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Discussione: a parti invertite Rispondi alla discussione
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06-10-2012 13:22
Baloordo
Re: a parti invertite

Bè, credo che alla base di tutto ci sia il sentimento. Se non c'è sentimento non c'è niente. Almeno io la vedo così.
Quindi, se c'è amore, ma amore vero, trasporto emotivo e attrazione fisica, si possono superare le difficoltà. Insieme.
Quindi se fossi un "normalone" - miodio che parola orrenda, nessuno è normale - e mi innamorassi di una sociofobica-disadatta-depressa probabilmente cercherei di starle vicino, assecondarla e darle tutto il mio amore. Ma questo lo farei anche se non fosse sociofobica....ripeto, l'amore è tutto.
06-10-2012 11:54
Novak
Re: a parti invertite

Quote:
Originariamente inviata da Manuela.tr Visualizza il messaggio
Mi siete mai chiesti o avete mai pensato se e come avreste affrontata una relazione sentimentale con persona sociofobica, depressa, ansiosa e chi più ne ha più ne metta? In breve una persona che soffre delle nostre stesse difficolta' ma con noi nella parte dei "normaloni" come qui si usa dire.
So che e'difficile ragionare in tal senso poiche' spesso i problemi ci portano a concentrarci quasi esclusivamente su noi stessi ma ho scelto di aprire questo thread a seguito di una esperienza personale vissuta lo scorso anno e forse anche altre, in cui sono stata praticamente "rifiutata" e "giudicata"per i miei problemi psicologici, per il fatto che assumessi farmaci, ecc.
Ora mi chiedo che avrei fatto a parti invertite?
Credo sia abbastanza legittimo che certe problematiche spaventino e facciano indietreggiare soprattutto chi non le hai mai vissute e vorrebbe per se'una vita senza problemi. Problemi di questo tipo intendo.
Voi cosa ne pensate?
E continuando, pur nella vostra situazione attuale vivreste di buon grado una relazione con persona che soffre di problemi psicologici? Sareste più comprensivi e meno spaventati che i normaloni?
Io sono più introverso che estroverso, non sono uno che deve uscire per forza nemmeno nei periodi in cui mi sento normale, nè che pretende che amici e/o partner abbiano una vita sociale da invidiare.

E quindi dico senza paura che non mi avrebbe creato nessun problema, anzi avrei apprezzato chi preferisce attività tranquille al casino sempre&comunque.

- Al netto delle paranoie che c'ho, facendo conto che queste non esistano ma esista solo il mio orientamento caratteriale:

Preferirei pure affrontare insieme ad un fobico/a quest'ordine di problemi (paura di luoghi affollati e uscite generiche) rispetto a tanti altri, perchè si sposano più col mio carattere e con ciò che comprendo e sopporto (sopporto è la parola giusta: io sopporto un amico/a che ha paura di uscire, qualcuno non sopporta me o chi ha paura di uscire). Anzi, son pure convinto che mi farebbe bene perchè riuscirei a limare alcuni aspetti negativi di me imparando ad uscire, e potrei farlo bene solo con chi non mi fa sentire costantemente giudicato, ossia chi ha difficoltà nell'andare in giro, piuttosto che l'estro arrivato.
06-10-2012 10:11
barclay
Re: a parti invertite

Quote:
Originariamente inviata da Allocco Visualizza il messaggio
E' un circolo vizioso la cui soluzione sta, secondo me, nel limitare la sensibilità e la comprensione teoriche (quindi nei discorsi, nelle proposte eccetera) e dedicarsi a quelle pratiche (ossia, non abbandonarlo, dargli affetto ecc.).
M'inchino
06-10-2012 10:03
Markos
Re: a parti invertite

Quote:
Originariamente inviata da Allocco Visualizza il messaggio
Io sarei istintivamente il più comprensibile possibile, ovviamente.
Ma qui potrebbe sorgere un problema che trovo davvero interessante:
1 - Essere comprensivo significa discriminare chi sta male.
2 - Chi sta male non vuole essere discriminato.
3 - Chi sta male non vuole un partner comprensivo.
Ovviamente, è uno schema che si applica a un caso. Ma data la sua forma paradossale l'ho dovuto riportare.
In sostanza, se si vive con un sociofobico trattandolo in modo da assecondare le sue paure, o comunque riservandogli speciali attenzioni eccetera.. si sentirà più "pesante" e malato di quanto non dovrebbe/vorrebbe, e potrebbe risentirsene.
E' un circolo vizioso la cui soluzione sta, secondo me, nel limitare la sensibilità e la comprensione teoriche (quindi nei discorsi, nelle proposte eccetera) e dedicarsi a quelle pratiche (ossia, non abbandonarlo, dargli affetto ecc.).
Se vuoi uscire il sabato sera con un sociofobico, la cosa migliore che puoi fare è dirglielo, e rompergli le palle perché lo faccia.
Poi non verrà, s'incazzerà. Tu te la prenderai, ma non gli farai "perdere punti" per questo.
Semplicemente anche tu hai diritto ad incazzarti, e ad avere dei desideri.
E il sociofobico lo sa.
Non è mica scemo. Se si finge e lo si commisera lo vede.

