detto che non mi sento ancora dotato di quegli strumenti idonei a contrastare tali stati di forte disagio.
Non sottovaluto il disagio che prova nelle situazioni temute, ma nessuno la costringe realmente ad alzarsi e a scappare. Chiaramente avrà appreso che allontanarsi dalla situazione temuta elimina il disagio dovuto all'ansia rinforzando così (rendendo pertanto più probabile) il suo comportamento di fuga. L'alternativa sarebbe restare e accettare di sperimentare l'ansia e le conseguenze temute ad essa associate (giudizio negativo altrui, vergogna, ecc) fino alla sua scomparsa, per quanto, non nego assolutamente, non sia affatto piacevole.
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Lei dice che risolvero' il problema quando, per tornare all'esempio, non mi alzero' dalla sedia, e me ne infischiero' del rossore/sudorazione/tremarella etc etc.
Voi come la pensate sul punto?
Grazie in anticipo per le risposte
Molto spesso, più dell'evento temuto, è proprio l'idea che sia inaccettabile a peggiorare la situazione. In altre parole, il fatto di non accettare di provare e mostrare i sintomi ansiosi rende più difficile esporsi alle situazioni ansiogene. Più ci si sforza di evitare l'ansia o di tenerla sotto controllo più le cose peggiorano, proprio a causa dell'impossibilità di poterci riuscire con certezza. Sicuramente qualcuno l'avrà già notato.

Dott. Liverani
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