"Il progetto intende impegnare i giovani in un’esperienza di cittadinanza attiva a partire dall’incontro/confronto sul campo con realtà di grave disagio, promuovendone la formazione civica e sviluppando la riflessione critica circa i meccanismi di esclusione e le pratiche di integrazione e inclusione sociale dei minori e/o dei disabili.
Per favorire tale esperienza educativa il progetto intende privilegiare nella creazione dei gruppi di lavoro, la selezione fino ad un massimo del 10% di giovani provenienti dall’area disabilità e/o del disagio sociale.
Tale scelta comporta un valore aggiunto al progetto, sia nei confronti della formazione dei giovani che si troveranno a confrontarsi in gruppi eterogenei dal punto di vista delle diverse abilità; sia nei confronti dei giovani diversamente abili che potranno sperimentare attraverso l’inserimento nelle attività progettuali forme concrete di integrazione e socializzazione."
08-01-2018 17:59
Inosservato
Re: Contesti fuori da internet
avevo capito contest al di fuori di internet
errore mio
08-01-2018 17:58
Inosservato
Re: Contesti fuori da internet
concorsi di bellezza, pesca dell'oratorio, gratta e vinci (con un'interpretazione estensiva possimo considerarli tali) ci sono anche i quiz in tv, molto bello quello con le palle rosse e verdi ma si partecipa in coppia
Sì mi piacerebbe far parte di un contesto, partecipare attivamente alla realizzazione di un progetto comune. Purtroppo me ne son sempre privata per la mia incapacità di far parte di un gruppo.
Una compagnia teatrale forse soddisfa i tuoi requisiti. Certo c'è da mettersi in gioco parecchio, ma potrebbe dare grosse soddisfazioni.
05-01-2018 00:34
~~~
Re: Contesti fuori da internet
Oggi sono uscita per andare in un posto, poi era chiuso, ma comunque nel tragitto ero molto agitata eccetera, ma soprattutto sentivo molto la discrepanza fra luogo fisico e virtuale, e questa cosa mi ha agitata.
È straniante, appunto per me internet è diventato la cosa familiare, il resto è “estraneo”, quasi.
Già di per sé essere introversi, riflessivi e con la tendenza a stati lievemente dissociativi nei momenti di stress porta comunque a vivere una sorta di sensazione straniante quando si è nella realtà, ma poi mi sembra che stare molto/sempre su internet abbia accentuato questa cosa.
Negli ultimi mesi sono stata anche molto fuori casa ma mi sembra come se fossi in un videogame certe volte.
Insomma delle volte mi sembra che la realtà sia virtuale e il virtuale sia la realtà.
Poi un'altra cosa che non va bene è che sono andata in questo posto come se ne andasse della vita. E la mia paura era di non trovare qualcuno con cui giocare e quindi abbattermi incupirmi eccetera.
Cioè come se veramente non ci fosse altro al mondo.
Ho questa sensazione che, siccome mi manca un centro forte, mi attacco a tutto e prendo tutto troppo come se ne andasse della vita, perché non sento di avere il culo parato, mi sento insicura su questo punto, non affronto il mondo tranquilla sapendo che ci sono dei punti in cui sono coperta e quindi non succede niente se va male una cosa.
Non ho sicurezza, autostima e qualcosa nella mia vita che ammortizzi le cadute, mi sembra.
Cioè non ho qualcosa di forte che mi protegge anche se qualcosa va male, non so se mi spiego... Ci vorrebbero dei punti fermi, delle certezze, un nucleo caldo dentro di noi che ci rassicura... O una rete attorno a noi che ci raccatta e ci guarda le spalle...
04-01-2018 21:53
onisco
Re: Contesti fuori da internet
Nel praticabile mi vengono in mente cose come gli orti urbani. Forse lì in mezzo esistono esempi che si avvicinano a quello che descrivi: qualcosa di comune, fisico, basato sul fare insieme, e un fare che potenzialmente potrebbe andare in direzioni belle e diverse, restando anche aperto.
04-01-2018 20:11
Noriko
Re: Contesti fuori da internet
@Ondine. Il discorso che hai fatto sul volontariato lo condivido pienamente.