Ecco, tutto si sintetizza nella necessità di trattare normalmente anche chi sta male.
Niente da dire direi ineccepibile...
06-10-2012 09:30
Aree
Re: a parti invertite

Quote:
Originariamente inviata da Allocco Visualizza il messaggio
se si vive con un sociofobico [...] riservandogli speciali attenzioni eccetera.. si sentirà più "pesante" e malato di quanto non dovrebbe/vorrebbe, e potrebbe risentirsene.
E' un circolo vizioso la cui soluzione sta, secondo me, nel limitare la sensibilità e la comprensione teoriche (quindi nei discorsi, nelle proposte eccetera) e dedicarsi a quelle pratiche (ossia, non abbandonarlo, dargli affetto ecc.).


Ecco, tutto si sintetizza nella necessità di trattare normalmente anche chi sta male.
Io devo quotare
06-10-2012 08:42
Allocco
Re: a parti invertite

Quote:
Originariamente inviata da Manuela.tr Visualizza il messaggio
Ora mi chiedo che avrei fatto a parti invertite?
Credo sia abbastanza legittimo che certe problematiche spaventino e facciano indietreggiare soprattutto chi non le hai mai vissute e vorrebbe per se'una vita senza problemi. Problemi di questo tipo intendo.
Voi cosa ne pensate?
E continuando, pur nella vostra situazione attuale vivreste di buon grado una relazione con persona che soffre di problemi psicologici? Sareste più comprensivi e meno spaventati che i normaloni?
Io sarei istintivamente il più comprensibile possibile, ovviamente.
Ma qui potrebbe sorgere un problema che trovo davvero interessante:
1 - Essere comprensivo significa discriminare chi sta male.
2 - Chi sta male non vuole essere discriminato.
3 - Chi sta male non vuole un partner comprensivo.
Ovviamente, è uno schema che si applica a un caso. Ma data la sua forma paradossale l'ho dovuto riportare.
In sostanza, se si vive con un sociofobico trattandolo in modo da assecondare le sue paure, o comunque riservandogli speciali attenzioni eccetera.. si sentirà più "pesante" e malato di quanto non dovrebbe/vorrebbe, e potrebbe risentirsene.
E' un circolo vizioso la cui soluzione sta, secondo me, nel limitare la sensibilità e la comprensione teoriche (quindi nei discorsi, nelle proposte eccetera) e dedicarsi a quelle pratiche (ossia, non abbandonarlo, dargli affetto ecc.).
Se vuoi uscire il sabato sera con un sociofobico, la cosa migliore che puoi fare è dirglielo, e rompergli le palle perché lo faccia.
Poi non verrà, s'incazzerà. Tu te la prenderai, ma non gli farai "perdere punti" per questo.
Semplicemente anche tu hai diritto ad incazzarti, e ad avere dei desideri.
E il sociofobico lo sa.
Non è mica scemo. Se si finge e lo si commisera lo vede.

Ecco, tutto si sintetizza nella necessità di trattare normalmente anche chi sta male.
06-10-2012 08:23
barclay
Re: a parti invertite

Quote:
Originariamente inviata da edithpiaf Visualizza il messaggio
Per questo sono convinta persone simili dovrebbero stare fra di loro.
Concordo Purtroppo questa non sembra essere una convinzione molta diffusa
06-10-2012 08:17
Markos
Re: a parti invertite

Quote:
Originariamente inviata da barclay Visualizza il messaggio
«non si dà abbastanza da fare» (cit.)
Lascia che te lo dica Barclay non ti dai abbastanza da fare....
Scherzi a parte non saprei proprio dare una risposta certa alla questione posta da Manuela..
Ritengo verosimilmente che dipenderebbe dal tipo di problematiche della persona...
L'importante è che non sia troppo soffocante o ipercritica per quanto concerne il resto ritengo di potermi tranquillamente adattare..
Avendo avuto un certo tipo di esperienze traumatiche sono maggiormente tollerante e disposto al dialogo di un "normalone"..
06-10-2012 08:12
edithpiaf
Re: a parti invertite

