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Discussione: Litigi con psicologi e psichiatri Rispondi alla discussione
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Ieri 04:39
XL
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

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Originariamente inviata da cuginosmorfio Visualizza il messaggio
Tra l'altro, non so nemmeno se uno psicoterapeuta possa deontologicamente permettersi di dirti "finita per te; non ci sono aiuti/soluzioni".
Aiuti per far cosa? Se io dicessi "mi servono soldi gratis" come ho fatto nell'esempio, non è deontologico dirmi che questo aiuto non c'è?
Vedi come si parla di aiuto a vanvera?
Aiuto per far cosa? Stare bene? E STARE BENE COSA SIGNIFICA PER ME?

Per avere una soluzione al mio problema, STAR BENE, bisogna riconoscere che questa è soluzione di questo problema, qua quando io parlo con qualcuno o con loro, non si arriva manco a questo, non c'è una forma di condivisione a monte sul senso da dare a questa espressione, c'è un non riconoscimento del mio senso di STAR BENE che va in conflitto con quello che vogliono inculcarmi loro.

Quelli che per me sono problemi non lo sono per loro, quelle che per me sono soluzioni non lo sono per loro e viceversa, che loro mi comunicano ci siano soluzioni è irrilevante, ci sono soluzioni per far cosa? Per la loro idea di STAR BENE? E lo vedo pure io ma non siamo d'accordo a monte, io sto comunicando che NON STO BENE a STAR BENE come desiderano loro e il contesto sociale!
Per le mie richieste di aiuto. l'aiuto non c'è ed è vero, dato che loro poi lo confermano.

Quindi qua ogni volta ci si mette a giochicchiare sul senso da dare al termine "soluzione", se a monte non si è d'accordo nel riconoscere un problema comune, viene meno anche il senso da dare alla parola "soluzione", non c'è manco un problema condiviso davvero. E quindi non è che si è in disaccordo su qualcosa di concreto si è in disaccordo sul senso da dare al concetto di VITA BUONA.

Quote:
Originariamente inviata da cuginosmorfio Visualizza il messaggio
Sinceramente non capisco questa battaglia contro i mulini a vento. Ma ognuno impiega il proprio tempo come meglio crede.
Ed infatti questo sto dicendo, che non vengo manco compreso. Io comunico che c'è una mancanza e l'interlocutore proprio come fai tu ora, non lo comprende.
Per questo per l'interlocutore "perdo tempo", hai proprio chiarito praticamente quello che volevo dire quando ho parlato di "incomprensione" con due scambi, o meglio hai mostrato come il contesto non comprende. o un interlocutore non capisce e relega la mancanza che qualcuno comunica nel non senso in "una battaglia contro i mulini a vento".

Lo stai dicendo anche tu che non mi capisci, ed è quello che dico anche io, non vengo manco compreso, vorrei solo questo, ma non c'è.

La mia non è una battaglia, semplicemente mostro qualcosa, e salta all'occhio anche ora, che se uno comunica che gli manca qualcosa (come ad esempio un aiuto che consiste in soldi da non restituire, e ripeto era un esempio) che ad altri non manca o che secondo altri "non dovrebbe mancare", non viene veramente riconosciuta questa cosa, gli viene detto di occuparsi di altro (come stai facendo tu ora), come se occuparsi di altro risolvesse qualcosa riguardo al buco o al malcontento per la mancanza che viene indicata.

Questa cosa non si vuole nemmeno riconoscere, ed è quello che sto dicendo fin dall'inizio, un interlocutore che condivide il mio punto di vista non c'è, fanno solo finta di interessarsi al mio star male per l'assenza di quel che io ritengo bene, vogliono solo educarmi a condividere quel che gli pare a loro ma non vogliono ascoltarmi e capire cosa vado cercando e se esiste nel mondo, per questo dico che non ha manco senso chiedere aiuto a qualcuno visto che se chiedi aiuto, sai già che non verrebbe riconosciuta manco la richiesta di aiuto come valida a monte.

Insomma oltre al fatto che viene constatato che non c'è quel che chiedi, non viene riconosciuto nemmeno come sensato esprimere l'assenza che produce il tuo malcontento. Per l'interlocutore dovresti star bene senza queste forme di aiuto o queste mancanze qua e basta. Come si risolve poi la cosa in ambito psichiatrico? Vieni etichettato come matto fino a che continui a rilevare queste mancanze irragionevoli sia per loro che per il contesto.

L'interlocutore cosa mi comunica? "fatti bastare quello che esiste e non lamentarti", nega a monte la mancanza strutturale che cerco invano di comunicare. Questa io la chiamo "incomprensione", oltre a non aiutarti viene negato a monte che a te servirebbe magari una forma di aiuto che non c'è, questa cosa viene relegata nel non senso e quindi tu sei pazzo e resti tale fino a che non riconosci come altri che questa mancanza non c'è. e puoi star bene senza.
Il processo di cura dovrebbe portare a questo per loro. Dicono di capirti ma non lo fanno davvero se lo scopo di tutto il giochetto è questo, possono dirlo solo a parole di capirti, ed afferrare la mancanza che comunichi, si aspettano che sparisca prima o poi questa mancanza e che tu riconosca come altri che sia irregionevole ritenerla tale o non star bene per questa.

Se il loro scopo è convincerti che la mancanza si può colmare con altro e che quindi per te non è una vera mancanza, devono negare la cosa a monte producendo paradossalmente un'incomprensione alla base.

Io esprimo prima di tutto un bisogno di comprensione, poi dopo viene il chiedere aiuto, se non c'è questa comprensione alla base, non ha nemmeno alcun senso chiedere aiuto. Solo che se me la danno e concedono davvero questa forma di comprensione sono costretti a riconoscere che la loro forma di aiuto e altre forme simili di aiuto DEVONO fallire per forza.

Per questo io ho detto che non sono mai andato là per chiedere aiuto ma per essere compreso, perché vedo che il chiedere aiuto genera a monte incomprensione, genera un "come ti permetti solo di pensare di..." e quindi prima di arrivare a questo m servirebbe essere compreso e cioé parlare con qualcuno che non ti dice "come ti permetti solo di pensare di..." o "perdi tempo, devi occuparti di cose serie", e quali sarebbero le cose serie? Io sono serio e non vengo preso sul serio.

