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Discussione: Il bar della morte Rispondi alla discussione
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13-05-2023 20:03
Stan Kezza
Re: Il bar della morte

Quote:
Originariamente inviata da Kitsune Visualizza il messaggio
Ho visto Relic del 2020 un film interessante che secondo me è una grande metafora sulla malattia e la morte, quel tipo di messaggio che ti spinge a non averne paura, accettarla, non combatterla ma conviverci e comprenderla.. è un tipo di approccio positivo, un po' remissivo però ci sono stati anche altri tipi di approcci e strumentalizzazioni come col bushido: la via della morte.. ops del guerriero.. nel soldatino sacrificabile.
Sicuramente oggi nella società moderna se ne ha troppa paura e viene scacciata oltre ogni misura però anche andarci a braccetto non mi sembra una cosa così normale per un essere vivente, diciamo che forse non è necessario normalizzarla.. ognuno la affronta quando è il momento di affrontarla e il "bar" non mi sembra proprio il locale più idoneo.
Se la morte è qualcosa che fa paura, allora si vince come si fa con tutte le paure: la si affronta, la si esorcizza. Ma non tutti hanno gli strumenti per farlo.
E anche da punto di vista culturale ci sono diseguaglianze: i credenti in teoria stanno a posto perché hanno tutto già chiarito e spiegato e raccontato per filo e per segno, il paradiso/purgatorio/inferno le schiere di angeli e bla bla bla.
I non credenti hanno solo lo strumento della filosofia cui aggrapparsi, ma ormai stiamo perdendo anche quello per un lack di istruzione in tal senso tipico delle società evolute, materialiste da un lato, ancora inquinate dalle religioni dall'altro. Resta quindi solo l'approccio scientifico.
Intendiamoci, io non ho la più pallida idea su come - lo ripeto - si svolgono questi incontri, per questo sono oltremodo curioso. Visto che la sopravvivenza, e ancora prima, l'esistenza dell'anima non sono dimostrate.
Per esempio, abbiamo solo sfiorato una volta l'argomento col mio psic, e lui dice che dopo la morte non c'è niente.
A me questo non basta.
13-05-2023 12:30
Kitsune
Re: Il bar della morte

Ho visto Relic del 2020 un film interessante che secondo me è una grande metafora sulla malattia e la morte, quel tipo di messaggio che ti spinge a non averne paura, accettarla, non combatterla ma conviverci e comprenderla.. è un tipo di approccio positivo, un po' remissivo però ci sono stati anche altri tipi di approcci e strumentalizzazioni come col bushido: la via della morte.. ops del guerriero.. nel soldatino sacrificabile.
Sicuramente oggi nella società moderna se ne ha troppa paura e viene scacciata oltre ogni misura però anche andarci a braccetto non mi sembra una cosa così normale per un essere vivente, diciamo che forse non è necessario normalizzarla.. ognuno la affronta quando è il momento di affrontarla e il "bar" non mi sembra proprio il locale più idoneo.
13-05-2023 11:36
XL
Re: Il bar della morte

Quote:
Originariamente inviata da Stan Kezza Visualizza il messaggio
Che cos'è? Quali sono le fonti?
https://www.psy.it/la-professione-ps...logi-italiani/

Questa è una fonte, sembra che il testo sia lo stesso anche altrove.

