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Discussione: Discesa (...e risalita?) Rispondi alla discussione
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30-10-2012 18:31
Layne
Re: Discesa (...e risalita?)

Quote:
Originariamente inviata da Marco Russo Visualizza il messaggio
La mia soluzione è stata di volta in volta quella di attingere dal mio narcisismo per riuscire a catalizzare un senso di inadeguatezza e insoddisfazione crescente, nello stato di "massimo relativo del benessere" dove la relativa scarsa sofferenza ti scoraggia dall'affrontare un percorso tortuoso e doloroso di automiglioramento.
Una volta che "stai già male" invece, la prospettiva di affrontare il rimanente dolore per concludere la camminata sui carboni ardenti diventa meno drammatica.
Mi ha aiutato anche molto la meditazione, la depersonalizzazione e l'imitazione di persone dalle quali desideravo apprendere e metabolizzare aspetti caratteriali.

Ma fondamentalmente se non avessi fiducia in me stesso, nel mio potenziale, non ne sarei mai potuto uscire e non starei affrontando tutt'ora radicali miglioramenti che sono sicuro mi porteranno a dare il 100% del mio potenziale.
Ecco, la cosa fondamentale è non vedersi come un blocco grezzo di granito, ma come una statua, una bellissima statua, non ancora scolpita.

Ah e ovviamente è stato anche molto importante http://www.fobiasociale.com/lo-strappo-29341/.
Grazie.
Uno "strappo" come lo intendi tu sto cercando di farlo proprio in questo periodo.
30-10-2012 18:25
Marco Russo
Re: Discesa (...e risalita?)

Quote:
Originariamente inviata da Layne Visualizza il messaggio
E se per caso sei già al punto del "difficilmente reversibile"? Il dolore che proverai per affrontare quei cambiamenti necessari a star meglio diventerà esponenzialmente maggiore. Ne vale la pena? Sì, se vuoi star meglio. Ma ne devo esser convinto io, quello che sto scrivendo è teoria, non riesco a crederci davvero.
Dunque che faccio? Come si sopporta questa sofferenza?
La mia soluzione è stata di volta in volta quella di attingere dal mio narcisismo per riuscire a catalizzare un senso di inadeguatezza e insoddisfazione crescente, nello stato di "massimo relativo del benessere" dove la relativa scarsa sofferenza ti scoraggia dall'affrontare un percorso tortuoso e doloroso di automiglioramento.
Una volta che "stai già male" invece, la prospettiva di affrontare il rimanente dolore per concludere la camminata sui carboni ardenti diventa meno drammatica.
Mi ha aiutato anche molto la meditazione, la depersonalizzazione e l'imitazione di persone dalle quali desideravo apprendere e metabolizzare aspetti caratteriali.

Ma fondamentalmente se non avessi fiducia in me stesso, nel mio potenziale, non ne sarei mai potuto uscire e non starei affrontando tutt'ora radicali miglioramenti che sono sicuro mi porteranno a dare il 100% del mio potenziale.
Ecco, la cosa fondamentale è non vedersi come un blocco grezzo di granito, ma come una statua, una bellissima statua, non ancora scolpita.

Ah e ovviamente è stato anche molto importante http://www.fobiasociale.com/lo-strappo-29341/.
30-10-2012 17:26
recluso
Re: Discesa (...e risalita?)

Quote:
Originariamente inviata da Marco Russo Visualizza il messaggio

E' grazie al malessere espresso che si trovano le forze per dire "mòbbasta".
Invece se lasci che maceri dentro di te, ti sembra che faccia meno male, ma ti corrode da dentro. E nell'arco di pochi anni ti cambia il carattere in maniera difficilmente reversibile (basta vedere come è facile diventare evitanti grazie a molteplici piccoli traumi irrisolti nell'infanzia o adolescenza...).
E' proprio così.
Leggendo queste riflessioni, benedico e maledico allo stesso tempo di aver mollato la psicoterapia qualche anno fa. Non ero pronto, non ero consapevole di cosa stavo facendo e non ero ben disposto. In una parola non avevo l'umiltà di accettare che tutto quello che credevo "vero e giusto", non era nè vero nè giusto. Mi sarebbe servita se fossi stato ben disposto, ma non lo ero, quindi meno male che ho avuto la risolutezza di chiuderla lì.
Qundi se volete andare da uno specialista cercate di essere il più flessibili e aperti possibile, non andate con atteggiamento di sfida come feci io. Non è facile, ma non c'è alternativa. Inoltre se non funziona, non è il dottore che ci perde, siamo sempre noi che perdiamo.

Purtroppo mi trovo esattamente nella condizione di chi è stato corroso da dentro, lentamente e inesorabilmente. Spero non definitivamente, ma credo che tutto ciò che ci portiamo dietro dall'adolescenza, non possa più cambiare completamente. Ci si può correggere, ma non ci si può rivoluzionare.

Il punto è che emotivamente, almeno io, sprofondo facilmente. Intendo dire che ho passato molti momenti nerissimi, senza forze psichiche e fisiche, senza una prospettiva. Però non basta, ci vuole una disperazione di un altro tipo, che non so spiegare, forse una disperazione razionale. Invece mi sono sempre ripreso, ma senza cambiare davvero, semplicemente ho recuperato un livello accettabile che mi sottragga alla pura sofferenza di quei momenti di declino emotivo.

Sono un fottuto riformista inside, non sono capace di stravolgimenti.
30-10-2012 17:03
Layne
Re: Discesa (...e risalita?)