Siamo ancora al punto in cui il comunicare certe mancanze mi relega nella cerchia dei don chsciotte matti sia per gli altri che per loro. Ma mi sa che oltre non si può andare davvero. Al meglio mi sembra che devo accontentarmi di una simulazione dell'esser compreso sperando che non passino mai alle fasi successive in cui poi paraculamente la negano questa cosa (come hai fatto tu adesso) perché si aspettano che la neghi pure io con loro, ma a questo livello di accordo io ho chiarito che non si arriverà e li posso sfruttare solo come simil prostitute, mi serve qualcosa che loro sono disposti solo a simulare.

Poi ripeto per l'ennesima volta, vado là non per chiedere aiuto, perché so che l'aiuto che cerco molto probabilmente non c'è proprio, vado là per vedere rinosciuto almeno il mio malcontento per la vita e trovare qualcuno che mi ascolti (o almeno simuli un ascolto interessato e condiviso, anche se in base alle loro resistenze penso sia impossibile raggiungere questa cosa) a differenza degli interlocutori che trovo fuori, che si comportano grosso modo come te. Non è una soluzione e nemmeno credo che lo sia, son loro e voi che volete farla diventare tale questa cosa, non io, anzi il riconoscere che non lo sia da parte dell'interlocutore che mi ascolta, mi farebbe sentire compreso, ma purtroppo a questo non ci arriviamo mai.

Queste cose mi sembra che cerco di comunicarle anche a loro, che a me alla fine questo al minimo potrebbe tornarmi utile, ma mi pare che si mette in piedi un processo dove vogliono che io riconosca che l'aiuto esiste a forza o che quel che mi dicono è rilevante o che debba cambiare idea a riguardo, ma chi gliel'ha chiesto questo?
Io non ho mai detto che vado da loro motivato da questa roba qua. Non mi piace la vita e quel che posso fare e vorrei essere ascoltato a riguardo e, ripeto, compreso. Non ho un cazzo da risolvere dei problemi che avete in mente voi e loro, altrimenti avrei già agito da un pezzo.

Vorrei al minimo solo che entrassero nella testa di qualcuno le mie mancanze e venissero riconosciute, questa cosa non risolve le mancanze ma mi dà un minimo sollievo e mi fa sentire meno solo. Invece che si cerca di fare ogni volta? Si cerca di ridefinirle, forzarle, riscaricarle su di me, tutte operazioni che io non ho chiesto di fare e che vanno in senso contrario al riconoscimento e la condivisione di quel che vorrei vedere riconosciuto e condiviso io.
Ieri 00:45
cuginosmorfio
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

Se bastasse andare da quei tizi a dire "ho una mancanza, riempitimela voi ma senza che io mi attivi personalmente per colmarla", tutti gli abitanti del pianeta Terra si metterebbero in fila

Tra l'altro, non so nemmeno se uno psicoterapeuta possa deontologicamente permettersi di dirti "finita per te; non ci sono aiuti/soluzioni".
Sinceramente non capisco questa battaglia contro i mulini a vento. Ma ognuno impiega il proprio tempo come meglio crede.
11-03-2025 23:07
Sikerhoof
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
E io non intendevo questo.
Non ho parlato di problemi di ordine pratico, ma di un aiuto che non c'è.
Vedi come presupponi che uno evita un problema e se non lo evitasse si risolverebbe il malcontento?
E' già qua che si inserisce sottilmente un discorso che distorce quel che uno comunica.

Spesso sono le opzioni disponibili che stanno strette e quindi non si tratta di risolvere qualcosa, se io comunico che servirebbe un aiuto che non c'è, non sto parlando di occuparsi di cose pratiche, sto dicendo che l'aiuto non c'è.

Ad esempio ci sono persone non amate, lo vedo qua nel forum e in giro... Che cosa ci vorrebbe? Persone che le amino senza chiedere cose elevate in cambio e che queste non sono ben disposte a dare, ovvio. Ma dove stanno?
Io non le vedo da nessuna parte.

L'aiuto per questa cosa è assente, c'è un buco, questo buco se l'esterno non si attiva per colmarlo non si può colmare dall'interno come vorrebbe il buon discorso di educatori e psicoterapeuti, non puoi amarti da solo, e come nell'esempio del prestito, non puoi darti un prestito da solo o guadagnartelo, perché altrimenti non avresti bisogno di un prestito! Che poi a me servono soldi gratis da non restituire, non si parla manco di prestito.

Ripeto 'sto buco le persone che volessero colmarlo dovrebbero essere disposte a fare dei sacrifici, ma nessuno è disposto a farli e quindi praticamente fallisce la cosa e non può che fallire. Se una persona vuol dimostrare che l'aiuto mancante c'è dovrebbe fare delle cose tali per cui il sacrificio sarebbe elevato.

L'aiuto che servirebbe e che chiedono tizio, caio e sempronio, io comunico che non c'è, se altri vogliono negare questa cosa e dimostrare che c'è, devono dimostrarmelo praticamente che lo danno questo aiuto.
Non è che tizio caio e sempronio possono colmare questo buco occupandosi di problemi di ordine pratico e uno vuol cavarsela convincendoli a far questo, se ragioni così vuole dire che anche tu non hai capito bene quello che sto dicendo.

Se l'aiuto manca non è che se non vai dallo psicoterapeuta te lo puoi dare da solo non perdendo tempo con lui, se pensi questa cosa allora ragioni in modo identico agli psicoterapeuti, io è proprio questo che sto criticando. Se comunichi che c'è una sorta di voragine, una mancanza di affetto e così via, e dici "ci vorrebbe una persona che facesse questo e quest'altro", stai comunicando una forma di impotenza. Stai dicendo che la cosa non puoi risolverla agendo tu, stai comunicando all'altro, sono in un buco, o mi tiri una corda e alzi davvero il culo o me la tira un altro, o sono fottuto; non è che te la puoi tirare da solo.

