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Discussione: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve? Rispondi alla discussione
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08-09-2014 05:02
Edopardo
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

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Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
non l'ho scritta io quella storia, non so di preciso cosa mangiano le volpi e cosa preferiscono.



Io invece penso che non dipende nemmeno direttamente da questo il mio star bene, un lavoro, di merda, malpagato e senza contratto, lo avevo, e io non stavo bene comunque, anzi stavo peggio. Una ragazza per un po' si è interessata a me, ma dopo aver osservato che mal mi adattavo al contesto e non riusciva a farmi diventare quel che desiderava lei mi ha mollato perché aveva bisogno di una persona più "solida" soprattutto dal punto di vista economico.

Quel che servirebbe davvero sono un reddito decente, il rispetto sociale, e non dover fare una fatica bestiale per ottenerli. Tutti gli strizzacervelli del mondo sono impotenti quanto gli altri nel poter garantire tutto questo a tutti. Soprattutto quelli di aria cognitivo-comportamentale ti dicono adattati alla fatica (perché non adattarsi è disfunzionale, si sono inventati altre paroline magiche funzionale/disfunzionale, probabilmente prendendole in prestito da altri ambiti come la matematica per dare l'impressione che quel che fanno rappresenta qualcosa di scientifico e ben fondato), e io rispondo "se fosse stata questa una soluzione per me, testa di cazzo, non pensi che l'avrei già fatto?".
Vuoi stare dalla mia parte, sostenermi, ascoltarmi, va bene, lo riconosco, mi potrebbe anche far star meglio in certi sensi (senza risolvere davvero certi problemi di fondo che pongo) tutto questo, ma almeno non raccontarmi puttanate! Queste risparmiatele per scrivere manuali e per convincere la comunità scientifica che quel che fai rappresenta qualcosa di "serio" in tal senso.

Dove c'è una gara o una competizione con qualcosa in palio qualcuno dovrà pur perdere, e queste sono solo le conseguenze della competizione. E' già un'organizzazione basata sulla competizione che porterà inevitabilmente a delle forme di gerarchia sociali in cui poi delle persone in camice bianco supporranno che stanno curando qualcuno da qualcosa quando riescono a farlo transitare da una posizione all'altra in questa gerarchia (ammesso che siano loro a favorire questi transiti).
Ma il problema a monte è la gerarchia stessa e tutti i meccanismi sociali che la alimentano.
Tutti i vincenti hanno sempre in bocca la parola "responsabilità" relativamente al riuscire o meno nella vita o in qualcosa e continueranno sempre a sostenere che chi ha perso in certi sensi è perché non si è impegnato abbastanza.
Così non solo delle persone verranno colpite o emarginate, si sosterrà anche che l'hanno voluto tutto questo e se lo sono meritato.

Come nel caso della dieta, io non mi impegno per nulla nel mantenere la linea, non faccio fatica, e come ho detto altrove, ho provato a mettermi nei panni di chi questa fatica la prova. Perciò non mi metterò a dire che queste persone sono responsabili del loro peso, perché io in fin dei conti non lo sono del mio.
Raccontare tutte queste storie rappresenta una mistificazione che fa sempre comodo a chi è "sazio" in diversi sensi.


