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Discussione: Dare un nome al proprio disturbo Rispondi alla discussione
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14-08-2016 19:20
dentromeashita
Re: Dare un nome al proprio disturbo

si,oggi è nac: niente a caso
14-08-2016 19:13
Leucina
Re: Dare un nome al proprio disturbo

Quote:
Originariamente inviata da Leucina Visualizza il messaggio
Dovrei riuscire a prevedere l'arrivo di quello che è e chiudermi in una stanza finchè passa.
Non è possibile prevederlo, non ci riesco.
Arriva all'improvviso e non riesco a fermarlo, all'improvviso sono un'altra che non riesco a controllare. Quanto male faccio. Mi vergogno. Mi odio.
05-08-2016 12:11
Noriko
Re: Dare un nome al proprio disturbo

Quote:
Originariamente inviata da Inosservato Visualizza il messaggio
tipo l'oscuro passeggero?
Non so se l'ho capita a modo tuo.. però
05-08-2016 11:37
Inosservato
Re: Dare un nome al proprio disturbo

tipo l'oscuro passeggero?
05-08-2016 10:54
Noriko
Re: Dare un nome al proprio disturbo

Quote:
Originariamente inviata da Clend Visualizza il messaggio
In linea generale, secondo me c'è un continuum tra i vari disturbi. Non ci sono veri e propri confini. Le categorie di disturbi le vedo un pó come costrutti teorici artificiali per fini pragmatici.
Certo è che allo stesso tempo differenze sostanziali tra categorie di disturbi ci sono, credo.
Non so, non è semplice la cosa
Esatto, e' proprio così che funziona. Non è difficile, solo che spiegarlo diventa un po' complicato, bisognerebbe essere psichiatri .... L'unica cosa dove dissento però è che le categorie dei disturbi non servono per scopi pragmatici ma sono utili, com'è stato detto per la cura.
04-08-2016 19:02
Dreamer97
Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13 Visualizza il messaggio
Quotone.

È importantissimo sapere di cosa si soffre, io vorrei sapere se ho una banale influenza, una polmonite o un tumore, mi fido della mia psico, ma voglio capire e studiare da sola, fare autoanalisi, capire cosa succede nella mia testa, non posso affidarmi completamente e dire "pensateci voi" non si tratta di ingoiare medicine e aspettare che passi, ma di un lavoro da fare su noi stessi, continuamente.
Concordo... anche la mia psicologa disse che siamo noi i migliori medici di noi stessi, quindi dobbiamo imparare ad ascoltarci bene, a non assecondare neanche il più piccolo segnale di cambiamento in noi.
Solo in questo modo possiamo riconoscere "la radice dei nostri mali".
Come diceva Sun tsu "se conosci il nemico e te stesso, la vittoria è sicura".
04-08-2016 18:47
Clend
Re: Dare un nome al proprio disturbo

In linea generale, secondo me c'è un continuum tra i vari disturbi. Non ci sono veri e propri confini. Le categorie di disturbi le vedo un pó come costrutti teorici artificiali per fini pragmatici.
Certo è che allo stesso tempo differenze sostanziali tra categorie di disturbi ci sono, credo.
Non so, non è semplice la cosa
04-08-2016 18:40
Hazel Grace
Re: Dare un nome al proprio disturbo

Ma si che me ne frega tanto sempre bacata rimango
04-08-2016 18:19
Emil
Re: Dare un nome al proprio disturbo

Quote:
Originariamente inviata da NastyFreak Visualizza il messaggio
Il concetto di diagnosi, così caro agli specialisti, come scopo ha quello di restringere una somma infinita di varianti e variabili ad un numero decisamente inferiore di possibilità, per facilitare la formulazione della terapia e del trattamento farmacologico, tenendo poi conto di altri parametri soggettivi. Le diagnosi smetteranno totalmente di essere standard dal momento che nel DSM figurerà il setting comportamentale e ambientale di ogni singolo individuo sulla terra, roba ovviamente impossibile. Ah, tocca tenere a mente che nel DSM V, il numero di disturbi catalogati è cresciuto del 300% rispetto a quelli presenti nel DSM originale (si parla di un arco temporale di 60 anni tra i due), il che è tutto dire
04-08-2016 17:16
Noriko
Re: Dare un nome al proprio disturbo

Per me è fondamentale la diagnosi (sapere ci farà sentire meno in colpa e darà importanza al disagio, senza farlo sembrare così "leggero" e "facile") e non
è incasellare le persone in schemi o non dare singolarità a ciascuno, questo non c'entra niente, semplicemente in psichiatria le emozioni i sentimenti sono presi in considerazione in quanto non dipendenti dall'inconscio, ma semmai da problemi del "qui e ora", si pone attenzione soprattutto ai sentimenti e alle emozioni che dipendono da problemi biologici, ambientali e se ne ricerca la causa nella "vulnerabilità" di carattere.