La richiesta di aiuto magari c'è pure (richieste di amore ecc. ecc.), è la risposta che manca, e il buco resta, ed io vorrei che almeno questa comunicazione nel cervello di qualcuno riuscisse ad entrarci. Lo psicoterapeuta dovrebbe capire che non può aiutare se uno vuole una corda che lui non è disposto a lanciare, ma magari dovrebbero capirlo anche altri intorno, almeno questo dovrebbero capirlo.

E invece che fanno? Scaricano il riempimento di questo buco, che solo loro potrebbero colmare, sulla persona.
Non è che questa operazione la fanno solo gli psicoterapeuti, per questo dico che la comprensione fuori non c'è perché "il fuori" presuppone che puoi risolvere tutto senza prestiti e cose simili, almeno lo psicoterapeuta dovrebbe capirlo che senza il prestito non c'è l'aiuto che ti servirebbe, almeno questo dovrebbe capire per creare uno spazio differente e che quindi c'è una mancanza che non può risolversi con le sue stronzate o le altre stronzate sociali esistenti, ma che almeno lo capisca che c'è questa mancanza!

Per questo penso sia da cretini credere che uno va là per chiedere aiuto, va là per comunicare che l'aiuto non c'è ed è fottuto, sperando che almeno lo psicoterapeuta ascolti questa cosa. Poi possono esserci qua e là leggeri palliativi, ma il grosso del buco se altro diverso dal soggetto che chiede aiuto non si muove, non si smuove nulla.
Da quello che scrivi mi pare di capire che non accetti le soluzioni proposte dallo psicoterapeuta, perché non adatte a colmare questo "buco". La stessa mancanza di comprensione la riscontri anche in altre persone, ma vorresti che almeno lo psicoterapeuta si rendesse conto che le sue soluzioni non sono valide e si limitasse semplicemente ad ascoltarti senza cercare di modificare il tuo pensiero.
11-03-2025 22:33
XL
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

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Originariamente inviata da cuginosmorfio Visualizza il messaggio
quindi uno non ha soldi e dovrebbe pretenderli da chi li ha, per puro spirito cristiano
Non ho detto che lo pretendo, ho detto che pretendo dallo psicoterapeuta che me li dia i soldi? Ho detto solo che questo è l'aiuto che servirebbe e quindi è ovvio che non vado là a chiedere aiuto proprio perché so che non è disposto a farlo.
Ma vedete come fraintendete sempre la comunicazione?

Se io ti dico l'aiuto che mi farebbe stare meglio è X, tu non vuoi o puoi darmelo, e non me lo dare, ma non è che poi mi dai altro e sostieni che mi hai aiutato, ti è chiaro?

Spreco parole e parole per spiegarmi il più precisamente possibile e pure fraintendete, mi son proprio rotto le palle.

Qua alla fine anche questa tua comunicazione in che consiste? "Non dovresti aver bisogno di X, ma di altro".

E' questo è, si esprime una mancanza, e la si nega sostenendo "non dovrebbe essere una mancanza per te", i soldi o il prestito gratis è un esempio.

Per questo dico che c'è un conflitto a monte proprio a livello comunicativo, c'è una comunicazione "ho bisogno di X" e una controcomunicazione "sei cattivo se hai bisogno di X, in realtà hai bisogno di Y" anche se non è evidente anche in ambito psicoterapeutico succede la stessa cosa. Io anche per questo certe volte non ho nemmeno voglia di comunicare quello di cui ho bisogno, la risposta in genere è questa.

Poi i soldi li ho pure io e non li do in giro, quindi non è un discorso morale il mio, io dico solo che so bene che c'è una mancanza anche in altri e pure io non sono disposto a colmarla, quindi non li aiuto, non è che io salto fuori per magia dal meccanismo che sto descrivendo. Io non li aiuto gli altri ma non è che gli comunico che possono aiutarsi da soli o che dovrebbero star comunque bene se nessuno (compreso me) soddisfa certe cose o che io posso aiutarli con delle stronzate.

Se desidero che altri stiano bene devo rinunciare a qualcosa di più consistente che dire quattro stronzate un'ora alla settimana, magari sì, donare qualcosa con spirito cristiano gratis è la cosa da fare per aiutare davvero qualcuno, ma mica ho detto che è un obbligo, sono il primo a non fare un cazzo.

Il punto è che non solo non si aiuta non si vuole nemmeno comprendere che c'è quella mancanza e non c'è nulla in giro che la colmi, si tende a negarne ogni forma di legittimità, screditarla come hai fatto tu ora, e si crea in genere un conflitto con l'interlocutore.
11-03-2025 21:35
Nightlights
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

Quote:
Originariamente inviata da cuginosmorfio Visualizza il messaggio
quindi uno non ha soldi e dovrebbe pretenderli da chi li ha, per puro spirito cristiano
Appunto.
Ma che cazzo pretendi? Vaffanculo eh.
Ma forse sta gente si crede che uno i soldi li prende dall'albero della cuccagna sul giardino davanti casa.
(Non è riferito a nessuno del forum, sto parlando di gente che conosco nella vita reale).
11-03-2025 21:22
cuginosmorfio
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

quindi uno non ha soldi e dovrebbe pretenderli da chi li ha, per puro spirito cristiano
11-03-2025 21:18
XL
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

Quote:
Originariamente inviata da rogues Visualizza il messaggio
In sostanza è ciò che cercavo di dire
Senza arrivare ai prestiti, il concetto è che si evitano per anni i problemi di carattere pratico finché la gente che entra sana esce di testa davvero

Purtroppo all'università i concetti di praticità non esistono, non in quelle facoltà perlomeno
Quindi si formano figure che pensano di avere un alto profilo ma vivendo di aria
E io non intendevo questo.
Non ho parlato di problemi di ordine pratico, ma di un aiuto che non c'è.
Vedi come presupponi che uno evita un problema e se non lo evitasse si risolverebbe il malcontento?
E' già qua che si inserisce sottilmente un discorso che distorce quel che uno comunica.

Spesso sono le opzioni disponibili che stanno strette e quindi non si tratta di risolvere qualcosa, se io comunico che servirebbe un aiuto che non c'è, non sto parlando di occuparsi di cose pratiche, sto dicendo che l'aiuto non c'è.

