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Discussione: Bisogna per forza essere eccezionali? Rispondi alla discussione
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21-12-2020 13:36
~~~
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Quote:
Originariamente inviata da claire Visualizza il messaggio
Beh come discorso generale ci sta notare che il "non sano" piaccia meno, con tutte le eccezioni del caso.
Quello che non capisco è l'abbracciare una certa cosa e considerarla giusta quando si sa che porta sofferenza perché la si vive in prima persona.
E non si tratta di fare i santi e le Madre Teresa, uno può notare che anche lui/lei tende ad escludere certe persone e preferirne altre, non condannarsi ma nemmeno:
1) arrivare alla conclusione che è giusto escludere il diverso/ problematico.
O per contro:
2) vittimizzarsi senza un minimo di autocritica (quanti di quelli che rivendicano di essere ingiustamente esclusi, si sforzano realmente di essere inclusivi a propria volta?).

Se notiamo qualcosa che non va nella società, facciamolo per migliorare noi stessi, altrimenti a che serve?
Non ho capito se ti riferisci a me, ma io non parlavo di escludere/includere in un contesto, parlavo proprio di amicizia a due, cioè di rapporti a due non entro un contesto preciso.
Il discorso del contesto è più complesso, c'è anche da dire che se vado al centro diurno del csm non è proprio detto che io abbia le capacità, le forze e la voglia di far sentire gli altri inclusi, quello è un compito che spetterebbe a chi coordina le attività, poi certo uno può fare il meglio che può ma bisogna tenere conto dei limiti e dei propri problemi e anche di ciò che si ha bisogno per sé stessi.
A me è capitato in contesti sportivi di essere di poche parole a discapito di altri, semplicemente perché stavo facendo ciò di cui avevo bisogno: ovvero provare a rispettare i miei sentimenti e bisogni senza buttarmi subito a compiacere gli altri.
Esempio: il corso era diviso in due orari, nel secondo orario ad un certo punto eravamo solo io, l'istruttore e un'altra persona. Questa persona ha cercato un dialogo con me ma io ero molto tesa e così non ho raccolto più di tanto i suoi tentativi di fare conversazione, anche perché in quel momento la mia fobia era più forte, ma poi in generale stavo attraversando una fase particolare in cui appunto cercavo di ascoltare me stessa e non solo di dare la priorità agli altri, e questo per forza di cose può ripercuotersi negativamente sugli altri.
Il risultato è stato che questa persona non è venuta più, perché non si è trovata in un ambiente accogliente. La colpa è mia? No, la colpa è dell'istruttore che non ha saputo leggere la stanza, che ha suddiviso male le persone nei due orari, non è possibile che nel primo turno si sia in quindici (per dire) e nel secondo turno in due-tre. Inoltre una persona che è appena arrivata se la metti subito a fare esercizi "serii" senza cercare prima di farla divertire un po' è chiaro che rischi che finisca così. Soprattutto una persona che chiaramente viene lì per trovarsi in un contesto "popolato" non la vai a mettere nel secondo orario in cui siamo in solo in altri due.
21-12-2020 13:20
claire
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Quando scrivo certe cose poi mi sento mitomane pure io, cioè non vorrei che si pensasse che ritengo di essere bravissima e di pensare e fare tutto giusto nei rapporti con gli altri e nella considerazione del prossimo.
Di mio ci metto l'intenzione, cerco di impegnarmi in quello che ritengo coerente, ma non è che sono ineccepibilmente inclusiva e ligia ai miei diktat morali, anzi.
Ho un'idea di quale sia la strada giusta, ecco. E ce provo.

Nemmeno penso che il mondo sia tutto egocentrico e superficiale, anzi.
Ce ne sono di genti perbene che riescono assai meglio di me ad applicare certe logiche e ad essere coerenti con un certo sistema di valori .
E se devo pensare all'eccezionalitá, ecco, penso a costoro.