Ma se fossero vere queste teorie, nel caso in cui si impegnassero tutti al massimo, per caso potrebbero vincere tutti ed avere tutti quanti quel che desiderano?
No, perciò a monte dev'essere già una cazzata questa che viene affermata e sostenuta in continuazione dalle persone sazie e con la pancia piena in diversi sensi.
E' un semplice ragionamento il mio, non bisogna essere delle cime per comprenderlo.
Sono completamente d accordo con te, la società è basata sulla competitività sfrenata, ma non tutti possono vincere e sopratutto c' è chi nasce con poco e c'è chi invece ha già tutto pronto.
07-09-2014 12:16
muttley
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Prima di risponderti desidero chiederti un favore: potresti essere un poco più sintetico?
07-09-2014 01:31
muttley
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Ci sarebbe da chiedersi ad esempio perché avevi questi problemi sul lavoro, per andare a monte della situazione. C'è mai stato qualcosa in cui ti sei sentito bravo? Non puoi affermare di non avere nessun giudizio su di te e che esso dipenda solo dall'intervento giudicante proveniente dall'esterno, anche perché i rapporti che si instaurano tra persone nascono da interazioni, da situazioni dinamiche, dove entrambe le parti entrano in gioco. Una persona ti potrebbe dire: "certo che sei proprio timido", e tu potresti provare un senso di annichilimento emotivo, interpretando la cosa come una critica, per non dire una condanna, ma l'interpretazione alla fine dipende da te, da come tu filtri l'input che giunge dal di fuori.
Tu potresti affermare che nel mondo del lavoro le tue qualità non vengono apprezzate, io potrei replicare: c'è qualcosa in cui ti senti bravo, qualche ambito occupazionale, intellettuale, pratico in cui avverti una particolare abilità? Mi riesce difficile crederti se rispondi nuovamente che ti percepisci come neutro, e modelli la tua opinione a seconda di ciò che pensano gli altri, anche perché ciò significa attribuire agli stessi un potere su di te, detronizzarsi e spogliarsi dell'autorità sulla propria vita emotiva.
06-09-2014 10:37
Ansiaboy
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da Warlordmaniac Visualizza il messaggio
La differenza tra 2 e 1.
spiegati ancora meglio
06-09-2014 08:45
Weltschmerz
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
Questo conflitto io lo vivo in ambito relazionale, mi piacciono degli aspetti dello stare con gli altri ma allo stesso tempo sopporto poco la fatica che serve per stare con le persone concrete e reali perché per far questo devo rendermi amabile e sono sempre sull'orlo di mandare al diavolo tutto.
Non sei solo

Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
Alla fine mi si dirà che devo imparare a sopportarla questa fatica in modo adulto (è la formula magica questa dell'inserire il termine "adulto" in certe esortazioni), ma è un'asserzione pressappoco priva di senso per me come quelle in cui ti viene detto che ti devi far piacere quel che non ti piace.
Perché è priva di senso, è un po' come dire che invece provare disagio e non sopportarlo è da non-adulti.
Questo genere di frasette le infilerei da dove sono venute.

Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
Mi sembra che il disagio che provo venga praticamente ignorato e in soldoni relativamente alla domanda di aiuto "Provo disagio per A... Che faccio?" tutto si risolve in un suggerimento del genere "non provare più disagio per A!".
E' c'era bisogno di un luminare della scienza per elaborare un pensiero del genere?
Non è uno/a psicoterapeuta serio, chiunque con un po' di sale in zucca capisce che non si possono bloccare le emozioni anche se la causa sembra "irrazionale" o "inutile".

Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
Da anni provo una forma di disagio esistenziale, e da anni mi scontro anche con l'atteggiamento della maggior parte degli psicoterapeuti.
Perché quelli che hai incontrato sono CAPRE CAPRE CAPRE.
Mi spiace dirlo ma CAPRE.
Un po' come se ad un medico lamentassi dolore alla spalla destra e mi dicesse "ma non c'hai niente, smettila di provare dolore".
05-09-2014 23:46
Warlordmaniac
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da Ansiaboy Visualizza il messaggio
spiegati meglio
La differenza tra 2 e 1.
05-09-2014 22:44
muttley
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
Io osservo che in concreto chi riesce a difendersi dalle critiche evitando che queste dilaghino riesce poi a resistere e ottenere qualcosa. Quindi non è più solo una questione di non dar peso alle critiche, perché se io non do peso ad una critica e tutti gli altri questo peso glielo danno, io al livello pragmatico sto messo male lo stesso.
E' comunque meglio vivere senza l'ossessione del giudizio spietato da parte del mondo, cosa molto spesso infondata. A livello mentale si vive decisamente meglio, e una maggiore serenità può portare a migliori risultati nella vita pratica...non è detto che sia per forza così, ma quando si sta meglio e si è complessivamente liberi da ansie invalidanti e infondate, ne possiamo trarre anche dei vantaggi materiali.
Anni fa lavoravo in un ambiente in cui mi sentivo "additato" al pubblico ludibrio dai colleghi (i quali mi facevano spesso anche dei complimenti ma io, da buon insicuro, li consideravo spesso ingiustificati o ipocriti, mentre alle critiche davo un peso enorme), sicché dopo un po' decisi di licenziarmi e rimasi senza lavoro. Se avessi continuato forse avrei fatto carriera, forse sarei diventato direttore, forse sarei andato a lavorare in un'altra azienda del genere a condizioni migliori, forse sarei rimasto lì a fare la muffa, ma avrei comunque percepito un reddito.



