Nelle societa' primitive (alcune tuttora sopravvissute alla furia coloniale) consideravano il figlio un membro della comunita' che tutti dovevano "accudire". In alcuni di questi gruppi tribali addirittura il termine 'madre' viene utilizzato in riferimento a tutte le donne del villaggio.
La famiglia nucleare a cui tu ti riferisci non e' nient'altro che un prodotto storico proprio della borghesia che ha ristretto alla cerchia dei familiari piu' stretti il compito di educazione. Ed e' chiaro che due sole persone hanno risorse ben limitate (le depressioni post-partum delle giovani madri sono un esempio drammatico del problema).
Comunque i sistemi di valori trasmessi e introiettati si trasformano inconsciamente in un debito (anche per mezzo dell'affetto) nei confronti delle figure di riferimento adulte. Piu' o meno e' cosi' che ci si conforma alle norme pre-stabilite. Per metterle in discussione criticamente serve anche un'attrezzatura culturale adeguata altrimenti la vita che impari a suon di calci in bocca ti imbruttisce (o ai piu' disgusta e deprime) e basta.
02-11-2015 11:11
Boriss
Re: Depresso
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Originariamente inviata da Emil
Mi pare che la diversita' sia tutt'altro che coltivata e apprezzata. I "diversi" piu' che altro vengono esclusi o emarginati in quanto rappresentano quella minoranza investita di caratteristiche negative (immigrati, poveri, "pazzi"...) che funziona come un fantasma, uno spettro rispetto alla comodita' e ai privilegi del conformismo.
esatto... viviamo in una delle società più conformiste ed intolleranti rispetto ad altri modi di vivere mai esistiti
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Originariamente inviata da Emil
La famiglia (nucleare) non si puo' considerare una cellula impermeabile rispetto alla cultura e alla storia (sociale). Dunque anche questa fara' la sua parte nel trasmettere ideologie e sistemi di valori (spesso contradditori) che vengono "forniti" e mantenuti immutati per lo piu' nonostante i cambiamenti apparenti. La famiglia come le altre istituzioni hanno il compito tecnico di creare cittadini ossia di (ri)creare la norma(lita'). Se la famiglia e' veicolo potenziale di alienazione e' perche' non e' in grado, con i propri limiti, di far fronte ad un contesto di alienazione piu' ampio in cui si muove e che finisce con il replicarlo (senza risolverlo).
definire la famiglia un'istituzione non ha nessun senso, la struttura madre-padre-figlio esiste a prescindere da qualsiasi contesto sociale.
Quello che tu definisci come "compito tecnico" (come se ci fosse una regia superiore a stabilirlo) in realtà consiste nel fatto che i genitori trasmettono ai figli in sistema di valori che gli ha permesso di ottenere un certo benessere e di essere accettati socialmente, quindi sperano che il figlio faccia altrettanto.
L'inadeguatezza della famiglia, se proprio vogliamo metterla in questi termini, è dovuta al fatto che il sistema di valori cambia continuamente, quindi può succedere che vengano trasmessi valori non compatibili in determinate situazioni. Questo secondo me è un falso problema; per quanto possa influire o no la famiglia ognuno impara la vita a proprie spese.
Il problema in realtà non è la famiglia di per sé ma è la cultura borghese che definisce uno stile di vita ben preciso al di fuori del quale si viene esclusi
02-11-2015 10:30
Emil
Re: Depresso
Quote:
Originariamente inviata da muttley
Quali sono le colpe di questa società? Sono esistite in passato società migliori per un fobico/introverso? Come dovrebbe cambiare la società in meglio per colmare i disagi dell'introverso medio?
Di sicuro il modello dominante estrovertito non aiuta: la spiagliatezza comunicativa, la solarita', il saper fare public relation, il sano egoismo e la competitivita' vengono propinate a dosi massicce.
L'introverso medio se si adatta paga con i sensi di colpa perche' mortifica la sua natura docile. Se invece rifiuta tale modello si isola e patisce la solitudine e l'esclusione. Trovare una via di mezzo che integri alcuni aspetti e ne rifiuti altri e' possibile ma difficile.