21-12-2020 13:12
claire
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

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Originariamente inviata da Black_Hole_Sun Visualizza il messaggio
No che non mi va bene, è ovvio. Adattarmi non potrei neanche se volessi, ma le cose stanno così nel e nel male.

Mi basterebbe l'apprezzamento per ciò che sono, che a quanto pare non è mai abbastanza e non posso fare niente per cambiare ciò.
Però tu puoi apprezzare/ disprezzare la gente "per quella che è", e non per il solo traguardo.
Tu non sei solo un risultato e nessuno lo è.
Quindi, io dico, quello che mi aspetto dagli altri lo voglio fare per prima io, per coerenza.
E ci provo.
21-12-2020 13:03
Black_Hole_Sun
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Quote:
Originariamente inviata da claire Visualizza il messaggio
E ti va bene così?
A me no, non intendo adattarmi a questo, e preferisco essere disadattata che piegarmi a logiche che non condivido "perché è così e basta."
E non sono l'unica, se siamo minoranza pazienza.
No che non mi va bene, è ovvio. Adattarmi non potrei neanche se volessi, ma le cose stanno così nel e nel male.

Mi basterebbe l'apprezzamento per ciò che sono, che a quanto pare non è mai abbastanza e non posso fare niente per cambiare ciò.
21-12-2020 12:51
claire
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Quote:
Originariamente inviata da Black_Hole_Sun Visualizza il messaggio
Questo può valere per te, ma a conti fatti per la collettività no. E non sono luoghi comuni che ho testa ma quello che vedo tutti i giorni nella vita reale da quando sono al mondo.
E ti va bene così?
A me no, non intendo adattarmi a questo, e preferisco essere disadattata che piegarmi a logiche che non condivido "perché è così e basta."
E non sono l'unica, se siamo minoranza pazienza.

Per XL: a me non basta valutare le persone in base ai traguardi, senza considerare il punto di partenza e la strada percorsa, i mezzi, gli ostacoli, le scelte.Insomma la soggettività.
Non è così che funziona socialmente, ci sono le gerarchie in base al punto di arrivo?
Pazienza, io non seguo questa tendenza, non mi interessa chi mi valuta in questo modo e io non valuto le persone cosí. O almeno cerco di non farlo, di correggermi, di non cedere a certi diktat per quanto mi è possibile.
E so di non essere l'unica e se la maggioranza invece no, non mi interessa: il mio scopo non è essere omologata ai più, è adattarmi al mondo rimanendo coerente con ciò in cui credo per quanto più mi è possibile.
Sono scelte, a ciascuno la sua.
21-12-2020 11:39
XL
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Quote:
Originariamente inviata da claire Visualizza il messaggio
Per me la vanagloria non ha mai ragione d'essere, in quanto nessuno è superiore di nessun altro, può aver avuto più successo professionale o sportivo, ma questo non lo fa avanzare nella gerarchia umana.
Il successo nella vita è soggettivo, chi impedisce a un disoccupato con la terza media di essere soddisfatto di sé stesso per il proprio percorso di vita?Per quale motivo il personaggio famoso fa bene a sentirsi superiore e lui no, se entrambi sono orgogliosi di sé?
Ma bisogna intendersi su cosa significa essere superiori. Se il personaggio tal dei tali riesce a vivere in un certo modo e ad avere cose e relazioni che desidera anche l'operaio è chiaro per me che c'è questo schema gerarchico qua, altrimenti non avrebbe senso mettere in moto politicamente alcuna lotta per cercare di uniformare maggiormente la distribuzione di risorse umane ed economiche.
Qua tutti dicono di essere contenti di sé e di come vivono, ma come si spiega poi l'esistenza dell'invidia che mette in moto certe rivoluzioni?

Comunque per me lo status sociale è comunque un'entità più complessa che non è riducibile alla vincita di una coppa, un tizio può non aver vinto nulla ed avere un rango sociale superiore ad un altro che è entrato nel guinness dei primati. Il fissarsi su queste cose qua lo trovo poco realistico, per questo non sono comunque d'accordo con l'impostazione di partenza. Socrate non penso avesse vinto delle gare ma il suo rango all'epoca doveva essere elevato.

