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07-03-2021, 10:44
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#1
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Banned
Qui dal: Apr 2015
Ubicazione: Ovunque ma non qui
Messaggi: 14,396
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Non solo quella evidente,anche quella strisciante..complici i problemi personali,ansia,stress,depressione..si resta indietro..ci si sente inferiori..si prova a ricominciare fingendo che vada tutto ok..ci si guarda intorno e si ripiomba nel baratro..e gli altri schiacciasassi vanno avanti..e così ci si ritira..è molto doloroso..perchè rischi di non uscirne piu e ti senti sempre piu inferiore..capita a voi?a me è capitato..è la mia situazione da 4/5 anni..e ogni anno peggiora..poi con le chiusure ancora di più..io non riesco a farmi scivolare tutto addosso come fanno le altre persone,maledizione..anche perchè cosi poi si perde la bussola,non si sa piu chi si è,cosa si vuole..
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07-03-2021, 12:13
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#2
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Esperto
Qui dal: Nov 2020
Messaggi: 536
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Ovviamente capita anche a me. Ma fatico a quantificare da quanto, ma direi da 10 se non 15 anni. O anche da prima, salvo rare "annate buone" e fortunate.
Rinunciare, ritirarsi e restare indietro sono i termini che con me centrano il punto.
Metaforicamente la mia situazione la posso spiegare così : c'è una classe con tanti bambini e la maestra (che rappresenta le regole e le consuetudini sociali che vengono fatte apprendere) assegna loro un ostacolo da superare e dei premi, rendendola una competizione velata; lo superano subito i primi della classe, quelli che sgomitano e bramano la competizione per mostrarsi bravi o ottenere un premio;poi viene la volta della maggioranza dei bambini che seppur con diversi gradi di difficoltà riescono a passarlo in tempi ragionevoli; infine gli ultimi, quelli che sbagliano oppure che non ce la fanno senza che si venga in loro supporto per aiutarli, ma alla fine, seppur con enormi difficoltà, riescono pure loro a proseguire oltre. Anche i "casi umani".
E poi ci sono io, che ho scelto di rinunciare e mi sono demoralizzato nel momento in cui si è parlato di ostacolo e competizione;mi sono messo in disparte e ho deciso di non provarci nemmeno, autoconvincendomi che per me sarebbe stato impossibile a prescindere nonostante non faccia nemmeno un tentativo per poterlo sapere con certezza. Ovviamente l'impressione generale degli altri è che "a lui non gliene frega niente" o peggio che assumo un comportamento snob e di superiorità o ancora che non abbia voglia di fare nulla.
E così alla fine rimango fermo e bloccato davanti a un ostacolo che gli altri han superato anni prima e ora sono andati avanti costruendo una distanza di chilometri.
Mi convinco sempre di più che la mia condizione non posso essere spiegata "solo" dalla fobia sociale, atteggiamenti evitanti, paura del giudizio e rifiuto della competizione, ma su quello che lo psicologo americano Martin Seligman ha definito come "Impotenza appresa".
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Ultima modifica di Texas; 07-03-2021 a 13:01.
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07-03-2021, 12:45
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#3
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Esperto
Qui dal: Aug 2007
Messaggi: 23,198
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Bisogna diventare i genitori di se stessi: ciò che i nostri parenti non sono riusciti a darci perché incapaci e/o impossibilitati ce lo dobbiamo dare noi. Immaginiamo di essere come smembrati in tante identità, tante parti, di cui una è quel sé della vita adulta che mostra il lato più formale e meno irrisolto...questo sé deve fare da elemento di caregiving per le altre parti ancora infantili, insicure e spaventate.
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07-03-2021, 13:41
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#4
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Esperto
Qui dal: Dec 2014
Ubicazione: Milano
Messaggi: 5,746
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Partite dal presupposto che ci sono delle gerarchie. Non è qualcosa che va giudicato come "giusto" o "sbagliato".