Quote:
Originariamente inviata da XL Visualizza il messaggio
Io per me stesso sono il mondo intero e perciò non mi dò proprio un valore, l'ho già detto altrove, sarebbe praticamente infinito per me, che io sappia o non sappia fare qualcosa preferirei essere io ad esistere anche a discapito della persona più perfetta dell'universo, mentre per gli altri invece io sono una cosa di cui potrebbero anche disfarsi. Ed infatti se non funziono mi buttano via, e non per modo di dire, lo fanno davvero e concretamente.

La cosa preoccupante per me è quest'ultima, del resto non me ne frega nulla.[/B]
Fammi capire: non hai nessuna opinione di te? Ad esempio con l'altro sesso pensi di essere interessante? Se rispondi di no per via delle poche occasioni avute, vuol dire che sei molto permeabile al giudizio altrui, cosa secondo me sbagliata.
05-09-2014 16:19
Winston_Smith
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Conta molto il modo in cui si interpretano i suddetti feedback: cosa spinge certe persone ad interiorizzare soprattutto le critiche (o la minima parvenza di esse) e a minimizzare gli elogi (o la minima parvenza di essi)? In questo forum l'andazzo generale è questo, ovvero il prodotto di un mancato equilibrio nel filtrare input differenti. Ovviamente è negativo anche uno squilibrio di segno contrario (tipico dei narcisisti) ma, come in ogni cosa, è necessario riconoscere che l'equilibrio è sempre necessario. Ecco perché l'insicuro medio, sia egli fobico o meno, necessita di rivedere questo filtraggio disfunzionale.
Sì, ma comunque non si può dire a priori che in tutti i casi le persone con bassa autostima hanno ricevuto anche feedback positivi, ma li hanno interpretati male.
E' importante convincersi di non essere destinati per forza alla solitudine perpetua per evitare di autosabotarsi in partenza, ma tale convinzione rimarrà sempre fragile se non verrà concretizzata. E' molto difficile che basti convincersi di qualcosa in teoria, se la pratica non la conferma.
05-09-2014 16:13
Ansiaboy
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da Warlordmaniac Visualizza il messaggio
Credo che Ansiaboy e Winston non stiano parlando della stessa modalità masturbativa.
spiegati meglio
05-09-2014 16:08
Warlordmaniac
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Credo che Ansiaboy e Winston non stiano parlando della stessa modalità masturbativa.
05-09-2014 16:07
muttley
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Resta comunque il problema, volendo passare alla parte della (ri)costruzione dell'autostima, che essa, almeno nell'ambito di cui stiamo discutendo, non può prescindere dall'ottenere almeno qualche feedback positivo. Ergo difficilmente potrà avere successo una ricostruzione "a tavolino", "sulla carta", senza che essa venga testata sperimentalmente "sul campo". E da che mondo è mondo gli esperimenti si fanno nelle condizioni più favorevoli alla loro riuscita: condizioni che si deve riuscire a trovare o a creare.
Conta molto il modo in cui si interpretano i suddetti feedback: cosa spinge certe persone ad interiorizzare soprattutto le critiche (o la minima parvenza di esse) e a minimizzare gli elogi (o la minima parvenza di essi)? In questo forum l'andazzo generale è questo, ovvero il prodotto di un mancato equilibrio nel filtrare input differenti. Ovviamente è negativo anche uno squilibrio di segno contrario (tipico dei narcisisti) ma, come in ogni cosa, è necessario riconoscere che l'equilibrio è sempre necessario. Ecco perché l'insicuro medio, sia egli fobico o meno, necessita di rivedere questo filtraggio disfunzionale. Anche una persona carica di pregiudizi verso una certa etnia potrebbe uscirsene con affermazioni del tipo "non sono razzista, ma finora ho visto solo marocchini che rubano e spacciano, cambierò idea il giorno in cui vedrò marocchini onesti". Anche questo è il tipico discorso di chi afferma di far dipendere le proprie opinioni dai feedback e dalle cose che vede, ma chi può escludere che non sia viziato da un pregiudizio alla fonte? Allo stesso modo anche l'insicuro dovrebbe sbarazzarsi dei suoi auto-pregiudizi.
05-09-2014 15:58
Ansiaboy
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Sega di sera, bel tempo si spera (cit.)
e sega di mattina, la goduria è divina