La distribuzione del potere e di quel che io posso avere o non avere in una data società dipende dai soldi, ma non solo da questi, io definirei la posizione sociale in relazione ai poteri e il prestigio che vengono rispettivamente concessi e riconosciuto dai membri di una società nei confronti di una persona, questa cosa può esserci anche in assenza di riconoscimenti formali o ufficiali tipo coppe targhe e così via. Anche quello economico se ci pensiamo bene dipende da questo, sono i membri della società che si sono accordati e danno valore a dei pezzi di stracci. Quello economico è un potere, ma ovviamente non è il solo. Il discorso di Black_Hole_Sun mi sembra condivisibile.
21-12-2020 11:31
PrincessGinevra
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Quote:
Originariamente inviata da Black_Hole_Sun Visualizza il messaggio
Questo può valere per te, ma a conti fatti per la collettività no. E non sono luoghi comuni che ho testa ma quello che vedo tutti i giorni nella vita reale da quando sono al mondo.
esatto, se uno è eccezionale non lo definisce il singolo, ma la società.

gli influencer, tanto per dire, sono tutti eccezionali?
per me no, però il pensiero sociale comune la pensa diversamente, ed ecco che diventano quasi dei miti...
21-12-2020 08:46
Black_Hole_Sun
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Quote:
Originariamente inviata da claire Visualizza il messaggio

Per me la vanagloria non ha mai ragione d'essere, in quanto nessuno è superiore di nessun altro, può aver avuto più successo professionale o sportivo, ma questo non lo fa avanzare nella gerarchia umana.
Questo può valere per te, ma a conti fatti per la collettività no. E non sono luoghi comuni che ho testa ma quello che vedo tutti i giorni nella vita reale da quando sono al mondo.
21-12-2020 08:26
claire
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Alle domande che poni, rispondo sì e sì.
Può essere.
Altrimenti sei tu che vai per luoghi comuni e ti racconti la storiella dell'operaio frustrato e fallito e del problematico che guarderà sempre dal basso i migliori.
Io non ho questi stereotipi in mente.


Per me la vanagloria non ha mai ragione d'essere, in quanto nessuno è superiore di nessun altro, può aver avuto più successo professionale o sportivo, ma questo non lo fa avanzare nella gerarchia umana.
Il successo nella vita è soggettivo, chi impedisce a un disoccupato con la terza media di essere soddisfatto di sé stesso per il proprio percorso di vita?Per quale motivo il personaggio famoso fa bene a sentirsi superiore e lui no, se entrambi sono orgogliosi di sé?

Che significa farsi voler bene?Da chi? Perché?
Ci sono criminali che sono ammirati e amati,sono persone eccellenti?
21-12-2020 07:23
Black_Hole_Sun
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Quote:
Originariamente inviata da claire Visualizza il messaggio
Guarda, le persone che attraggono perché sono abili narratori di sé stessi, sono quanto di più mediocre a mio avviso ci possa essere.
Più chi ne subisce la fascinazione che essi stessi.Hanno gusti assai discutibili.
Questi sono un tipo di mediocri che vanno coi mediocri, e non è che sempre chi ha problemi mentali si dà addosso e sabota la propria immagine.Per contro il narcisismo può produrre questo tipo di personalità "eccezionali" attrattive e di spicco, oppure il disturbo borderline.
Non sto parlando di persone vanitose e narcisiste, ma di chi sa volersi bene a farsene volere dagli altri.