Quote:
Pure io subisco il fascino della morte ma non è che sia proprio per la morte in senso stretto, quella dei corpi freddi che non hanno più sensi né mente, sarà per un'idea di morte che riguarda ancora l'ambito dell'esistenza "terrena" (che per ora è l'unica in cui credo), la fine di un'esperienza, dei sogni, del credere in qualcosa, la fine di una vita (che poteva essere degna) rappresentata dalla fine della vita. E il fascino sta nel fatto che dalla morte teoricamente può derivare una resurrezione, ma a questo punto non si sarebbe ancora del tutto morti, oppure un riconoscimento che una vita c'è stata, la nostalgia collegata, il riconoscimento dell'esistenza di desideri pregressi non realizzati, la voglia di distaccarsi dal dolore ma senza finire già orizzontali.
Io ad esempio ho una percezione ben peggiore in altri casi.
Quando ho visto un caro in ospedale agonizzante, vederlo poi morto in sala mortuaria mi ha dato una sensazione di sollievo, mi rattristavo nuovamente quando pensavo a come se n'era andato ma non all'idea che fosse ormai là freddo.
La relazione con l'altro l'avevo persa molto prima che morisse, non è stata la morte a portarmi via la persona cara, ma la malattia.
La morte biologica non è tanto violenta e deleterea quanto la morte simbolica.
Non so che termini usare, perché è questa quella che a me fa davvero paura, è quella degli "zombi", delle persone che si trascinano ancora vive, non quella dei morti, della Livella di Totò, il teatro della vita in fondo per questi non c'è più, sono usciti di scena, sono i morti che non muoiono quelli che a me fanno davvero paura, è la morte in vita, o la vita da morti la condizione esistenziale davvero spaventosa per me.
La perdita e i vissuti peggiori a me sembra che non li produce la morte, li produce la vita stessa, l'agonia, il non vivere bene, il trascinarsi e non riuscire a fare altro che questo.
Alla fine condivido pienamente l'idea di Epicuro, quando c'è la morte noi non ci siamo, in fin dei conti siamo già stati morti per secoli e secoli prima di nascere, e non si stava poi malaccio, non ho ricordi spiacevoli in relazione a questa cosa qua.

Meglio non essere in nessun posto piuttosto che in un posto di merda, ingabbiati, tristi, soli e sofferenti.

Come immagino la morte? Un tizio incappucciato col mantello nero e la falce? No l'immagino come una bella donna vestita di bianco.

Questa immagine mi accompagna dall'adolescenza.

Gli ospedali mi fanno paura, mi rattristano, sono posti di un'agonia senza riscatto per molti, i cimiteri mi calmano.

La resurrezione è una cosa che a me fa un po' paura, si risorgerà in un paradiso o un altro inferno?

Il niente lo percepisco come uno 0, l'assenza è un'assenza sia di piacere che di dolore.
Non ho una percezione assolutamente negativa del nulla e del vuoto, tutto sommato è molto meglio di una presenza sgradevole il nulla.

La morte rappresentata come annullamento e non come trapasso, rispetto a tante altre cose rappresenta qualcosa di positivo per me. E' negativa in relazione ad un'esistenza piena e ricca, ma è positiva in relazione ad un'esistenza brutta e povera. Lo 0 non è il punto più basso, è maggiore di un'infinità di numeri negativi, fuor di metafora, condizioni ben peggiori.

Forse chi è vissuto sempre abbastanza bene e senza disagi rilevanti si figura il niente come qualcosa di negativo e vorrebbe che in fondo la vita continuasse così, ma chi questa percezione non ce l'ha non vuole che la vita prosegua.

Un'immortalità dove non si sta in salute, si è affaticati, si è depressi, si è frustrati, si è torturati, non serve a niente, è di gran lunga più negativa dell'assenza, del non esserci. Cos'è l'inferno? Un'eternità di tormenti, in questa rappresentazione qua non si muore e non si può morire, ma non credo si possa dare un valore positivo a questa cosa qua.
12-05-2023 18:28
sagoma
Quote:
Originariamente inviata da Hor Visualizza il messaggio
Consisterebbe nell'arrivare a non temere più la morte.
Dovevo precisare, comunque, che secondo me è uno sforzo inutile, perché la morte continuerà lo stesso a far paura.
Non avevo interpretato correttamente il senso del tuo post precedente
12-05-2023 18:21
Hor
Re: Il bar della morte

Quote:
Originariamente inviata da sagoma Visualizza il messaggio
Beh si può essere non d'accordo con le idee di questi filosofi.
Comunque in cosa consisterebbe questa preparazione?
Consisterebbe nell'arrivare a non temere più la morte.
Dovevo precisare, comunque, che secondo me è uno sforzo inutile, perché la morte continuerà lo stesso a far paura.
12-05-2023 15:34
sagoma
Quote:
Originariamente inviata da Hor Visualizza il messaggio
Invece ci sono stati filosofi che hanno sostenuto l'esatto contrario, ovvero che la vita umana non è altro che una lunga preparazione alla morte.
Beh si può essere non d'accordo con le idee di questi filosofi.
Comunque in cosa consisterebbe questa preparazione?
12-05-2023 10:44
Hor
Re: Il bar della morte