Sono convinta che per fare volontariato occorre seguire degli stili di vita, ad esempio il volontario che collabora con la Caritas non dovrebbe poi sperperare soldi, comprando il superfluo o l'ultimo paio di scarpe alla moda.
Diventa totalizzante quando fai volontariato per scappare dai tuoi problemi, da situazioni pesanti, allora in questo caso sei tu che hai bisogno di un volontario.... non è riferito a te questo discorso, parlo dandoti del tu riferendomi in generale.
Forse è questo che Joseph voleva dire ... almeno credo
04-01-2018 16:56
Palmiro
Re: Contesti fuori da internet
Quote:
Originariamente inviata da ~~~
E se mi muore la gente in mano?
Sempre anni e anni fa ci avevo pensato, ma poi avevo concluso che sarei solo d'intralcio...
Sono poco decisa, non ho spirito di iniziativa, troppo insicura...
Oggi come oggi penso non reggerei nulla di tutto ciò legato a quel tipo di lavoro XD
All'inizio non ti mandano mai in interventi con codici rossi e pericolo di vita...
La verità è che come lavoro di per sé non è così difficile, si viene prima formati con corsi appositi e affiancati sempre da colleghi esperti...
Il problema è che è un ambiente da socialità sfrenata, cene e riunioni ogni mese più volte al mese e colleghi super estroversi..
04-01-2018 16:24
~~~
Quote:
Originariamente inviata da Joseph
Il fanatismo di qualsiasi tipo (etico o religioso) porta all'autismo di gruppo, in cui ognuno è autistico rispetto agli altri; è l'unione degli Io che prescindono dal Sé, non dei Sé che prescindono dall'Io. Non ci può essere distanza maggiore e dunque, per alcuni, non ci può essere godimento maggiore.
Cosa intendi dire?
Mancano delle guide, mancano dei punti di riferimento
E nella ricerca di questi (quando si sente che nel mondo qualcosa non va) si finisce in gruppi che forse perdono un po' di contatto con la realtà e si rapportano più con il pensiero dell'aldilà o con l'utopia, senza messa in prospettiva, senza lucidità.
04-01-2018 15:56
~~~
Ma nel caso del veganismo, una rete sociale è “quasi” necessaria, immagino, specie se si è agli inizi e se si ha una emotività molto forte.
Per questo poi immagino si sia portati... Non dico a chiudersi, ma forse, inizialmente, a ripiegarsi molto nelle comunità vegane (gruppi, incontri, conferenze, siti online...) perché è un carico emotivo difficile, specie all'inizio e specie se non si riesce a razionalizzare...
Che vita è quella di un vegano in mezzo agli onnivori, se non riesce ad adoperare il “distacco”?
Se uno decide di non mangiar carne perché eticamente non accetta la sofferenza animale, come può accettare di stare attorno a persone che davanti a lui mangiano carne come nulla fosse?
Immagino che, almeno all'inizio, possa essere scioccante e possa anche portare a sentimenti di odio, risentimento, rabbia, solitudine...
Da qui è necessaria una rete sociale che dia valore alla tua scelta...
A parte magari quelle anime stoiche e solitarie che continuano dritte come un fuso, ma comunque in ogni caso è molto tipico cercare alleati...
Il vegano vede e soprattutto sente qualcosa che gli altri non sentono... Inoltre è convinto che noi esseri umani siamo stati alienati dalla sofferenza animale, invece lui la sente tutta.
Va al supermercato e gli piglia un colpo a vedere in crostacei al banco del pesce.
È difficile sostenere un simile peso emotivo da soli.
In realtà questo tipo di discorso varrebbe anche per altre cose, ad esempio il Comunismo
Nel senso che non è facile, da comunista, stare a guardare questo mondo così com'è.
(qui parlavo solo del peso emotivo delle cose, non mi interessa aprire una diatriba sulla scelta d'esser vegani, ci sono altre sedi. la cosa che mi interessa è rimarcare il bisogno che abbiamo di vedere rispecchiati e confermati i nostri valori negli altri, nella comunità. se siamo soli contro un mondo che va all'opposto di come vorremmo certo che ci sentiamo impotenti e parte di nulla)
04-01-2018 15:44
~~~
Sul volontariato ho idee confuse...