La serotonina è la principale responsabile di questa presa di consapevolezza istintiva, innata. E' il frutto di una selezione naturale antichissima, tant'è che Jordan Peterson ci ricorda come la stessa molecola funziona nel medesimo modo sia negli esseri umani, sia nei crostacei.
Le aragoste devono competere. Il loro imperativo biologico è sopravvivere e riprodursi. Chi avrà accesso ai migliori anfratti sarà più al sicuro dai predatori, avrà maggiori possibilità alimentari e attirerà un numero maggiore di partner.
Ha senso quindi che ingaggino in feroci combattimenti fra loro per definire chi ha il diritto ad occupare un posto di pregio.
Quello che non ha senso invece è che si sterminino fra di loro, annullando ogni vantaggio legato alla posizione ottimale. Così la natura si è inventata questo stratagemma.
L'aragosta che vince una lotta ha un rush serotoninergico. Si sente sicura, adotta una posizione salda e "sa" che è un'aragosta vincente.
Viceversa, l'aragosta che perde subisce un calo. Avrà un'andatura più insicura e una postura ritratta. Nelle sperimentazioni è emerso che se la stessa aragosta perdente si trova poco dopo nella situazione di una nuova lotta, la sua probabilità di perdere è maggiore di quanto pronosticabile semplicemente dai fattori fisici della stessa.
In pratica è come se si arrendesse prima.
Sempre da questi studi è emerso che l'assunzione di inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI, come il citalopram o lo zoloft) restituisce all'aragosta "perdente" la volontà di lottare nuovamente.
Ora: il problema tuo è il problema di tutti quelli sconfitti così tante volte nella vita da aver alterato permanentemente il sistema di produzione della serotonina.
Si sentono eterni sconfitti. Secondo il disegno della natura queste persone, al pari delle aragoste eterne perdenti, si emargineranno e saranno con ogni probabilità vittima di predazioni, malattia, indigenza.
Non ci provano più, "scelgono di rinunciare", per usare le parole di Texas.
Cosa fare? Innanzitutto ha senso capire se possono essere d'aiuto gli psicofarmaci. Non è detto, ma se l'alterazione neurochimica è permanente, potrebbe non essere possibile uscirne in altro modo.
Un provvedimento d'aiuto più immediatamente applicabile è lavorare sulla propria postura.
Un'andatura sicura, schiena dritta, petto in fuori, sguardo orizzontale e spalle non cadenti, influenza la percezione di sicurezza e può avviare un circolo virtuoso.
L'idea è di accettare la sfida della vita. Secondo le discipline buddhiste, "la vita è sofferenza". E se eliminiamo tutte le tutele gli agi e le comodità della vita moderna, ci accorgiamo che c'è un'intero universo che non aspetta altro di cogliere l'occasione per mangiarci. Quindi, se pur possiamo continuare a odiare la competizione tra uomini, dobbiamo accettare qualla fra noi e l'inesorabile caos dell'universo.
Si deve ricominciare a vincere, e per farlo la cosa opportuna è darsi sfide realistiche. Fare il letto appena svegliati. Mangiare a orari regolari. Ordinare la propria stanza. Fare attività fisica congrua al proprio livello. Curare la propria igiene personale, andare a letto a orari regolari.
Queste sono sfide che qualsiasi persona non totalmente disfunzionale (aka: da ricovero) è in grado, con un certo livello di sforzo, di intraprendere. Non sono affatto sfide facili e val la pena dedicarcisi con indivisa attenzione per diversi giorni, fino a rendere il tutto routinario.
Ma è l'unica "aragosta" che si può sconfiggere durante un periodo di depressione prolungata. Quindi vale la pena decidere un punto di intervento, anche uno solo (io iniziai con l'impegno del filo interdentale ogni sera), e decidere che non ci si farà più sconfiggere almeno in quello specifico contesto. Una volta creata l'abitudine si può aggiungere un pezzo, poi un altro e così via.