Ad esempio ci sono persone non amate, lo vedo qua nel forum e in giro... Che cosa ci vorrebbe? Persone che le amino senza chiedere cose elevate in cambio e che queste non sono ben disposte a dare, ovvio. Ma dove stanno?
Io non le vedo da nessuna parte.

L'aiuto per questa cosa è assente, c'è un buco, questo buco se l'esterno non si attiva per colmarlo non si può colmare dall'interno come vorrebbe il buon discorso di educatori e psicoterapeuti, non puoi amarti da solo, e come nell'esempio del prestito, non puoi darti un prestito da solo o guadagnartelo, perché altrimenti non avresti bisogno di un prestito! Che poi a me servono soldi gratis da non restituire, non si parla manco di prestito.

Ripeto 'sto buco le persone che volessero colmarlo dovrebbero essere disposte a fare dei sacrifici, ma nessuno è disposto a farli e quindi praticamente fallisce la cosa e non può che fallire. Se una persona vuol dimostrare che l'aiuto mancante c'è dovrebbe fare delle cose tali per cui il sacrificio sarebbe elevato.

L'aiuto che servirebbe e che chiedono tizio, caio e sempronio, io comunico che non c'è, se altri vogliono negare questa cosa e dimostrare che c'è, devono dimostrarmelo praticamente che lo danno questo aiuto.
Non è che tizio caio e sempronio possono colmare questo buco occupandosi di problemi di ordine pratico e uno vuol cavarsela convincendoli a far questo, se ragioni così vuole dire che anche tu non hai capito bene quello che sto dicendo.

Se l'aiuto manca non è che se non vai dallo psicoterapeuta te lo puoi dare da solo non perdendo tempo con lui, se pensi questa cosa allora ragioni in modo identico agli psicoterapeuti, io è proprio questo che sto criticando. Se comunichi che c'è una sorta di voragine, una mancanza di affetto e così via, e dici "ci vorrebbe una persona che facesse questo e quest'altro", stai comunicando una forma di impotenza. Stai dicendo che la cosa non puoi risolverla agendo tu, stai comunicando all'altro, sono in un buco, o mi tiri una corda e alzi davvero il culo o me la tira un altro, o sono fottuto; non è che te la puoi tirare da solo.

La richiesta di aiuto magari c'è pure (richieste di amore ecc. ecc.), è la risposta che manca, e il buco resta, ed io vorrei che almeno questa comunicazione nel cervello di qualcuno riuscisse ad entrarci. Lo psicoterapeuta dovrebbe capire che non può aiutare se uno vuole una corda che lui non è disposto a lanciare, ma magari dovrebbero capirlo anche altri intorno, almeno questo dovrebbero capirlo.

E invece che fanno? Scaricano l'uscita da questo buco sulla persona.
Non è che questa operazione la fanno solo gli psicoterapeuti, per questo dico che la comprensione fuori non c'è perché "il fuori" presuppone che puoi risolvere tutto senza prestiti e cose simili, almeno lo psicoterapeuta dovrebbe capirlo che senza il prestito gratuito non c'è l'aiuto che ti servirebbe, almeno questo dovrebbe capire per creare uno spazio differente, e che quindi c'è una mancanza che non può risolversi con le sue stronzate o le altre stronzate sociali esistenti, ma che almeno lo capisca che c'è questa mancanza!

Per questo penso sia da cretini credere che uno va là per chiedere aiuto, va là per comunicare che l'aiuto non c'è ed è fottuto, sperando che almeno lo psicoterapeuta ascolti questa cosa qua a differenza del resto del contesto sociale. Poi possono esserci qua e là leggeri palliativi, ma dal buco non ci esci se qualcos'altro diverso dal soggetto che chiede aiuto, non si muove, e la situazione non si aggiusta per me.
Vai là per comunicare questa cosa e parlare di un malcontento persistente per la vita, di una mancanza che per sua natura non puoi colmare tu, e loro cercano di negarlo, e quindi la comunicazione fallisce pure con loro, com'è già fallita con altri.
11-03-2025 15:24
rogues
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

Quote:
[...]Mi volete aiutare? Datemi i soldi per comprar casa ad una persona che conosco che le serve, se no statevi zitti, già vengo perculato dal resto delle persone con queste stronzate.
In sostanza è ciò che cercavo di dire
Senza arrivare ai prestiti, il concetto è che si evitano per anni i problemi di carattere pratico finché la gente che entra sana esce di testa davvero

Purtroppo all'università i concetti di praticità non esistono, non in quelle facoltà perlomeno
Quindi si formano figure che pensano di avere un alto profilo ma vivendo di aria
11-03-2025 15:12
rogues
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

Capisco ciò che stai cercando di spiegare XL, in teoria lo psicologo per denominazione sarebbe una persona con cui parlare a ruota, senza vincoli tranne quello temporale. Il terapista, a quanto pare, ha una qualche finalità curante

Purtroppo però ci sono persone, anche in età avanzata, che finiscono isolate per cause a monte -solitamente disoccupazione o abbandono scolastico di lunghissima data (anche negli scorsi decenni era un problema) che non riescono a capire da sole quanto accaduto
Mentre sviluppano dipendenze, si rivolgono a strutture sanitarie che le riempiono di farmaci senza indagare la genesi della situazione a livello pratico. Se la persona ha una casa, dei risparmi, un pregresso lavorativo, che storia famigliare ha
Nessuno vorrebbe impicciarsi di queste informazioni, ma servirebbe a capire cosa sia successo
Il problema è che paradossalmente i cps non lo fanno. È raro trovare psicologi o psichiatri proattivi che se vedono un ventisettenne per strada si diano da fare per aiutare il reinserimento con risoluzioni pratiche. Di solito viene tenuto parcheggiato in strutture a fare colloqui eterni e prendere farmaci
Il punto è che: imho, gli psicosanitari non sono cattivi, bensì gente spesso più sprovveduta dei pazienti stessi
11-03-2025 11:47
XL
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