(inventata sul momento poi non so se è stata già inventata)
05-09-2014 15:54
Winston_Smith
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da Ansiaboy Visualizza il messaggio
ma io (se ho le possibilità ma spesso le ho e le ho avute) le faccio sia di sera che di mattina
Sega di sera, bel tempo si spera (cit.)
05-09-2014 15:53
Winston_Smith
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Contano solo i feedback o come li si interiorizza ed elabora? Perché certe persone scorgono ad ogni angolo critiche e sberleffi mentre su ciò che appare più o meno somigliante ad un complimento hanno necessità di continue conferme? Non abbiamo responsabilità di aver maturato un "sé" problematico e disistimico, la nostra responsabilità consiste nel prendere atto della cosa e cercare un'alternativa.
Se io penso di non essere adatto a lavorare perché, putacaso, vengo da una famiglia dove mi è stata trasmessa (anche in buonafede) l'idea di essere una persona non autosufficiente, non in grado di provvedere a se stessa e di soddisfare le richieste altrui, mi rassegno a morire di fame? Direi che non è il caso, preferisco modificare quest'opinione che ho di me.
Vale anche per le relazioni umane.
Non ho mai detto che non si possa intervenire sulla bassa autostima o cercare di interiorizzare diversamente i feedback, almeno fino a un certo punto e in determinati casi. Dico solo che non si può dare per scontato che tutti quelli che hanno ricevuto solo feedback negativi (o comunque non ne hanno ricevuto di positivi), si siano per forza presentati in partenza con un'autostima già al minimo di suo, sulla quale i feedback non hanno comunque inciso.

Resta comunque il problema, volendo passare alla parte della (ri)costruzione dell'autostima, che essa, almeno nell'ambito di cui stiamo discutendo, non può prescindere dall'ottenere almeno qualche feedback positivo. Ergo difficilmente potrà avere successo una ricostruzione "a tavolino", "sulla carta", senza che essa venga testata sperimentalmente "sul campo". E da che mondo è mondo gli esperimenti si fanno nelle condizioni più favorevoli alla loro riuscita: condizioni che si deve riuscire a trovare o a creare.
05-09-2014 15:51
Ansiaboy
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Se invece se le facesse la sera, sarebbe più lucido?
ma io (se ho le possibilità ma spesso le ho e le ho avute) le faccio sia di sera che di mattina
05-09-2014 15:46
muttley
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da Winston_Smith Visualizza il messaggio
Questo lo dici leggendo nella palla di vetro? O esercitando le tue tecniche di psicologia a distanza? Come fai a dire che i feedback negativi (o i mancati feedback positivi) non contano nulla?

E comunque, sempre di influenze esterne si tratta, famiglia o ambiente circostante. Ciò smonta la tua tesi che la persona sia la principale causa della sua bass autostima.
Contano solo i feedback o come li si interiorizza ed elabora? Perché certe persone scorgono ad ogni angolo critiche e sberleffi mentre su ciò che appare più o meno somigliante ad un complimento hanno necessità di continue conferme? Non abbiamo responsabilità di aver maturato un "sé" problematico e disistimico, la nostra responsabilità consiste nel prendere atto della cosa e cercare un'alternativa.
Se io penso di non essere adatto a lavorare perché, putacaso, vengo da una famiglia dove mi è stata trasmessa (anche in buonafede) l'idea di essere una persona non autosufficiente, non in grado di provvedere a se stessa e di soddisfare le richieste altrui, mi rassegno a morire di fame? Direi che non è il caso, preferisco modificare quest'opinione che ho di me.
Vale anche per le relazioni umane.
05-09-2014 15:42
Winston_Smith
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Secondo me le troppe seghe mattutine hanno annebbiato le tue capacità di ragionamento
Se invece se le facesse la sera, sarebbe più lucido?
05-09-2014 15:41
Winston_Smith
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Ricordo che in un apposito topic, diversi utenti scrissero che non ci provavano perché l'eventualità del rifiuto sarebbe stata per loro ingestibile in termini di autostima e morale...come facevano a saperlo se non ci avevano mai provato? Quali feedback negativi avrebbero ricevuto se non avevano mai avuto esperienze?
Sicuro che non ci avessero mai provato? E anche se non l'avevano mai fatto, magari avevano notato sempre e solo indifferenza da parte delle donne e ciò li aveva colpiti, scoraggiati e fatto temere il rifiuto.

