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Discussione: Inviti superflui Rispondi alla discussione
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18-10-2012 13:43
Rifiorire
Re: Inviti superflui

Bello.
09-09-2012 22:43
Betsy Cherry
Re: Inviti superflui

Bellissimo
Io però sarei il ragazzo in questo caso e non la ragazza che ama la folla...
09-09-2012 11:49
psiche86
Re: Inviti superflui

Quote:
Originariamente inviata da berserk Visualizza il messaggio
No, mi riferivo A Dino Buzzati:si riferiva a un destinatario reale?
Ahh e questo non lo so! Scusa non avevo capito.
Penso sia dedicata a una ragazza lontana della malinconia, non a quella inacessibile della passione fatale, né a quella acquisita dell'amore felice.
09-09-2012 11:39
berserk
Re: Inviti superflui

Quote:
Originariamente inviata da psiche86 Visualizza il messaggio
I destinatari siete-siamo noi tutti, senza voler scadere nella sdolcinatezza, ma tutti quelli che stanno qua sopra sono quelli a cui ho pensato.
No, mi riferivo A Dino Buzzati:si riferiva a un destinatario reale?
09-09-2012 11:37
Markos
Re: Inviti superflui

Molto bello....
09-09-2012 11:34
psiche86
Re: Inviti superflui

Quote:
Originariamente inviata da berserk Visualizza il messaggio
Di una tristezza senza fine:mi ha emozionato tantissimo.C'è un destinatario preciso?O rimane vago?
I destinatari siete-siamo noi tutti, senza voler scadere nella sdolcinatezza, ma tutti quelli che stanno qua sopra sono quelli a cui ho pensato.
09-09-2012 11:32
psiche86
Re: Inviti superflui

Quote:
Originariamente inviata da Allocco Visualizza il messaggio
Molto bello.

Espressione fedele di un modo di pensare comune tra le persone "sensibili".
Mi domando però se non sarebbe meglio proseguire il brano fino ad arrivare alla decisione di lottare per ciò che si vuole..
Posto che lo si voglia davvero
In realtà è abbastanza strana quella storia all'interno dei 60 racconti di Buzzati da cui è tratta, spicca per estraneità al resto, e decisamente l'ho pensata come un modo per lasciarsi andare alla malinconia, alla sensazione di farsi cullare da qualcuno che ha scritto queste cose, come spesso se ne sono lette qua sopra.
Non so se è un pessimo modo di affrontare le cose, ma ho pensato che qualche volta potesse andare bene il semplice godersi questa perla, almeno per me lo è.
09-09-2012 11:28
barclay
Re: Inviti superflui

Quote:
Originariamente inviata da psiche86 Visualizza il messaggio
Ma tu - adesso ci penso - sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed e bastato poco tempo perche ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.
Veramente struggente
09-09-2012 11:14
berserk
Re: Inviti superflui

Di una tristezza senza fine:mi ha emozionato tantissimo.C'è un destinatario preciso?O rimane vago?
09-09-2012 09:58
Allocco
Re: Inviti superflui

Molto bello.

Espressione fedele di un modo di pensare comune tra le persone "sensibili".
Mi domando però se non sarebbe meglio proseguire il brano fino ad arrivare alla decisione di lottare per ciò che si vuole..
Posto che lo si voglia davvero
09-09-2012 00:31
psiche86
Inviti superflui

Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di la forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. “Ti ricordi?” ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu - ora mi ricordo - non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, ne battesti mai alla porta del castello deserto, ne camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, ne ti addormentasti sotto le stelle d’Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d’inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei “Ti ricordi?”, ma tu non ricorderesti.

Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ore vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre delle città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo, sempre tenendoci per mano, poichè le anime si parleranno senza parola. Ma tu - adesso mi ricordo - mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Ne puoi quindi amare quelle domeniche che dico, ne l’anima tua sa parlare alla mia in silenzio, ne riconosci all’ora giusta l’incantesimo delle città, ne le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrar la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient’altro.

Vorrei anche andare con te d’estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose piu semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l’acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull’erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne. Tu diresti “Che bello!”. Niente altro diresti perche noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora.

Ma tu - ora che ci penso - tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un’altra sigaretta, impaziente di fare ritorno. E non diresti “Che bello!”, ma altre povere cose che a me non importano. Perche purtroppo sei fatta cosi. E non saremmo neppure per un istante felici. Vorrei pure - lasciami dire - vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo e di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di se una specie di musica. Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell’uomo. Ma tu - lo capisco bene - invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall’estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, ne dei presentimenti che passano, ne ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Ne udresti quella specie di musica, ne capiresti perche la gente ci guardi con occhi buoni. Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d’oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo.

È inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo si almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d’estate o d’autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. Io non staro qui ad ascoltare - ti prometto - gli scricchiolii misteriosi del tetto, ne guarderò le nubi, ne darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie cosi amiche all’amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.

Ma tu - adesso ci penso - sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed e bastato poco tempo perche ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.


E' lungo lo so, ma è un brano di Buzzati che ho amato profondamente e che mi ha ricordato le cose che si son dette spesso su questo forum, alla fine non è che una cosa carina da farvi leggere se volete.
Buonanotte.



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