Poi sul fatto che gli abili narratori di se stessi siano a prescindere persone mediocri è un luogo comune, può essere così ma anche no. Ci sono persone vanitose ma che ne hanno ben ragione di esserle, molti artisti geniali o atleti eccezionali quindi persone dotate di valori OGGETTIVI E RICONOSCIUTI sono vanitosi e altezzosi. E possiamo dire che ne hanno ottime ragione, perché dovrebbero essere modesti? Ma questi naturalmente accade anche in contesti normali, oppure vuoi dirmi che l'operaio o l'impiegato medio è generalmente vanitoso quanto il medico o l'avvocato di turno? O che una persona afflitta da disturbi mentali sia valida in campo professionale e sociale più di chi disturbi non ne ha?

A me questa cosa che dici sembra più un raccontarsela in base alle proprie simpatie/antipatie personali, non una analisi oggettiva dei fatti.
21-12-2020 04:01
Vento
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Quote:
Originariamente inviata da SkywalkerJR Visualizza il messaggio
Sembra che tutti facciano sogni in grande stile.
Sembra che tutti abbiano bisogno di circondarsi di vincenti e allontanarsi il più possibile dagli sfigati.
A me sembra di vivere in una società in cui se non sei eccezionale, il top del top, sei solo un altra pecora del gregge, da macello.
Non so ho la sensazione che non si possano vivere le relazioni di amicizia con tranquillità perché se non sei eccezionale nessuno ti vuole davvero.
Magari la gente è disposta a passare del tempo con te ma non ti vuole davvero.
Non è cosí, è una tua distorsione della realtà... se crei amicizie sincere, e relazioni sincere con le persone, ti accorgerai della verità.

Tutto quello che dici vale solo nelle relazioni superficiali con gli altri, infatti si mostra molto a livello lavorativo o nelle società dove vige maggiormente la riservatezza. Oppure è una buona chiave di lettura per un sistema sociale su grande scala, dove il rapporto umano superficiale è più decisivo nella conformazione della società rispetto al rapporto profondo e sincero.

A livello pratico e di importanza però il rapporto umano sincero che abbiamo con poche persone nella nostra vita è ciò che conta di più e bisogna fare di tutto per coltivarlo secondo me, pensando il più possibile all'altro e a renderlo felice.

E se la guardi con questa chiave di lettura noterai che effettivamente normalmente le persone vivono e danno importanza alla fine ai rapporti umani sinceri e profondi, più dell'ambizione e della perfezione.

Tutti vorrebbero essere famosi e di successo ed eccellere, ma pochissimi lo fanno o si impegnano realmente per farlo. Questo principalmente perchè inconsciamente solo pochi lo vogliono veramente. Di base le persone non sono troppo consapevoli di ciò che vogliono veramente e dicono cose facendone in realtà altre.
21-12-2020 00:05
alien boy
Quote:
Originariamente inviata da PrincessGinevra Visualizza il messaggio
dipende dal tipo di rapporto di amicizia che si instaura.
è difficile che si sia proprio sullo stesso livello.

se io frequentassi per amicizia persone che hanno i miei problemi, penso che i miei problemi peggiorerebbero, e rischierei pure di portarmeli a casa.. (quelli degli altri intendo, magari starei ad autocommiserarmi tutto il giorno)

se invece frequenti persone diverse, non per forza eccezionali o dotate di chissà quali capacità, ma che abbiamo le capacità giuste per far scattare dentro di noi qualcosa che ci induce a migliorare, perchè non frequentarle?
Possono anche non peggiorare, dipende pure dal tipo di problemi. Due agorafobici che decidono di uscire insieme si inguaiano da soli. Due tipi con ansia sociale o timidezza evidente se si frequentano non sono destinati al peggioramento, al massimo non si possono aiutare più di tanto da quel punto di vista. Più che altro se uno frequenta solo persone con lo stesso problema rischia di estraniarsi dalla realtà, ma se può variare non ci vedrei tutti questi rischi. Anche perché io do un po' per scontato che non ci si debba per forza sfogare sulle proprie sfighe con gli altri, anche se amici, probabilmente perché a me non viene naturale farlo. O meglio lo farei con chi magari sembra più sicuro di sé e portato alla socialità. Non mi verrebbe di andare oltre un certo livello di confidenza con un mio "simile" e spero che questa cosa possa valere anche dall'altra parte. Si resterebbe più sul trovare un punto in comune nell'espressione del disagio, non si dovrebbe andate molto sul personale.