Da un lato mi sembra qualcosa di immediatamente necessario, cioè utile e veramente salvifico nel qui ed ora, ma sul lungo termine non so esattamente quale sia la sua funzione.
Questo non vale per tutti i tipi di volontariato, ma comunque, in alcuni casi mi pare che il volontariato sia una maniera di tamponare l'assenza di denaro pubblico (che viene sperperato altrove o evaso grandemente), e che in certi casi i volontari siano un rimpiazzo laddove lo stato o altre aziende non possano o non vogliano impiegare lavoratori stipendiati.
Allo stesso modo, i volontari che aiutano le persone senzatetto a sopravvivere all'inverno, per dirne una, svolgono una funzione certamente di immediata utilità, immediato soccorso, e certamente sono salvifiche in quel dato momento e salvano vite; allo stesso modo però collettivamente non c'è una voce che si levi contro le disuguaglianze sociali e contro la povertà.
Insomma il volontariato può essere un'esperienza arricchente per noi e per gli altri, ma a me questa cosa dell'esperienza comincia a puzzare un po'.
A che mi serve fare esperienze qui e là se poi non posso intervenire politicamente sulla realtà?
Se sono solo un tampone in mezzo allo status quo?
(se non si può intervenire collettivamente intendo, il communist super hero ancora non c'è)
È un discorso delicato ovviamente, poi in alcuni casi è più sfacciato lo sfruttamento per cui si richiede di fare un servizio ripagandolo con l'opportunità di fare una “esperienza”
(che sia per arricchire il CV o il proprio bagaglio, tutto fa brodo).
Non vuole essere una critica al volontariato (anche se in alcuni casi andrebbe criticato a ragione), ma solo evidenziare i limiti che abbiamo politicamente, purtroppo.
Per questo la sensazione di impotenza, di inutilità e di non-appartenenza, perché non si può far parte di qualcosa di veramente importante.
Se la guardassimo col microscopio potremmo dire invece che ogni piccolo successo è utile, che ogni vita strappata alla morte, alla povertà, al degrado è un successo, e che bisogna puntare ad accumulare tutti questi piccoli successi, ma siamo sicuri che allargando la prospettiva le cose ci apparirebbero allo stesso modo?
Che purtroppo nonostante tutto sia come svuotare il mare con un cucchiaino?
Più prosaicamente, ad esempio far ripulire i parchi ai bambini la domenica, o ai rifugiati africani, vuole veramente essere educativo o è solo un'occasione di mettersi in bocca le parole “integrazione”, “ecologia” e “educazione”, o è solo una maniera per evitare di pagare chi quel lavoro lo faceva stipendiato e farlo fare ad altri dando in cambio la possibilità di sentirsi parte della comunità, di restituire un favore, di sgravarsi dai sensi di colpa?
04-01-2018 15:37
Efits
Re: Contesti fuori da internet
Mi è venuto in mente il caso di un mio vecchio compagno del liceo con cui sono uscito per alcuni anni, tendenzialmente escluso perchè considerato "strano".
Ha da qualche tempo trovato la sua dimensione intraprendendo la scelta di vita vegetariana e in seguito, dopo alcuni anni, vegana per motivi etici.
Da lì incontri a tema, banchetti di sensibilizzazione, conferenze tenute da nutrizionisti, attivismo legato al diritto animale, eventi legati al promuovere la consapevolezza alimentare...ora io mi rendo benissimo conto che non è che uno può imporsi scelte alimentari che stravolgono il quotidiano solo con il fine di sentirsi parte di qualcosa, ma se si è già orientati verso quella direzione può anche questa essere una idea.
04-01-2018 15:17
~~~
Per dirne una, ad esempio uno potrebbe dedicarsi alla famiglia, ma se per un motivo o per l'altro questo ha un costo emotivo troppo forte... Magari si vorrebbe cercare qualcosa all'esterno, o comunque non dedicarsi solo alla famiglia.