Quote:
Originariamente inviata da Marco Russo Visualizza il messaggio
E nell'arco di pochi anni ti cambia il carattere in maniera difficilmente reversibile (basta vedere come è facile diventare evitanti grazie a molteplici piccoli traumi irrisolti nell'infanzia o adolescenza...).
E se per caso sei già al punto del "difficilmente reversibile"? Il dolore che proverai per affrontare quei cambiamenti necessari a star meglio diventerà esponenzialmente maggiore. Ne vale la pena? Sì, se vuoi star meglio. Ma ne devo esser convinto io, quello che sto scrivendo è teoria, non riesco a crederci davvero.
Dunque che faccio? Come si sopporta questa sofferenza?
30-10-2012 16:49
Marco Russo
Re: Discesa (...e risalita?)

Ricordo che quando tornai dalla psicologa in quel periodo di febbraio, esordii con la frase "mi sembra di aver scoperchiato un vaso di pandora!".

Il malessere tuttavia lo benedico.
Dico solo che è grazie al malessere che ho avuto il coraggio di iscrivermi su questo forum, abbandonando l'orgoglio che me ne teneva lontano. Un forum che mi ha dato modo sia di riflettere, discutere ed esporre le mie problematiche assieme a quelle altrui (e trovare più punti di contatto di quanto potessi immaginare al momento dell'iscrizione), sia di conoscere persone speciali, con le quali stringere rapporti anche al di là della virtualità.

E' grazie al malessere espresso che si trovano le forze per dire "mòbbasta".
Invece se lasci che maceri dentro di te, ti sembra che faccia meno male, ma ti corrode da dentro. E nell'arco di pochi anni ti cambia il carattere in maniera difficilmente reversibile (basta vedere come è facile diventare evitanti grazie a molteplici piccoli traumi irrisolti nell'infanzia o adolescenza...).
30-10-2012 16:43
Layne
Re: Discesa (...e risalita?)

Quote:
Originariamente inviata da Claudietta Visualizza il messaggio
Le cose possiamo rinviarle ma prima o poi tornano..
E quando tornano poi bisogna affrontarle. E' necessario se l'obiettivo è quello di stare bene. Ma se non si trova la forza? Se non si trova la motivazione per ricercarla, questa forza?
30-10-2012 16:10
Claudietta
Re: Discesa (...e risalita?)

ti quoto.. io credo di aver capito che il modo che hanno il mio corpo e la mia mente di farmi capire che così non va, che devo fare qualcosa, è quello di buttarmi drasticamente in basso..sono i momenti bui che ci danno la forza di reagire per cambiare le cose, ma anche io come te ho paura di non farcela.
In questo momento c'è una cosa che vorrei riuscire a fare, ovvero confidarmi con un'amica riguardo alla mia situazione o magari anche solo accennarle qualcosa, ma è più forte di me, non ci riesco ._.
Le cose possiamo rinviarle ma prima o poi tornano..
30-10-2012 14:43
Layne
Discesa (...e risalita?)

Quote:
[...]L'accento volevo porlo sul fatto che il percorso in certi casi prevede INEVITABILMENTE una discesa verso gli inferi, una discesa che poi viene compensata da una risalita di livello maggiore rispetto alla situazione di relativo comfort[...] Quando ho deciso di intraprendere il percorso terapeutico, verso novembre, credevo di avere delle cose da risolvere ma di stare relativamente bene, invece a febbraio m'è caduto tutto il mondo addosso!
Rialzarsi non è stato facile, ma in prospettiva so che starò molto meglio di come stavo quando decisi di andare dalla psic. Quindi la decisione giusta da intraprendere è quello di mettersi in discussione, anche se ciò potrà sul breve termine portare a un malessere indicibile.
Quoto questo messaggio semplicemente perché trovo importante rifletterci sopra.
Al di là dell'aspetto matematico e della metafora iniziale descritti in questo post (che mi interessa relativamente), penso sia importante rendere consapevoli alcune persone che magari stanno affrontando un percorso di terapia del fatto che, dal momento in cui si decide di mettersi in discussione seriamente, magari cominciando a riconsiderare tutti gli aspetti della propria vita, si può raggiungere un livello di malessere davvero insostenibile. O che sembra insostenibile nel momento in cui lo si prova.

Forse Russo è un po' "drastico", per certe persone non sarà necessariamente una discesa verso gli inferi...Forse si potrebbe parlare di disagio più o meno accentuato a seconda della persona, del tipo di esperienze che ha fatto e di come riesce ad affrontare i cambiamenti e le loro conseguenze.

Però trovo che questo particolare stato d'animo sia comune a molte persone.

Io sto scendendo. Mi è già capitato in passato di "toccare il fondo" e risalire, ma forse la mia risalita non è stata accompagnata da una sufficiente consapevolezza interiore dei miei disagi, con la conseguenza che sono caduto di nuovo pesantemente.
Ora sto affrontando una nuova terapia da un paio di mesi; la sofferenza che sto provando è forte. Cazzo, sto proprio male.

Non so quanto durerà questo periodo orribile, purtroppo però è necessario affrontarlo. E' un giro di boa, ne puoi uscire bene e pian piano ritrovare la gioia di vivere; ne puoi uscire anche "evitando" di andare troppo in profondità, accettando qualche compromesso e lasciando lì dov'è qualche "zona d'ombra", convivendoci (spesso male).
Oppure puoi non uscirne, ed è la cosa che attualmente mi spaventa di più. Se non dovessi trovare la forza necessaria per reagire agli sconvolgimenti interiori che alcuni tipi di terapia ti provocano, non so come potrei andare avanti. Dal mio punto di vista, non potrei andare avanti.

Non so. Ci vuole una forza ed un coraggio che credo di non avere.
Mi sento uno straccio, è davvero un periodo di merda.



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