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Originariamente inviata da muttley
La mia domanda però è la seguente: è mai esistita una società maggiormente orientata al riconoscimento della diversità dell'odierna società occidentale? Riconosco i limiti e gli ampi margini di miglioramento restanti, ma è mai esistita un'epoca migliore sotto questo punto di vista? Non sono forse stati compiuti passi in avanti anche negli ultimissimi anni? Non è il caso di riconoscerli?
Mi pare che la diversita' sia tutt'altro che coltivata e apprezzata. I "diversi" piu' che altro vengono esclusi o emarginati in quanto rappresentano quella minoranza investita di caratteristiche negative (immigrati, poveri, "pazzi"...) che funziona come un fantasma, uno spettro rispetto alla comodita' e ai privilegi del conformismo.
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Originariamente inviata da muttley
La mia obiezione è che non si possa costruire un percorso migliorativo senza tenere conto dei progressi fatti rispetto al passato. Di conseguenza un atteggiamento che metta in risalto unicamente le mancanze non risulta favorevole ai fini del miglioramento complessivo.
Pur considerandomi un fautore delle tendenze comunitarie e collettiviste, non ritengo la strutturazione sociale quale responsabile dei disagi individuali. Per me sono i deficit affettivi maturati nell'ambito famigliare a causare il senso di non accettazione delle persone. E tali deficit possono maturare indipendentemente dall'impostazione economica di una società, se essa non è completamente in grado di dare adeguato supporto a tutti i suoi membri.
La famiglia (nucleare) non si puo' considerare una cellula impermeabile rispetto alla cultura e alla storia (sociale). Dunque anche questa fara' la sua parte nel trasmettere ideologie e sistemi di valori (spesso contradditori) che vengono "forniti" e mantenuti immutati per lo piu' nonostante i cambiamenti apparenti. La famiglia come le altre istituzioni hanno il compito tecnico di creare cittadini ossia di (ri)creare la norma(lita'). Se la famiglia e' veicolo potenziale di alienazione e' perche' non e' in grado, con i propri limiti, di far fronte ad un contesto di alienazione piu' ampio in cui si muove e che finisce con il replicarlo (senza risolverlo).
02-11-2015 10:24
Antonius Block
Re: Depresso
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Originariamente inviata da PazzoGlabroKK
Gran parte dell'introversione è maggiormente causata da questa società e dai suoi valori, rispetto che da altre. Nelle società primitivo-comuniste esistevano tante piccole comunità (anziché società), dove si operava per il bene comune e bene o male tutti erano ben integrati all'interno di queste. Le società successive, quella schiavistica, quella feudale e quella capitalistica erano fortemente caratterizzate dal conflitto fra due classi. Noi ora viviamo nella società post-capitalista, dove prevale la prevaricazione individuale a dispetto degli altri e del bene comune, la società forma tanti piccoli individualisti spietati pronti a fare di tutto per accrescere il proprio prestigio, il proprio reddito ed il proprio potere. E' anche normale che qualcuno non si riconosca minimamente nei malati valori e rifiuti i meccanismi di questa società, finendo a trovarsi in conflitto con essa, cercando di combatterla in un primo momento, per finire poi a rinunciarci ed a limitarsi ad alienarsi da essa.
Per me, l'introversione è alienazione e questa è la società che ne provoca di più. Chi vorrebbe riuscire ad essere come gli altri, ma non riesce ad integrarsi, lo considero semplicemente un incapace, che viene posto alla base della piramide sociale, della quale io, alienato, sono estraneo.
nel tuo discorso ci sono degli aspetti che personalmente non condivido:
l'introversione propriamente detta è una caratteristica della personalità e non è né causata dalla società né di per sé fonte di malessere e non sempre implica l'essere impacciati con gli altri.
In questo forum spesso si chiamano introverse persone con una personalità estroversa che essendo troppo timide o fobiche che non riescono ad integrarsi come vorrebbero.