Quote:
Originariamente inviata da sagoma Visualizza il messaggio
Mi pare che il modo migliore per non farsi travolgere da quella paura sia semplicemente non pensarci.
Invece ci sono stati filosofi che hanno sostenuto l'esatto contrario, ovvero che la vita umana non è altro che una lunga preparazione alla morte.
12-05-2023 10:37
sagoma Ma ci dovrebbe essere un punto di partenza comune su cosa si pensa rappresenti la morte. Se io penso al nulla e un altro che si finirà nell'aldilà e un altro ancora che ci si reincarna anche le sensazioni a riguardo possono essere diverse e non risolvibili con il "dialogo". Dall'altra parte è vero che comunque tutti temono la morte, magari inconsciamente, anche chi crede in Dio, perché comunque è il punto estremo delle cose che non sono sotto il nostro controllo, che ci fa percepire che fondamentalmente la felicità, la serenità, la pace interiore ecc. per quello che sappiamo ora in vita non ce la si può assicurare (nel senso di essere sicuri) al 100%. Ma proprio per questo non ci vedo molta possibilità di superare definitivamente e interiormente la paura della morte, la si cerca si esorcizzare, si può stare insieme e sentirsi così più al sicuro di fronte all'argomento, ma quando si starà sul letto di... morte hai voglia a far valere i discorsi ascoltati e appresi da psicologi, filosofi, religiosi o scienziati.
Mi pare che il modo migliore per non farsi travolgere da quella paura sia semplicemente non pensarci. Se ti ci vuoi mettere a pensare magari è perché vuoi illuderti che quella cosa chiamata morte non è da vivere proprio come quell'idea che fa paura. Non so se sono riuscito a esprimermi bene e far capire che voglio dire.
Secondo me la paura della morte può essere assunta proprio come il simbolo della paura nell'uomo (e altri esseri viventi), e questa non si può eliminare, al massimo la si può "oltrepassare", trovare il modo che un altro sentimento prevalga e ci faccia andare avanti senza sentire troppo il peso di quell'altro.
Pure io subisco il fascino della morte ma non è che sia proprio per la morte in senso stretto, quella dei corpi freddi che non hanno più sensi né mente, sarà per un'idea di morte che riguarda ancora l'ambito dell'esistenza "terrena" (che per ora è l'unica in cui credo), la fine di un'esperienza, dei sogni, del credere in qualcosa, la fine di una vita (che poteva essere degna) rappresentata dalla fine della vita. E il fascino sta nel fatto che dalla morte teoricamente può derivare una resurrezione, ma a questo punto non si sarebbe ancora del tutto morti, oppure un riconoscimento che una vita c'è stata, la nostalgia collegata, il riconoscimento dell'esistenza di desideri pregressi non realizzati, la voglia di distaccarsi dal dolore ma senza finire già orizzontali.
12-05-2023 08:20
Stan Kezza
Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
"Articolo 3 Lo psicologo considera suo dovere accrescere le conoscenze sul comportamento umano ed utilizzarle per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo e della comunità. In ogni ambito professionale opera per migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace. Lo psicologo è consapevole della responsabilità sociale derivante dal fatto che, nell’esercizio professionale, può intervenire significativamente nella vita degli altri; pertanto deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza, e non utilizza indebitamente la fiducia e le eventuali situazioni di dipendenza dei committenti e degli utenti destinatari della sua prestazione professionale. Lo psicologo è responsabile dei propri atti professionali e delle loro prevedibili dirette conseguenze.

Articolo 4 Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi. Quando sorgono conflitti di interesse tra l’utente e l’istituzione presso cui lo psicologo opera, quest’ultimo deve esplicitare alle parti, con chiarezza, i termini delle proprie responsabilità ed i vincoli cui è professionalmente tenuto. In tutti i casi in cui il destinatario ed il committente dell’intervento di sostegno o di psicoterapia non coincidano, lo psicologo tutela prioritariamente il destinatario dell’intervento stesso."