20-12-2020 16:59
claire
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Beh come discorso generale ci sta notare che il "non sano" piaccia meno, con tutte le eccezioni del caso.
Quello che non capisco è l'abbracciare una certa cosa e considerarla giusta quando si sa che porta sofferenza perché la si vive in prima persona.
E non si tratta di fare i santi e le Madre Teresa, uno può notare che anche lui/lei tende ad escludere certe persone e preferirne altre, non condannarsi ma nemmeno:
1) arrivare alla conclusione che è giusto escludere il diverso/ problematico.
O per contro:
2) vittimizzarsi senza un minimo di autocritica (quanti di quelli che rivendicano di essere ingiustamente esclusi, si sforzano realmente di essere inclusivi a propria volta?).

Se notiamo qualcosa che non va nella società, facciamolo per migliorare noi stessi, altrimenti a che serve?
20-12-2020 15:50
~~~
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Dipende ovviamente dall'andamento del disturbo della persona in questione. Comunque non ho scritto che mi vergogno di mio padre proprio per evitare di tagliare con l'accetta e farne un discorso di superficie, di apparenza; ho fatto un discorso relativo al disagio proprio perché stavo cercando di spiegare un concetto più ampio riguardo a ciò che dovrebbe essere il rapporto con l'altro (e in quel caso specifico, col proprio padre).



Ma la ghettizzazione del malato mentale non dipende dalle gerarchie, ma dalla sua incapacità di stare in società. Mio padre al picco del suo malessere è incapace, delirante. Invece quando il suo disturbo è tenuto a bada ha una vita sociale brulicante e sta con gli altri in continuazione (proprio in parte anche perché la mania lo porta a un atteggiamento di estroversione estremo).


In parole povere, a mio avviso, stai semplificando concetti e situazioni più variegate e complesse.
Se poi la mia visione viene vista come "buonista" o "falsa" pazienza, non devo convincere nessuno, io parlo di quello che vedo io, se gli altri vedono altro pazienza.
Cioè, nel senso: se la tua realtà e la tua esperienza della realtà è quella, c'è poco da dire. Non ci capiremo
20-12-2020 15:42
XL
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Quote:
Originariamente inviata da ~~~ Visualizza il messaggio
Esempio: a scuola ho un gruppo di amici "strani" come me. Io però sono un po' a metà fra gli stramboidi e i figoidi normaloidi, allora magari comincio a rinnegare un po' gli amici stramboidi perché percepisco come più di prestigio a livello sociale il rapporto con gli altri figoidi, perché la narrazione della maggioranza che dice che loro sono quelli giusti e gli altri no.
Ipotizziamo ora che il rapporto con gli stramboidi fosse quello qualitativamente migliore: quello più ricco, più profondo, quello in cui poter essere veramente vicini a sé stessi, quello in cui potersi esprimere più liberamente senza eccessivi condizionamenti etc., praticamente io starei rinunciando a qualcosa di migliore in cambio di una peggiore solo per un "supposto" status più privilegiato decretato dalla narrazione che va per la maggiore ma che nulla ha a che vedere con la mia realtà soggettiva.
/
Se dei discorsi e valori sono molto diffusi la cosa produce poi una struttura gerarchica oggettiva.
Ad esempio tu ti vergogni di tuo padre e se le persone che non si vergognano di questo tipo di persone sono pochissime si produce una ghettizzazione, anche se queste persone volessero frequentare persone piú normali sarebbero quasi tagliate fuori, questa possibilità praticamente non l avrebbero.
Anche qua siamo d'accordo, sono le preferenze che vanno per la maggiore che poi producono come effetto queste gerarchie. Se quasi tutti generalmente danno valore a certe caratteristiche chi non le possiede verrà generalmente svalorizzato, si potrà dire che è una cosa soggettiva perché sono preferenze soggettive, ma se queste sono molto diffuse producono poi qualcosa di effettivo che per me non si può negare.
