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Discussione: Il fine ultimo della terapia Rispondi alla discussione
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29-03-2011 07:54
barclay
Re: Il fine ultimo della terapia

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Originariamente inviata da Dream2911 Visualizza il messaggio
Però credo anche che, se c'è attrazione reciproca, la competizione è vinta in partenza. Puoi anche stare fermo al palo...ma se le piaci...lei se ne fregherà del superman che vince la gara facendo il record del mondo.
Questo vuol dire che io sono attraente quanto una merda: nessuna in 40 anni si è mai comportata come dici tu, con me E non dirmi che dipende dal mio atteggiamento perché, secondo il tuo ragionamento, se gli piaccio, dovrebbe fregarsene. Non dirmi neanche che dovrei curare di più il mio aspetto perché ho fatto anche quello. Ti ricordo anche che io non punto solo alle strafiche (semmai punto sempre a quelle meno appariscenti).

Quote:
Originariamente inviata da moonwatcher Visualizza il messaggio
Stone ma qual è il "fine ultimo" che hai in mente tu per la tua terapia se posso chiedere???
Il non essere trattato come un'eunuco da tutte le donne nella vita reale, il non essere sempre e comunque quello che non viene scelto, l'invitare una donna a cena o al cinema e sentirmi rispondere "sì", il non sentirmi dire, quando ci riesco, che “siamo solo amici”, il non sentirmi una merda 24/7
Se il fine ultimo è accettarmi per quello che sono, significa che devo rassegnarmi all'idea che sono una merda (ovviamente il mio analista non è d'accordo) e non prendermela quando vengo immancabilmente trattato come tale
28-03-2011 22:54
Moonwatcher
Re: Il fine ultimo della terapia

Stone ma qual è il "fine ultimo" che hai in mente tu per la tua terapia se posso chiedere???
28-03-2011 22:52
Moonwatcher
Re: Il fine ultimo della terapia

Quote:
Originariamente inviata da Dream2911 Visualizza il messaggio
Bisogna pensare meno alla posizione sul podio... e pensare quanto è bello correre senza l'ansia del cronometro o della classifica... si può e si deve vivere (bene) anche senza competizione.
Quote:
Originariamente inviata da Dream2911 Visualizza il messaggio
Ok.. ma bisogna per forza competere per piacere ad una donna? Forse, ma non sempre.
Ti quoto, sei un grande.
28-03-2011 21:23
Dream2911
Re: Il fine ultimo della terapia

Quote:
Originariamente inviata da stone Visualizza il messaggio
Chiaritemi una cosa: se a me piace una donna e la stessa donna piace ad uno o più estroversi, come faccio a non vederci una competizione?

P.S. — A me non piacciono i “giochi a tre”
Ok.. ma bisogna per forza competere per piacere ad una donna? Forse, ma non sempre.

Se ti piace questa donna che piace a tanti dovrai certamente entrare in competizione, ma non necessariamente lei sceglierà come "vincitore" uno degli estroversi. Certo, può succedere, va messo in conto nel momento in cui ti metti in gioco. Ogni gara ha un rischio.
Però credo anche che, se c'è attrazione reciproca, la competizione è vinta in partenza. Puoi anche stare fermo al palo...ma se le piaci...lei se ne fregherà del superman che vince la gara facendo il record del mondo.

Chiaramente il "piacersi" reciprocamente è fondamentale.
28-03-2011 20:23
barclay
Re: Il fine ultimo della terapia

Chiaritemi una cosa: se a me piace una donna e la stessa donna piace ad uno o più estroversi, come faccio a non vederci una competizione?

P.S. — A me non piacciono i “giochi a tre”
28-03-2011 17:08
Dream2911
Re: Il fine ultimo della terapia

Quote:
Originariamente inviata da pois Visualizza il messaggio
io in questi anni ho deciso di aiutarmi nei miei passi con l'analista, che è un accompagnatore, una escort del pensiero. Come una escort non ti guarirà mai del tutto dalla tua voglia di tromb...pensare.
In effetti... temo sia proprio così!

Sono in terapia da diversi anni... per molto tempo sono andato avanti senza chiedermi quale fosse il fine ultimo della psicoanalisi...forse perché avevo bisogno piuttosto del fine "immediato", cioè quello di stare meglio e risolvere i tanti piccoli conflitti che mi tenevano incatenato.

Esiste un fine ultimo? Sicuramente sì, ma credo sia un concetto molto relativo. Dopo tutto questo tempo sento il bisogno di mettere una parola fine alla terapia, per quella che è pur sempre un'esperienza che non voglio vada avanti all'infinito. Questo perché credo che non vi sia un "completamento" dell'analisi... arrivati ad un certo punto si deve scegliere, così come quando si è iniziato, di concludere.
Quello che a volte mi lascia perplesso è l'impressione che il mio "fine ultimo" non coincida esattamente con quello dell'analista...ma forse è anche giusto così.