Infatti non capisco come uno psicologo psicoterapeuta possa dichiararsi realmente neutrale riguardo a certe questioni.
Prendiamo in esame il punto dove viene affermato che le credenze del cliente vengono rispettate. Io non credo proprio che se il cliente è un incel redpillato e lo psicologo simpatizza per certe idee femministe ed è già persuaso che sono tutti matti a prescindere, potrà rispettare davvero le credenze dell'altro.
Anche la questione relativa all'eutanasia è spinosa, forse sarebbe meglio dire che questa neutralità, a meno che l'intervento non sia limitatissimo ad un'operazione specifica come succede in ambito medico dove viene chiesto di firmare documenti con consenso informato la cosa diventa di difficile soluzione.
Promuovere il benessere psicologico della comunità cosa cavolo significa in pratica?
Il benessere comune secondo chi?
Forse era meglio non scriverle proprio certe cose e dire a monte che già un semplice orientamento psicoterapico è orientato in senso ideologico.
Almeno così a uno è chiaro, uno dice "io voglio far parte di questa chiesa, religione, ideologia, setta perché sto meglio così, e aderisco a questa perché il mondo in cui vorrei vivere dovrebbe aderire a queste cose".
Non c'è nulla di informativo in questa adesione, si tratta solo di affinità soggettiva. Credi in dio e in certi valori, frequenti chi ci crede, e così stai meglio.
Una comunione di valori ed orientamento ideologico tra cliente e professionista è una cosa ben diversa dal sostenere che si promuove una certa forma di conoscenza col fine di far star meglio l'altro.
Sarebbe per me opportuno riscrivere il codice è chiarire a monte che la psicoterapia non può essere neutrale mai, così come non è neutrale un partito politico o una particolare chiesa.

E' bene che ci siano diversi movimenti, non ho nulla in contrario, ma sarebbe opportuno chiarire che questi movimenti non possono dichiarare con verità che promuovono l'interesse comune. Dovrebbero al più cercare di convincerci che è così, non affermarlo supponendo che sia un dato acquisito. Quando un movimento particolare inizia a sostenere che dal punto scientifico sta tutelando l'interesse di tutti e in quanto tale la cosa risulta indiscutibile, diventa pericoloso e disonesto soprattutto là dove non ci sono dei reali problemi di ordine pubblico. Ma comunque anche in questi casi sarebbe opportuno chiarire la cosa per bene, l'interesse del singolo può andare in conflitto con quello di una certa maggioranza sociale e in tal caso magari una persona potrebbe non volerlo tutelare questo interesse perché ritiene l'altro prioritario, ma almeno lo chiarisce che ha preso questa posizione.

Sarebbe più onesto ammettere che l'intenzione è quella di difendere un certo interesse, che sia davvero comune bisogna verificarlo a valle, non si può affermarlo a monte, è una credenza di parte da verificare questa, non un dato acquisito definitivamente.


P. S. Ho reperito in rete i due articoli, spero siano corretti. Ho cercato diverse fonti e il testo coincideva.
Che cos'è? Quali sono le fonti?
12-05-2023 07:39
XL
Re: Il bar della morte

Quote:
Originariamente inviata da Kitsune Visualizza il messaggio
Ma che tipo di morte?
Supporto psicologico per la malattia e la perdita di un proprio caro?
Supporto psicologico per aspiranti suicidi?
In entrambi i casi .. pro o contro eutanasia?
"Articolo 3 Lo psicologo considera suo dovere accrescere le conoscenze sul comportamento umano ed utilizzarle per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo e della comunità. In ogni ambito professionale opera per migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace. Lo psicologo è consapevole della responsabilità sociale derivante dal fatto che, nell’esercizio professionale, può intervenire significativamente nella vita degli altri; pertanto deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza, e non utilizza indebitamente la fiducia e le eventuali situazioni di dipendenza dei committenti e degli utenti destinatari della sua prestazione professionale. Lo psicologo è responsabile dei propri atti professionali e delle loro prevedibili dirette conseguenze.

Articolo 4 Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi. Quando sorgono conflitti di interesse tra l’utente e l’istituzione presso cui lo psicologo opera, quest’ultimo deve esplicitare alle parti, con chiarezza, i termini delle proprie responsabilità ed i vincoli cui è professionalmente tenuto. In tutti i casi in cui il destinatario ed il committente dell’intervento di sostegno o di psicoterapia non coincidano, lo psicologo tutela prioritariamente il destinatario dell’intervento stesso."