Fare la diagnosi è molto difficile e complicato ne sono consapevoli gli stessi psichiatri infatti ci sono teorie e metodi che vengono studiati e analizzati in continue ricerche.
Ci sono ad esempio metodi di diagnostica categoriale o multiassiale dove i vari aspetti di personalità, di disagi, di malattie fisiche, di problemi sociali ecc vengono messi in assoluto rilievo.

edit. Non mi mettere nella lista nera Joseph Ciao!
04-08-2016 15:12
dotrue
Re: Dare un nome al proprio disturbo

Vi siete dimenticati di una cosa molto importante: la prognosi. Tutto giusto sul fatto che sapere il nome/i del disturbo serve per attuare la cura più adatta, ma serve anche per stabilire statisticamente la sua possibile evoluzione. Altrimenti si rischia di lottare a vita x una cosa che mai andrà via, provocando false illusioni e arrivando a credere ad un miracolo che alla fine mai verrà, portando ad ulteriore frustrazione invece di cercare di "compensare" il problema. Per quanto riguarda il discorso "etichette" nn capisco la mini-polemica: preferireste andare dal medico e vi dicesse che nn ha idea cosa avete perchè la psichiatria ha deciso di nn fare più diagnosi per nn influenzare il paziente? sarebbe come nn dire ad una persona che ha una metastasi per evitare che si suicidi...insomma l'uso della diagnosi che ne fa il paziente è un problema suo, ci sono quelli che per una periartrite di spalla cominceranno ad usare sempre meno il braccio perchè "hanno la periartrite" e altri che continueranno ad andare a giocare a tennis come nulla fosse. E nn è quest'ultimo ad aver ragione perchè se ne infischia, lo posso dire con certezza, e nemmeno la prima: la cosa giusta da fare, guarda caso, sta nel mezzo ed è la più logica...
04-08-2016 10:09
Ilsaggio
Re: Dare un nome al proprio disturbo

Non ha un nome..ha solo un peso.
04-08-2016 04:52
NastyFreak
Re: Dare un nome al proprio disturbo

Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13 Visualizza il messaggio
Ok, però dico che per me è invece molto funzionale scoprire cose su noi stessi e imparare a lavorarci su. Non lo trovo affatto limitante, anzi.
E' soggettivo, di fatti, e come ho scritto all'inizio, è un'arma a doppio taglio. In prima persona è limitante in maniera direttamente proporzionale a quanto gli concedi di esserlo (quando si tratta di opinioni esterne è limitante a prescindere )... Sicuramente informandomi su ciò che mi era stato diagnosticato ho avuto modo di studiare le ipotetiche cause e le ipotetiche conseguenze di certe dinamiche, nonché la parte 'chimica' del tutto... è stato quasi stimolante all'inizio
Però mi conosco e so che nelle diagnosi ci inciampo... Forse perché conoscere la definizione di un problema mi dà l'illusione di avere sotto controllo quel tipo di falla e, di conseguenza, di poterci lavorare un po' su... Ma siamo da capo a dodici: Io, 'A', posso presentare un tratto caratteriale problematico che possiede anche 'B', ma chi lo dice che in entrambi questo disturbo sia stato causato dallo stesso fattore d'origine e provochi lo stesso identico tipo di disagio? Ci sono troppissime sfaccettature da analizzare, ci vorrebbero anni per valutare in maniera consapevole ogni caso clinico.
Il concetto di diagnosi, così caro agli specialisti, come scopo ha quello di restringere una somma infinita di varianti e variabili ad un numero decisamente inferiore di possibilità, per facilitare la formulazione della terapia e del trattamento farmacologico, tenendo poi conto di altri parametri soggettivi. Le diagnosi smetteranno totalmente di essere standard dal momento che nel DSM figurerà il setting comportamentale e ambientale di ogni singolo individuo sulla terra, roba ovviamente impossibile. Ah, tocca tenere a mente che nel DSM V, il numero di disturbi catalogati è cresciuto del 300% rispetto a quelli presenti nel DSM originale (si parla di un arco temporale di 60 anni tra i due), il che è tutto dire
04-08-2016 01:58
cancellato15324
Re: Dare un nome al proprio disturbo