Una parte del diventare adulti è quella di uscire dalla famiglia e vivere con gli altri... Però senza magari quel “ricatto emotivo” presente in famiglia...
Nel senso, la famiglia è un delicato intrico di equilibri e se si ha paura di certi aspetti delle relazioni si vorrebbe qualcosa di meno impegnativo...
Non voglio dire che ci debba essere un distacco individualista, ma un giusto distacco, dove non si sia condizionati troppo dal legame e che l'attenzione sia più spostata su quello che si fa insieme che non sui sentimenti e sui legami...
Non so se mi spiego
(non parlo di relazioni amorose ma di rapporti con gli altri)
Delle volte non riesco a capire se la mia paura dell'impegno emotivo con gli altri sia giusta oppure sbagliata e sia solo un riflesso di microtraumi e di atteggiamenti evitanti.
Comunque probabilmente oggi contesti in cui sia possibile intervenire politicamente sulla realtà non esistono più, cioè noi potremmo (?) ma siamo talmente scomposti in particelle e isolati e deboli...
Ad esempio anche un luogo comunista, sarebbe interessante studiare insieme ma non sarebbe facile reggere la piena consapevolezza di non poter intervenire politicamente sulla realtà... E anche le azioni organizzate mi suonerebbero beffarde...
È come fare un discorso quando tutto il resto del mondo fa un discorso diverso... E fa male...
04-01-2018 15:14
CryingOnMyMind
Re: Contesti fuori da internet
Come già scritto da tanti altri utenti, ci sono molte possibilità volendo
Il problema è che personalmente non riuscirei a trarre niente di buono, soprattutto perché non sono assolutamente in grado oramai di instaurare rapporti con dei gruppi tipo volantariato o servizio civile
Lo sport secondo me rimane un'ottima scelta, io per qualche anno ho praticato tennis 2 volte a settimana
Certo, non ho instaurato rapporti di amicizia, ma in ogni caso due chiacchiere scappavano sempre sia col maestro che con gli altri "allievi" di varia età Addirittura si organizzavano pure cene tra i ragazzi della scuola tennis e devo dire che non era male la cosa, sempre meglio di niente (tipo ora)
04-01-2018 13:47
Franz86
Re: Contesti fuori da internet
Quote:
Originariamente inviata da ~~~
Vero, ma ci vorrebbe un supercontesto, qualcosa di importante e di totalizzante
Messa così mi sembra piuttosto poco realistico.
Un contesto piuò aiutare ad amplificare e valorizzare ciò che siamo, ma se noi siamo un pasticcio o se stiamo a zero come energie credo sia molto molto difficile che il contesto da solo possa motivarci al punto da farci uscire dall' impasse: il mondo mica gira per noi.
La vedo un po' come Headache, ad avere delle capacità sociali assolutamente normali, nella media, non servirebbero super-contesti, basterebbero dei contesti normali, pur con tutti i loro difetti, il problema è che se non ci si è messi su quel binario a tempo debito diventa difficile rientrarci o trovare alternative.
Comunque difficile =/= impossibile, dato il forum meglio specificare
04-01-2018 11:01
claire
Re: Contesti fuori da internet
Ci sono forme di volontariato in cui anche un fobico(non grave)può farcela.Canile,gattile, commercio equo e solidale.Anche l'avis e l'aido sono forme di volontariato a minima prestazione sociale.E all'interno di esse si possono trovare "contesti"di aggregazione: eventi,cene,ritrovi, concerti benefici.
04-01-2018 09:20
Masterplan92
Re: Contesti fuori da internet
Non so..corso di bricolage?
04-01-2018 09:12
Abuela
Re: Contesti fuori da internet
Quote:
Originariamente inviata da ~~~
Vero, ma ci vorrebbe un supercontesto, qualcosa di importante e di totalizzante
Ma quindi non pensi a qualcosa tipo il corso di ceramica ma qualcosa che ti dia una identità e magari anche uno scopo? In cui sentirti te stessa ma anche parte di qualcosa più grande di te
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