Infatti non capisco come uno psicologo psicoterapeuta possa dichiararsi realmente neutrale riguardo a certe questioni.
Prendiamo in esame il punto dove viene affermato che le credenze del cliente vengono rispettate. Io non credo proprio che se il cliente è un incel redpillato e lo psicologo simpatizza per certe idee femministe ed è già persuaso che sono tutti matti a prescindere, potrà rispettare davvero le credenze dell'altro.
Anche la questione relativa all'eutanasia è spinosa, forse sarebbe meglio dire che questa neutralità, a meno che l'intervento non sia limitatissimo ad un'operazione specifica come succede in ambito medico dove viene chiesto di firmare documenti con consenso informato la cosa diventa di difficile soluzione.
Promuovere il benessere psicologico della comunità cosa cavolo significa in pratica?
Il benessere comune secondo chi?
Forse era meglio non scriverle proprio certe cose e dire a monte che già un semplice orientamento psicoterapico è orientato in senso ideologico.
Almeno così a uno è chiaro, uno dice "io voglio far parte di questa chiesa, religione, ideologia, setta perché sto meglio così, e aderisco a questa perché il mondo in cui vorrei vivere dovrebbe aderire a queste cose".
Non c'è nulla di informativo in questa adesione, si tratta solo di affinità soggettiva. Credi in dio e in certi valori, frequenti chi ci crede, e così stai meglio.
Una comunione di valori ed orientamento ideologico tra cliente e professionista è una cosa ben diversa dal sostenere che si promuove una certa forma di conoscenza col fine di far star meglio l'altro.
Sarebbe per me opportuno riscrivere il codice è chiarire a monte che la psicoterapia non può essere neutrale mai, così come non è neutrale un partito politico o una particolare chiesa.

E' bene che ci siano diversi movimenti, non ho nulla in contrario, ma sarebbe opportuno chiarire che questi movimenti non possono dichiarare con verità che promuovono l'interesse comune. Dovrebbero al più cercare di convincerci che è così, non affermarlo supponendo che sia un dato acquisito. Quando un movimento particolare inizia a sostenere che dal punto scientifico sta tutelando l'interesse di tutti e in quanto tale la cosa risulta indiscutibile, diventa pericoloso e disonesto soprattutto là dove non ci sono dei reali problemi di ordine pubblico. Ma comunque anche in questi casi sarebbe opportuno chiarire la cosa per bene, l'interesse del singolo può andare in conflitto con quello di una certo gruppo sociale e in tal caso magari una persona potrebbe non volerlo tutelare questo interesse perché ritiene l'altro prioritario, ma almeno lo chiarisce che ha preso questa posizione.

Sarebbe più onesto ammettere che l'intenzione è quella di difendere un certo interesse, che sia davvero comune bisogna verificarlo a valle, non si può affermarlo a monte, è una credenza di parte da verificare questa, non un dato acquisito definitivamente.


P. S. Ho reperito in rete i due articoli, spero siano corretti. Ho cercato diverse fonti e il testo coincideva.
11-05-2023 23:16
meno
Re: Il bar della morte

Quote:
Originariamente inviata da Nightlights Visualizza il messaggio
Nessuno ha pensato che per qualche mente malata osannare la morte attraverso degli incontri potrebbe diventare un verbo da diffondere e potrebbe mettersi in testa di "liberare la gente dalla sofferenza della vita"?
Non c'è da scherzarci molto sono iniziative pericolose non devono essere aperte al pubblico secondo me.
Infatti c'è qualche culto (setta) che incita al suicidio, e non solo purtroppo...
https://youtube.com/watch?v=xWelLvvFvdQ
11-05-2023 18:29
Kitsune
Re: Il bar della morte

Ma che tipo di morte?
Supporto psicologico per la malattia e la perdita di un proprio caro?
Supporto psicologico per aspiranti suicidi?
In entrambi i casi .. pro o contro eutanasia?
11-05-2023 04:52
Stan Kezza Intanto non sappiamo esattamente come si parlerebbe di morte in questi incontri.
Se ci sono psicologi allora l'approccio dev'essere per forza scientifico, l'istigazione al suicidio non c'entra. Un aspirante suicida non va a parlare con qualcuno che lo sgamerebbe subito e con ogni probabilità gli farebbe cambiare idea.
La paura della morte è ancestrale, aiutare tutti ad affrontarla sarebbe secondo me un bello step evolutivo.
D'altra parte un sostegno psicologico ai malati terminali, per esempio, è già previsto.
10-05-2023 22:25
Nightlights
Re: Il bar della morte

