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Discussione: Comportamenti terapeutici contro la fobia soc. Suggerimenti. Rispondi alla discussione
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09-11-2008 18:10
valmor Topic interessante perchè affronta il problema dei segnali che un tipo fobici (non mimetici) comunicano fuori quando entrano in stato ansioso e/o devono interagire in una situazione sociale difficile per loro. Gli ansiosi generalizzati tendono ad essere sempre in stato ansioso invece.

Infatti per certi tra cui io la fobia sociale non è solo un fastidioso stato interno, ma bisogna sempre (per i più fortunati 'a volte') fare i conti con reazioni negative delle persone al proprio modo di essere e atteggiarsi.

Questi segnali includono agitazione, ansia, irrequietezza, rigidità, non naturalezza, percepite dalle persone come 'stranezza' e/o come qualcosa di imbarazzante (ma cosa ha questo?), pauroso, o strano/ambiguo/sospettoso e quindi non sanno come reagire.

Ricevere costantemente questi segnali dalle persone è una delle cose più dannose perchè da una parte ti senti a disagio perchè snervi e stranisci la gente, dall'altra sei un bersaglio per certi.

Quindi i problemi direi sono due: primo riuscire a tenere dentro l'ansia e non fuori, così da mettere MENO in difficoltà la gente (se non sai socializzare si vede comunque), secondo per i casi più gravi imparare come comportarsi, una sorta di schemino mentale delle situazioni sociali, chi è stato sempre solo non ha imparato nemmeno queste 'basi'.

Ho scartato l'ipotesi di far fluire le emozioni perchè nei contesti che mi interessano (lavoro) se dovessi far fluire le reazioni dai colleghi sarebbero subito negative.

Cosa fare? Si è parlato di esposizione, ecco, io ho dei dubbi che esporsi provando la solita ansia E anche causando le reazioni negative di sopra possa fare bene, perchè si aggiunge solo altra frustrazione e conferme negative.

Forse bisognerebbe esporsi ma solo cercando di avere reazioni più positive (ovvero ti sei mostrato e comportato meglio), magari con aiuto farmacologico che aiuti a rilassarsi: chiariamoci, il vero fobico continuerebbe a mostrarsi impacciato e fuori luogo perchè gli mancano le abilità, ma essendo calmo teoricamente la vivi in modo meno negativo e spaventi di meno, ma qui sarebbero richiesti feedback di chi ci ha provato.

L'obiettivo rimane comunque per me una cosa che non si può evitare, ovvero sopravvivere in un ambiente lavorativo medio, dove devi affrontare colloqui, lavorare in gruppo e socializzare un minimo con colleghi mai visti e normalissimi e davanti ai quali non puoi mostrarti come sopra, nonchè con i capi, muoversi in ambienti nuovi etc per queste cose serve una minima maschera sociale di 'sto a mio agio, non sono un tipo strano, so socializzare e muovermi' e la capacità di mimetizzare lo stato d'animo interiore.
03-11-2008 16:04
tino70
Quote:
Originariamente inviata da Who_by_fire
Consiglio, se non si è very very e se si è dell'umore giusto, di cercare di sedersi nel posto in cui si può avere un'altra persona di fronte: sconosciuta o conosciuta (non saprei dire quale caso è più "difficile": se è sconosciuta devi "mostrarti normale", e se è conosciuta devi instaurare una piccola conversazione: sono le stupide convenzioni sociali che lo impongono).
Ho accompagnato mia madre al Pronto Soccorso qualche giorno fa.
Nulla di grave, solo un problema alla schiena.
Sapete quali sono i tempi di attesa al P.S. a meno che tu non stia letteralmente crepando?
Vi dico, nel mio caso, mi sono schiacciato le chiappe contro una sedia in metallo per 5 ore!!

Lasciati i dati all’accettazione, mi sono voltato indietro per cercare un posto a sedere nella sala d’aspetto.
Inutile dirvi che (almeno io) opto sempre per i posti più in fondo e più liberi.