Quote:
Originariamente inviata da barclay Visualizza il messaggio
Non è questione di essere concentrati su se stessi ma di capire cosa significa star male: se una persona ha i miei stessi problemi attribuisco il suo comportamento a quelli e cerco di reagire di conseguenza, senza colpevolizzarla. Questo è il difetto dei normaloni: loro pensano che se uno ha un problema persistente è solo perché «non si dà abbastanza da fare» (cit.)
Appunto, i normalono non avendo i tuoi stessi problemi non ti capiscono e non riescono ad immedesimarsi in te, interpretando il tuo comportamento coi loro schemi mentali (non si impegna abbastanza).
Non è colpa loro, semplicemente non ci sono passati.
Per questo sono convinta persone simili dovrebbero stare fra di loro.
06-10-2012 08:02
barclay
Re: a parti invertite

Quote:
Originariamente inviata da Manuela.tr Visualizza il messaggio
So che e' difficile ragionare in tal senso poiche' spesso i problemi ci portano a concentrarci quasi esclusivamente su noi stessi
Non è questione di essere concentrati su se stessi ma di capire cosa significa star male: se una persona ha i miei stessi problemi attribuisco il suo comportamento a quelli e cerco di reagire di conseguenza, senza colpevolizzarla. Questo è il difetto dei normaloni: loro pensano che se uno ha un problema persistente è solo perché «non si dà abbastanza da fare» (cit.)

P.S.— La faccina contrariata è indirizzata ai normaloni, ovviamente.
06-10-2012 07:58
edithpiaf
Re: a parti invertite

Il fatto è che molti "normaloni" soffrono di problemi psicologici... Magari non sono sociofobici ed hanno altre problematiche (disturbi alimentari, borderline, doc, ansia) ma non avete idea di quante persone apparentemente "normali" prendono psicofarmaci...
Detto questo con un sociofobico non ho problemi, anzi, penso che due persone che soffrono dello stesso problema benché poi con sfumature diverse riescano a capirsi meglio e ad interpretare nel modo corretto certi comportamenti di evitamento o certe stranezze che lascerebbero perplessa una persona che non conosce il problema.
Mentre io - forse - non riuscirei a stare con una persona con un disturbo totalmente diverso dal mio... le cose per capirle bisogna viverle. Quindi non mi stupisco che un "normalone" in una relazione con una sociofobica non si trovi proprio a suo agio.
06-10-2012 05:09
SottoLaPelle
Re: a parti invertite

Una ragazza normalmente normale, con un lavoro e aspettative di vita normali, con una vita sociale normale, non prenderebbe neanche molto lontanamente in ipotesi l idea anche sol vaga diabete un rapporto con uno tanto diverso da lei, considererandolo el migliorerei casi una palla al piede, sensibilità emotiva compresa.
Lo stesso farei io
06-10-2012 00:13
Konkurs
Re: a parti invertite

Premettendo che è una questione relativa a molti fattori diversi, in linea di massima credo che mi comporterei in modo simile a un "normalone". Non ha senso che un estroversone vada a cercarsi uno che soffre di depressione o fobico, non vedo che relazione potrebbe uscirne. Neanche a me interessano persone diverse da me (l'ultima cosa che voglio è una "normalona"). Ma questo vale anche nelle amicizie, del discotecaro non me ne faccio niente.
Invece nel caso scoprissi solo in seguito particolari problemi psicologici di una persona che mi interessa particolarmente sarebbe una questione diversa...

Comunque sono tutti discorso ipotetici, nel dettaglio non saprei come mi comporterei davvero
05-10-2012 23:27
Manuela.tr
a parti invertite

Mi siete mai chiesti o avete mai pensato se e come avreste affrontata una relazione sentimentale con persona sociofobica, depressa, ansiosa e chi più ne ha più ne metta? In breve una persona che soffre delle nostre stesse difficolta' ma con noi nella parte dei "normaloni" come qui si usa dire.
So che e'difficile ragionare in tal senso poiche' spesso i problemi ci portano a concentrarci quasi esclusivamente su noi stessi ma ho scelto di aprire questo thread a seguito di una esperienza personale vissuta lo scorso anno e forse anche altre, in cui sono stata praticamente "rifiutata" e "giudicata"per i miei problemi psicologici, per il fatto che assumessi farmaci, ecc.
Ora mi chiedo che avrei fatto a parti invertite?
Credo sia abbastanza legittimo che certe problematiche spaventino e facciano indietreggiare soprattutto chi non le hai mai vissute e vorrebbe per se'una vita senza problemi. Problemi di questo tipo intendo.
Voi cosa ne pensate?
E continuando, pur nella vostra situazione attuale vivreste di buon grado una relazione con persona che soffre di problemi psicologici? Sareste più comprensivi e meno spaventati che i normaloni?



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