Quote:
Originariamente inviata da rogues Visualizza il messaggio
Certo XL, capisco il tuo punto di vista
Tu ti poni come paziente "maturo" che arriva chiedendo di usare la psicoterapia per ciò che dovrebbe essere e cioè uno spazio di ascolto e basta
Però è pieno di gente, anche adulta, che ha problemi di inserimento sociale basici (quasi sempre lavorativi), senza un'istruzione, allo sbando... e purtroppo viene presa in carico da psichiatri con mentalità vecchia che li parcheggiano nei cps dando farmaci ma senza studiare una riqualificazione, un reintegro lavorativo
E poi te li ritrovi quarantenni (m/f) allo sbando e punto e a capo... con genitori ottantenni a carico. A carico chi sa di chi
E insomma parecchi problemi italiani sono a monte
I problemi di inserimento li hanno tutti, me compreso, il punto è che non è detto né sicuro che se uno non si è inserito voglia farlo, magari uno non è inserito proprio perché l'incastro in cui dovrebbe andarsi a ficcare non gli sta bene, va dallo psicoterapeuta e questo che fa? Cerca di convincerlo a farselo andare bene. Una persona che comunica "quell'incastro non mi sta bene" non sta comunicando esplicitamente "convincimi a farmelo andar bene". Che stia comunicando questo spesso è una loro interpretazione forzata.
Per questo il discorso funzionale / disfunzionale è proprio discutibile a monte. Cioé se io non trovo donne ma è disponibile un mio amico omosessuale ad avere rapporti con me, che si dovrebbe concludere che nella mia situazione avere una personalità omosessuale è più funzionale e dovrei convincermi a cambiare orientamento?

Che si trovi qualcosa che a uno gli stia bene può tranquillamente fallire o è già fallito già a monte e resta perciò solo uno spazio di ascolto per un'eisistenza che non va e basta.

Io vado là per portare questa conclusione qua e se anche mi volessero convincere del contrario dovrebbero tener conto davvero di cosa vado cercando. Farmi notare che sia impossibile vivere come vorrei è irrilevante perché alla fine l'ho visto pure io e proprio di questo mi lamento, questo disagio qua porto, questa mancanza, e perciò per me la mancanza resta, e invece non solo questa mancanza ad essere del mondo, del reale, loro veri strumenti non li hanno per colmarla, cercano in continuazione di negarla cercando di accollare la cosa a me con le solite strategie che io conosco a menadito, rendendo anche insensato quel che comunico.

Queste mie comunicazioni non sfociano in nulla, quel che vorrei è essere ascoltato e compreso. Non mi interessa ascoltare discorsi come "eh ma se ti lamenti non fai come quell'altro che si è trovato lavoro così staresti bene". Si nega in continuazione il mio senso di star bene che comunico, in continuazione, e questo produce un'incomprensione inconciliabile. Se i nostri modi di ragionare e dar valore sono agli antipodi o vengono loro verso di me, visto che io vado là proprio perché non trovo connessione altrove, o non c'è un cazzo da fare fallisce anche con loro questa cosa com'è fallita col resto delle persone, e perché mai non dovrebbe fallire visto che loro non si comportano davvero diversamente?

Anche a questo gruppo di aiuto che frequento sono l'unico che si trova spesso in conflitto con le conclusioni delle operatrici e certe volte mi scoccia fare il bastian contrario e non dico quello che penso davvero. Certe cose però mi divertono, ma spesso son proprio le cose "meno educative" e "direttive" che mi divertono e che mi spingono a continuare, il resto lo trovo inutile ed irrilevante e a volte pure dannoso, però non posso comunicarlo, per loro vale il contrario, l'asse portante di questo gruppo è altra roba.

Secondo me una cosa che dovrebbero fare è chiedere alle persone cosa hanno trovato utile e cosa inutile e dannoso e non costruirci su le loro teorie educative.

Se penso che sia tutto fallito e di questo voglio parlare con loro, quando poi mi dicono "ci vuole coraggio a chiedere aiuto" penso proprio che si ostinano a monte a non voler capire un cazzo, ma aiuto a far cosa? L'aiuto mi servirebbe anche ma davvero è roba che nessuno è disposto a fare e loro in primis, quindi che c'ho da chiedere oltre ad essere ascoltato? Niente. Mi volete aiutare? Datemi i soldi per comprar casa ad una persona che conosco che le serve, se no statevi zitti, già vengo perculato dal resto delle persone con queste stronzate.
10-03-2025 20:06
Sikerhoof
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

No, l'unica volta che ho avuto a che fare con una psicologa è stata in prima superiore, quando ho chiesto di voler cambiare classe. Poteva benissimo essere un impiegata dell'anagrafe, non sarebbe cambiato nulla.
10-03-2025 17:04
rogues
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

Certo XL, capisco il tuo punto di vista
Tu ti poni come paziente "maturo" che arriva chiedendo di usare la psicoterapia per ciò che dovrebbe essere e cioè uno spazio di ascolto e basta
Però è pieno di gente, anche adulta, che ha problemi di inserimento sociale basici (quasi sempre lavorativi), senza un'istruzione, allo sbando... e purtroppo viene presa in carico da psichiatri con mentalità vecchia che li parcheggiano nei cps dando farmaci ma senza studiare una riqualificazione, un reintegro lavorativo
E poi te li ritrovi quarantenni (m/f) allo sbando e punto e a capo... con genitori ottantenni a carico. A carico chi sa di chi
E insomma parecchi problemi italiani sono a monte
10-03-2025 15:04
XL
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

Quote:
Originariamente inviata da rogues Visualizza il messaggio
Oggi mi girano un attimo per vissuti negativi di questi anni, nonostante il supporto esterno non sia lontanamente responsabile per accaduti brutti, avendolo provato tardi

Non so chi sia peggio: psicologi che vivono in una bolla accademica perenne, o pazienti che escono da qualche fiera nerd e si lanciano in cosplay di joker mal riusciti dando di matto in studio... come se fare i babbi possa risolvere. A trent'anni

È una categoria che sta nel suo mondo, un adulto fa prima a bussare ad altre porte
Come dico sempre, nei tanti casi di precarietà lavorativa, è meglio affidarsi direttamente ad agenzie d'impiego. Migliore accoglienza e maggiore probabilità di risoluzione di un problema
Trovare uno psicologo che abbia esperienze nella ricerca attiva e possa aiutare concretamente è raro
Forse solo la gen z, tanto criticati e intanto son meno viziati dei millennial di parecchio

In ogni caso i miei sono discorsi postumi
Io per la verità vorrei solo persone che mi ascoltino, semplicemente che stiano a sentire di cosa mi lamento e cosa desidero, e se hanno soluzioni bene, se non ce ne sono, la lamentela resta. A me quello che infastidisce è il loro voler forzare delle soluzioni per me insoddisfacenti con commenti come "ah ma allora non vuoi essere aiutato?"... Ma a te chi cazzo te l'ha detto che ce l'hai l'aiuto che mi serve o le cose che a me mancano? Chi te l'ha detto che intercetti quel che desidero con le tue stronzate?
A me è questo atteggiamento qua che fa incazzare generalmente.
L'idea che tutto sia risolvibile a priori è errata. E' errata l'idea che si debba voler fare qualcosa prima o poi, è tutto errato a monte.
Partono da premesse sbagliate.