Quoto in assoluto Who-fire.
Bisogna sedersi dove c’è posto e buonanotte.
Niente pippe mentali su “lì lo vedo ma non mi vede” oppure “ lì non mi vede nessuno” o ancora “ laggiù, laggiù andiamo laggiù”.

Al riguardo, altra cosa che capita a me, è di vedere la gente che mi si siede vicino alzarsi dopo pochi minuti alla ricerca di un altro posto.
Perché?
Semplicemente perché la mia indole misantropa e isolazionista mi spinge ad una mimica facciale involontaria da “sono incazzato nero, adesso ti ammazzo”. :evil:
Ecco, dovrei lavorare un po’ su questo cercando di mantenere, in questi momenti, pensieri positivi e convincermi che “tutti i presenti mi piacciono e sono simpatici”. :roll:
03-11-2008 14:40
Who_by_fire --
03-11-2008 09:40
Poison2
Re: Comportamenti terapeutici contro la fobia soc. Suggerime

------------------
03-11-2008 02:54
tino70 @dottorzivago

Anche chi non è sociofobico spesso evita di rivedere vecchie conoscenze.
Questa penso sia una cosa che infastidisce un po’ tutti, soprattutto quando la vita ti va così così ed il vecchio conoscente è lì pronto a non farsi i cazzi suoi e chiede, chiede, chiede….per capire chi è messo meglio fra i due…..


@assorto

Ok, va bene.
Ho aperto il topic solo per cercare di capire chi, quanti e in quale modo pensano di essere migliorati con un certo allenamento mentale.
02-11-2008 21:49
vikingo qualsiasi cosa ti da anche poco fastidio devi corregerla con un comportamento diverso affinche non ti crei piu disagio.....
e piu difficile di quanto sembri lo so :wink:
02-11-2008 20:35
fuxxia82
Quote:
Originariamente inviata da tino70
Altra cosa per chi è o è stato in terapia:
ma lo specialista che vi dice di fare in concreto?

grazie.

in generale smettere di avere paura.
più di preciso mi dava (sono mesi che non vado) degli "esercizi" da compiere per farmi acquistare sicurezza, ma erano basati tutti sulle mie esperienze di vita, ad esempio prendere l'aereo, guidare, uscire con persone nuove, laurearmi in fretta.
ora mi sto buttando in ogni esperienza lavorativa che mi capita, cosa che forse un anno fa non avrei fatto.
02-11-2008 18:55
Leggero
Quote:
Originariamente inviata da tino70
cioè non hai trovato proprio nessun miglioramento in niente? :roll:

L'allenamento e la costanza non ti hanno mai aiutato? :roll:

(Chiedo perchè è proprio quello che vorrei capire con questo topic: cioè se e dove può essere utile battere il ferro)
Sono migliorato, senza dubbio. Però non è sufficiente, la mia mentalità perlomeno non è cambiata; posso fare mille cose, buttarmi nelle peggio sfide ma alla fine sono sempre punto a capo, il mio modo di vedere le cose non cambia. Infatti tra un po vado dalla psichiatra.
02-11-2008 18:55
boss211 Per me la cosa più importante è mettere " sotto inchiesta " il reale motivo dell'insorgenza della fobia ovvero creare un tribunale virtuale, nel 99,99 % dei casi vi accorgerete che le paure sono completamente immotivate. In particolare, la domanda che personalmente pongo a me stesso nel momento che sento avvertire un certo disagio è : che tipo di conseguenze possono esserci se faccio o non faccio una determinata azione ? Risposta = nessuna conseguenza !
:wink:
02-11-2008 00:52
dottorzivago Ecco i miei esempi

Palestra:

prima ci andavo solo la mattina o il primo pomeriggio.
ora ci vado alle 7 la sera, l'orario piu affollato.