Quote:
Originariamente inviata da pokorny Visualizza il messaggio
Impossibile che il format non sia stato studiato in modo accurato. Da noi e credo anche altrove l'istigazione al suicidio è reato (non so se anche illecito ma non credo) e se fosse come dici chiuderebbero in una settimana.
Potrebbe anche diventare un omicidio se qualcuno si mette in testa che ammazzando la gente la fa smettere di soffrire facendole del bene
10-05-2023 22:12
pokorny
Re: Il bar della morte

Quote:
Originariamente inviata da Nightlights Visualizza il messaggio
Nessuno ha pensato che per qualche mente malata osannare la morte attraverso degli incontri potrebbe diventare un verbo da diffondere e potrebbe mettersi in testa di "liberare la gente dalla sofferenza della vita"?
Non c'è da scherzarci molto sono iniziative pericolose non devono essere aperte al pubblico secondo me.
Impossibile che il format non sia stato studiato in modo accurato. Da noi e credo anche altrove l'istigazione al suicidio è reato (non so se anche illecito ma non credo) e se fosse come dici chiuderebbero in una settimana.

Poi c'è anche un altro fattore ovvero che abbiamo un fortissimo istinto di conservazione e se si arriva a suicidarsi è sicuro che la situazione è diventata insostenibile, non credo sia una cosa così facile da poter essere indotta da un incontro in un bar.

A mio avviso il problema è altrove, ovvero che si parla di cose indimostrabili. Per esempio per certe tradizioni religiose anche la famosa "morte nel sonno" in realtà è un'esperienza traumatica come sempre è la morte. Chi ha ragione? Non lo possiamo sapere. Quindi di che parliamo? Se voglio occuparmi del tema mi leggo qualche testo che ritengo utile, se vado in un locale onestamente ci posso andare per tutto tranne che per due cose. Una per manifesta impossibilità di concludere qualcosa, l'altra è appunto deprimermi con pensieri di morte, per giunta pagando. Le persone con cui eventualmente parlarne in modo costruttivo non mi mancano e non si trovano ai bar.
10-05-2023 21:51
Nightlights
Re: Il bar della morte

Nessuno ha pensato che per qualche mente malata osannare la morte attraverso degli incontri potrebbe diventare un verbo da diffondere e potrebbe mettersi in testa di "liberare la gente dalla sofferenza della vita"?
Non c'è da scherzarci molto sono iniziative pericolose non devono essere aperte al pubblico secondo me.
10-05-2023 21:50
pokorny
Re: Il bar della morte

Quote:
Originariamente inviata da Milo Visualizza il messaggio
Che senso ha parlarne? tanto nessuno ha risposte.
Nessuno ha risposte concrete. Perché risposte ("ad caxxum") ce ne sono infinite, vedasi i recenti topic sui tunnel di luce.

Non dico che quella specifica spiegazione sia "ad caxxum", intendo la locuzione come "credere a qualcosa senza prove inconfutabili". E' una fede come un'altra, come tale la rispetto ma tutte le spiegazioni che abbiamo si basano su convinzioni indimostrate.

Una di esse potrebbe essere quella giusta oppure quella che si rivelerà giusta non è stata ancora pensata, anche se credo che questo sia assolutamente improbabile. Abbiamo prove che come specie ce la facciamo sotto da decine di migliaia di anni all'idea di morire e probabilmente la consapevolezza della mortalità è nata molto prima. Sarei sorpreso se ci sia qualche spiegazione che non è stata avanzata tra quelle ragionevoli (perché ce ne sono infinite, come ad esempio che ci trasformeremo tutti in piccoli wurstel a pois).
10-05-2023 21:42
Milo
Re: Il bar della morte

Che senso ha parlarne? tanto nessuno ha risposte.
10-05-2023 21:39
Demiurgo
Quote:
Originariamente inviata da Stan Kezza Visualizza il messaggio
Perché?
Ma che cazzo devo andare in giro a pensare alla morte che già ci penso abbastanza a casa, gratis e per conto mio?

Prima di morire voglio almeno un pó vivere. Se andrò mai per locali sarà per quello.
10-05-2023 21:33
Nightlights
Re: Il bar della morte

Leggo che per ora sono incontri riservati a psichiatri psicologi educatori ecc. Meglio così, sono del parere che parlare della morte in chiave positiva organizzando addirittura incontri sia abbastanza rischioso se ci partecipano le persone sbagliate.
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