L'obiettivo finale, e distante, è raggiungere il proprio massimo livello di competenza. Perché se ci sentiamo sicuri, se sappiamo di saper fare quel che dobbiamo fare, il nostro grado di sofferenza si riduce a livelli sopportabili (potremmo addirittura arrivare a non pensarci più troppo spesso), e le nostre probabilità di avere una vita meno miserabile aumentano radicalmente.
La serotonina aumenta* e il senso di perenne sconfitta diminuisce.
Questo è l'unico modo per uscire dal baratro e scongiurare quel tetro disegno che preconizza agli eterni sconfitti una vita di miseria, solitudine, fame, freddo e malattia.
*se la neurochimica risponde adeguatamente; potrebbero rendersi necessari SSRI. Consiglio sempre un consulto psichiatrico anche solo per togliersi il dubbio.
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Ultima modifica di Da'at; 07-03-2021 a 19:08.
Motivo: circolo vizioso -> circolo virtuoso
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07-03-2021, 13:45
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#5
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Esperto
Qui dal: Jun 2020
Ubicazione: Lazio
Messaggi: 9,562
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Se non reggi l'alternativa è una sola
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07-03-2021, 13:48
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#6
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Avanzato
Qui dal: May 2016
Messaggi: 443
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Quote:
Originariamente inviata da Masterplan92
Non solo quella evidente,anche quella strisciante..complici i problemi personali,ansia,stress,depressione..si resta indietro..ci si sente inferiori..si prova a ricominciare fingendo che vada tutto ok..ci si guarda intorno e si ripiomba nel baratro..e gli altri schiacciasassi vanno avanti..e così ci si ritira..è molto doloroso..perchè rischi di non uscirne piu e ti senti sempre piu inferiore..capita a voi?a me è capitato..è la mia situazione da 4/5 anni..e ogni anno peggiora..poi con le chiusure ancora di più..io non riesco a farmi scivolare tutto addosso come fanno le altre persone,maledizione..anche perchè cosi poi si perde la bussola,non si sa piu chi si è,cosa si vuole..
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Considerando che le cose peggiorano soltanto...mi spaventa molto il futuro quando non avrò più nessuno e con la mia propensione alla solitudine, avere difficoltà a vivere...
È una corsa alla quale non avevo chiesto di partecipare, ne tantomeno vincere..
Mi accontenterei di arrivare alla fine..
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07-03-2021, 16:01
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#7
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Esperto
Qui dal: Nov 2020
Messaggi: 536
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Quote:
Originariamente inviata da Da'at
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Molto interessante. La parte sul comportamento delle aragoste è indicativa e piuttosto simile all'esperimento fatto da Selingman sui cani, nonostante fosse indotto e il contesto fosse artificiale e non di natura.
Io intravedo lo stesso schema di comportamento su me stesso che sono un essere umano.
Proverò a iniziare a cambiare la mia postura e il mio linguaggio del corpo. A volte ho una postura corretta e sicura di me, ma in altri casi invece ce l'ho ricurva e ho un passo insicuro. Ci potrei provare. Devo dire che sulla cura della persona e l'igiene personale, oltre che sull'ordine del mio ambiente non ho grossi problemi, anzi tutt'altro. Forse dovrei sforzarmi di alzarmi un po prima il mattino ma per il resto va tutto bene. È lo step successivo che nel mio caso è drammatico, perche oltre a questo c'è poco nulla.
Forse anche darsi piccoli obiettivi e far le cose passo passo senza pensare al percorso nella sua interezza, altrimenti ci si blocca solo a pensarci.
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07-03-2021, 16:09
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#8
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Banned
Qui dal: Apr 2015
Ubicazione: Ovunque ma non qui
Messaggi: 14,396
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Quote:
Originariamente inviata da Da'at
Ora: il problema tuo è il problema di tutti quelli sconfitti così tante volte nella vita da aver alterato permanentemente il sistema di produzione della serotonina.