Piscina:idem

Passare nel centro è una cosa che nn faccio da anni...c'è gente e ragazzi conosciuti quindi evito, nn c metto piedi da qualche anno....sembra strano ma è cosi

Ora ho iniziato a passare di li velocmente prima di andare a lezione (dalle 8 poi 8.30 e cosi via....ora sono arrivato alle 10 d mattina nn so se riusciro ad andare oltre) Sembra una stronzata ma mi crea problemi, praticamente evito la zona pedonale, è una strada lunga circa 200 metri e una piu stretta altrettanto lunga, nella piazza cnetrale c'è il locale piu giovine e in del paese.

Avevo pensato di inizare a prenere il treno per andare in città....nell'ora d punta si incontrano tante facce conosciute che nn vedo da anni, nn ho avuto il coraggio di farlo sempre.

Poi c sono le situazioni kamikaze come quella d partecipare ad una vacanza con gente che nn vedo da anni, o fare uscite con ragazzi con i quali ho tagliato improvvisamente i ponti anni fà
01-11-2008 23:59
tino70
Quote:
Originariamente inviata da Leggero
tuttavia non è sufficiente......ogni volta che esco da una situazione fobica sono punto a capo
cioè non hai trovato proprio nessun miglioramento in niente? :roll:

L'allenamento e la costanza non ti hanno mai aiutato? :roll:

(Chiedo perchè è proprio quello che vorrei capire con questo topic: cioè se e dove può essere utile battere il ferro)
01-11-2008 20:55
Leggero
Quote:
Originariamente inviata da tino70

Ok.
Più precisamente cosa cerchi di “non evitare” nella tua giornata tipo?

Sai, nel mio caso, quando decido di andare in palestra scelgo gli orari più impensabili per trovare la sala pesi il più possibile libera.
In questo caso io non sto evitando, ma sto scegliendo.
Non è qualcosa che si è presentata. E’ qualcosa che decido a priori.
Ritengo che anche questi comportamenti debbano essere corretti.

Ti chiedo quindi: per “non evitare” intendi anche lo scegliere a priori e forzatamente le alternative più scomode per il tuo status mentale? (vedi caso palestra)
Non evitare in questo senso: partecipare a tutte le situazioni oggettivamente normali che presentano (oggettivamente xkè per me possono anke essere difficilissime).
Insomma cercare di sforzarmi a cogliere occasioni che mi vengono proposte anche se ansiogene o comunque fobiche.
Questo è molto duro anche perchè cosi sfidi la fobia e lei si può scatenare, il disagio e l'ansia...sguazzano! , e non mollano.
Ma almeno cosi aumento le probabilità di trovare amici e di vivere

tuttavia non è sufficiente......ogni volta che esco da una situazione fobica sono punto a capo
01-11-2008 19:43
tino70
Quote:
Originariamente inviata da vetro

Pero' aver avuto un padre determinato e in qualche modo "vincente" in parte dovrebbe averti stimolato.
Ma quale “vincente?”
Parliamo di un uomo di classe operaia con zero cultura. Una specie di Homer Simpsons.

Sai quale è stato lo sprono per aver avuto un padre così?
Mi sono detto: “ Guarda tuo padre e diventa esattamente l’opposto”.
E così è stato. Anche nelle piccole cose. Ad es.lui è un grande bevitore ed io sono astemio, lui è pigro ed io iperattivo, zero cultura lui e tuttologo io. Ecc…..
La negazione di un modello.

Anziché darsi tante arie per “quello che non è”, avrebbe potuto insegnare a me e a i miei fratelli ad affrontare la vita con spensieratezza, disinvoltura ed ironia piuttosto che esasperare ogni momento della nostra vita con le sue fisime e la sua filosofia.
01-11-2008 17:07
vetro
Quote:
Sentir parlare sempre mio padre di se stesso come di una persona che:
- è il migliore;
- è tutto lui;
- sa tutto lui;
- non si sottomette;
- il suo costante intercalare di “Il sottoscritto qua, il sottoscritto la,….”
Pero' aver avuto un padre determinato e in qualche modo "vincente" in parte dovrebbe averti stimolato.
01-11-2008 16:58
tino70 @Vetro

Sì, penso che anche l’educazione acquisita inconsciamente da piccolo abbia il suo peso.