P.S. Dal mio punto di vista la rassegnazione è solo una visione pessimistica dell'accettazione di sé, solo che si porta dietro tutta la negatività (commiserazione, mancanza di autostima, etc etc). Bisogna pensare meno alla posizione sul podio... e pensare quanto è bello correre senza l'ansia del cronometro o della classifica... si può e si deve vivere (bene) anche senza competizione.
28-03-2011 16:13
Nick
Re: Il fine ultimo della terapia

Quote:
Originariamente inviata da moonwatcher Visualizza il messaggio
Secondo me non è così labile: nel primo caso c'è serenità, nel secondo c'è solo la presa di coscienza che si vuol smettere di sperare in qualche cambiamento, nell'ottenere qualcosa, ma non c'è alcuna serenità, anzi solo rimpianti.
No, beh sono d'accordo. Anche con quanto hai scritto sopra.
Ma per esperienza, in terapia capita di confondere le due cose e secondo me sta soprattutto lì la capacità del terapeuta.
Infatti, quando ho lasciato un terapeuta che aveva questo limite, una volta trovatone uno che è riuscito a farmi capire questa differenza, poi sono riuscito anche a recuperare quello che di buono c'era nella precedente terapia.
28-03-2011 16:12
pois
Re: Il fine ultimo della terapia

Purtroppo posso parlare solo a titolo personale, ma in anni di terapia e di racconto del sé, dopo infiniti tentennamenti, ripensamenti, cambiamenti, silenzi mi sono accorto, io cinico e materialista, che esiste una vita spirituale. A questo punto il dubbio è se preferire un confessore laico a un confessore togato. In ogni caso si tratta di percorsi di vita che continuano fin quando non finisce la vita stessa, io in questi anni ho deciso di aiutarmi nei miei passi con l'analista, che è un accompagnatore, una escort del pensiero. Come una escort non ti guarirà mai del tutto dalla tua voglia di tromb...pensare.
28-03-2011 16:00
Moonwatcher
Re: Il fine ultimo della terapia

Quote:
Originariamente inviata da Nick Visualizza il messaggio
Labile il confine tra accettazione e rassegnazione è.
Secondo me non è così labile: nel primo caso c'è serenità, nel secondo c'è solo la presa di coscienza che si vuol smettere di sperare in qualche cambiamento, nell'ottenere qualcosa, ma non c'è alcuna serenità, anzi solo rimpianti.
28-03-2011 15:35
Nick
Re: Il fine ultimo della terapia

Quote:
Originariamente inviata da stone Visualizza il messaggio
Premesso che so bene qual'è in teoria, perché ne ho parlato più volte col mio analista; avete mai l'impressione che il fine ultimo della terapia (di qualunque scuola terapeutica) sia condurre il paziente alla rassegnazione?
Labile il confine tra accettazione e rassegnazione è.
28-03-2011 14:41
Moonwatcher
Re: Il fine ultimo della terapia

Quote:
Originariamente inviata da Leopard Visualizza il messaggio
Il fine ultimo della terapia è diventare figobulli
Fortunatamente no, non è una prospettiva che mi alletti.

Penso che il fine ultimo di qualunque terapia non sia né di cambiare il carattere né qualunque altro dato oggettivo (il carattere infatti io qui ora lo definisco come quella parte immodificabile dei modi di pensare e degli schemi comportamentali di una persona così almeno non mi si può obiettare nulla ).

Il fine ultimo della terapia non è farci diventare più belli. (ok, questa è scontata, dato che non è un salone di bellezza )
Il fine ultimo della terapia non è farci diventare più estroversi.
Il fine ultimo della terapia non è cambiare l'opinione che gli altri hanno di noi, avere maggiori apprezzamenti, avere maggiore successo nel lavoro o con l'altro sesso, ecc.

Il fine ultimo della terapia è innanzitutto conoscere sè stesso, analizzarlo e capire cosa si può e si vuole cambiare e cosa non si può o non si vuole cambiare (e nel secondo caso riuscire anche ad accettarlo). Cambiamento de che? Mi sembra banale: essendo una psicoterapia non può che cambiare dei processi mentali.

(gli effetti di tutto ciò sono solo in parte prevedibili e in parte preda del caos)
28-03-2011 13:06
veratrum
Re: Il fine ultimo della terapia

Tu ti sei fatto un’idea del mondo. Anch’io ho la mia. E anche gli altri la hanno, in genere. È ovvio che io l’abbia formata sulle mie esperienze e che questa sia coerente con quello che ho vissuto e sul come l’ho interpretato in base al mio temperamento e carattere. Ma la mia come la tua sono solo un pezzetto del puzzle. Voglio dire, in base a cosa la mia è giusta e la tua no? O viceversa? Necessariamente uno deve integrare e rettificare per quanto possibile con le idee altrui, altrimenti diventa paranoico. E soprattutto l’idea che hai delle cose condiziona poi come ti rapporterai a quelle cose. Se sei un evitante e vivi tutto come una sfida lo prenderai sempre inevitabilmente in tasca.
Quando la smetterai di credere che il mondo giri necessariamente o solamente come credi tu, vedrai che le cose cambieranno (anche in quello che ti preme di più).
Testato
28-03-2011 11:51
barclay
Re: Il fine ultimo della terapia

