E va bene, presentiamoci.
Non so nemmeno da dove partire: tante sono le cose che ho taciuto fino ad adesso al mondo e a me stessa, che mi verrebbe quasi voglia di vomitarle tutte qui. E forse lo farò, sì, lo faccio. Tutto inziò alle elementari dove i bambini mi chiamavano "brutto nanerottolo", nonostante fossi una femmina, per via delle orecchie curve e della statura. Io ai tempi reagivo: è col tempo che ho disimparato a farlo. Mi difendevo, li picchiavo, e riferivo tutto a casa. Ma invece di ricevere protezione e comprensione a casa sentivo mia madre ripetermi allo sfinimento:"hanno.ragione, sei proprio brutta, hai preso da quel fallito di tuo padre". E io col tempo iniziai a creder loro, e a sentirmi sempre più piccola, quasi fino a scomparire,ma la rabbia e la solitudine diventavano sempre piu grandi, come dei giganti.
Mio padre era direi con un eufemismo evanescente: un uomo ferito nel suo orgoglio virile,un umile netturbino che mia madre tradiva con uno dei suoi più cari amici. Non avevo nessuno su cui contare, e nemmeno io stessa ormai esistevo più. Alle medie le cose precipitarono: io desideravo solo essere invisibile, non chiedevo altro, ma la malasorte non mi ha concesso nemmeno ciò. Nella mia invisibilità ero diventata la più visibile della classe, lo zimbello di tutti, e oggetto di disgustosi scherni e scherzi. Una volta mi misero una busta rigonfia nello zaino. Mi chiamarono mi avvicinai e iniziaron a insultare, come al solito poi uno di loro diede un calcio alla borsa e da essa spruzzo un fiume giallo di liquido puzzolente: Era piscio preso dalla vicina latrina.Il bello è che l insegnante credette che fosse il mio di piscio e che me la fossi fatta sotto, e che in qualche modo fosse finita nella borsa, nonostante le dicessi che sotto ero 'asciutta', non bagnata. Da allora tutta la scuola mi chiamò "la pisciasotto". Quando iniziarono le superiori per me fu un sollievo tagliare i ponti con quell'istituto. Credevo che sarebbe iniziata per me una nuova vita.. e devo dire che per certi versi le cose andarono un po' meglio. Per la prima volta in vita mia trovai un'amica. Era una ragazza che si mostrava con me amorevole e comprensiva. A volte andavo a casa sua e lei veniva a casa mia. Per la prima volta in vita mia fui felice,ma durò ben poco. Una volta lei dimentico' il suo telefono a casa mia ed io non resistetti alla tentazione di leggere i suoi messaggi, e lessi quello che mai avrei voluto leggere. Aveva inviato un messaggio ad un nostro amico di classe nel quale c'era scritto testuale: "sono a casa della sfigata. Giusto per scroccarle qualche libro. Non vedo l ora di andar via. Mi fa schifo". Da allora mi chiusi in un disperato mutismo e marinavo ogni giorno la scuola. Iniziai a parlare con un vecchio orsacchiotto spelacchiato, appartenuto a mia nonna, che avevo trovato in casa, che da allora divenne il mio migliore amico nonché unico e vero confidente...lui sapeva capirmi, mi apprezzava per quello che ero, senza mai giudicare. Avevo 16 anni e quell' orsacchiotto era tutto per me. Tutto. Il mio unico appiglio alla vita potrei dire, anche se può sembrarvi assurdo. Mia madre si vergognava di me e quando mi sentiva parlare con lui non faceva che ripetermi che il mio posto era in un manicomio. Dopo alcuni mesi me lo fece ritrovare in pezzi sul letto. Non ci vidi più: 16 anni di rabbia esplosero all'improvviso. Mi scaraventai su di lei con un furia cieca e la colpii con un pesante posacenere alla nuca. i vicini sentirono lo schiamazzo della lite e cominciarono a bussare violentemente alla porta,mentre io mi misi in un angolo, sotto un tavolino: mangiavo pezzi di orsacchiotto (pensavo che potesse rimanere e crescere in me) con lo sguardo perso nel vuoto, dovettero rompere la serratura . Quello che accadde pochi minuti dopo l'ho completamente cancellato dai miei ricordi. Mia madre fu condotta in ospedale dove le fu riscontrato un trauma cranico, e ci rimase più di una settimana. Non mi denunciò, e dichiarò di essere caduta e di aver urtato contro il camino. Diceva che provava pietà per me come si prova per un cane.. ma che dovevo portare il mio lurido culo da fallita da quell'altro fallito di mio padre, dal quale nel frattempo si era separata. Mio padre era diventato un alcolizzato. La sua casa puzzava di piscio e spesso si recava ubriaco a lavoro. Io avevo ormai rinunciato a proseguire gli studi e a diplomarmi e mi limitavo a pulire il suo piscio e fargli da schiava. Quando era particolarmente fuori di se sfogava la sua rabbia insultandomi per il mio aspetto sciatto e trascurato, per poi riderne sadicamente. Provai due volte il suicidio, una volta ingerendo più di venti pasticche dei farmaci che tenevamo in casa e una volta cercando di inalare gas. Ma ero incapace anche in quello, ad uccidermi, o forse non ne ho mai avuto realmente il coraggio. Ormai aspettavo solo la morte e mi rimproveravo ogni giorno di non essere stata nemmeno in grado di darmela da sola. Poi qualcosa cambiò.. il primo pc,a 19 anni. Cominciai a navigare, di forum in forum e approdai su "cose nascoste" dove trovai dei satanisti e gente delusa come me. Eravamo molto in sintonia. Anche loro odiavano il mondo e il genere umano. Abbracciai la fede satanista con tutta me stessa e questa cosa mi riempiva la vita. Satana era diventato il mio padre ultraterreno, il vero padre, il padre che in fondo non avevo mai avuto.. avrei fatto qualsiasi cosa per lui ed i miei fratelli satanisti. Questa debolezza fu un'ulteriore condanna:Alcuni utenti del forum approfittarono della credulità e mi convinsero ad inviare mie foto di nudo integrale, con la scusa che era una prova per Satana. Io ci cascai e le mie foto fecero il giro del web. Ancora una volta fui tradita, e ancora una volta la mia speranza moriva ancor prima di avere avuto il tempo di nascere. Ora sono sola come lo sono sempre stata, ma forse ancora di più. Perché non ho nemmeno più la rabbia. Ora non ho più nulla.. non ho bisogno di aiuto perché non si può aiutare chi è in fondo è già morto. Ho trovato questo forum per caso , dopo aver scoperto il vero nome ddlla mia malattia. E posso dirvi che spesso sociofobici non lo si nasce ma lo diventa. E che se la società arriva a renderci dei fobici in fondo facciamo bene ad averne paura. Perché questo fottuto mondo fa paura.
Grazie.
Eva