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06-08-2019 22:46
silenzio
Lui fu il primo.

Trent'anni... tre lunghi decenni.

Non mi sembra vero che sia già passato così tanto tempo. Il mondo è molto cambiato da allora, quasi irriconoscibile, così come molto cambiato sono io stesso. Ricordo ancora quell'anno e molte delle cose che sono successe, ma più che trent'anni mi sembrano tre secoli in confronto ad ora. Ormai molti dettagli della mia vita di allora, come è normale che sia, non li ricordo quasi più, eppure... eppure quel giorno lo ricordo molto bene, quasi che fosse successo ieri. Mi ci vedo ancora lì seduto su una panchina della stazione delle corriere e prendere appunti in una specie di finta scheda d'archivio, compilando la data, l'ora, il nome e cognome e la descrizione dei fatti più salienti di ciò che accadde il giorno prima, quel lontano 6 Agosto del 1989.

Proprio quella sera, la sera del fatto, ero in quella stessa piazza, ricordo bene che c'era un concerto di Little Tony, che cantava su un palco montato proprio all'inizio della salita che disimpegnava dalla piazza. Prima del suo arrivo, in attesa che arrivasse, presentarono al pubblico e fecero esibire alcune delle ragazze del famoso programma pomeridiano che faceva furore allora, ovvero "Non è la RAI", che erano state invitate lì in occasione del concerto, così per farsi conoscere.
Proprio lì, tutta quell'allegria, poche ore più tardi si sarebbe trasformata in sgomento, impressione e tristezza. Quella notte accadde quello che, a mio modestissimo avviso, diede inizio a una lunga serie di tragedie, in tutta l'Italia, molto simili per modalità e circostanze a quella di quella notte.

Non posso, per evidenti motivi di riservatezza, fare alcun nome, nè fornire dettagli troppo precisi sul luogo dove si svolse il fatto, tuttavia posso dirvi, questo sì, che la vittima di quell'incidente fu la prima di una lunga a tragica serie di incidenti diventata tristemente nota col nome di "Stragi del sabato sera".

Aveva 19 anni, aveva appena passato la serata in una discoteca della zona, dove era stata fatta una festa di compleanno. Era forse l'una di notte quando si mise in auto per tornare a casa. Quella notte pioveva, c'era un forte temporale sulla zona e, forse proprio a causa dell'asfalto bagnato, o forse dopo essere stato abbagliato da un lampo, o forse a causa dell'ebbrezza da alcool (la verità, forse, la sa solo la famiglia) sbandò e andò a sbattere violentemente con l'auto contro a un muretto di un bar, proprio all'angolo di quella stessa piazza dove poche ore prima mi trovavo anch'io.
L'ospedale distava, come oggi, un centinaio di metri dal luogo dell'incidente, così l'ambulanza arrivò subito, ma nonostante la tempestività dei soccorsi egli giunse all'ospedale già morto.

Io ora abito in questa stessa zona di allora, ma a quel tempo mi trovavo qui in vacanza e alloggiavo in una casa presa in affitto per l'occasione. Il giorno dopo, appena sveglio, scesi le scale a uscii, sul tavolo del giardino era stato lasciato, forse dal padrone di casa dopo averlo letto, il quotidiano del giorno. In prima pagina campeggiava l'articolo che parlava dell'incidente, così lo lessi e mi colpì particolarmente, un po' perchè in un centro abitato poco più grande di un paese e molto tranquillo quale era allora, un incidente simile non era mai capitato ed era quindi normale che il fatto avesse colpito particolarmente gli abitanti, un po' anche proprio perchè quella sera stessa ero stato proprio lì.

A quell'epoca avevo sedici anni e ovviamente non avevo nè auto nè patente, così decisi di prendere la corriera a recarmi sul posto per rendermi conto, anche se non c'era molto da vedere. Avevo preso con me, manco fossi una specie di giornalista improvvisato, anche un blocco note dove buttar giù, seguendo lo stesso modus operandi del giornalista, tutti i dati che potevo raccogliere. Il nome e cognome del ragazzo e dei componenti della sua famiglia, il luogo del fatto, la data e l'ora in cui accadde, e ovviamente la dinamica dell'evento, tutte informazioni che comunque erano state meticolosamente riportate sull'articolo. Me ne andai in giro per i luoghi dove era stato quella notte, passai di fronte a dove abitava, di fronte alla discoteca, percorsi il viale che, con tutta probabilità, aveva percorso anche lui con l'auto prima di schiantarsi.
Non so perchè lo feci, se devo essere sincero, forse perchè mi dispiaceva quello che era successo, così come mi dispiaceva che fosse morto un ragazzo così giovane e per un motivo così stupido. Fatto sta che, forse, qualcosa dentro di me mi stava suggerendo che quello non era un incidente come tanti e che probabilmente avrei dovuto riesaminarlo in futuro, per motivi a me sconosciuti.

Tornato a casa riposi gli appunti in un cassetto e fondamentalmente non ci pensai più.
Se non che, forse per un incredibile coincidenza, o forse per qualcosa di più di questo, da quel giorno in poi, ogni maledetta settimana, sulle strade italiane quella stessa scena sembrava ripetersi, come un film già visto e rivisto all'infinito. Circostanze simili, come simile era l'età delle persone coinvolte, come simile era l'epilogo.
Sembrava proprio che qualche imprevedibile e crudele autorità avesse deciso che ogni settimana, sull'altare della strada, si sacrificassero giovani vite in onore di chissà quale entità assetata del loro sangue. Era come se ogni anno sparisse dalla cartina geografica italiana un intero paese in giovani, in questi trent'anni sono morti tanti di quei ragazzi che nessuno mai potrebbe riuscire a contarli tutti con una precisione anche solo approssimativa, generazioni intere sparite nel nulla, insieme con le loro vite, i loro sogni, i loro progetti e le loro speranze.
Non credo di essermi sbagliato se affermo, come sono sempre stato convinto sin da allora, che lui, quello sfortunato ragazzo di quella sera, uno dei tanti giovani italiani senza apparentemente nulla di davvero diverso dagli altri, fu davvero il primo, la prima vittima che per qualche misteriosa e imperscrutabile legge del destino ha aperto la strada a tutti gli altri, la strada letteralmente.

Sarebbe inutile e superfluo spiegare cosa sia significata per me questa storia, renderebbe di me forse un'immagine equivoca e poco comprensibile sul perchè ancora oggi, dopo tanti anni, io conservi ancora quell'articolo di gornale, insieme a quella che io chiamo "scheda temporale". Il fatto è che ci tenevo che qualcuno leggesse questa storia e magari, se non chiedo troppo in tal senso, ci pensasse un po' su.
Nessuno sa quello che so io, forse nessuno nemmeno lo considera interessante o possibile. Ci sono ancora tante cose che non ho raccontato e altrettante per me da scoprire su tutta questa storia.
Oggi è l'anniversario degli eventi di quella notte, in cuor mio ho una assurda speranza, che quasi certamente non si avvererà, ma che comunque mi ha spinto, come fosse mio dovere, a far conoscere tutto questo. La speranza che questa notte, dopo tre lunghi decenni che hanno visto fiumi di sangue scorrere sulle nostre strade, mestamente accompagnate da fiumi di lacrime delle loro famiglie, finalmente questa tragica catena di morti abbia definitivamente fine.
Che finisca per sempre.

Riposa in pace L.F.



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