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Discussione: Discutere sulle religioni è proibito perché "urta" la sensibilità? Rispondi alla discussione
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09-10-2011 20:11
Inosservato
Re: Discutere sulle religioni è proibito perché "urta" la sensibilità?

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Originariamente inviata da Gabriele79 Visualizza il messaggio
quando questa ha implicazioni sulla vita pubblica e quindi sulle scelte politiche dei popoli, quando questa si gerarchizza in istituzioni che vanno ben al di là della mera ricerca teologica e cosmogonica.
la religione influisce sui comportamenti e sulle scelte di vita delle persone, impossibile che non ne condizioni le scelte politiche....perciò chi ha il potere e lo vuole tenere deve cercare di "controllarle" identificandosi con esse (ad esempio i regimi dittatoriali islamici) oppure di "cancellarle" con la repressione (tipo Cuba o Cina) o ancora nei regimi democratici cercando di ridurre al minimo i motivi di scontro su certi temi, che vengono "rimossi" dall'agenda politica......
09-10-2011 17:39
bunker
Re: Discutere sulle religioni è proibito perché "urta" la sensibilità?

quando si crede incondizionatamente in una fede quale che essa sia, non si accettano le critiche...

è la fede religiosa è una di queste fedi, segue quella in Travaglio e Grillo
09-10-2011 16:15
Gabriele79
Discutere sulle religioni è proibito perché "urta" la sensibilità?

Da tempo mi pongo questa domanda, e da tempo mi chiedo "perché" il solo parlarne, quando non significa incensarle, debba scatenare in tanti sentimenti di ostilità. Una cosa del genere non accade (e a molti fa piacere, poi però si lamentano di certi fenomeni emergenti che ne sono diretta conseguenza... ma lasciamo perdere) per la nazionalità, si può e anzi molti con piacere sputano sulla propria identità nazionale, ma difficilmente si accetta il solo dibattito su quella religiosa. Anche in persone che si definiscono "laiche", spesso si preferisce venire incontro a certe (untuose, dal mio punto di vista) sensibilità, e si proibisce di preferisce non parlarne, o addirittura lo si proibisce, è il caso di vari forum ad esempio, perché si ritiene la cosa dia adito a cosiddetti flame.

La cosa potrebbe anche essere comprensibile, se, e solo se, fosse allora estesa ad un numero grandissimo di dibattiti che sono suscettibili di scatenare flame, dalla cronaca quotidiana, alla politica, ai dibattiti storiografici e storici. Perché dunque, c'è questa specie di difesa ad oltranza della/e religioni? Io la affronto, anche per comprenderla meglio, proprio con uno spirito libero e scevro di implicazioni, di fede e di credo. Come amo dire, io non credo, perché nessuno mi da certezze di nulla, e tuttavia posso sempre sperare, perché la speranza è proprio dell'uomo e non solo dell'uomo. Non voglio attaccare in special modo la "nostra" religione, intendendo quella che, a torto o a ragione, è considerata della gran maggioranza degli italiani, d'altra parte nella nostra stessa nazione molti si sentono in diritto di offenderla anche gratuitamente, salvo poi a ergersi a difensori della fede suprema, o meglio dei supremi diritti dei praticanti e credenti di altre fedi.
E quindi si possono incontrare tranquillamente forum dell'ultrasinistra "laica", in cui si può berciare e dire di ogni della cattolicità ma guai a fiatare sull'islam ecc. Mi sembra che anche in questi pseudolaici sedicenti atei la religione sia invece una parte fondativa della loro formazione e lotta politica. Per me al contrario la religione è qualcosa di cui si può e si deve parlare, anche male, spesso male oserei dire quando questa ha implicazioni sulla vita pubblica e quindi sulle scelte politiche dei popoli, quando questa si gerarchizza in istituzioni che vanno ben al di là della mera ricerca teologica e cosmogonica.



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