Quote:
Originariamente inviata da veratrum Visualizza il messaggio
E questa robaccia da dove viene? Sei più realista del re.
Mi autoquoto…
Quote:
Originariamente inviata da stone Visualizza il messaggio
Questo è esattamente quello che intendo quando parlo di “arrivare secondi” e “concorrenza”: nel tempo che l'introverso impiega a vincere le proprie paure l'estroverso ha già concluso
27-03-2011 17:05
veratrum
Re: Il fine ultimo della terapia

Quote:
Originariamente inviata da stone Visualizza il messaggio
in confronto alla concorrenza, siamo "azzoppati" e, quindi, accettarsi equivale ad accettare il proprio handicap e rassegnarsi ad arrivare sempre secondi; a questo punto mi ricordo che nella vita ci sono "gare" in cui non c'è un secondo posto sul podio,

E questa robaccia da dove viene? Sei più realista del re.
Davvero ti conviene rimanere spasmodicamente aggrappato a questi concetti? Te ne dovresti liberare quanto prima, invece che continuare a avvelenartici la vita. Oltretutto non sono nemmeno realistici. Proprio no. Quando leggo queste cose mi torna sempre in mente un racconto di Meyrinck, Il Bramino

E poi, ti sfiora mai il dubbio che potresti sbagliarti nel valutare i comportamenti altrui?
26-03-2011 20:37
Leopard
Re: Il fine ultimo della terapia

Il fine ultimo della terapia è diventare figobulli
26-03-2011 19:37
pirata
Re: Il fine ultimo della terapia

... ben controllata in determinati contesti

e poi l'esperienza fa miracoli (se positiva...)
26-03-2011 19:18
barclay
Re: Il fine ultimo della terapia

Quote:
Originariamente inviata da pirata Visualizza il messaggio
persino i cosiddetti "normali" vivono a contatto con l'ansia, anche se meno forte e ben controllata in determinati contesti
Su questo ho seri dubbi. Pensa ad una bella ragazza circondata da uno stuolo di corteggiatori: hai mai visto su una di quelle facce qualcosa che faccia pensare all'ansia? In questi giorni, sul lavoro, questa scena si ripete spessissimo e sulle facce maschili che vedo c'è solo compiacimento.
26-03-2011 19:12
pirata
Re: Il fine ultimo della terapia

l'obiettivo di eliminare totalmente le ansietà del quotidiano è senz'altro irrealistico, persino i cosiddetti "normali" vivono a contatto con l'ansia, anche se meno forte e ben controllata in determinati contesti
da quel che ne so, l'obiettivo di una terapia è proprio quello, portare le ansietà e le paure ad un livello più normale e meno invalidante, così da permetterci di raggiungere qualche obiettivo che servirà all'autostima
poi magari ho detto un treno di cazzate
mi riservo di cambiare idea
26-03-2011 18:44
barclay
Re: Il fine ultimo della terapia

Da quello che ho letto qui, sembra che anche chi riesce a raggiungere certi risultati lo fa con una “palla al piede”: tutta una serie di ansie che ha imparato a dominare/ignorare ma che sono sempre con lui; persino i comportamentalisti parlano di "desensibilizzazione" anziché di "eliminazione". Questo mi fa pensare che, in confronto alla concorrenza, siamo "azzoppati" e, quindi, accettarsi equivale ad accettare il proprio handicap e rassegnarsi ad arrivare sempre secondi; a questo punto mi ricordo che nella vita ci sono "gare" in cui non c'è un secondo posto sul podio, mi viene l'inquietante sensazione d'essere condannato a giocare d'azzardo e mi chiedo come si fa a vivere felici sapendo che il resto della tua vita dipende solo dal caso e non dalle tue capacità
26-03-2011 17:51
Confusion
Re: Il fine ultimo della terapia

Però ripensandoci...aldilà dell'oggettività, del fatto che certa gente diventa ridicola nel credersi più di quel che è...forse avrei davvero bisogno di una terapia....
Quando sono nei momenti bui e penso a delle cose che mi hanno detto anche se non molto vere tipo della magrezza...inizio a vedere difetti ovunque anche dove non ci sono: sproprzioni immaginarie testa-corpo, problemi facciali, problemi di altezza, problemi ovunque fino ad arrivare a pensare che forse ho delle menomazioni o malformazioni che non mi sono mai accorto di avere.
Passo da una piccola cosa a vedere il male ovunque: nemmeno questa è oggettività.
Loro esagerano a positivizzare tutto ma io in quei momenti faccio l'opposto.
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