02-11-2015 09:41
XL
Re: Depresso
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Originariamente inviata da muttley
Pur considerandomi un fautore delle tendenze comunitarie e collettiviste, non ritengo la strutturazione sociale quale responsabile dei disagi individuali. Per me sono i deficit affettivi maturati nell'ambito famigliare a causare il senso di non accettazione delle persone. E tali deficit possono maturare indipendentemente dall'impostazione economica di una società, se essa non è completamente in grado di dare adeguato supporto a tutti i suoi membri.
Certo è che se persone come te continuano a far sentire inadeguate ancora di più le persone che già non versano in buone condizioni sociali con discorsi del tipo "è questo ciò che meritate e se la società circostante non dà di più è più che corretto che le cose stiano così" per me responsabili dell'acuirsi di certi disagi lo siete e come (e questi discorsi qua producono una forma di non accettazione sociale molto più marcata delle cosiddette malattie mentali, che spesso sono solo modi di pensare e di fare che si discostano dalla norma... Basaglia quando ha avviato una certa battaglia lo ha fatto anche perché pensava che questi disagi non sono estranei all'umanità o la società e che questa in qualche modo avrebbe dovuto provare ad integrarli piuttosto che buttarli fuori, via, o rinchiuderli da qualche parte).
"Se non state bene è perché non volete star bene" è la formula magica che usano le persone come te, ed io non la condivido affatto questa formula magica (morale) qua. E in quel "non volete" si nasconde tutto il rimprovero morale sociale col ditino alzato che è la prima forma di non accettazione (rappresenta un "ti accettiamo solo se"... Ma l'accettazione sociale dov'è se si pongono condizioni così marcate? ).
Tu pensala come ti pare, io comunque continuerò a pensarla come pare a me.
02-11-2015 02:33
muttley
Re: Depresso
Quote:
Originariamente inviata da M.me Adelaide
Sicuramente meglio oggi che ieri. Molte diversità prima erano prese soltanto come demenze o malattie, quindi qualcosa è stato fatto.
Ma la maggior parte delle diversità non sono accettate ancora.
La mia obiezione è che non si possa costruire un percorso migliorativo senza tenere conto dei progressi fatti rispetto al passato. Di conseguenza un atteggiamento che metta in risalto unicamente le mancanze non risulta favorevole ai fini del miglioramento complessivo.
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Originariamente inviata da PazzoGlabroKK
Nelle società primitivo-comuniste esistevano tante piccole comunità (anziché società), dove si operava per il bene comune e bene o male tutti erano ben integrati all'interno di queste. Le società successive, quella schiavistica, quella feudale e quella capitalistica erano fortemente caratterizzate dal conflitto fra due classi. Noi ora viviamo nella società post-capitalista, dove prevale la prevaricazione individuale a dispetto degli altri e del bene comune, la società forma tanti piccoli individualisti spietati pronti a fare di tutto per accrescere il proprio prestigio, il proprio reddito ed il proprio potere. E' anche normale che qualcuno non si riconosca minimamente nei malati valori e rifiuti i meccanismi di questa società, finendo a trovarsi in conflitto con essa, cercando di combatterla in un primo momento, per finire poi a rinunciarci ed a limitarsi ad alienarsi da essa.
Pur considerandomi un fautore delle tendenze comunitarie e collettiviste, non ritengo la strutturazione sociale quale responsabile dei disagi individuali. Per me sono i deficit affettivi maturati nell'ambito famigliare a causare il senso di non accettazione delle persone. E tali deficit possono maturare indipendentemente dall'impostazione economica di una società, se essa non è completamente in grado di dare adeguato supporto a tutti i suoi membri.
01-11-2015 18:22
Pablo's way
Re: Depresso
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Originariamente inviata da M.me Adelaide
S
Ma la maggior parte delle diversità non sono accettate ancora. Per me che sono diversa è difficile rapportarmi con le persone, devo sempre in un certo senso "educarli" io alla diversità, alla mia diversità nello specifico. Altrimenti il 95% dei miei comportamenti vengono giudicati sbagliati e interpretati male.