A me serve e servirebbe parlare ed essere ascoltato, per questo vado da loro, perché fuori nessuno vuole ascoltarmi, e spesso parlo da solo, ma quando mi trovo in questi contesti e trovo la stessa ed identica situazione mi innervosisco, e io gliel'ho anche comunicato apertamente all'ultima psicoterapeuta perché ero andato là, mi sentivo solo e volevo parlare del mio malcontento per la vita, dei miei desideri frustrati e così via, poi posso comunicare anche cosa andrei cercando, ma se loro non ce l'hanno, non rompano i coglioni col volermi dare le loro alternative di merda che non sono alternative!

Io sono chiaro in quel che andrei cercando e in cosa consisterebbe in linea di principio il mio star bene e loro cercano di ficcarmene un altro in testa... Come vuoi che vada a finire?
Il litigio è inevitabile.

Son loro che diventano insofferenti e non mi sopportano perché non faccio il bravo paziente che guarisce con le loro storie ma semplicemente gli dico "guardate io voglio sfogarmi le vostre stronzate con me non servono a un cazzo, ma sfogarmi mi fa sentir meglio comunque (poco, ma meglio), visto che nessuno è disposto ad ascoltarmi".

Dico, è una cosa semplice, io sono chiaro nella comunicazione, e loro fraintendono sempre? A me serve uno spazio alternativo di sfogo e ascolto visto che le altre persone con cui mi relaziono si rompono le palle e non mi stanno a sentire.
Io ti pago pure, la comunità ti paga, e fai almeno questo e non rompere i coglioni! Ma che vuoi? Provar piacere e sentirti raccontare altro? Se potevo farlo altrove questo, l'avrei fatto altrove e non ti avrei importunato, è ovvio che quel che ho da raccontare è noioso, ripetitivo, lamentoso, snervante e non porta a niente di quel che tu desideri.


Quello che io desidero davvero dall'esistenza mi son fatto l'idea che sia nell'insieme inaccessibile tramite azioni mie, quindi non c'è più qualcosa da risolvere, mi vuoi convincere che esistono azioni? Bene però devi ascoltare bene e davvero cosa desidero e non cercare di ficcarmi in testa quel che dovrei desiderare secondo te! Se desidreo botte piena e moglie ubriaca e non c'è una situazione simile e quindi avevo ragione nel sostenere fosse inaccessibile, non è che inizi a rompere i coglioni!

Qua non è che cerchi di dimostrarmi che è accessibile quel che avrei voluto, cerchi di modificare a monte quel che io dovrei desiderare e volere dalla vita!
10-03-2025 12:59
rogues
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

Oggi mi girano un attimo per vissuti negativi di questi anni, nonostante il supporto esterno non sia lontanamente responsabile per accaduti brutti, avendolo provato tardi

Non so chi sia peggio: psicologi che vivono in una bolla accademica perenne, o pazienti che escono da qualche fiera nerd e si lanciano in cosplay di joker mal riusciti dando di matto in studio... come se fare i babbi possa risolvere. A trent'anni

È una categoria che sta nel suo mondo, un adulto fa prima a bussare ad altre porte
Come dico sempre, nei tanti casi di precarietà lavorativa, è meglio affidarsi direttamente ad agenzie d'impiego. Migliore accoglienza e maggiore probabilità di risoluzione di un problema
Trovare uno psicologo che abbia esperienze nella ricerca attiva e possa aiutare concretamente è raro
Forse solo la gen z, tanto criticati e intanto son meno viziati dei millennial di parecchio

In ogni caso i miei sono discorsi postumi
17-02-2025 01:58
XL
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

Quote:
Originariamente inviata da ~~~ Visualizza il messaggio
Ma infatti è questo il problema. Ci si identifica troppo con i propri pensieri, che è un meccanismo normalissimo, ma quando sei bipolare o anche solo quando attraversi una fase che poi se ne va o cambia o quando prendi un farmaco che ti rende diverso capisci che i tuoi pensieri non sono poi così tanto legati alla tua identità. In realtà lascia molto confusi 'sta cosa, ma capisco che per chi rimane pressappoco stabile sempre sugli stessi pensieri per tutta la vita questo discorso abbia poca presa.
Ma la verità è che possono benissimo essere la depressione o altri disturbi a condizionare dei pensieri che noi crediamo siano delle considerazioni e credenze proprio nostre rispetto alla vita e alla società.
È il nostro cervello che ci condiziona. Ad esempio la depressione è una malattia che condiziona i pensieri. Risalire al proprio nucleo è difficile, spesso mi chiedo cosa sono io.
Ma il punto è che non è detto che sia una cosa negativa pensare male della vita.
E' una malattia?
Che è il nostro cervello la sede dei pensieri è vero in ogni caso, ora cosa fargli pensare e cosa dovrebbe pensare lo devono decidere gli strizzacervelli?
Il disagio dov'è situato nei pensieri o in altro?
Qua si ha a che fare con una questione di ordine morale che non si risolve a livello scientifico. Pur avendo un farmaco che modifica i pensieri, c'è da chiedersi, ma il problema era situato nel pensiero o in altro, io cosa ritengo migliore?