Quote:
Originariamente inviata da NastyFreak Visualizza il messaggio
Forse mi sono spiegata male a livello di parole, però mi sembra che stiamo dicendo entrambe la stessa cosa.
Ok, però dico che per me è invece molto funzionale scoprire cose su noi stessi e imparare a lavorarci su. Non lo trovo affatto limitante, anzi.
04-08-2016 01:44
cancellato15324
Re: Dare un nome al proprio disturbo

Quote:
Originariamente inviata da Joseph Visualizza il messaggio
Questa prospettiva mi sembra la conservazione dell'idea semplificante delle etichette in un modello che può diventare complicato e articolato quanto si vuole, ma si discosta, nei fatti, poco da una semplice, singola etichetta.
Sì, ma ce l'avete tutti con queste famose etichette e definizioni, sembra quasi che vi lampeggi in fronte la frase "attenzione persona disturbata" a lettere cubitali, che ci si debba vergognare di avere un problema di tipo psicologico.
Continuo a dire, che non è tanto il dare o no il nome ad un disturbo, ma se non so cos'ho, cosa curo?
Se io ho l'influenza, la polmonite o un tumore, vorrei saperlo, non so voi.
Tra l'altro, se mi fanno una diagnosi sbagliata, e mi curano per una cosa che non è il mio problema (in 6 anni di csm ero bipolare con d.c.a., cosa assolutamente non vera) se permetti mi girano un pochino le palle e infatti guarda caso, in 6 anni non sono cambiata di una virgola, in 8 mesi con la diagnosi giusta e tutti i miei meccanismi spiegati per filo e per segno ho avuto grandi miglioramenti. Chissà come mai.
04-08-2016 00:13
dentromeashita
Re: Dare un nome al proprio disturbo

creamente disturbato
03-08-2016 23:55
argeo.94
Re: Dare un nome al proprio disturbo

Dare un nome a ciò di cui soffri ti aiuta a sperare di poterlo combattere.
Sapere di essere fobico sociale ti fa cercare informazioni su chi lo è, ti fa riflettere sui tuoi atteggiamenti, ti può far conoscere persone con i tuoi stessi problemi (meno inclini, in genere, ai giudizi), ti da la speranza di andare da uno psicoterapeuta e cercare di migliorare la situazione (perchè uno psicoterapeuta magari ha già assistito persone con i tuoi stessi problemi). Insomma non serve a niente, tranne a darti speranze che possono rivelarsi utili o meno in base al tuo impegno (e alla fortuna).

P.S. Problematiche relative alla fobia sociale, come tutte le fobie e i disturbi psicologici, non possono identificarsi in un elenco di sintomi, ogni situazione e diversa, ma l'aspetto psicologico di un fobico sociale è sempre lo stesso: problematiche relative ad attacchi di ansia e rimuginio prima e dopo situazioni di immersione sociale.
03-08-2016 23:03
NastyFreak
Re: Dare un nome al proprio disturbo

Quote:
Originariamente inviata da Stregatta13 Visualizza il messaggio
Non è che un fobico, è 100% fobia sociale pura da manuale, non siamo libri, ma persone, e dietro la diagnosi di fobia sociale, ci possono essere mille altre dinamiche attive, ognuna la conseguenza dell'altra.
Forse mi sono spiegata male a livello di parole, però mi sembra che stiamo dicendo entrambe la stessa cosa.
03-08-2016 22:59
varykino
Re: Dare un nome al proprio disturbo

alla fine nessuno è malato davvero è solo " vittima di questo mondo" cit.

però 70 e passa anni come vittime è na bella rottura di cazzi
03-08-2016 22:40
cancellato15324
Re: Dare un nome al proprio disturbo

Quote:
Originariamente inviata da NastyFreak Visualizza il messaggio
Siamo sette miliardi e passa di persone su questa terra. Ognuna è unica e singolare, ed ha i suoi vissuti e la sua personalità. 'Affibbiare/affibbiarsi' un disturbo, per quanto riscontro uno ci trovi, è come dire che si aderisce ad un modello comportamentale/razionale standard. Piuttosto limitata e limitante, come considerazione, nonché poco funzionale.
Non sono d'accordo.
Un disturbo non inizia e finisce con una sola parola o definizione, bisogna guardare organizzazioni, tratti, schemi, possono essere diversi e tutti mischiati tra loro, proprio a seconda del vissuto personale di ognuno.
Non è che un fobico, è 100% fobia sociale pura da manuale, non siamo libri, ma persone, e dietro la diagnosi di fobia sociale, ci possono essere mille altre dinamiche attive, ognuna la conseguenza dell'altra.
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