Mi ritrovo in questo disagio, effettivamente non è facile avere a che fare con persone che non hanno voglia o interesse a capire o accettare certe diversità.
Del resto è anche comprensibile, voglio dire non è facile capire certi nostri comportamenti, interpretare certi stati d'animo, è quindi giusto che stia a noi fare lo sforzo per farci capire, ma è talmente faticoso che il più delle volte finiamo per rinunciarci in partenza....
Devo anche dire che a differenza di quanto ingenuamente credevo in passato, non è nemmeno scontato trovare questa comprensione tra persone che vivono lo stesso disagio, le stesse difficoltà.
01-11-2015 18:16
PazzoGlabroKK
Re: Depresso
Gran parte dell'introversione è maggiormente causata da questa società e dai suoi valori, rispetto che da altre. Nelle società primitivo-comuniste esistevano tante piccole comunità (anziché società), dove si operava per il bene comune e bene o male tutti erano ben integrati all'interno di queste. Le società successive, quella schiavistica, quella feudale e quella capitalistica erano fortemente caratterizzate dal conflitto fra due classi. Noi ora viviamo nella società post-capitalista, dove prevale la prevaricazione individuale a dispetto degli altri e del bene comune, la società forma tanti piccoli individualisti spietati pronti a fare di tutto per accrescere il proprio prestigio, il proprio reddito ed il proprio potere. E' anche normale che qualcuno non si riconosca minimamente nei malati valori e rifiuti i meccanismi di questa società, finendo a trovarsi in conflitto con essa, cercando di combatterla in un primo momento, per finire poi a rinunciarci ed a limitarsi ad alienarsi da essa.
Per me, l'introversione è alienazione e questa è la società che ne provoca di più. Chi vorrebbe riuscire ad essere come gli altri, ma non riesce ad integrarsi, lo considero semplicemente un incapace, che viene posto alla base della piramide sociale, della quale io, alienato, sono estraneo.
01-11-2015 18:03
muttley
Re: Depresso
La mia domanda però è la seguente: è mai esistita una società maggiormente orientata al riconoscimento della diversità dell'odierna società occidentale? Riconosco i limiti e gli ampi margini di miglioramento restanti, ma è mai esistita un'epoca migliore sotto questo punto di vista? Non sono forse stati compiuti passi in avanti anche negli ultimissimi anni? Non è il caso di riconoscerli?
01-11-2015 17:58
varykino
Re: Depresso
Quote:
Originariamente inviata da Joseph
Lol, allora i pc starebbero sempre spenti.
Eh lol fortunatamente ce ne so molti accesi , vuol dire che i veri depressi so pochi
01-11-2015 17:53
muttley
Re: Depresso
Quali sono le colpe di questa società? Sono esistite in passato società migliori per un fobico/introverso? Come dovrebbe cambiare la società in meglio per colmare i disagi dell'introverso medio?
01-11-2015 17:41
PazzoGlabroKK
Re: Depresso
Quote:
Originariamente inviata da muttley
Io non trovo interessante quello che fanno gli altri per colpa degli altri?
No, per colpa della società, che li ha formati in un certo modo, rendendoli poco interessanti ai miei occhi.
01-11-2015 14:57
varykino
Re: Depresso
quando sei depresso veramente manco il pc accendi e sopratutto non scrivi o parli sui forum , nn è una critica a te , dico solo quello che penso .
01-11-2015 14:19
cancellato16177
Re: Depresso
Quote:
Originariamente inviata da muttley
Io non trovo interessante quello che fanno gli altri per colpa degli altri?
Non è colpa ne degli altri ne nostra, è colpa delle diversità naturali che ci sono tra individui, dunque è colpa della natura, ed è in parte anche colpa della società perchè la società occidentale (oggi giorno anche quella orientale) è fatta su misura per determinati tipi di personalità mentre altri tipi ti personalità fanno ua fatica immane a farsi strada in un mondo che non è stato pensato e costruito per loro, la vita stessa il sopravvivere in natura, per alcuni tipi di personalità è più difficile, figurati se non lo è sopravvivere in una società che è stata pensata per personalità l'opposto della loro.