Delle persone vengono ghettizzate da questo meccanismo qua e poi arriva qualcuno che dice che non esiste?
Poi insomma sorgono anche dei meccanismi di difesa di fronte a certi rifiuti del tipo "tu mi rifiuti ma sono io a non volerti", "non mi meriti" e puttanate simili che si ripetono sempre. Magari lo sfigato bruttino sta con la sfigata bruttina ma se arrivasse una vero figone da paura che lo accetta la stessa persona che a parole elogia tanto gli stramboidi cambierebbe idea in un battibaleno, ammesso che l' abbia mai davvero appoggiata l altra.
Che poi pure tutti 'sti sessantottini che quando erano morti di fame si vergognavano della ricchezza oggi che hanno il culo coperto hanno cambiato idea e non disprezzano poi piú tanto la vita agiata, adesso però guardacaso hanno cambiato idea, ora che possono davvero scegliere. Mughini, Ferrara, Liguori... E la lista può continuare.
Per me è falso che non esiste 'sta roba, ancora non mi hai convinto.
Ho visto troppo spesso persone ghettizzate.
Se la narrazione è agita dai piú non è piú solo una narrazione, produce effetti sociali oggettivi.
Le gerarchie sociali non dipendono solo da fattori economici, ma secondo me esistono e come e determinano anche relazioni e accoppiamenti.
Ci può essere disaccordo sul perché viene prodotta questa stratificazione e perché mai ci sono preferenze simili cosí diffuse ma difficilmente è negabile che questa stratificazione esista.
20-12-2020 14:54
~~~
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
Secondo me è piú probabile che si vergogni il non pezzente, cosí come è piú probabile che si vergogni la persona meno disturbata di quella piú disturbata, poi se tutto questo rappresenta un qualcosa che è campato in aria certe cose sarebbero incomprensibili.
Sì ma la vergogna non indica la propria presunta superiorità, indica la paura del giudizio

Ad esempio, una ragazza modesta e che ha una visione severa rispetto alle ragazze più appariscenti si potrà vergognare a girare con una di loro per paura delle attenzioni katalizzate da quest'ultima e per paura di essere associata ad essa, o perché non si rispecchia con il suo atteggiamento apertamente sessuale e prova vergogna di fronte a determinati comportamenti dell'altra ragazza.
Oppure una persona che fraquenta ambienti politici avversi alla ricchezza, avrà vergogna di farsi vedere in giro con eventuali amici ricchi per paura di essere malgiudicato ed estromesso dal gruppo di cui sopra e si sentirà a disagio di fronte a loro eventuali uscite o cafonate. Insomma il discorso migliore e peggiore mi sembra troppo bianco o nero e tagliato con l'accetta.

Dipende sempre da cosa spaventa del pregiudizio altrui e a cosa abbiamo paura di essere associati, anche a seconda del gruppo di appartenenza di riferimento, o quando si sente di appartenere a più gruppi e si ha paura di perdere l'uno o l'altro, oppure si sceglie quello che appare socialmente superiore perché si applica un criterio arbitrario.

Esempio: a scuola ho un gruppo di amici "strani" come me. Io però sono un po' a metà fra gli stramboidi e i figoidi normaloidi, allora magari comincio a rinnegare un po' gli amici stramboidi perché percepisco come più di prestigio a livello sociale il rapporto con gli altri figoidi, perché la narrazione della maggioranza che dice che loro sono quelli giusti e gli altri no.
Ipotizziamo ora che il rapporto con gli stramboidi fosse quello qualitativamente migliore: quello più ricco, più profondo, quello in cui poter essere veramente vicini a sé stessi, quello in cui potersi esprimere più liberamente senza eccessivi condizionamenti etc., praticamente io starei rinunciando a qualcosa di migliore in cambio di una peggiore solo per un "supposto" status più privilegiato decretato dalla narrazione che va per la maggiore ma che nulla ha a che vedere con la mia realtà soggettiva.