Se avessi un farmaco (una sostanza insomma) che mi fa amare una donna che ora disprezzo, ma è l'unica disponibile ad avere una relazione con me, casomai io mi lamentassi del fatto che non ho relazioni appaganti, dovrei prendere questo farmaco che modifica il mio assetto mentale e mi fa pensare che questa persona è bella e non disprezzabile e me la fa piacere (modificando quel che pensavo prima), o in realtà quello di cui mi stavo lamentando era altro?

E' una malattia disprezzare e non trovare veramente attraenti le donne disponibili? Che crea disagio è chiaro, ma è una malattia? E' una cosa che va curata in questi modi qua, e io devo riconoscere a forza come migliore questa situazione perché esiste un farmaco che modifica i miei pensieri attuali e mi fa piacere donne che prima non mi piacevano?

Quello che immaginavo quando visualizzavo la mia esistenza come migliore, era pensare qualcosa di diverso riguardo a quella donna, o avere un'altra donna mantenendo gli stessi pensieri di svalutazione riguardo a questa?

Prendere il farmaco sarebbe banalmente funzionale in termini di benessere mentale inteso superficialmente in tal senso, però io ho sempre l'idea che questo modo di ragionare sia profondamente scorretto. Che sia il farmaco o altro a riuscire a modificare in tal senso i pensieri, il dilemma resta uguale, non è chiaro che sia una malattia questa cosa qua, non è che se ad altri piace quella donna io sono malato perché non mi piace e questa cosa va curata perché così risolvo il problema dello star da solo appiccicando poi con questa constatazione l'etichetta di funzionale al nuovo assetto mentale e al farmaco che lo produce.

Il nucleo problematico, il senso di quel di cui mi lamento ora, adesso, è situato nel pensiero o nell'oggetto?
E se anche è situato nel pensiero non è detto che lo situo in tutti i miei pensieri attuali.

Qua non è che si risolve la cosa parlando vagamente di benessere mentale, funzionale disfunzionale, sono tutti ragionamenti a ben vedere inconsistenti, e uno che ci pensa bene dovrebbe capirlo.
16-02-2025 17:50
XL
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

Quote:
Originariamente inviata da Exutente Visualizza il messaggio
non è solo quello il discorso. Assecondare, spesso significa colludere con il paziente e il suo istinto ad evitare. Salvo casi eclatanti quindi non si asseconda in tale direzione, altrimenti si rischia di alimentare un sistema di autosabotaggio-evitamento...

ho ansia dell'ascensore? ti prescrvi di non prenderlo.
Ho l'ansia delle persone? ti dico di chiuderti in casa
Ho l'ansia a lavoro? Ti dico di licenziarti o metterti in malattia.

Il pz va aiutato a fare l'esatto opposto tendenzialmente e in caso di luoghi davvero tossici portato a riflettere su cosa lo trattiene da fare altre scelte
Ma tu non è che devi evitare di colludere, ma chi te lo ha chiesto di non colludere? La tua morale? Che il "paziente" (e non dovrebbe essere chiamato così perché a rigore nessuno è malato di niente nel senso che pretendete voi) probabilmente non condivide?
Se io volessi suicidarmi e lo psicoterapeuta è convinto che collude con una mia intenzione malata, non prende sul serio quel che gli dico e vuole solo manipolarmi ed indirizzarmi dove vuole lui col suo pregiudizio e giudizio contro certe mie condotte!
Io per questo son proprio contro la vostra categoria a monte, per questi atteggiamenti paternalistici qua.
Una cosa è autosabotante per te, visto che ti piace la vita, ma non per un altro per cui la vita è una merda.
Ad esempio se a me le relazioni umane fanno schifo, ma perché cavolo non dovrei evitarle? Perché tu pensi che colludi con delle parti malate di me? Ma tu chi sei per decidere quali sarebbero le parti malate? Che le relazioni umane sono una cosa da non evitare perché nell'insieme sono più positive che negative dovrei valutarlo a cazzi miei con i criteri che desidero! Non devi deciderlo tu questo!
Ma tu chi sei che ti arroghi questa facoltà di giudizio generale?

Un altro esempio, se vado a prostitute o mi faccio le seghe o evito di lavorare, sono tossiche o no queste cose? Ma che devi deciderlo tu? Tu non dovresti proprio etichettare nulla come tossico o non tossico! Dove ritengo che la mia vita sia migliorabile e se sia migliorabile lo sento e decido io, non tu, tu al più puoi dare suggerimenti, poi che valgano qualcosa o meno di niente i tuoi suggerimenti, che siano utili o inutili, lo valuto io, è la mia vita, non la tua!
Di essere funzionale come le persone come voi vogliono che un tizio debba essere funzionale, non me ne frega un accidenti.

Dovrebbe essere chi richiede il consulto a decidere cosa etichettare come tossico e cosa etichettare come buono e giusto, non gli psicoterapeuti.

Comunque gli psicoterapeuti dovrebbero essere buttati fuori dall'ambito medico insieme agli psichiatri... Fuori!
Possono rimanere nel servizio pubblico in termini di consulenti e ascoltatori, ma devono esser cacciati via dall'ambito medico!


Dovrebbero rientrare in pratiche simil religiose, morali, e roba simile. Al più possono essere consulenti, ma non possono decidere nulla riguardo a cosa ci sia da curare in una persona, nulla! E dovrebbe essere vietato dall'ordine di questa gente usare etichette negative da appiccicare a pensieri, cose e situazioni come "tossico", "patologico" e così via.

Più leggo i vostri manuali più mi convinco che ho capito bene quello che fate e volete fare, e non mi sono sbagliato riguardo al vostro operato, bastano poche frasi pronunciate qua e là e la mia fiducia in voi svanisce.

"Vieni da noi, vieni! Non ti giudicheremo, esprimi i tuoi pensieri liberamente" ma che boiata! Uno che già vuole etichettare le mie parti usando temini come "sano" e "malato", mi vuol poi convincere che non giudica quel che penso, faccio e così via, etichettandolo a senconda del caso con "sano" e "malato"? Siete falsi, e manipolate le persone.