Sentir parlare sempre mio padre di se stesso come di una persona che:
- è il migliore;
- è tutto lui;
- sa tutto lui;
- non si sottomette;
- il suo costante intercalare di “Il sottoscritto qua, il sottoscritto la,….”

(Quando poi, in età adulta, scopri che queste manifestazioni verbali di superiorità ed arroganza vengono ricercate solo per darsi quella forza ed autostima che gli manca. Ma, aimè, quando sei piccolo ancora non puoi capirlo).

A questo si aggiunga la sua diffidenza per tutto e tutti.

Ecco, ritengo che anche questo aspetto abbia influito parecchio nella formazione della mia personalità sociocentrica. Una personalità esageratamente attenta a ricercare, sempre e comunque, una posizione di apparente superiorità.
01-11-2008 15:36
vetro
Quote:
forse mi sentivo così……. perché volevo a tutti i costi fare un’ottima impressione;
Perche' la tua esistenza è imprescindibilmente connessa all'approvazione degli altri.Non vuoi mai deludere nessuno ma è un meccanismo destinato ad incepparsi.
I successi nella vita sono importanti.Probabilmente ti danno la forza di andare avanti o di vedere le cose diversamente.Gli alti e bassi sono sempre in agguato,per tutti.
01-11-2008 15:27
tino70
Quote:
Originariamente inviata da vetro

Sei riuscito a capire perche' ti sentivi cosi'?La tua mente cosa eleborava in quei momenti?Quali erano i tuoi pensieri?

Ciao Vetro.

Dunque,
- forse mi sentivo così……. perché volevo a tutti i costi fare un’ottima impressione;
- in quei momenti la mia mente….pensava a qualcosa di necessariamente brillante da dire considerata la circostanza.

Vetro, aimè, come ben sai, si tratta di meccanismi automatici della mente.


Una cosa però mi è servita spesso:

- mi ripetevo, mentre mi preparavo, già 30 min. prima di questi incontri cose del tipo : “ Ma che kazzo te ne frega?!” oppure “ Fottitene” oppure “ Come va, va” e ancora “E’ tutto ok. Stai tranquillo” e ancora “ E chi sono quelli?”

Ecco, posso dirti che, la tecnica dell’autosuggestione indotta un po’ mi ha aiutato e mi aiuta tuttora.
01-11-2008 15:05
vetro
Quote:
In buona sostanza, quando mi presentavo a questi incontri, fuori facevo un bel sorriso Durbans e dentro friggevo da matti.
Sei riuscito a capire perche' ti sentivi cosi'?La tua mente cosa eleborava in quei momenti?Quali erano i tuoi pensieri?
01-11-2008 14:59
tino70 Bravo Giova88!!

Il cervello è un organo estremamente duttile, questo vale per tutti.
A lungo andare, determinate condotte, peseranno sempre meno.
Allenamento, allenamento, allenamento……..


Io, qualche anno fa, per motivi lavorativi, mi ritrovavo spesso (ero obbligato dai capi ad andarci) a cene e buffet di fine settimana con assessori, consiglieri, rappresentanti di categorie ecc... Ringraziando al cielo, come ho già detto nel post in cui mi sono presentato, la mia è una fobia sociale “gestibile”.
In buona sostanza, quando mi presentavo a questi incontri, fuori facevo un bel sorriso Durbans e dentro friggevo da matti. Non vi dico la tensione muscolare addosso e il bagno di sudore sotto giacca e cravatta. Chiedevo continuamente dov’erano i servizi igienici per andare a chiudermi 5 minuti e riprendere respiro.
Cari ragazzi, è stata l’esperienza più nefasta della mia vita, ma a qualcosa è servita.