Si sentono eterni sconfitti. Secondo il disegno della natura queste persone, al pari delle aragoste eterne perdenti, si emargineranno e saranno con ogni probabilità vittima di predazioni, malattia, indigenza.
Non ci provano più, "scelgono di rinunciare", per usare le parole di Texas.
Cosa fare? Innanzitutto ha senso capire se possono essere d'aiuto gli psicofarmaci. Non è detto, ma se l'alterazione neurochimica è permanente, potrebbe non essere possibile uscirne in altro modo.
Un provvedimento d'aiuto più immediatamente applicabile è lavorare sulla propria postura.
Un'andatura sicura, schiena dritta, petto in fuori, sguardo orizzontale e spalle non cadenti, influenza la percezione di sicurezza e può avviare un circolo vizioso.
L'idea è di accettare la sfida della vita. Secondo le discipline buddhiste, "la vita è sofferenza". E se eliminiamo tutte le tutele gli agi e le comodità della vita moderna, ci accorgiamo che c'è un'intero universo che non aspetta altro di cogliere l'occasione per mangiarci. Quindi, se pur possiamo continuare a odiare la competizione tra uomini, dobbiamo accettare qualla fra noi e l'inesorabile caos dell'universo.
Si deve ricominciare a vincere, e per farlo la cosa opportuna è darsi sfide realistiche. Fare il letto appena svegliati. Mangiare a orari regolari. Ordinare la propria stanza. Fare attività fisica congrua al proprio livello. Curare la propria igiene personale, andare a letto a orari regolari.
Queste sono sfide che qualsiasi persona non totalmente disfunzionale (aka: da ricovero) è in grado, con un certo livello di sforzo, di intraprendere. Non sono affatto sfide facili e val la pena dedicarcisi con indivisa attenzione per diversi giorni, fino a rendere il tutto routinario.
Ma è l'unica "aragosta" che si può sconfiggere durante un periodo di depressione prolungata. Quindi vale la pena decidere un punto di intervento, anche uno solo (io iniziai con l'impegno del filo interdentale ogni sera), e decidere che non ci si farà più sconfiggere almeno in quello specifico contesto. Una volta creata l'abitudine si può aggiungere un pezzo, poi un altro e così via.
L'obiettivo finale, e distante, è raggiungere il proprio massimo livello di competenza. Perché se ci sentiamo sicuri, se sappiamo di saper fare quel che dobbiamo fare, il nostro grado di sofferenza si riduce a livelli sopportabili (potremmo addirittura arrivare a non pensarci più troppo spesso), e le nostre probabilità di avere una vita meno miserabile aumentano radicalmente.
La serotonina aumenta* e il senso di perenne sconfitta diminuisce.
Questo è l'unico modo per uscire dal baratro e scongiurare quel tetro disegno che preconizza agli eterni sconfitti una vita di miseria, solitudine, fame, freddo e malattia.
*se la neurochimica risponde adeguatamente, potrebbero rendersi necessari SSRI. Consiglio sempre un consulto psichiatrico anche solo per togliersi il dubbio.
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Bellissima questa parte..si,bisogna ricominciare a farlo..anche se è durissimo perché si è come assorbiti da sconfitte precedenti..non ci si dà più chances.. è vero,bisognerebbe provare,sbagliare..soffrire..e avere la costanza di vivere come dicono i buddhisti,anche con sofferenza..capire che è tutta un'esperienza
Anche l'ambiente non aiuta .insomma,in base al passato ci si fotografa così e si fatica a ripartire
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07-03-2021, 18:30
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#9
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Banned
Qui dal: Jan 1970
Messaggi: 1,614
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Sono 10 anni che vivo così.
E di conseguenza altrettanti di isolamento e terapie farmacologiche.
Non se ne esce più e ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, ogni anno che passa diventa sempre peggio.
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