"Funzionale" poi è un altro termine ridicolo usato a sproposito che vorrebbe essere neutro, ma già giudica implicitamente (proprio per evitare di essere trasparenti) che degli obiettivi sono migliori di altri oppure che ci siano obiettivi (quando non è detto ci sia qualcosa del genere, quando un tizio prova disagio per delle situazioni e se ne lamenta, io obiettivi o cosa far funzionare non lo vedo in modo esplicito e non è detto che debba esserci in modo implicito come impone il vostro modo di pensare manipolatorio).
Voi non potete giudicare cosa è veramente migliore per un'altra persona, per un altro magari è funzionale mandare all'ospedale un tizio perché preferisce vederlo scorticato a sangue, piuttosto che sottostare alle vostre alternative di merda più "sane".

Ad esempio per me è funzionale e molto sano buttarvi fuori dall ambito medico, non voglio colludere con la vostra idea tossica che curate qualcosa.
Purtroppo ormai il mondo e la società sono stati corrotti dai vostri modi di ragionare errati, ed è difficile mostrare che bisogna sganciare queste cose qua, poche persone con i neuroni ancora integri in testa riescono a capire come le manipolate in modo piuttosto subdolo. Poi per carità liberi di essere manipolati, ma che sia trasparente che questo fate!

Se penso che la vita sia una merda ovviamente diventa subito un pensiero disfunzionale, se ne penso bene perché dovrei essere infelice? Quindi pensare che la vita sia una merda diventa subito un modo di pensare patologico perché non funzionale al benessere mentale!

Voi tutti dovete andare a quel paese insieme ai vostri ragionameti da quattro soldi simili a quello che ho mostrato qua sopra!
14-02-2025 10:15
rogues
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

Buongiorno,
un'ennesima riflessione sul tema, premesso che il supporto esterno non è imputabile nel quadro di una certa precarietà in quanto l'ho preso tardissimo, verso i trent'anni di vita -e forse non avrei dovuto comunque

Secondo me a una certa il paziente deve capire in cosa rischia di cacciarsi delegando problemi assimilati a depressione ma di natura materiale, perchè verosimilmente psicoterapeuti o psichiatri non saranno mai di aiuto concretamente. Il loro lavoro è parlare e basta, ma non sono in grado di fornire soluzioni a problematiche concrete della vita
Per me il periodo in cui ho cercato consigli di orientamento lavorativo è stato il più basso: quando Prendevo decisioni in autonomia stavo molto meglio, all'esterno ho trovato solo caciara

In altre parole a volte potrebbe non essere necessario a monte, bisogna evitare tutte le derive passivo-aggressive che si rischiano e sono davvero inutili, rubano solo tempo di vita
07-01-2025 16:03
Chamomile
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

Quote:
Originariamente inviata da Gufetto Visualizza il messaggio
"Ma tu fuori dal lavoro che fai?"
"Da quando vivo questo disagio a causa del lavoro non riesco a fare più niente".

Non ho capito come mai, per gran parte delle persone, casa e lavoro siano due cose perfettamente separate nel senso che, nel tempo libero, i problemi lavorativi cessano di esistere, mentre a lavoro spariscono i problemi personali che si hanno normalmente a casa.
Addirittura c'è chi dice che lavorare gli fa bene perché "si distrae" dalle altre preoccupazioni. Con me proprio non funziona, il mio cervello rifiuta questa divisione netta tra le due cose: se devo lavorare non ho solo le preoccupazioni relative ai compiti che devo svolgere e alle altre problematiche lavorative, ma anche tutte le altre della mia vita personale contemporaneamente, come pure a casa i problemi del lavoro mi rimangono in testa. Non c'è modo per me di ignorarli: attività varie, uscite, impegni di ogni tipo non funzionano, quei pensieri non se ne vanno mai.
È anche per questo che mai potrò adattarmi al lavoro, secondo me.
07-01-2025 11:42
Nightlights
Re: Litigi con psicologi e psichiatri

Quote:
Originariamente inviata da ~~~ Visualizza il messaggio
Ma infatti è questo il problema. Ci si identifica troppo con i propri pensieri, che è un meccanismo normalissimo, ma quando sei bipolare o anche solo quando attraversi una fase che poi se ne va o cambia o quando prendi un farmaco che ti rende diverso capisci che i tuoi pensieri non sono poi così tanto legati alla tua identità. In realtà lascia molto confusi 'sta cosa, ma capisco che per chi rimane pressappoco stabile sempre sugli stessi pensieri per tutta la vita questo discorso abbia poca presa.

Ma la verità è che possono benissimo essere la depressione o altri disturbi a condizionare dei pensieri che noi crediamo siano delle considerazioni e credenze proprio nostre rispetto alla vita e alla società.

È il nostro cervello che ci condiziona. Ad esempio la depressione è una malattia che condiziona i pensieri. Risalire al proprio nucleo è difficile, spesso mi chiedo cosa sono io.
Senz'altro. Anch'io conosco bene questo meccanismo maledetto. Quando vado giù di umore i pensieri diventano in prevalenza negativi e le qualità positive che uno ha non le riconosce.
07-01-2025 11:12
~~~
Quote:
Originariamente inviata da Nightlights Visualizza il messaggio
Poi ripeto ancora che è tutto molto soggettivo.
Per esempio nel mio caso la psicoterapia è stata inutile, solo i farmaci mi sono serviti.
Perché nel momento in cui è stato indovinato il farmaco che su di me faceva effetto e l'umore è tornato normale, sono spariti tutti i pensieri che mi facevano stare male.
Ma infatti è questo il problema. Ci si identifica troppo con i propri pensieri, che è un meccanismo normalissimo, ma quando sei bipolare o anche solo quando attraversi una fase che poi se ne va o cambia o quando prendi un farmaco che ti rende diverso capisci che i tuoi pensieri non sono poi così tanto legati alla tua identità. In realtà lascia molto confusi 'sta cosa, ma capisco che per chi rimane pressappoco stabile sempre sugli stessi pensieri per tutta la vita questo discorso abbia poca presa.
Ma la verità è che possono benissimo essere la depressione o altri disturbi a condizionare dei pensieri che noi crediamo siano delle considerazioni e credenze proprio nostre rispetto alla vita e alla società.
È il nostro cervello che ci condiziona. Ad esempio la depressione è una malattia che condiziona i pensieri. Risalire al proprio nucleo è difficile, spesso mi chiedo cosa sono io.
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