01-11-2015 13:49
muttley
Re: Depresso
Quote:
Originariamente inviata da PazzoGlabroKK
muttley, se uno ha problemi sociali, come può non dare la colpa alla società??
Pensi che uno ci nasca disagiato?
Mah.
Io non trovo interessante quello che fanno gli altri per colpa degli altri?
01-11-2015 13:45
Unison
Re: Depresso
Quest'anno ho provato a migliorare un po' sforzandomi di fare attività, di fare nuove amicizie. Per certi versi ho sprecato tempo, per altri no. E non voglio più sforzarmi per qualche tempo. La malinconia è parte intrinseca di me e non posso farci nulla.
01-11-2015 13:23
PazzoGlabroKK
Re: Depresso
muttley, se uno ha problemi sociali, come può non dare la colpa alla società??
Pensi che uno ci nasca disagiato?
Mah.
01-11-2015 13:19
muttley
Re: Depresso
Quote:
Originariamente inviata da XL
Dei modi di agire in certe persone producono poi certe forme di gioia (che queste provano davvero), in me producono sensazioni di coazione verso me stesso, irritazione, disturbo e poco piacere (anche alla lunga, l'idea che ci si abitui secondo me non è sempre corretta).
Almeno per questo spero non darai la colpa alla società come al solito.
01-11-2015 09:09
XL
Re: Depresso
Io ne ho provati tanti di rimedi, ma non sono riuscito mai a divenire una persona che ha un umore tanto positivo, forse perché nella mia esistenza (e anche in quella di diverse persone che ho attorno) non riesco a rintracciare dei motivi che possano fondare davvero questa gran felicità e ottimismo.
Di rado trovo che certe cose mi soddisfino davvero (soprattutto in ambito relazionale).
Forse non ho a che fare nemmeno con un problema relativo al come vedo il mondo ma da cosa sento in relazione a quel che osservo. Certe cose io forse non le sento, anche tutto questo piacere di vivere che mi viene comunicato da altre persone che vivono in certi modi (che io non sopporterei proprio) non lo sento, sento molta fatica e sento poi poco piacere per compensare tutto questo (ho usato anche i farmaci e non hanno funzionato più di tanto), per questo riesco a farmi un'idea immaginaria di chi dice di essere più felice e tanto felice però queste sensazioni qua a me sembra che per me risultano inaccessibili (a parità di condizioni rispetto a queste persone qua) così come risulterebbe inaccessibile a un cieco vedere i colori (Un cieco si può fare un'idea per analogia di cos'è il blu, ma se nulla poi gli darà la vista non potrà provare queste cose qua né arrivare ad afferrare a livello di sensazione cosa si "sente" quando si osserva qualcosa).
Certo è che altre persone che si trovano in situazioni esistenziali simili alla mia non fanno i salti di gioia, perciò non so. Una certa percentuale (direi modestain base a quel che conosco) riesce ad uscirne, però mi sembra che questa percentuale riesca ad effettuare operazioni mentali che a me risultano pressappoco inaccessibili, perché io posso fare le stesse cose e non ottenere poi gli stessi effetti.
Dei modi di agire in certe persone producono poi certe forme di gioia (che queste provano davvero), in me producono sensazioni di coazione verso me stesso, irritazione, disturbo e poco piacere (anche alla lunga, l'idea che ci si abitui secondo me non è sempre corretta).
Se non altro in compenso riesco a capire meglio chi sta male, non è una gran consolazione ma almeno con questi temperamenti qua qualcosa in più riesco a condividerla.
31-10-2015 22:22
Wrong
Re: Depresso
Quote:
Originariamente inviata da pokorny
Io ne farei volentieri a meno di tal compagnia
Quando una cosa non si può sconfiggere meglio farsela amica...
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