Sapete a cosa mi è servita?
In realtà, comportamenti e situazioni sociali come queste, non modificano completamente ciò che sei.
Modificare la propria natura, per un fobico sociale (indipendentemente dal livello di gravità da cui si è affetti), è impresa ardua se non impossibile.
L’utilità di tutto questo sta invece nell’aver esercitato la mente a gestire situazioni di questo tipo.
Aver perfezionato (perché purtroppo andiamo avanti con quelle) le maschere sociali.
Cioè, almeno per me, si è trattato di un vero e proprio “actor studio fai da te”.

Assorto, giustamente, si chiede perché torturarsi sottoponendosi a comportamenti che sai che ti fanno stare male?
Assorto, non ti do torto assolutamente. Il problema è che, quanto meno, bisogna avere un minimo di bagaglio, un repertorio pronto per ogni situazione sociale che ti si presenta.

Supponiamo che tu debba affrontare un colloquio di lavoro importante.
Ti posso garantire che, seppur sociofobico, al 15° colloquio sarai (o meglio APPARIRAI ) sicuramente più sciolto rispetto al 1°. Ma se uno non si tiene allenato in questo genere di situazioni che pretende? Tutto, sempre e comunque, sarà un fallimento.

Quindi, in buona sostanza, è necessario tenere la mente allenata a gestire “la conversazione con il vicino” come “entrare nel negozio e parlare con la commessa” come “sostenere un colloquio” come “camminare per luoghi affollati” ecc….dopodichè se uno non se la sente sempre di mettersi alla prova, amen, non bisogna farlo sempre, ma quanto basta per tenere la mente in esercizio.
01-11-2008 13:31
cancellato2369
Re: Comportamenti terapeutici contro la fobia soc. Suggerime

Quote:
Originariamente inviata da tino70
Mi chiedevo quali comportamenti ( di vostra iniziativa o prescritti dallo psicoterapeuta) cercate di mettere in atto quotidianamente per fronteggiare la vostra fobia sociale.
E soprattutto, avete trovato giovamento da questi?

Che ne so.
Ad es.
Andare a mangiare da soli al ristorante
Andare in luoghi aperti al pubblico esclusivamente nelle ore di punta
ecc..

Un saluto ciao
beh come detto per un paio di anni mi sono introversato di mia spontanea iniziativa e quindi mi trovavo più che bene...però da quanto ho sentito l'introversione= un disagio ho cercato giorno per giorno di forzare i miei vari aspetti.

Vabbeh loquace al momento non lo sono, ma ad esempio se capita l'occasione di dire una battuta la faccio...
per un certo periodo ho preferito la casa alle uscite, ora quando non so che fare esco (non importa se solo...va bene comunque...in compagnia ovviamente è meglio)--> devo studiare? è qualche settimana che vado in biblioteca (non sapete quante facce che non vedevo da una vita ho reincontrato e mi sono fermato a parlare una 20ina di minuti senza alcuna tensione e anzi con quello spirito da giocherellone che mi apparteneva).
Mi sto annoiando? c'è una bolletta da pagare? uguale esco e cerco di fare sempre la strada che taglia per la piazza e il centro...più mi sento gli occhi puntati addosso e più devo sentirmi bene...
se capita di scorgere qualcuno che conosco saluto e se non sono di fretta mi sforzo a fermarmi ed esser eil primo io a rivolgere la parola.
Più di qualche volta vado al centro commerciale anche se devo comprare solo qualche sciocchezza che si potrebbe comprare al mercatino dietro l'angolo.

Quando mi accorgo di stare facendo 10 passi indietro provo a farne 11 avanti: fissando le altre persone più negli occhi, o semplicemente chiedendo la prima banalità che capita.

Sono anni luce dall'essere quello che ero, ma aiuta molto e sento che le cose pian piano si smuovono
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