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Originariamente inviata da clang hetto
Il problema sta proprio là Phoenix. Da piccino andavo a leggere TUTTO lo scibile su Evangelion, interpretazioni che nell'anime NON sono presenti. Capisco il mistero ma omettere il 95% delle informazioni dalla trama non giova a tuo vantaggio.
Il finale della serie è inconcludente, quello dei film visivamente interessante ma ancora nn si capisce che succede. Il finale di questa ulteriore e ultima visione devono arrivare entro l'anno se nn sbaglio. Stiamo a vedere!
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Se posso intervenire, il fatto è che le informazioni reperibili in rete solo raramente sono state fornite ufficialmente dal regista (Hideaki Anno), mentre in genere trattasi di mera speculazione. E, in ogni caso, tutto ciò che compete l'aspetto narrativo della serie è schiettamente decorativo - lo stesso Anno ha dichiarato in un'intervista che la faccenda delle citazioni religiose è stata implementata solo perché fosse d'effetto.
Infatti io ritengo che l'intreccio di un'opera è spesso un semplice espediente. Dziga Vertov, quando faceva riferimento alla trama di un film, pare parlasse di "fumo che la borghesia getta negli occhi del proletariato". Assecondando tale affermazione e privandola dell'ispirazione socialista si potrebbe concludere che, estendendo il concetto, qualunque insieme di vicissitudini in un'opera di finzione sia finalizzato ad ingannare, ammaliandolo, chi ne fruisce.
Questo quando non si prefigge di essere rappresentativo di un significato altro, aggiungerei io. In tal caso funge da contenitore.
Però può essere fuorviante. Pare sia stato proprio così per Shin Seiki Evangelion: nella visione del pubblico, la sua sovrastruttura, accessoria, ha finito col sovrastare quello che è il suo baricentro, la parte fondante. E questo, va sottolineato, è stato certamente favorito dalla scrittura non sempre equilibrata di Anno e degli altri sceneggiatori.
Ma la preoccupazione del regista, dopo anni di depressione e conseguenti ricerche sulla psiche umana - così si spiegano le varie citazioni alla psicoanalisi e a Freud e Schopenhauer: altri elementi accessori -, era raccontare la sua condizione di 'otaku'. Sua e di tanti altri - perché infatti, questo è un argomento cardine nella quasi totalità delle opere dello studio Gainax, di cui Anno è cofondatore. E di sicuro le sue argomentazioni al riguardo non erano lusinghiere!
Perciò il commento di Gladius non è inesatto: nel finale viene descritto un 'otaku' - in cui certamente Anno si identifica - che comprende di dover sfuggire a quella condizione invalidante in cui si trova, partendo dall'accettazione di sé. Utopistico, forse, ma tale è il monito dell'autore. Il resto è solo contorno - o un pretesto, come diceva Phoenix all'inizio.
P.S.: Una curiosità: ho visto che in un'altra discussione su questa serie viene nominato l'A.T. Field, che a mio avviso altro non è che lo spazio prossemico che delimita l'individualità di ciascuno. Direi che per un 'otaku', così estraniato dalla realtà che lo circonda, sia un fattore cruciale...