/
20-12-2020 14:39
XL
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Quote:
Originariamente inviata da ~~~ Visualizza il messaggio
Stai dando per scontato un sacco di cose, ma che ne sai che "il pezzente" abbia tutta sta voglia di girare co briatore
Vabbe' in sostanza stai tu applicando la tua personale gerarchia in base alla tua visione delle cose, come se anche per tutti gli altri debba essere così.
Il discorso "peggiore" "migliore" poi è abbastanza riduttivo, e anche il discorso del "più disturbato". C'è gente che è più disturbata di noi eppure magari è più felice e ha più rete sociale di noi.
Secondo me è piú probabile che si vergogni il non pezzente (qua con questo termine mi riferisco a chi si trova in una condizione socio-economica molto bassa, non al signorotto decaduto e cosí via), cosí come è piú probabile che si vergogni la persona meno disturbata di quella piú disturbata, poi se tutto questo rappresenta un qualcosa che è campato in aria certe cose sarebbero incomprensibili. C'è il bel discorso finto progressista per cui si è tutti uguali e per cui questa gerarchia non esiste, per me questo discorso è piú falso dell'oroscopo, non esiste ancora una situazione sociale del genere e non so se prima o poi sarà possibile crearla.
Per questo a me gli hippy stanno sulle scatole, è un movimento che nega ci siano queste differenze, e negarlo per me è ancora piú deletereo se poi ci sono e si volesse cambiare le cose.
Poi possono stare anche bene cosí, ma a questo punto preferisco il discorso di destra che almeno non spara puttanate sullo stato di fatto.
Un discorso di sinistra serio è quello per cui si osservano queste cose e si cerca un sistema per attenuarle, non quello per cui non esiste tutta 'sta roba perché è brutta e ci fa sentire cattivi.
20-12-2020 14:06
~~~
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
Ma io non ho detto che questa cosa rende cattivi, ho detto solo che una gerarchia la va a creare, cosí come crea una gerarchia la persona benestante che si vergogna a girare con un pezzente. La cosa non è reciproca. Diciamo la stessa cosa, confermi quel che volevo sostenere. Proprio perché non è volontariato poi si seleziona, e con persone molto peggiori non si vuol stare.
Stai dando per scontato un sacco di cose, ma che ne sai che "il pezzente" abbia tutta sta voglia di girare co briatore
Vabbe' in sostanza stai tu applicando la tua personale gerarchia in base alla tua visione delle cose, come se anche per tutti gli altri debba essere così.
Il discorso "peggiore" "migliore" poi è abbastanza riduttivo, e anche il discorso del "più disturbato". C'è gente che è più disturbata di noi eppure magari è più felice e ha più rete sociale di noi.
___________

EDIT: Scusa, lascia perdere, sembra che io cerchi lo scontro. Semplicemente abbiamo visioni diverse della cosa e ognuno proietta la sua; le gerarchie esistono nella mente di chi le applica e possono esistere anche oggettivamente al momento in cui producono risultati oggettivi, ma fortunatamente non siamo droni e l'esperienza umana è dunque più variegata; inoltre anche volendo riconoscere l'esistenza di gerarchie sociali, le cose sono comunque meno tagliate con l'accetta di come le hai descritte tu, a mio avviso. Il discorso riguardo ai disturbi mentali dipende anche poi da quanto la persona in questione riesce a stare entro la realtà e la civiltà. Perciò, persone con disturbi più "estroversi" del mio avranno magari anche una rete sociale più ampia e più "successo" sociale all'atto pratico, nel senso che il loro essere protesi verso l'esterno li porta a cercare molto il dialogo con gli altri e di conseguenza intrecceranno più relazioni. Se invece la persona, sempre con disturbi protesi verso gli altri, è completamente al di fuori della realtà e dai comportamenti civili, sarà allora sì svantaggiata rispetto a persone meno disturbate, in quel senso.