Quote:
Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Non credo proprio che chi ha avuto un discreto successo sia perché ha sempre o quasi ricevuto feedback positivi
Mai detto questo.

Quote:
Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
ma perché partiva con un'impostazione mentale differente: covava già in nuce una buona opinione di sé e quindi sapeva che non avrebbe vissuto in maniera catastrofica un rifiuto.
Non necessariamente, più semplicemente gli può essere capitato di ricevere sia feedback positivi che negativi e ciò gli ha dato modo di capire che aveva delle possibilità di piacere e quindi di salvare la sua autostima. Chi invece ha ricevuto SOLO feedback negativi o comunque non ha MAI ricevuto riscontri positivi può averne risentito in termini di autostima.

Quote:
Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Sicuramente esistono certi fortunati che hanno avuto il privilegio di crescere in famiglie supportive e incoraggianti e hanno interiorizzato inconsciamente una certa idea di sé, ma penso che anche coloro che non hanno potuto beneficiare di tale privilegio possano, col raggiungimento dell'età della ragione e mediante un costante uso dell'autocoscienza, approssimarsi ad un cambiamento considerevole (quando non addirittura radicale) del proprio autogiudizio.
E' possibile, certo. Ma ciò dovrebbe essere anche finalizzato alla ricerca ed acquisizione dei feedback sociali positivi, in mancanza dei quali la tenuta dell'autostima sarà quasi sempre a rischio. Ripeto: l'opinione di sé in termini sociali (non riguardo le idee politiche o le capacità matematiche, per dire) in grandissima parte non si regge per aria o sul nulla. E anche in qualche altro campo: posso pensare di essere un buon pilota se arrivo ultimo in TUTTE le gare di F1 della stagione?

Quote:
Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
L'ho già detto: con estrema probabilità, dall'elaborazione (non sempre corretta) di un vissuto famigliare non abbastanza supportivo.
Questo lo dici leggendo nella palla di vetro? O esercitando le tue tecniche di psicologia a distanza? Come fai a dire che i feedback negativi (o i mancati feedback positivi) non contano nulla?

E comunque, sono influenze esterne sia quella della famiglia che quella dell'ambiente circostante. Ciò smonta la tua tesi che la persona sia la principale causa della sua bassa autostima.
05-09-2014 15:37
Ansiaboy
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da muttley Visualizza il messaggio
Secondo me le troppe seghe mattutine hanno annebbiato le tue capacità di ragionamento, in quanto non una sola virgola di quanto scrivi appartiene al mio pensiero, anche perché io sostengo esattamente quello che sostieni tu
lo so e infatti ho criticato il tuo modo di esprimerti che sembra che cambiare per una persona
adulta debba essere una passeggiata e simili o sembra dar minimo peso ai condizionamenti familiari

dico che puoi far intendere ciò, non che tu abbia detto espressamente ciò
05-09-2014 15:26
muttley
Re: La volpe e l'uva... Ma è una cura quella che mi serve?

Quote:
Originariamente inviata da Ansiaboy Visualizza il messaggio
quello che dici non significa niente, è l'ambiente familiare nei primi anni di vita a influenzarti per il resto della vita, che ci piaccia oppure no.
quando noi andiamo a scuola per la prima volta non partiamo PER NULLA da zero perche l'ambiente familiare ci avrà già un tantinello influenzati e buona parte delle nostre opinioni su se stessi sarà influenzato proprio dall'ambiente familiare. questo sempre anche se più passeranno gli anni e piu saremmo indipendenti dai primi giudizi familiari fatti quando eravamo infanti fatto sta che saremmo più indipendenti, maturi e consapevoli non è detto che sia una passeggiata cambiare sopratutto in base al fatto che più si invecchia piu è difficile cambiare


dai tuoi discorsi sembra che passati i 15anni se non cambi sei uno sfig@to, purtroppo nella vita certe cicatrici ci rimangono.. potresti dire invece che nonostante certe cicatrici rimangano non significa che almeno parzialmeno non possiamo migliorare.
Secondo me le troppe seghe mattutine hanno annebbiato le tue capacità di ragionamento, in quanto non una sola virgola di quanto scrivi appartiene al mio pensiero, anche perché io sostengo esattamente quello che sostieni tu
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