20-12-2020 14:00
XL
Re: Bisogna per forza essere eccezionali?

Quote:
Originariamente inviata da ~~~ Visualizza il messaggio
Se una persona si vergogna a girare con me non è perché è più in alto di me sulla gerarchia, ma perché ciò che faccio e che sono la mettono in imbarazzo e le suscitano vergogna, perché non vuole essere associata a me quali che siano le ragioni e perché ha paura del giudizio altrui e stare con me perciò le crea un disagio.

Il mio vecchio psicoterapeuta si vantava di girare coi pazzi, ché lui non si vergognava, in risposta a me che gli dicevo che la malattia di mio padre mi metteva a disagio. Ma a me che me ne fotte che tu vuoi fare il figo e il super tollerante girando con i pazzi che ti fermano per strada fottendotene di cosa pensa la gente? Il punto del discorso era il malessere nel girare con un padre che anziché essere un punto di riferimento era imprevedibile e assumeva comportamenti molesti, spaventanti, insensati. Insomma non è un discorso morale, non è che io non sto con chi assume certi comportamenti perché sono cattivo, ma perché magari mi fanno star male, creano disagio.
Uno può dire: ah quella prova vergogna perché si sente stocazzo a girare colla disturbatona, è una snob superficiale... Snì, sta semplicemente esprimendo il suo disagio con le parole che ha a disposizione (: “Mi vergogno, mi fa fare figure di merda”)
Uscire con gli amici non è volontariato, bisogna stare bene entrambi, se i comportamenti dell'altra persona mi mettono a disagio per qualsivoglia motivo è giusto non ignorare queste sensazioni
Ma io non ho detto che questa cosa rende cattivi, ho detto solo che una gerarchia la va a creare, cosí come crea una gerarchia la persona benestante che si vergogna a girare con un pezzente. La cosa non è reciproca. Diciamo la stessa cosa, confermi quel che volevo sostenere. Proprio perché non è volontariato poi si seleziona chi si frequenta se si può, e con persone molto peggiori poi non si vuol stare.
Io non è che sto accusando altri qualche messaggio fa ho sostenuto che piú o meno tutti fanno lo stesso, e ci sono anche io tra questi tutti.
20-12-2020 13:30
~~~ Se una persona si vergogna a girare con me non è perché è più in alto di me sulla gerarchia, ma perché ciò che faccio e che sono la mettono in imbarazzo e le suscitano vergogna, perché non vuole essere associata a me quali che siano le ragioni e perché ha paura del giudizio altrui e stare con me perciò le crea un disagio.

Il mio vecchio psicoterapeuta si vantava di girare coi pazzi, ché lui non si vergognava, in risposta a me che gli dicevo che la malattia di mio padre mi metteva a disagio. Ma a me che me ne fotte che tu vuoi fare il figo e il super tollerante girando con i pazzi che ti fermano per strada fottendotene di cosa pensa la gente? Il punto del discorso era il malessere nel girare con un padre che anziché essere un punto di riferimento era imprevedibile e assumeva comportamenti molesti, spaventanti, insensati. Insomma non è un discorso morale, non è che io non sto con chi assume certi comportamenti perché sono cattivo, ma perché magari mi fanno star male, creano disagio.
Uno può dire: ah quella prova vergogna perché si sente stocazzo a girare colla disturbatona, è una snob superficiale... Snì, sta semplicemente esprimendo il suo disagio con le parole che ha a disposizione (: “Mi vergogno, mi fa fare figure di merda”)
Uscire con gli amici non è volontariato, bisogna stare bene entrambi, se i comportamenti dell'altra persona mi mettono a disagio per qualsivoglia motivo è giusto non ignorare queste sensazioni, se poi si è effettivamente superficiali e snob e ci si scandalizza per cose “non poi così problematiche” mi pare evidente che si tratti di incompatibilità e che occorra stare con chi quelle cose non le vive così male o magari nemmeno ci fa caso.
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